"Inca" è una voce quechua (una famiglia di lingue native americane del Sud America) che significa "figlio del Sole". Propriamente era il titolo onorifico conferito agli antichi sovrani di questo popolo, per estensione è passato poi ad
indicare la popolazione amerindia precolombiana insediatasi in Perù dal XIII secolo.
L’origine dello stato e della dinastia Inca sono avvolti nel mistero e nella leggenda. Essi, in origine erano una piccola tribù della provincia di Cuzco, ma estesero progressivamente il loro dominio e riuscirono a costituire nelle Ande centrali un vasto e potentissimo impero. L'impero Inca occupava una striscia sulla costa occidentale del Sud-America, occupando gran parte dell'attuale Perù, parte dell'Equador e della Bolivia, l'Argentina nord-occidentale e una notevole porzione del Cile: gli abitanti di queste zone avevano raggiunto un livello altissimo di civilizzazione, creando capolavori d'arte, costruendo città di incredibile estensione e bellezza.
La civiltà inca non conobbe né l’uso della scrittura né quello della ruota e dal momento che non possedevano la scrittura abbiamo pochissime notizie sulla loro organizzazione, compresa quella del tempo. Infatti tutte le notizie relative ad essi ci sono pervenute soprattutto tramite le cronache dei conquistadores.
Ma vediamo 5 aspetti storici importantissimi di questa straordinaria e misteriosa civiltà.
1. Dominio ed espansione
La storia degli Incas inizia intorno al 1200 d.C. con la figura di un sovrano leggendario, Manco Càpac. La tradizione lo vuole figlio del dio Sole (Inti), mandato da questo sulla Terra per fondare uno stato civilizzatore. Non era un
semplice servitore del dio Sole (Inti), bensì un capitano scaltro e ambizioso. Fino al XIX secolo, la civiltà deli Incas era considerata molto antica e alcuni studiosi facevano risalire le sue origine persino all'inizio dell'era cristiana.
Ma, in realtà, gli Incas, sono subentrati ad altre popolazioni, delle quali l'archeologia ha potuto ritrovare le tracce e comparvero solo nel XIII secolo della nostra era, sviluppando la loro civiltà nell'altopiano di Cuzco. In questa regione, per circa 300 anni, si scontrarono con le tribù locali imponendo la loro supremazia.
Dapprima gli Incas regnarono solo sulla città, ma quando le gelose popolazioni limitrofe tentarono di attaccarli, essi opposero resistenza e cominciarono ad assoggettarle: attorno al 1437, infatti, i possedimenti Inca si estendevano per 40 km oltre l'aera di Cuzco, inglobando territori di diverse popolazioni dalle quali gli Incas assorbirono pratiche agricole, cultura e religione.
Alla fine del XV secolo, gli Incas dominavano un vasto impero che si estendeva fino alla costa e dall'Ecuador al fiume Maule in Cile, per più di 3.000 chilometri di lunghezza e per un'area di 1 milione di chilometri quadrati. Lo chiamarono "Tahuantinsuyu", che significa i "Quattro Cantoni del mondo".
2. Caratteristiche fisiche e abbigliamento
Gli Incas erano un popolo di altezza media e di corporatura piuttosto tarchiata, con mani grandi e forti, polsi sottili e torace molto ampio. Il capo era grande, con gli zigomi pronunciati, il naso aquilino e gli occhi a mandorla. Gli occhi avevano poi un tratto tipicamente mongolico, dovuto alla presenza della plica epicantica, il ripiegamento della cute in corrispondenza dell'angolo dell'occhio.
Per quanto riguarda l'abbigliamento poi, il modo di vestire di un semplice popolano chiamato "puric", era decisamente modesto in quanto indossava una sorta di poncho di lana d'alpaca, chiamato "onka", e una mantellina di lana (yacolla) per ripararsi dal freddo più pungente. La biancheria intima era costituita da un perizoma sorretto in vita da una cintura di lana variopinta. Durante il lavoro nei campi gli Incas tenevano i capelli raccolti, intrecciandoli con fili colorati, mentre per recarsi al mercato o alle celebrazioni religiose, indossavano un copricapo distintivo del proprio cal di appartenenza (ayllu).
Ai piedi calzavano caratteristici sandali chiamati "usuta". Anche l'abbigliamento delle donne era semplice e privo di fronzoli: l'abito femminile consisteva di un pezzo di tessuto di alpaca rettangolare (anacu), lungo fino alle caviglie che si infilava dalla testa. Sull'anacu la donna Inca indossava una mantellina di alpaca (yacolla) e si copriva le spalle con una scialle fermato da uno spillone. I nobili Inca si vestivano in modo simile al "puric", l'unica differenza risiedeva nella qualità dei materiali. La caratteristica più evidente degli uomini di ceto superiore consisteva nei grandi orecchini d'oro ornati di pietre preziose.
3. Organizzazione sociale
Nel periodo del suo massimo splendore, la civiltà incaica era un modello di organizzazione sociale: ognuno, dal "Sapa Inca", fino al contadino, era consapevole della propria posizione nella scala gerarchica e delle mansioni che doveva svolgere. Al vertice della piramide si trovavano il "Sapa Inca" e la sua "Coya", nelle cui mani era concentrato tutto il potere. Sotto di loro venivano il sommo sacerdote e il comandante capo dell'esercito.
Di rango altrettanto elevato era i 4 "Apo", i governatori dei "Quattro Cantoni del regno". Tutti costoro erano parenti dei precedenti "Sapa Inca". Le più alte cariche dell'amministrazione pubblica, spettavano soprattuto ai membri della famiglia dei sovrani. Questi giudici generali e alti funzionari, formavano i ranghi privilegiati e, sotto di loro, c'erano i funzionari amministrativi subalterni e gli artigiani, falegnami, fabbri, tagliapietre.
La grande massa della popolazione, che formava la base della società incaica, era costituita da semplici famiglie di contadini che lavoravano la terra e allevavano il bestiame. Per la maggior parte di queste persone non esistevano molte possibilità di elevarsi socialmente attraverso l'istruzione. I bambini non andavano a scuola, ma imparavano dai genitori tutto quello che dovevano sapere. Le scuole erano riservate soltanto ai figli della nobiltà, ai quali venivano insegnato il quechua (la lingua incaica), il diritto, la religione, l'arte della guerra.
Lo stato era basato sulla forza lavoro dei contadini (puric) ed il sistema prevedeva che ciascuno aiutasse il suo prossimo. Tutti lavoravano eccetto i malati, i molto anziani e i molto giovani. I lavoratori non erano pagati in denaro, ma quello che essi producevano veniva suddiviso tra tutti loro mediante il sistema tributario. Il controllo dell'economia si basava su "registri mnemonici", originali oggetti detti "quipu"; consultando questi archivi, che venivano conservati con cura a Cuzco, l'Inca era sempre aggiornato su quale fosse la situazione economica e sociale del paese.
4. Il "Sapa Inca"
Il "Sapa Inca", capo politico, religioso e militare, era venerato in quanto figlio del Sole. Durante le funzioni religiose era coadiuvato da un sommo sacerdote, mentre in quelle militari era accompagnato dai suoi generali; guidava personalmente l'esercito, girava il paese tenendo corti di giustizia, controllando l'amministrazione con la massima severità. Per mantenere inalterate le sue qualità morali, religiose e politiche, il "Sapa Inca" aveva l'obbligo di sposare una sorella (solitamente la maggiore) che prendeva il titolo di "Coya".
Il primogenito del "Sapa Inca" e della "Coya" sarebbe a sua volta diventato il futuro capo. L'imperatore poteva avere anche molte altre mogli ma agli eventuali figli non era riconosciuto il diritto di ereditare il suo titolo. I funzionari avevano più di una sposa, mentre tutti gli altri cittadini dovevano rispettare la più rigorosa monogamia. Il "Sapa Inca" era un sovrano assoluto: i consiglieri, che egli stesso sceglieva, potevano aiutarlo a risolvere i problemi, ma solo la sua parola era legge. Nessuna città o edificio poteva essere costruito senza il suo consenso.
Attraverso frequenti visite, gli amministratori e i governatori delle province lo tenevano informato di tutto quanto accadeva nel suo impero. Egli stesso viaggiavo molto per visitare il suo popolo, anche se restava sempre distante e inavvicinabile. Ogni "Sapa Inca" faceva costruire un proprio palazzo nel centro di Cuzco, dal quale governava l'intero paese. Qui era circondato da oggetti realizzati apposta per lui e servito dalle numerose mogli.
Quando moriva, il suo cadavere veniva imbalsamato e conservato nel palazzo dove i servi continuavano a occuparsi di lui, così come avevano fatto durante la sua vita. una volta l'anno la sua salma era condotta in portantina per le strade della capitale in festa.
5. La vita quotidiana
Il contadino Inca ("puric") iniziava la sua giornata sorbendo grandi quantitativi di "aka" (oggi chiamata "chicha"), una bevanda alcolica ricavata dalla fermentazione del mais. Dopodiché iniziava il duro lavoro dei campi, che si protraeva per tutta la giornata fino a sera. A mezzogiorno la famiglia si riuniva per consumare il secondo pasto della giornata. La cottura dei cibi avveniva per lo più tramite bollitura. Il mais era cucinato dalle donne con erbe fino a che si spaccava: questo piatto tradizionale era chiamato "mote".
La carne di lama, una volta essiccata al sole, veniva trasformata in zuppa o stufato (lucru). Il terzo e ultimo pasto della giornata aveva luogo tra le 4 e le 5 del pomeriggio. La notte trascorreva nell'ascolta, da parte di tutta la famiglia riunita intorno al fuoco, di racconti sulla guerra, sulla religione o altro. Gli uomini approfittavano del tempo libero per riparare gli attrezzi di lavoro, mentre le donne preparavano la "aka" (facevano prima bollire il granoturco, dopodiché lo masticavano e, dopo che la saliva trasformava l'amido in zucchero, lo raccoglievano in dei grossi recipienti facendolo riposare per 1 giorno). Quando la donna Inca non doveva cucinare, filava.
I bambini erano considerati un'insostituibile forza e ricchezza per l'intero paese. La madre allattava i figli fino ai 3 anni di erà circa. Nei primi anni di vita il bambino non veniva chiamato per nome, ma era detto semplicemente wawa. In seguito, durante la cerimonia del "rutu-chicoy" (taglio dei capelli), si attribuiva al fanciullo un nome provvisorio. Quello definitivo (del padre, di uno zio, di un animale ecc.) gli veniva imposto a 14 anni con la raggiunta di pubertà.
Diventato pubere il ragazzo poteva indossare il perizoma. E dopo aver compiuto una serie di riti, il giovane, vestito da guerriero, dichiarava pubblicamente la sua fede al "Sapa Inca". Anche le ragazze raggiungevano la maggiore età verso i 14 anni e ricevevano il loro nome definitivo nel corso di un'apposita cerimonia.
Note
La durata dell'impero sfiora i 500 anni e 13 sono i "Sapa Inca" il cui nome è passato alla storia:
- Manco Càpac (1198-1228)
- Sinchi Roca (1228-1258)
- Lloque Yupanqui (1258-1288)
- Mayta Càpac (1288-1318)
- Càpac Yupanqui (1318-1348)
- Inca Roca (1348-1378)
- Yàhuar Huàcac (1378-1408)
- Inca Viracocha (1408-1438)
- Pachacùtec Inca Yupanqui (1438-1471)
- Tùpac Inca Yupanqui (1471-1493)
- Huayna Càpac (1493-1527)
- Huàscar (1527-1532)
- Atahualpa (1532-1533)