Il caso della piccola Sofia Zago, la bambina di 4 anni, diabetica, morta di malaria il 4 settembre 2017 agli Spedali Riuniti di Brescia dopo il ricovero a Bibione (Venezia) e al Santa Chiara di Trento, ha fatto riemergere in Italia la paura di questa malattia.
Sofia non si era mai recata in Paesi malarici.
Secondo la relazione che i periti dell’Istituto Superiore di Sanità hanno consegnato a novembre alla procura di Trento, il contagio della bambina sarebbe avvenuto all’ospedale Santa Chiara non attraverso una zanzara, ma per un errore umano nelle procedure sanitarie, peraltro non facile da individuare.
All’ospedale di Trento proprio in quei giorni erano ricoverate per malaria due bambine provenienti dal Burkina Faso.
I recenti casi hanno riacceso la paura di una malattia che oggi nel nostro Paese non è più radicata. Ci arriva veicolata da certe specie di zanzare o per accidentale uso di strumenti sanitari contaminati.
Un vaccino non è ancora disponibile, ma si punta anche sulle tecniche genetiche.
1. Come si trasmette e i quattro tipi di malaria
- Come si trasmette
La malaria non si trasmette come un’influenza per contagio interumano diretto, ma attraverso la puntura di una zanzara femmina del genere Anopheles, che funge da vettore del Plasmodium, il parassita che causa la malattia.
La zanzara s’infetta pungendo una persona infetta e avviene nel suo organismo la moltiplicazione del Plasmodium, che in circa dieci giorni dall’ingestione raggiunge le ghiandole salivari.
Quando la zanzara compie un nuovo pasto di sangue – necessario per la maturazione delle proprie uova – inietta nell’uomo la sua saliva e con essa il parassita.
Questo supera le difese del sistema immunitario umano, si instaura nel fegato, dove si moltiplica, e poi invade i globuli rossi, distruggendoli.
Nella fase avanzata dell’infezione, se una nuova Anopheles compie un pasto di sangue e ingerisce il parassita, il ciclo ricomincia.
Il contagio, però, può avvenire anche tramite la trasfusione di sangue o di globuli rossi provenienti da soggetti malarici (non in Italia dove ci sono i controlli di legge), oppure può dipendere da un errore umano, come per esempio l’uso di siringhe con aghi contaminati dal parassita.
- Esistono 4 tipi di malaria
- TERZANA MALIGNA: causata dal Plasmodium falciparum.
È la più grave e se non è trattata può complicarsi con anemia grave, insufficienza renale, edema polmonare e coma, che in molti casi portano alla morte. Ha un’incubazione di circa 7-14 giorni dalla puntura della zanzara infetta.
- TERZANA BENIGNA: causata dal Plasmodium vivax o ovale.
Anche se non è mortale, può dare recidive multiple perché l’infezione può restare nel fegato. L’incubazione è di 8-14 giorni.
- QUARTANA: causata dal Plasmodium malariae.
Incubazione: 7-30 giorni. Rara, di solito benigna, ma con frequenti ricadute, a volte a cadenza semestrale per 50 anni.
- KNOWLESI: causata dal Plasmodium knowlesi.
Colpisce soprattutto le scimmie di alcune aree forestali nel Sudest asiatico, ma può infettare gravemente anche l’uomo.
2. Anopheles anche da noi e una malattia importata
- Anopheles anche da noi
In Italia, fino al secondo dopoguerra, molte aree – dalla pianura Padana a quelle costiere tirreniche e della Sardegna – ospitavano terreni paludosi, habitat ideale delle zanzare Anopheles e per questo serbatoi della malaria.
Le prime bonifiche risalgono agli anni 30, mentre agli anni 50 risale il programma di eradicazione che ha permesso di eliminare definitivamente in Italia i plasmodi malarici e di ridurre moltissimo le zanzare vettore.
Esistono ancora, in certe aree umide costiere italiane, specie di Anopheles analoghe a quelle che trasmettevano un tempo la malaria nel nostro Paese.
Non è però ancora chiaro quanto queste zanzare italiane siano efficaci nella trasmissione dei plasmodi africani perché i parassiti che venivano trasmessi fino a cinquanta anni fa in Italia erano geneticamente molto diversi da quelli trasmessi oggi in Africa.
- Una malattia importata
La malaria non è più endemica nel nostro Paese, cioè non esiste una trasmissione persistente e diffusa della malattia, anche se occasionalmente si registrano dei casi in persone mai state in Paesi tropicali endemici.
Può succedere che zanzare infette provenienti da Paesi malarici e trasportate negli ambienti protetti di aerei o container pungano e infettino una persona, una volta arrivate in Italia. È la cosiddetta “malaria da aeroporto”.
Oppure, ma più raramente, l’infezione può avere origine da persone infettatesi in altri Paesi e poi punte sul territorio italiano da Anopheles capaci di trasmettere il contagio.
In Italia dal 2011 al 2015 sono stati notificati 3.633 casi di malaria, corrispondenti a una media annuale di circa 700 casi, di cui la quasi totalità d’importazione (nell’80 per cento dall’Africa occidentale), con quattro decessi (tutti casi di malaria di importazione sostenuta da Plasmodium falciparum).
Per il 20 per cento dei casi riguarda cittadini italiani, per l’80 stranieri, la maggior parte dei quali (80 per cento) immigrati residenti in Italia che tornano nel Paese di origine, dove la malaria è endemica, in visita a parenti e amici.
E non fanno l’adeguata profilassi antimalarica, trascurata spesso anche da molti viaggiatori italiani.
3. Manca un vaccino
Purtroppo la strada verso il vaccino è ancora lunga perché il parassita della malaria è molto ben adattato a difendersi dal sistema immunitario umano.
Il vaccino finora sviluppato non è utilizzabile per i turisti e offre una copertura limitata e transitoria solo per i minori di 5 anni.
Ricercatori del Wellcome Trust Sanger Institute di Hinxton, nel Regno Unito, hanno studiato il plasmodio al suo stato di maggiore vulnerabilità, cioè durante l’invasione dei globuli rossi, e hanno individuato 5 proteine, usate dal parassita nel suo attacco, che possono essere neutralizzate grazie a degli anticorpi.
Lo studio potrebbe aprire le porte alla creazione di un vaccino più protettivo.
Per ora sono realmente efficaci la profilassi farmacologica (chemioprofilassi) e quella di barriera con l’uso di zanzariere, repellenti per la pelle e l’ambiente, deumidificatori e un abbigliamento adeguato.
Poiché le Anopheles pungono con l’oscurità, alla sera bisogna indossare abiti lunghi e calze, meglio se di colori chiari visto che le zanzare sono più attratte da quelli scuri.
I farmaci più usati per la chemioprofilassi sono l’atovaquone combinato al proguanile, la doxiciclina, la meflochina, che tuttavia hanno anche effetti collaterali.
4. I farmaci e la genetica
- Poca ricerca sui farmaci
La migliore cura disponibile per le forme gravi di malaria è la terapia a base di derivati della pianta artemisia annua, che contiene il principio attivo antimalarico artemisinina, in combinazione con farmaci tradizionali.
Ma ci sono già casi di malaria resistente alle nuove terapie, soprattutto in alcuni Paesi del Sudest asiatico. Purtroppo la ricerca in questo settore è minoritaria.
Inoltre, l’uso dei farmaci per via endovenosa contro la malaria grave non è approvato dalle agenzie del farmaco italiana ed europea e, a ogni somministrazione che avviene in regime di comprensibile urgenza, il medico si deve assumere la responsabilità della prescrizione di un farmaco il cui uso non è approvato in Italia.
- Si confida nella genetica
Un grande aiuto potrebbe arrivare dalla ricerca italiana nel campo delle biotecnologie.
Andrea Crisanti, professore di microbiologia clinica all’Università di Perugia e di parassitologia molecolare all’Imperial College di Londra, sta lavorando al progetto “Target Malaria”, finanziato dalla Bill & Melinda Gates Foundation, e spiega:
«Con una tecnica genetica di “taglia e cuci” oggi sempre più usata, chiamata CRISPR, provochiamo una sorta di “reazione genica a catena” distruggendo nelle Anopheles un gene coinvolto nella fertilità delle femmine, che diventano sterili. Lavoriamo anche sul processo di formazione degli spermatozoi, distruggendo il cromosoma X in modo da far nascere solo maschi che non pungono e non trasmettono la malaria. La popolazione è così destinata al collasso e sarebbe ridotta al minimo per il tempo necessario a eradicare la malattia dalle aree endemiche».
5. I dieci sintomi della malattia e cosa trasmettono le zanzare italiane
- I dieci sintomi della malattia
1) Mal di testa
2) Febbre
3) Affaticamento
4) Dolori muscolari
5) Nausea e vomito
6) Mal di schiena
7) Brividi
8) Sudorazione
9) Tosse secca
10) Gonfiore
- Cosa trasmettono le zanzare italiane
- Anopheles (varie specie)
Pungono di notte e soprattutto al chiuso. Potenziali vettori di malaria, in Italia sono confinate in piccole aree umide costiere.
- Zanzara comune (Culex pipiens)
Punge di notte e soprattutto al chiuso. Depone uova e si sviluppa in raccolte d’acqua anche sporca. Può veicolare il virus della malattia West-Nile, che colpisce uccelli, cavalli e in alcuni casi anche l’uomo ed è endemico in Italia.
- Zanzara tigre (Aedes albopictus)
Specie di origine asiatica importata in Italia all’inizio degli anni 90 attraverso uova deposte in copertoni usati. L’Italia è stato il primo Paese europeo a essere invaso e oggi è il più infestato. Punge soprattutto di giorno e all’aperto.
Depone uova e si sviluppa in piccole raccolte d’acqua “pulita”. Può veicolare i virus di febbre gialla, Dengue, Chikungunya e Zika.