La scienza preferisce chiamare il “sesto senso” intuito.
Non ha niente a che vedere con magici presentimenti né con percezioni extrasensoriali, ma è il risultato delle esperienze già acquisite.
Quante volte ci è capitato di pensare a una persona che non sentivamo da tempo e che all’improvviso si rifà viva? Oppure di affrontare un’impresa con un presentimento sul suo esito?
Altre volte ci basta stringere la mano a qualcuno che abbiamo appena conosciuto per trovarci subito sulla sua stessa lunghezza d’onda o, al contrario, per sentirci respinti da una sensazione negativa.
Lo chiamano “sesto senso”, una sorta di istinto che guida inconsciamente il nostro agire.
Altri, più correttamente, lo definiscono intuito, una facoltà di conoscenza immediata che conduce a decisioni viscerali senza ricorrere al ragionamento o alla elaborazione delle conoscenze acquisite.
Il “sesto senso” esiste davvero? Scopriamolo insieme!
1. Il futuro attraverso il passato
Quante volte ci è capitato di pensare a una persona che non sentivamo da tempo e che all’improvviso si rifà viva?
Oppure di affrontare un’impresa con un presentimento sul suo esito?
Altre volte ci basta stringere la mano a qualcuno che abbiamo appena conosciuto per trovarci subito sulla sua stessa lunghezza d’onda o, al contrario, per sentirci respinti da una sensazione negativa.
Lo chiamano “sesto senso”, una sorta di istinto che guida inconsciamente il nostro agire.
Altri, più correttamente, lo definiscono intuito, una facoltà di conoscenza immediata che conduce a decisioni viscerali senza ricorrere al ragionamento o alla elaborazione delle conoscenze acquisite.
Già Carl Gustav Jung, discepolo di Sigmund Freud, sosteneva che esistesse una “forza vitale” superiore alla coscienza.
Ora, un gruppo di scienziati della Washington University di Saint Louis (Usa) ne avrebbe individuato la sede: il “sesto senso” risiederebbe nella corteccia cingolata anteriore del cervello, un’area situata fra i due emisferi cerebrali considerata il punto d’incontro fra la ragione e le emozioni e, in quanto tale, preposta ai ragionamenti e alle scelte più difficili.
La scoperta, pubblicata sulla rivista americana Science, ha rivelato che qui si trova un sofisticato meccanismo inconscio che ci guida a modificare i nostri comportamenti, decodificando i segnali provenienti dall’ambiente che ci circonda. Si tratta essenzialmente di un meccanismo di autodifesa, cioè mirato a proteggerci dai pericoli.
Con l’esperienza sviluppiamo la capacità di leggere e interpretare la realtà attorno a noi e di rilevare le situazioni che non ci sono familiari e potrebbero metterci a rischio.
Tuttavia, parlare di “sesto senso” è una contraddizione in termini, visto che siamo dotati di cinque sensi. Essi ci permettono di raccogliere le informazioni dall’ambiente circostante, che vengono poi rielaborate dal cervello sulla base della nostra esperienza personale in un determinato contesto.
Un caso fra i più frequenti avviene in città: quante volte ci è capitato di girare l’angolo di una strada che ci appariva sicura e di provare invece una sensazione viscerale di timore come se nascondesse dei pericoli?
Non si tratta di una facoltà extrasensoriale che ci permette di prevedere il futuro, bensì di un meccanismo inconscio che fa riemergere le nostre esperienze passate – in questo caso nel contesto urbano – e le integra con le informazioni che ci provengono dagli organi di senso (frequentazione della via, aspetto urbanistico, illuminazione, troppo silenzio in pieno giorno ecc.).
In questo modo, il meccanismo rileva immediatamente se qualcosa non funziona, senza bisogno che si attivi la consapevolezza che quella situazione è potenzialmente pericolosa. Ovviamente, questo meccanismo ha relazione con l’ambiente in cui viviamo e che ci è familiare: in altri contesti non funzionerebbe con la stessa efficacia.
Alla stessa conclusione era giunta anche l’Associazione britannica per l’avanzamento della scienza, che dopo numerosi esperimenti aveva definito il “sesto senso” come una forma di autodifesa risalente al nostro passato di uomini primitivi, quando sentire per tempo la presenza di un predatore era questione di vita o di morte.
I nostri organi di senso e il nostro modo di pensare si sono evoluti in ambienti specifici tant’è vero che ancora oggi inconsciamente percepiamo alcune forme come pericolose. Ad esempio, ci allertiamo davanti a una sagoma che richiama quella di un ragno o di un serpente.
2. Qualcosa in più della logica
In passato, il concetto d’intelligenza era soprattutto associato alla logica e alla razionalità.
Ora, invece, esso ha acquisito una nuova dimensione ed entra in gioco in compiti più vasti, compresa la risoluzione dei problemi di natura emotiva oppure interpersonale.
Questo scenario ha prodotto un cambiamento radicale nel modo di pensare e di prendere decisioni “viscerali”.
Controcorrente rispetto alle convinzioni di un tempo, quando si riteneva che per prendere una decisione corretta fosse indispensabile riflettere attentamente e analizzare a fondo tutti gli elementi di una situazione, esso valorizza la nostra intelligenza intuitiva.
Proprio l’intuizione, che tanti definiscono erroneamente “sesto senso”, ci consente infatti di valutare situazioni di ogni genere in tempi rapidi senza analizzarle, evitando che il cervello vada in tilt per l’eccesso di informazioni e non sia più in grado di prendere una decisione.
Questo approccio basato sull’intuito è definito “procedimento euristico mentale”, laddove l’euristica è un approccio intuitivo ai problemi che consiste nel lasciar riemergere dall’inconscio le conoscenze e le esperienze immagazzinate nel corso degli anni in diverse situazioni, in modo che siano esse a fornirci le più adeguate indicazioni su come comportarci in casi analoghi.
Ma dove avviene tutto ciò a livello cerebrale? L’intelligenza intuitiva ha sede nel sistema limbico, una parte molto antica del nostro cervello che gestisce gli stimoli ambientali.
Dinanzi a una situazione di pericolo o che necessita di una soluzione immediata, il sistema limbico richiama una serie di immagini relative a situazioni analoghe vissute in passato e associate a emozioni positive o negative.
Si spiega così quella sensazione viscerale – che può essere positiva o negativa a seconda delle emozioni evocate – che ci conduce alla giusta decisione nei momenti cruciali. Non occorre sottolineare che nulla ha a che fare con le cosiddette “percezioni extrasensoriali”.
3. Antipatia a prima vista
Torniamo alla sensazione viscerale di simpatia o di antipatia nei confronti di una persona appena conosciuta.
A fornirci un quadro di chi ci sta dinanzi è l’intelligenza emotiva, a sua volta inconsciamente legata alle nostre esperienze passate.
Ci troviamo di fronte a un individuo che ci assomiglia, ma che in realtà è molto diverso da noi e possiede un sistema cognitivo come il nostro che a sua volta ci percepisce.
Per leggere chi ci sta di fronte, noi utilizziamo gli organi di senso: la prima impressione ci è data infatti dalla vista, ma capita spesso che una persona che non ci era piaciuta dal punto di vista visivo inizi a risultarci più gradevole quando comincia a parlare con un tono di voce dolce e rassicurante, contraddicendo così la nostra prima impressione.
E gli odori? Ne sottovalutiamo l’importanza perché ne abbiamo poca consapevolezza. Eppure, l’olfatto ci rivela inconsciamente importanti informazioni sul prossimo e sulle sue intenzioni: ci dice, ad esempio, se sta secernendo adrenalina, ormone associato alla paura e all’aggressività, piuttosto che feromoni, sostanze chimiche che esercitano attrazione sessuale.
Quanto ai codici di comportamento, una persona ci piace o ci respinge a seconda delle nostre esperienze passate con individui simili incontrati nella nostra vita, che rielaboriamo lasciandole riemergere dall’inconscio. Naturalmente, il concetto si applica solo al nostro contesto geografico-culturale.
Prendiamo ad esempio la prima stretta di mano che scambiamo con una persona: è vero che ci trasmette importanti indizi, ma se incontriamo un giapponese con codici di comportamento diversi dai nostri, che non prevedono quel segno di saluto e che ha da poco imparato a stringere la mano come noi, ci troveremo completamente spiazzati perché le informazioni che ne potremo ricavare non saranno affatto chiare. O addirittura non ce ne saranno affatto.
4. Difficoltà, amore e carriera: tre occasioni per sfruttare l’intelligenza emotiva e il fiuto femminile
- Difficoltà, amore e carriera: tre occasioni per sfruttare l’intelligenza emotiva
Razionalità o intelligenza emotiva? Quale ci è più utile in situazioni cruciali? Entrambe ed ecco perché:
- Una decisione difficile.
In quanto tale, la decisione non può essere solo intuitiva, ma richiede anche un’analisi. Quando però non riusciamo proprio a prendere una decisione oggettiva, dobbiamo darci dell’intuito e lasciar perdere le deduzioni basate sui pro e contro per non rischiare di perderci in una sterile analisi degli elementi. In questi casi, è meglio tornare indietro nella storia di quella decisione e darsi di ciò che l’intuito ci aveva suggerito all’inizio.
- La scelta del partner.
Nell’infanzia tutti ci creiamo dei modelli che consideriamo ideali di persone e di relazioni. Essi fanno riferimento prima ai genitori e ai parenti e poi alla società. Quando da adulti ci troviamo in situazioni simili, essi tendono a influenzarci, riemergendo prepotentemente dal nostro inconscio. In questo campo fidarsi solo dell’intuizione può farci ripetere sempre il medesimo errore: è il caso di chi si lega ripetutamente allo stesso tipo “sbagliato”.
Bisogna prendere coscienza degli schemi inconsapevoli negativi e uscirne. Se si prova automaticamente una forte attrazione per una persona, bisogna far entrare in gioco la razionalità per assicurarsi che quella persona non rappresenti il modello di partner che ci ha già più volte deluso.
- La scelta della professione.
Orientiamoci anche secondo le nostre inclinazioni e non solo secondo prospettive economiche o di lavoro. Alla fine, a “pagare” sarà l’attività per cui abbiamo passione e prima o poi, anche in termini lavorativi e di remunerazione, ci permetterà di ottenere risultati migliori rispetto a quelli conseguenti a una scelta programmata. - E il celebre fiuto femminile? È solo attenzione!
Il fiuto femminile dipende dal fatto che le donne hanno più sensibilità degli uomini e quindi maggior capacità di cogliere certi segnali.
È così anche nelle relazioni affettive: le donne sono più attente ai segnali che manda il partner, mentre gli uomini analizzano di meno le situazioni. Tutto dipende da quanta attenzione poniamo alle situazioni. Le persone sono dunque più o meno intuitive a seconda dell’attenzione con cui vivono i momenti specifici.
Chi è distratto non bada a che cosa gli succede attorno e quindi non ha modo di reagire né di far tesoro delle esperienze che vive.
È vero che siamo sistemi molto complessi e che il significato che ciascuno di noi attribuisce a una certa scena è legato a molteplici fattori ed è anche vero che ogni individuo ha livelli di attenzione diversi.
Ma l’esperienza intuitiva che riusciamo ad accumulare dipende essenzialmente dal nostro livello di guardia e da ciò che siamo in grado di cogliere dei luoghi e delle situazioni in cui ci troviamo.
5. TEST: QUANTO SEI DOTATO DI “SESTO SENSO”?
Rispondi VERO o FALSO alle seguenti 20 affermazioni:
- Spesso so già come andrà a finire quello che sto iniziando;
- Provo sempre una sensazione immediata di simpatia o antipatia appena conosco una persona;
- Nel lavoro riesco a capire subito chi sarà un valido collaboratore e chi no;
- Mi do solo delle sensazioni “a pelle”;
- Spesso mi lascio condizionare dai sogni che faccio;
- Credo che il “colpo di fulmine” faccia incontrare le persone giuste;
- Quando mi raccontano un fatto, in genere indovino anticipatamente la conclusione;
- Mi capita spesso di sperare che qualcosa accada e accade davvero;
- Se mi trovo in un posto nuovo, so subito come orientarmi;
- Con qualcuno sono sicuro che ci siano legami telepatici, tanta è la sintonia che ci unisce;
- Mi accorgo subito se una persona è affidabile;
- Credo nelle energie dell’Universo;
- Spesso evito di fare qualcosa perché sento che non andrà bene;
- Quando penso a una persona che non sento da un po’, quella persona si fa viva;
- Spesso mi trovo in posti mai visti, ma ho un’immediata sensazione di familiarità con essi;
- Mi capita di fare brutti sogni e il giorno seguente succede qualcosa di negativo;
- Parlando con qualcuno con cui sono in sintonia, diciamo la stessa cosa contemporaneamente;
- Pensando di telefonare a qualcuno, spesso quella persona mi chiama;
- Talvolta mi stupisco della mia capacità di capire così bene anche chi conosco poco;
- Qualche volta mi accorgo che riesco a anticipare quello che il mio interlocutore vuole dire.
Dopo aver risposto alle domande conta il numero di VERO e leggi il profilo che ti riguarda.
DA 0 A 6: IL RAZIONALE
È vero solo ciò che può avere una controprova scientifica, il resto è solo fantasia da film. Per il razionale non esiste un “sesto senso” e per comprendere il mondo, cinque bastano e avanzano.
Tutto può essere spiegato facendo appello a processi mentali prevedibili e controllabili. La magia dell’universo è solo una favola per bambini o per invasati New Age.
Sicuramente il razionale ha i piedi per terra ed è af dabile e rassicurante. Ma se qualche volta usasse anche il suo emisfero destro e cioè l’emotività, ciò lo aiuterebbe a essere più flessibile e anche più simpatico.
DA 7 A 14: L’INTUITIVO
L’intuitivo sa far funzionare in maniera sinergica emisfero destro ed emisfero sinistro. Utilizza il primo per raccogliere tutti i dati presenti nella realtà che lo circonda (sensoriali, emotivi, cognitivi) e il secondo per confrontarli con la mole delle sue esperienze passate al fine di trovare soluzioni efficaci per la situazione che sta vivendo.
Le sue intuizioni sono il frutto di un continuo processo di elaborazione e di problem solving. Anche se ne parla, per l’intuitivo non esiste il “sesto senso”.
Esiste il ragionamento, l’intelligenza emotiva e la capacità di leggere la realtà da prospettive diverse. Tutto questo diventa uno strumento che gli permette di affrontare ogni situazione nuova con una marcia in più.
DA 15 A 20: IL VISCERALE
La pancia sembra essere il suo organo di ragionamento privilegiato. Per il viscerale tutto è sensazione, percezione, quasi magia.
L’emotività molto alta e, talvolta, un basso contatto con le realtà, lo portano a vivere ogni sensazione come se fosse l’esito di un programma che l’universo ha pensato per lui e che il viscerale, come fosse un’antenna, riesce a captare e a utilizzare per le sue scelte.
In realtà, il viscerale è una persona molto intuitiva che però attribuisce il risultato delle sue intuizioni non a un processo interno, ma a una rivelazione “magica”. Può essere molto affascinante, anche se, a volte, la sua mancanza di contatto con la realtà lo fa apparire ingenuo, se non addirittura sprovveduto.