Il teatro Petruzzelli di Bari è un luogo che ha segnato la storia dello spettacolo italiano.
E’ un teatro dalla storia molto particolare, segnata da un incendio che lo ha quasi completamente devastato e di tante altre circostanze non note.
E che nasconde diversi misteri irrisolti. Scopriamoli insieme.
1. Un teatro dalla storia molto particolare
Il Petruzzelli di Bari è un teatro dalla storia molto particolare, segnata da un incendio che lo ha quasi completamente devastato e di tante altre circostanze non note.
Sorge negli ultimi anni dell’Ottocento. Il capoluogo pugliese necessita di una struttura più capiente e fruibile rispetto al teatro comunale pubblico, il Puccini.
I fratelli Onofrio e Antonio Petruzzelli, commercianti e armatori di origine triestina, presentano un progetto curato da un loro cognato, l’ingegnere Angelo Ciccio Messere, il cui cognome diventa poi Messeni.
Iniziati i lavori, che si protraggono per quattro anni, al termine dei quali la città inaugura il nuovo teatro.
Bello e ben rifinito, l’interno è decorato in oro zecchino. Si tratta di una struttura tecnologicamente all’avanguardia, dotata di riscaldamento e luce elettrica.
Un teatro come non si era mai visto in Italia sino a quel momento. Un autentico gioiello architettonico.
Sul sito ufficiale del Petruzzelli è presente una pagina (www.fondazionepetruzzelli.it/visiteguidate) dalla quale è possibile verificare le condizioni di accesso alle visite guidate.
2. Primi passi nella storia e cuore del teatro
- Primi passi nella storia
Appena dentro, ci si trova nel foyer, il nome dell’ambiente di ingresso di ogni teatro.
Qui è esposto un documento rarissimo, trovato in un fondo di biblioteca, che si intitola L’arte e la scena. Numero unico.
Redatto dal pubblicista Paolo Anaclerio in occasione della solenne inaugurazione, veniva consegnato alle persone che sono entrate per la prima volta all’interno del Petruzzelli.
Si tratta di un documento unico, antico, nel quale si narra del cavaliere ingegnere Angelo Messeni, colui al quale i fratelli Petruzzelli diedero l’incarico di progettare e costruire il teatro.
In un passaggio, si legge testualmente: “Questa mente e questa mano ebbero un nome che oggi va di bocca in bocca; da un punto all’altro delle tre Puglie e della Penisola, e questo nome è quello dell’ing. Angelo Messeni, il quale volle scolpire, nella costruzione del Politeama tutta la vastità della sua fantasia, del suo genio”.
Così venivano dipinte e descritte le capacità riconosciute all’ingegnere scelto dai fratelli Petruzzelli.
- Cuore del teatro
Il foyer, zona estremamente importante per una serie di motivi - oggi così bello, raffinato e curato - è uno dei pochi ambienti rimasti indenni dopo l’incendio del 1991.
Il rogo, scoppiato nel teatro, venne soffocato dal crollo della cupola, che ha distrutto la struttura, salvando però, per l’appunto, il foyer, anche se il fumo ne ha annerito completamente l’interno.
A testimonianza della fuliggine è rimasto un dipinto del pittore Raffaele Armenise, ripulito, ma i cui colori evidenziano l’annerimento.
Tutto il resto è stato liberato dalla patina, ma non cambiato, in quanto rimasto integro. Le sale sono completamente originali, tranne per piccoli particolari.
Alcune mattonelle, ad esempio sono più rovinate di altre. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, le più antiche sono quelle che si sono conservate meglio.
Non potendo più reperire le stesse, fatte di un materiale molto resistente, si è pensato di trovarne altre e di dipingerle. Mentre la pietra, con il passare del tempo, non ha cambiato il suo colore, la pittura si è lentamente deteriorata.
Le mattonelle più rovinate, dunque, sono paradossalmente quelle più nuove!
3. Il Petruzzelli, luogo affascinante e spettacolare
Entrando nella platea, tra le file delle poltrone, un tempo era presente un corridoio centrale, oggi sostituito per motivi di sicurezza.
Il Petruzzelli non è un teatro tipico, a partire dal fatto che non è stato previsto il palco reale, considerato che si trattava di un teatro popolare.
Nella parte bassa, inoltre, ci sono i palchi, mentre le tribune si trovano nella parte alta, come fosse un teatro all’aperto, con la possibilità di assistere agli spettacoli anche stando in piedi.
La capienza, originariamente, sfiorava le duemila persone.
Nella parte retrostante del palcoscenico, zona vietata al pubblico, si può entrare in stanze non accessibili se non dagli addetti ai lavori.
Come la Graticcia, ovvero un insieme di travi in legno che si trovano proprio sopra il palco, ad oltre venti metri di altezza, che costituiscono un pavimento sul quale si cammina con la sensazione di essere letteralmente sospesi nel vuoto.
4. Massimo splendore
La sala principale del foyer ha raccontato un celebre film del 1988, Il giovane Toscanini.
Qui è venuto il regista Franco Zeffirelli a girarne una parte. Per l’occasione, la sala è stata trasformata nel salone delle feste di una nave.
Le colonne vennero tamponate con pareti finte che presentavano addirittura gli oblò della nave. Nel film ha recitato persino la diva di Hollywood Liz Taylor.
Gli operai e le persone che lavoravano all’interno del Petruzzelli, vedendo la pellicola, non hanno riconosciuto il foyer, tanto era riuscita la trasformazione della sala. Il Petruzzelli venne usato anche per girare altre scene, più legate al mondo del teatro.
Divenne celebre, ad esempio, la scena conclusiva, con la rappresentazione dell’Aida, dove lo splendore del Petruzzelli e delle sue scenografie furono esaltati dalla magia di Liz Taylor.
A proposito del film, il regista e scenografo Giovanni Agostinucci, testimone del tempo, racconta: “È stato il mio primo lavoro fatto con Franco Zeffirelli. Lui fu entusiasta della trasformazione del Petruzzelli. Ho trasformato il foyer come il salone di prima classe, la sala ristorante della nave con cui il maestro Arturo Toscanini, direttore d’orchestra, si recò in Sud America con una compagnia di teatro. All’epoca aveva 19 anni, era proprio giovane”.
Sempre sulla lavorazione della pellicola, Agostinucci viaggia sul filo dei ricordi e aggiunge: “La cosa straordinaria è che nel trasformare la sala si è creato lo stesso clima di una nave. Nel mezzo della sala c’era un grande albero con delle poltrone attorno, moltissime piante legate, delle chenzie, ossia piante verdi, poi un palco con il pianoforte. C’erano addirittura delle scimmie in scena, quindi degli animali che vivono nel Sud America. Era proprio un teatro sudamericano, come quelli del Brasile.”
5. Tra grandi artisti, celebri rappresentazioni, rogo e ricostruzione
- Tra grandi artisti e celebri rappresentazioni
Nel 1973, Alberto Sordi e Monica Vitti recitarono insieme nel Teatro Petruzzelli il film commedia Polvere di stelle, diretto dallo stesso attore romano.
Per il teatro di Bari si trattò di un’opera molto importante, poiché è una delle poche testimonianze visive di come fossero gli interni prima dell’incendio del teatro.
Sul palcoscenico del Petruzzelli, nel corso degli anni, si sono esibite anche étoile di prima grandezza del mondo della danza, come il ballerino e coreografo russo naturalizzato austriaco Rudolf Nureev, e cantanti lirici di caratura mondiale, come Luciano Pavarotti, Placido Domingo, José Carreras e Katia Ricciarelli, oltre a personaggi simbolo dello spettacolo italiano: Totò, Macario, Eduardo De Filippo e tanti altri.
- Rogo e ricostruzione
Il Petruzzelli di Bari viene devastato da un incendio nella notte tra il 26 e il 27 ottobre del 1991.
Fortunatamente, il crollo della cupola ha soffocato le fiamme, impendendone la distruzione totale. Ironia della sorte, l’ultima rappresentazione è la Norma, opera che si conclude proprio con un rogo.
La ricostruzione si protrae per anni. I primi lavori vengono realizzati tra il 1993 ed il 1998 dalla proprietà con l’ausilio di un contributo statale.
Il cantiere si è fermato per riprendere a opera delle parti pubbliche, nel 2002.
Nel 2005 vengono recuperati il foyer e l’apparato decorativo fortemente danneggiato dall’incendio, anche se integro. Il 3 ottobre del 2006, il teatro viene espropriato, divenendo proprietà del comune di Bari.
Il 30 aprile 2008 la Corte costituzionale dichiara l’incostituzionalità dell’esproprio. Il teatro viene riconsegnato alla proprietà, la famiglia Messeni Nemagna, in assenza dei requisiti di “straordinaria necessità e urgenza” previsti dall’esproprio.
La nuova inaugurazione avviene nel 2009. Il teatro ristrutturato ha ora una capienza massima di 1.480 posti, che diventano 1.250 se si tolgono quelli a disposizione per esigenze tecniche (luci, videocamere, regia...).