Il tasso: una maschera nel bosco

Già dalla fascia nera che gli nasconde gli occhi si capisce che il tasso è un animale schivo e riservato. Ma a patto di non provocarlo!

Tra gli animali più caratteristici dei nostri boschi, il tasso occupa un posto d’onore.

Basso e tozzo, dalla folta pelliccia argentata, ha una tipica mascherina bianca e nera sul muso, un segnale aposematico (cioè di avvertimento) per i predatori: significa pericolo.

Come le moffette nordamericane hanno la coda bianca e nera (per segnalare la capacità di spruzzare liquidi nauseabondi contro eventuali minacce), così il tasso ha il muso dello stesso codice colore, per comunicare di essere una sorta di tagliola ambulante.

1. CARTA D’IDENTITÀ

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Nome comune: tasso europeo

Nome scientifico: Meles meles

Dimensioni: lunghezza massima 90 cm + 20 cm di coda (maschi più grandi delle femmine)

Dove vive: dalla Penisola Iberica alla Scandinavia, inclusa l’Europa Centro-meridionale e le Isole Britanniche. In Italia è presente in tutte le regioni a eccezione di Sardegna, Sicilia e isole minori.

Segni particolari: corpo tozzo e argentato, lunghe unghie, mascherina bianca e nera sul muso

Habitat: boschi di latifoglie, boschi di conifere, aree agricole con fasce ecotonali; molto adattabile, si rinviene anche in sistemi retrodunali costieri e centri abitati.

Cosa mangia: lombrichi, insetti (soprattutto coleotteri e ortotteri), anfibi, cereali, frutti (per es. castagne, ciliegie, more, lamponi, noci, fichi), uova, micromammiferi, piccoli di coniglio e carcasse di animali morti.

Protezione esistente: Il tasso é protetto dalla Legge 11/02/1992, n.157. E' inoltre considerata specie protetta dalla Convenzione di Berna (L. 5/8/1981, n.503). Le misure di protezione più efficaci sono offerte dai Parchi nazionali e regionali e dalle Riserve naturali.

Il tasso è un animale aggressivo o pericoloso? Se non viene disturbato questo mammifero non si rivela affatto pericoloso, anzi, è piuttosto socievole. Nel caso si senta minacciato o venga disturbato può reagire con notevole forza e coraggio attaccando, anche, animali più grandi come i cani. La sua dentatura, inoltre, è particolarmente sviluppata e può fare male.

Fra gli animali potenzialmente pericolosi per il tasso si annoverano il lupo e i cani randagi. Raramente però questi animali scelgono di rivolgersi verso una preda così impegnativa qualora dispongano di altre fonti di cibo.

2. CARATTERE BATTAGLIERO

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Il suo morso molto potente, infatti, è un’arma di difesa infallibile.

Ecco allora che anche a distanza, nella penombra delle notti di luna, una mascherina così è riconosciuta e rispettata dagli altri animali che non vogliano rogne. Già nei reperti fossili (risalenti ad almeno 34-44.000 anni fa in Italia) il cranio presenta denti grandi e forti, soprattutto nei maschi, che tra l’altro sono più grossi.

La specie in realtà è assolutamente schiva e per nulla aggressiva, ed evita accuratamente l’uomo. Nelle raffigurazioni antiche, però, il tasso è sempre ritratto con la bocca aperta, i denti in vista in un ringhio spaventoso e gli occhi maligni.

Molto probabilmente, ciò che ha dato impulso a questa visione dell’animale è il suo carattere mordace e battagliero se messo alle strette o ferito: in quel caso il tasso fa mostra della sua forza in maniera straordinaria.

Ne sono testimoni innumerevoli racconti di caccia, dall’Inghilterra e dal Centro Europa, dove i cani da tana uscivano spesso tremendamente feriti o mutilati dagli scontri con le loro prede.

D’altronde il bassotto, in tedesco, si chiama dachshund, che suona più o meno come “cane da tassi”, in virtù della sua forma bassa e lunga, che gli permetterebbe di penetrare nelle cavità sotterranee.

I tassi sono mustelidi, parenti dunque di martore, faine, donnole, ermellini, puzzole e lontre. Sono però i più tozzi della famiglia, con diverse caratteristiche in comune con l’orso (che però sono il frutto di convergenza evolutiva).

Le loro impronte nel fango, di circa 6-7 cm di grandezza, mostrano infatti cinque dita munite di lunghi artigli.

Altre tracce che si possono incontrare durante le escursioni sono le latrine (fossette in cui questi animali depositano i propri escrementi) e gli snuff holes, buchetti che fanno per estrarre invertebrati dal suolo.

3. GHIOTTO DI LOMBRICHI (E ROSPI), CONTORNO E FRUTTA

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Il tasso, infatti, si nutre principalmente di lombrichi, ma rientrano nella sua dieta anche lumache, chiocciole, insetti (soprattutto coleotteri), anfibi, piccoli mammiferi e uccelli, nonché uova.

In rari casi, soprattutto nei periodi di magra, sono note predazioni sui ricci, che vengono mangiati e spellati scartando con accuratezza tutte le spine.

In Spagna, stranamente, i tassi sono specializzati nel predare piccoli di coniglio; in certe località della Svezia, rospi e rane arrivano a comporre il 50% della dieta tra marzo e novembre, e in Francia si è visto che un singolo tasso può mangiare (evitando però le ghiandole tossiche) fino a 1.360 rospi all’anno; in Russia, le tane sono spesso collocate vicino ad aree umide, proprio perché vi si trovano più anfibi.

Ma questo mustelide mangia anche erbe, radici e tanti frutti selvatici, quali more, lamponi, mirtilli, ciliegie, sorosi di gelso, noci, castagne, fichi, corbezzoli e bacche di ginepro. In certe zone attorno al Lago di Garda, nonché nelle aree mediterranee, le olive sono un’altra importante fonte di sostentamento.

I tassi vivono in famiglie (dette clan) composte in media da 5-6 individui imparentati tra loro, all’interno di tane sotterranee.

Questi labirinti hanno offerto agli archeologi ritrovamenti straordinari: il famoso elmo celtico di Agris (in Francia), fatto di oro e corallo, nonché corredi dell’Età del bronzo (in Gran Bretagna) e monete d’oro (in Spagna) sono stati portati alla luce dagli scavi di questi animali.

Nonostante anche gli specialisti ammettano sia talvolta difficile distinguerle, le tane sono classificate in quattro diverse tipologie: principali, usate permanentemente, anche in inverno e per la riproduzione, con molti ingressi; annesse, collocate nel raggio di una cinquantina di metri dalle precedenti, usate di frequente ma con meno ingressi; sussidiarie, come le annesse ma distanti dalla principale, meno utilizzate; e accessorie, usate in modo saltuario come rifugio temporaneo, con ingresso singolo.

A partire da ogni entrata, del diametro di una trentina di centimetri, si snodano gallerie sotterranee di svariati metri di lunghezza, per uno sviluppo complessivo anche di centinaia di metri.

4. CORTESIE PER GLI OSPITI

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Sono presenti anche diverse camere, che vengono imbottite di foglie o erbe trascinate all’interno con una manovra in retromarcia e trattenute sotto il corpo con l’ausilio di zampe anteriori e muso.

Le varie aperture, spesso comunicanti, favoriscono anche il ricircolo dell’aria e una via di fuga in caso di ingresso di un predatore.

Queste gallerie sono utilizzate da tantissime altre specie: volpi, faine, martore, istrici, gatti selvatici, pipistrelli, roditori, invertebrati e addirittura sciacalli dorati, lupi e linci, che le sfruttano per partorire.

Il tasso offre dunque un “servizio” estremamente importante a tutto l’ecosistema, modellando il suo habitat con ricadute positive per tante specie. La conformazione di queste strutture, poi, favorisce la fossilizzazione.

Per esempio, in Germania sono state trovate in un singolo complesso risalente a 10.000 anni fa ossa di ben 300mila individui appartenenti a 64 diverse specie di vertebrati.

Al ruolo di animale “ingegnere” si aggiunge anche la diffusione delle spore dei funghi e dei semi delle piante, con contributi non indifferenti alla riforestazione di aree incendiate.

Il tasso si può incontrare dal livello del mare fino a circa 2.000 metri di altitudine; in diverse località costiere mediterranee è rinvenibile addirittura sulle dune delle spiagge, dove ricerca coleotteri tenebrionidi tipici degli ambienti sabbiosi.

Spesso si ritrova anche in ambienti urbani, dove occupa edifici abbandonati e condotte dell’acqua vuote! L’accoppiamento dei tassi avviene di norma tra gennaio e marzo, e prevede una serie preliminare di inseguimenti, morsi sul collo e spintoni.

I maschi si legano a una sola femmina, che invece può accoppiarsi anche con altri individui intrusi, dando origine a una prole con più padri.

I rapporti non sono semplici da comprendere: a volte, femmine giovani aiutano la femmina dominante a crescere la prole; viceversa, qualora un’altra femmina partorisca, l’anziana può ucciderne i piccoli. In certi casi, la riproduttrice allontana le altre femmine, che per un periodo sono costrette a vivere in una tana sussidiaria.

La femmina entra in estro appena dopo il parto, quindi, nonostante l’accoppiamento sia a inizio primavera, c’è un forte ritardo nell’impianto dell’ovulo fecondato, che avviene generalmente nel successivo dicembre.

I piccoli solo raramente vengono partoriti all’esterno, in giacigli di erbe arrotolate sotto folti rovi, mentre nella maggior parte dei casi sono gelosamente custoditi in una camera dentro la tana.

Alla nascita pesano circa 100 grammi, e mostrano solo un accenno di mascherina. Ciechi e inermi, affidano la propria esistenza alla madre, che frenetica cerca da mangiare per poi tornare regolarmente ad allattarli.

Solo dopo quattro-cinque settimane aprono gli occhi e il muso assume l’aspetto bianco e nero caratteristico della specie. Interessanti sono le numerose vocalizzazioni che questa specie è in grado di emettere.





5. IL PERICOLO DELLA STRADA

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Negli ultimi decenni i tassi, grazie alla quasi totale scomparsa della rabbia, alla riduzione del bracconaggio e all’espansione della copertura boschiva, sono aumentati parecchio, addirittura del 75% secondo alcune stime dall’Inghilterra.

In alcune zone d’Italia purtroppo viene ancora cacciato in modo illegale con tagliole o lacci collocati direttamente agli ingressi delle tane, causando atroci agonie.

Oltre che per la carne, i tassi in passato venivano uccisi per il grasso, apparentemente miracoloso per i reumatismi seppur dall’odore insopportabile, ed i peli, tra i più ricercati per la realizzazione di pennelli.

Altro problema messo in luce da alcuni studi è il bioaccumulo di sostanze inquinanti, come metalli pesanti, che influisce in modo negativo sul successo riproduttivo dei mammiferi. Questi composti vengono ingeriti soprattutto con i lombrichi, che li trattengono nel proprio corpo assumendoli dal suolo.

Difficilmente comunque questi animali riescono a raggiungere la longevità massima, attorno ai 15-20 anni, a causa del principale fattore di mortalità: il traffico veicolare e ferroviario.

Per ridurre al minimo l’impatto tra autoveicoli e fauna selvatica, con vantaggi per entrambi, sarebbe sempre più auspicabile la costruzione di sottopassi in cui gli animali vengano convogliati grazie a reti con idonea manutenzione.

Alcuni progetti finanziati col contributo dell’Unione Europea (LIFE Strade e LIFE Safe Crossing) hanno favorito l’installazione di speciali impianti all’avanguardia in tratte interessate dall’attraversamento di grossi ungulati o entità rare come l’orso marsicano e la lince iberica: sicuramente giovano di questi benefici interventi anche animali più piccoli e comuni come il tasso.








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