Il Persiano: un gatto nobile d’aspetto e di cuore

Elegante e raffinato, anche se la sua non è una bellezza per tutti, e grande amante dell’ozio, è capace di stringere un legame forte e affettuoso con il suo compagno umano ma esige altrettanta devozione e alcune attenzioni.

Il gatto persiano ha un natura docile e pacifica, ha la capacità di adattarsi in breve tempo a una nuova realtà familiare.E’ un gatto molto abitudinario, si sente a suo agio in una tranquilla routine casalinga.

Il persiano è un gatto molto dolce con i membri della sua famiglia ed è un eterno cucciolo che ha sempre voglia di giocare.

Non gli servono grandi spazi e vive bene in appartamento; i gatti persiani passano la maggior parte del tempo a dormire.

Tutto nel Persiano è ispirato a rotondità e opulenta armonia. Un gatto che rimanda alle leggendarie “mollezze d’Oriente” e allo sfarzo delle antiche corti di quello che fu un impero tra i più ricchi della storia.

Il Persiano è dunque una sorta di felino “regale”, il partner ideale per chi cerca un amico tranquillo ma capace di imporsi con la sua sola presenza grazie a un insieme di tratti morfologici selezionati nei secoli.

1. DALLA REGINA VITTORIA D’INGHILTERRA A MARILYN MONROE

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Di lui si racconta che avesse accesso a tutte le stanze di Buckingham Palace e che avesse una cuccia personalizzata nella stanza della sovrana... quando non aveva l’ardire di acciambellarsi sul suo letto!

Stiamo parlando di White Heather, il più amato tra i Persiani della regina Vittoria d’Inghilterra (foto sotto), grande appassionata di gatti e non solo di cani, come molti invece credono.

Prima di lei, a innamorarsi di questi eleganti gatti dal lungo mantello era stata Madame Helvétius nella seconda metà del Settecento: pare che i frequentatori del suo famoso salotto parigino, tra cui Fontenelle, Diderot, Talleyrand e Thomas Jefferson, si fossero rassegnati a condividere sedie e sofà con i raffinati felini, perché mai la loro ospite avrebbe permesso che venissero disturbati.

Considerato, non a torto, il “gatto di razza” per eccellenza, il Persiano si è dunque guadagnato a ragione la reputazione di gatto aristocratico.

Eppure, benché un po’ vanitoso (adora i complimenti, basti pensare a Mitsou, il Persiano che spesso rubò la scena e l’obiettivo dei fotografi alla sua celebre proprietaria, Marilyn Monroe), questo micio non è uno snob ed è capace di vero affetto, purché chi lo sceglie rispetti la sua indole e il suo bisogno di relax e considerazione.

Abituato alle comodità e non certo adatto alla vita all’aperto, nonostante il lungo e folto mantello, il Persiano annovera tra le sue “attività” preferite i sonnellini sul divano e le coccole.

Dunque è piuttosto pigro ma ama la compagnia dei suoi familiari, anche se non la cerca con insistenza o invadenza; infatti, ha un’indole equilibrata e indipendente, e non è un gran chiacchierone.

Però è molto empatico: se torneremo a casa dopo una giornata “storta”, il nostro amico ci accompagnerà sulla poltrona preferita e, con la sua sola presenza e fusa discrete, saprà farci tornare il buonumore. Accarezzare la sua morbida pelliccia, poi, ha davvero il potere di calmare la mente.

2. UN PO’ DI MOVIMENTO E INFINITE SFUMATURE

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All’ozio che tanto ama il Persiano deve necessariamente alternare un po’ di attività.

Sarà rarissimo vederlo correre, saltare o arrampicarsi, ma cerchiamo comunque di stimolarlo con qualche giochino, per evitare che la noia prenda il sopravvento e soprattutto per garantire al nostro amico il necessario benessere psicofisico.

Attenzione anche all’alimentazione, che deve essere di qualità e ben bilanciata, e correttamente dosata per evitare che metta su peso.

E per quanto riguarda la convivenza in famiglia? Proprio per le caratteristiche appena descritte e il temperamento quieto, il Persiano può vivere con altri gatti o cani ma non disdegna comunque di essere “figlio unico”.

Allo stesso modo, se ben socializzato, può abituarsi alla compagnia dei bambini, ma un ambiente familiare troppo caotico non è certo l’ideale per lui.

Portato in Europa dall’Asia Minore dall’esploratore italiano Piero Della Valle nel Diciassettesimo secolo, il Persiano ha fatto sin da subito parlare di sé per il suo elegante mantello, morbido, lungo e dalle tantissime sfumature.

Troviamo, infatti, esemplari dal manto nero, blu, rosso, crema e bianco; e ancora, squama di tartaruga, blu o crema, chocolate, silver o golden; e poi smoke (black smoke, blu smoke e così via), tabby (tabby blotched, tigré, spotted) e colourpoint (con il colore che si concentra su maschera, orecchie, zampe, coda e genitali).

A questa incredibile varietà di colori corrisponde una personalità ricca, dalle molte sfaccettature che, al di là dell’eleganza e del portamento nobile, ci farà innamorare ancor di più di questo gatto che porta in sé il fascino misterioso dell’Oriente unito a una dolcezza senza eguali.

3. ATTENZIONI INDISPENSABILI

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Fin qui, il Persiano potrebbe sembrare un gatto poco impegnativo. In realtà, ancor più che con altri piccoli felini, dovremo avere grande cura per la sua salute e la gestione quotidiana, soprattutto riguardo a due delle peculiarità di questa razza: il lungo mantello e il muso “schiacciato” (il termine corretto è brachicefalo).

La pelliccia e il denso sottopelo richiedono, infatti, spazzolature quotidiane, soprattutto nel periodo della muta, per impedire la formazione di nodi. Facciamo particolare attenzione alla folta coda.

Inoltre, a causa della brachicefalia, che talvolta può provocare anche problemi respiratori, questi gatti possono avere i dotti lacrimali schiacciati: di conseguenza, gli occhi lacrimano molto ed è quindi essenziale pulirli con costanza.

Infine, tra le malattie a trasmissione genetica, ricordiamo che il Persiano può avere una predisposizione alla formazione di cisti nei reni che, nel tempo, possono portare all’insufficienza renale grave.

Per questo motivo è bene affidarsi solo ad allevatori seri, che eseguano i necessari test genetici per evitare il problema.

4. È FATTO COSÌ

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- TESTA
In omaggio all’opulenza delle forme che caratterizza la razza, la testa è tonda e massiccia con cranio largo e fronte bombata. Le guance sono piene, rotonde e ben sviluppate, il mento è forte.

- NASO
Cortissimo e piccolo, con uno stop molto pronunciato che è tipico dei gatti a muso “piatto”.

- OCCHI
Grandi, rotondi, sporgenti, brillanti, espressivi, ben distanziati, di un colore intenso e profondo che cattura la nostra attenzione.

- ORECCHIE
Piccolissime e ben distanziate tra loro, leggermente arrotondate sulla punta, con ciuffi di pelo alla base.

- CORPO
Raccolto, possente e muscoloso, corto, compatto, basso sulle zampe, con petto largo e collo corto, anch’esso muscoloso e potente. Ossatura corta e massiccia, muscolatura ben sviluppata.

- COLORI
Circa duecento, praticamente ogni colorazione e mix immaginabile da un gattofilo.

- MANTELLO
Fine e setoso, pelo lungo e folto, soprattutto nella gorgiera, sulle spalle e sul petto. Un lungo collare deve ricoprire le spalle e il petto.

- CODA
Corta, ben fornita di pelo e con estremità arrotondata, “conclude” come si conviene una struttura che fa sempre colpo e che merita un finale all’altezza .

- ZAMPE
Corte e grosse con piedi larghi e rotondi. Sono apprezzati abbondanti ciuffi di pelo tra le dita.





5. DUE CURIOSITA'

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- VERI PROTAGONISTI
Quarantadue, tra Persiani e Angora, i piccoli felini ritratti dal pittore Carl Kahler in My Wife’s Lovers, dipinto (foto sotto) commissionatogli da Kate Birdsall Johnson, milionaria californiana decisamente amante dei gatti!
Intorno a questo olio su tela, che nel 1949 la rivista Cat Magazine ha definito “il più grande dipinto mai realizzato in tema felino”, sono nate diverse leggende, per esempio che la signora possedesse più di trecento gatti e che avesse lasciato loro in eredità mezzo milione di dollari.
Quel che è certo è che il quadro è stato battuto all’asta da Sotheby’s qualche anno fa per 725mila euro: evidentemente anche il nuovo proprietario, come la signora Birdsall Johnson, non ha saputo resistere al fascino e all’eleganza dei gatti orientali!

 

- LA “SEGRETARIA” DI RAYMOND CHANDLER
Si sa che scrittori e piccoli felini sono sempre andati particolarmente d’accordo, si pensi a Baudelaire, Bukowski o Colette, per esempio. Ma davvero unico fu il legame tra lo scrittore e sceneggiatore Raymond Chandler (foto sotto) e la sua gatta Persiana nera, Taki, che lui stesso, in una lettera al redattore di The Atlantic Monthly, Charles Morton, definisce “la sua segretaria”.

Scrive Chandler: “La chiamo così perché mi sta accanto da quando ho cominciato a scrivere, di solito seduta sul foglio che volevo usare o sulla copia che volevo rivedere, a volte appoggiandosi alla macchina da scrivere”... una situazione che qualunque gattofilo conosce bene! Il maestro del noir prosegue elogiando la memoria di Taki e descrivendola come equilibrata e educatamente distaccata.
Sottolineando, infine, che “sa sempre a chi piacciono i gatti, non si avvicina mai a nessuno cui non piacciono, va sempre dritto verso chiunque – per quanto arrivato di recente e per lei completamente sconosciuto – li ama davvero”.
Forse è la qualità che più apprezziamo in un piccolo felino: perché chiunque riceva l’amore di un micio sa che tutto ciò non accade per caso ma per scelta.








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