
Andare a scoprire di persona il Partenone, con la sua storia e la sua arte, è come mettersi alla ricerca delle nostre origini, quelle che appartengono profondamente alla cultura occidentale.
Qui è nata la filosofia – pensiamo “solo” a Socrate, Platone e Aristotele – , qui sono state concepite opere letterarie immense come l’Iliade e l’Odissea. Qui il teatro, l’architettura, la scultura hanno lasciato esempi immortali.
Qui, in Grecia, è nata la forma di governo su cui si basa la nostra civiltà: la democrazia.
1. L’ANTICHITÀ PIÙ REMOTA

Prima dell’epoca classica, simbolo incontrastato della civiltà greca, chi abitava queste terre che oggi custodiscono una delle icone più rappresentative della storia? Durante l’ascesa verso l’Acropoli di Atene, attraversando il Teatro di Dioniso e l’Odeon di Erode Attico, emergono i resti delle antiche mura poligonali, che si sviluppano parallele al Peripatos, il percorso che un tempo collegava edifici e santuari posti ai piedi della rocca.
Queste mura, costituite da massi enormi e perfettamente incastrati senza l’ausilio di malta – così precisi da non lasciare spazio nemmeno a uno spillo – trovano riscontri in altre regioni del mondo: dall’Italia, con esempi ad Alatri, Ferentino e Orbetello, fino a luoghi inaspettati come il Giappone o il Perù.
La questione sull’origine e la diffusione di queste strutture megalitiche è oggetto di un vivace dibattito. Si tratta di una tecnica sviluppatasi autonomamente in diverse culture, oppure il frutto dell’influenza di una civiltà che ne ha diffuso l’uso su scala globale? Qualora fosse vera la seconda ipotesi, quale sarebbe questa civiltà e a quale periodo risalirebbe?
Secondo alcuni storici, queste mura, tra le più antiche di Atene, potrebbero essere state erette nell’Età del Bronzo, oltre 3000 anni fa. Chi avrebbe avuto la capacità di realizzare simili opere in quel tempo remoto? Lo storico Tucidide attribuì tali costruzioni ai Pelasgi, un popolo avvolto tra storia e leggenda, che avrebbe abitato la Grecia prima dell’arrivo di popolazioni provenienti dal nord.
In quell’epoca, secondo Tucidide, la Grecia era chiamata Pelasgia. C’è chi suggerisce che i Pelasgi possano essere legati ai misteriosi “Popoli del Mare,” che alcuni studiosi ipotizzano abbiano avuto origine in Sardegna.
Tra le alture che dominano il panorama di Atene, l’Acropoli si impone come il prototipo per eccellenza di tutte le acropoli. Il termine, derivato dal greco antico (akros, “alto,” e polis, “città”), definiva la parte elevata di un insediamento, dove sorgevano i templi più significativi dedicati alle divinità.
La posizione elevata rappresentava il punto più vicino al cielo, considerato dimora degli dèi. Al contempo, la posizione strategica garantiva protezione dagli attacchi nemici e sicurezza contro calamità naturali come alluvioni.
Attraverso la maestosa scalinata dei Propilei, si accede alla spianata dell’Acropoli, che ospita edifici dall’inestimabile valore storico e culturale.
Tra questi, spiccano l’Eretteo, il Tempio di Atena Nike e, su tutti, il grandioso Partenone, che dominava la scena come custode della statua di Atena, la dea protettrice della città.
Il Partenone rappresentava non solo il culmine architettonico dell’Acropoli, ma anche il simbolo dell’identità culturale e spirituale di Atene, riflettendo l’equilibrio perfetto tra arte, architettura e significato religioso.
2. LE AGGRAZIATE CARIATIDI

Accanto al maestoso tempio sull’Acropoli di Atene, si trova un altro edificio di straordinaria importanza, impreziosito da un elemento architettonico che ha segnato una delle innovazioni più significative nella storia dell’arte e dell’architettura: le cariatidi. Queste sei statue femminili, che sostituiscono le tradizionali colonne nella Loggia dell’Eretteo, non sono le prime apparse nella storia, ma sono certamente le più celebri e iconiche.
Oltre alla loro funzione strutturale – sostenere il peso del soffitto – le cariatidi aggiungono grazia estetica e un’aura mitologica all’edificio. Le loro pose, caratterizzate da una gamba flessa che conferisce dinamismo sotto le ricche pieghe delle vesti, sembrano trasmettere la capacità di reggere il carico con un’eleganza priva di sforzo.
Le cariatidi visibili oggi sull’Eretteo sono copie perfette; le originali, per ragioni di conservazione, sono custodite presso il Museo dell’Acropoli, ad eccezione di una, trafugata da Lord Elgin nel XIX secolo e attualmente esposta al British Museum di Londra.
Il tempio dell’Eretteo, eretto tra il 420 e il 406 a.C., era dedicato a culti antichissimi e alle leggende fondative della città di Atene. Secondo la tradizione, le cariatidi veglierebbero sul sepolcro di Cécrope, il mitico fondatore della città.
All’interno del tempio erano custoditi i “tesori”, ovvero oggetti religiosi di enorme valore simbolico offerti dai cittadini. Tra questi spiccava il Palladio, una piccola statua in legno raffigurante Atena, che si diceva fosse caduta dal cielo.
Le celebrazioni in onore della dea, le Grandi Panatenee, si svolgevano ogni quattro anni alla fine di luglio. Durante questa grandiosa festività, una processione solenne composta da cavalieri, carri, giovani uomini e donne trasportava un lungo peplo consacrato – di ben 160 metri – destinato ad adornare il Palladio.
Il nome della città di Atene deriva da Atena, una delle divinità più venerate del pantheon greco, simbolo di saggezza, scienza, arte e strategia militare. Tuttavia, anticamente la città non portava questo nome. La leggenda narra che proprio sull’attuale sito dell’Eretteo si svolse una competizione tra Atena e Poseidone per il dominio sull’Attica.
Il vincitore sarebbe stato colui che avesse offerto il dono più prezioso alla città. Poseidone, percuotendo il suolo con il suo tridente, fece emergere un magnifico cavallo bianco, simbolo di forza e velocità. Atena, invece, battendo il terreno con la lancia, fece germogliare un ulivo. I Greci, pragmatici, optarono per il dono della dea: l’ulivo, una risorsa indispensabile, forniva legno e olio, usato sia come alimento sia come combustibile.
Per commemorare questa leggenda, l’Eretteo custodiva simboli legati alla sfida divina: la pietra con l’impronta del tridente di Poseidone, la polla d’acqua da cui nacque il cavallo, e l’ulivo sacro donato da Atena.
3. IL PARTENONE E LA STATUA DI ATENA

Tra i monumenti più celebri dell’Acropoli di Atene, il Partenone rappresenta il gioiello assoluto, un capolavoro architettonico dedicato ad Atena, la dea vincitrice della leggendaria sfida con Poseidone. Situata a 156 metri di altezza, l’Acropoli offre una vista spettacolare e i resti di questo maestoso tempio in marmo bianco continuano a impressionare per la loro imponenza e bellezza anche a distanza.
Il Partenone, dedicato ad Atena Parthènos (un titolo che sottolinea lo stato di “vergine” della dea), è una struttura monumentale con una pianta che misura 69,5 x 30,9 metri. A sorreggerne il tetto vi sono 48 colonne doriche, disposte su tutto il perimetro: otto sui lati corti e diciassette su quelli lunghi. Ogni colonna, alta 10,43 metri e con un diametro di quasi 2 metri, conferisce al tempio una straordinaria armonia ed eleganza.
L’architettura del Partenone era ulteriormente valorizzata da un apparato decorativo di rara magnificenza, comprendente sculture, fregi e rilievi che raffiguravano episodi mitologici e cerimonie religiose. Il frontone orientale narrava la nascita di Atena dalla testa di Zeus, mentre quello occidentale rappresentava la sfida tra Atena e Poseidone per il dominio sull’Attica.
Le decorazioni, capolavori d’arte classica, furono affidate a Fidia, celebre scultore e architetto ateniese. Egli non solo progettò e supervisionò l’intero cantiere, ma lavorò a stretto contatto con gli architetti Ictino, Callicrate e Mnesicle, contribuendo a rendere il Partenone un modello insuperabile per le generazioni future.

L’opera più straordinaria realizzata da Fidia era custodita all’interno della cella del tempio: la statua di Atena Parthènos, un’imponente scultura in oro e avorio alta circa 12 metri. Per la sua costruzione furono impiegati oltre una tonnellata di metallo prezioso, corrispondente a un valore di ben 44 talenti d’oro. Questo monumentale simulacro di Atena, rivestito di un’aura divina e sontuosità, confermava la maestria senza pari del suo autore.
Il compenso ricevuto da Fidia per quest’opera fu straordinario per l’epoca: ben 50 talenti d’argento, una cifra che oggi equivarrebbe a oltre un milione di euro. Tuttavia, l’accesso alla statua era strettamente regolato: solo i sacerdoti e il personale addetto ai rituali – come il lavaggio e la vestizione della statua – potevano entrare nella cella sacra.
Secondo le fonti storiche, la statua subì danni significativi a causa di un incendio intorno al 165 a.C., ma fu restaurata e rimase nel tempio fino al 400 d.C.. In questo periodo, un nuovo incendio pose fine definitivamente al prezioso simulacro, che andò perduto per sempre.
4. UNA COSTRUZIONE IMPEGNATIVA

Il Partenone, simbolo universale di perfezione architettonica, rappresenta una delle opere più straordinarie della civiltà antica. La sua costruzione, avviata nel 445 a.C. e completata nel 438 a.C., con i lavori decorativi terminati nel 432 a.C., comportò un costo senza precedenti.
Si stima che il progetto sia costato circa 500 talenti, equivalenti oggi a circa 13 milioni di euro, una cifra paragonabile al valore di una flotta di 700 navi. Questa spesa straordinaria fu giustificata dall’impegno del sistema democratico ateniese di rendere trasparente l’uso del denaro pubblico.
La realizzazione del Partenone fu voluta da Pericle, il celebre stratega e politico che guidò Atene nel suo periodo d’oro. Sotto il suo governo, la città prosperò economicamente e culturalmente, mentre il potere politico venne esteso ai cittadini ateniesi comuni, rafforzando le basi della democrazia.
Nonostante la complessità del progetto, il tempio fu completato in soli 9 anni, un’impresa eccezionale se si considera che ogni singola colonna richiese circa 19.000 ore di lavoro. La forza lavoro era composta per il 20% da schiavi, il 30% da cittadini ateniesi e il 50% da meteci, ossia persone libere senza cittadinanza. Per la decorazione, furono impiegati 50 scultori e 150 scalpellini, che lavorarono sotto la supervisione di artisti di fama come Fidia.
La maestosità del Partenone non risiede solo nelle sue dimensioni imponenti, ma anche nelle ingegnose soluzioni architettoniche adottate per garantire armonia visiva e proporzioni perfette. Gli architetti, consapevoli delle distorsioni ottiche, implementarono una serie di accorgimenti:
· Inclinazione e curvatura del basamento: Il basamento presenta una leggera convessità per contrastare l’illusione ottica di incurvamento al centro.
· Colonne angolari più grandi e ravvicinate: Questi elementi bilanciano le proporzioni e migliorano la percezione dell’intero edificio.
· Entasi delle colonne: Ogni colonna è leggermente rigonfiata ai due terzi della sua altezza per evitare che appaia concava a causa della prospettiva.
L’armonia delle proporzioni del Partenone segue la regola del rapporto aureo, un numero noto come phi (1,618). Questo principio matematico, utilizzato dagli antichi Greci, garantisce equilibrio tra altezza, larghezza e tutti gli elementi strutturali, creando una perfezione estetica che continua a incantare studiosi e visitatori di tutto il mondo.
Attraverso i secoli, il Partenone ha rappresentato un punto di riferimento per architetti, storici e viaggiatori, fino a diventare una delle mete turistiche più amate. Il suo equilibrio tra maestosità, perfezione geometrica e innovazione tecnica lo rende un simbolo immortale dell’ingegno umano e della grandezza della civiltà greca.
5. TANTE VICISSITUDINI

Con oltre 2500 anni di storia, il Partenone ha vissuto eventi che hanno segnato profondamente la sua struttura e il suo significato. Dalle civiltà che si sono succedute al suo cospetto fino alle trasformazioni imposte dai diversi dominatori, questo monumento simbolo della cultura classica è stato testimone del passare dei secoli e delle diverse fasi della storia.
- Trasformazioni e riadattamenti nel tempo
Originariamente costruito come tempio dedicato ad Atena Parthènos, il Partenone ha subìto molteplici adattamenti in base alle esigenze delle epoche storiche. Durante il 500 d.C., sotto l’influenza cristiana, fu trasformato in una chiesa dedicata alla Vergine Maria. Successivamente, nel XV secolo, durante il dominio ottomano, divenne una moschea, evidenziando la capacità del monumento di adattarsi ai mutamenti religiosi e culturali.
- Il fatidico assedio del 1687
La struttura originale rimase pressoché intatta fino a settembre del 1687, quando il Partenone subì uno dei danni più gravi della sua storia. Durante l’assedio veneziano alla città di Atene, un colpo di cannone colpì il tempio, che allora ospitava un deposito di polvere da sparo. L’esplosione causò il crollo dei muri centrali della cella e di numerose colonne, trasformando per sempre l’aspetto dell’edificio.
- Le spoliazioni dei secoli successivi
Il destino del Partenone fu ulteriormente segnato dai numerosi episodi di spoliazione avvenuti tra il XVIII e il XIX secolo. Parti significative delle sue decorazioni e delle sue sculture furono rimosse e trasferite in Europa. Oggi, molti di questi pezzi pregiati sono esposti in musei di fama internazionale, come il Louvre di Parigi e il British Museum di Londra, che conserva i celebri "marmi di Elgin", comprendenti resti dei frontoni e altre opere scultoree di inestimabile valore. Ciò che è rimasto del Partenone è conservato nel Museo dell’Acropoli ad Atene.
- Un simbolo eterno
Visitare l’Acropoli e ammirare il Partenone significa entrare in contatto con un monumento che ha profondamente influenzato il mondo antico e moderno. Non è soltanto una struttura di marmo, ma il risultato della sapienza costruttiva, della raffinata arte classica e del senso della bellezza degli antichi Greci. In esso si intrecciano filosofia, architettura e gli ideali della democrazia, valori che costituiscono ancora oggi le fondamenta delle civiltà occidentali.

