Dall’inizio dell’anno il livello generale dei prezzi di beni e servizi in Italia e nelle maggiori economie occidentali ha ricominciato a salire.
In altre parole, è salito il tasso d’inflazione, inteso come il tasso di crescita dei prezzi misurati in un dato mese rispetto a quelli dello stesso mese un anno prima.
Con ritmi sempre più elevati: a fine 2022 viene stimata al 7,5%, ma ci sono state punte del 9,2% ad agosto e dell’8,9% a settembre.
Gli italiani sono un popolo di risparmiatori (ma, ahimè, con poca competenza finanziaria) e questo ci porta, nel non sapere bene cosa fare, a lasciare i soldi fermi sul conto corrente.
Sono ben 1.700 i miliardi lasciati fermi sui conti correnti (principalmente intestati a famiglie e persone fisiche) e questo ha comportato una riduzione del potere di acquisto (o della capacità di spesa se rende meglio l’idea) di ben 130 miliardi di euro, una cifra che si avvicina al finanziamento del PNRR o a tre importanti manovre finanziarie.
Vista in altro modo, è come se ci fosse stata un’imponente imposta patrimoniale solo che, in questo caso, non ne ha beneficiato nessuno in termini di servizi.
1. COME CAMBIANO I TASSI
Per contrastare l’inflazione, le Banche Centrali (non solo quella europea) stanno inevitabilmente alzando i tassi di interesse.
I tassi d’interesse sono quelli imposti dalle banche centrali ad altre banche quando prestano loro del denaro: in pratica, è il costo del denaro.
Si pensa che alzarli sia l’arma migliore a disposizione delle banche centrali per mettere l’inflazione sotto controllo, perché aumentando il costo del denaro si riducono i fenomeni che portano a un aumento dei prezzi.
Questo porta però a un più difficile accesso al credito non solo per le persone ma anche per le imprese. Anche per chi aveva dei soldi da parte e, nell’incertezza dei mercati, ha deciso di investire in obbligazioni o titoli di Stato ci sono importanti conseguenze.
Sì, perché chi avesse sottoscritto questi strumenti finanziari negli ultimi dieci anni (e fino all’inizio di quest’anno), lo ha fatto in un periodo di tassi particolarmente bassi (spesso anche negativi) per cui, avesse necessità di disinvestire prima della scadenza, si troverebbe con una cospicua perdita in conto capitale.
Questo perché, visti gli attuali tassi, sul mercato ora ci sono, a parità di altre condizioni, titoli obbligazionari che promettono cedole più alte e questo, inevitabilmente, porta a dover diminuire il prezzo del titolo di chi vuole vendere.
2. COSA POSSIAMO FARE OGGI PER TUTELARE I NOSTRI RISPARMI?
Partiamo da cosa non fare: lasciare le proprie disponibilità economiche ferme in liquidità sui conti correnti è la soluzione peggiore.
Per tutelare il nostro potere d’acquisto, invece ci vengono in aiuto le soluzioni finanziarie proprie del risparmio amministrato o del risparmio gestito.
Con le prime si intendono azioni, obbligazioni o Titoli di Stato. Si tratta di prime forme di investimento che troviamo all’interno del “dossier titoli” della nostra banca.
Le azioni rappresentano una parte del capitale di rischio di una società, si diventa soci a tutti gli effetti (con tanto di diritto di voto, ovviamente pro quota, in assemblea) e si partecipa allo stacco dei dividendi.
Si può decidere di investire in azioni cosiddette value, ovvero che rappresentano una crescita stabile nel tempo, o in azioni growth che quindi si stima possano avere crescite importanti ma... come tutte le cose se è alta la probabilità di salita del loro valore dobbiamo sapere che è altrettanto alta la probabilità di discesa e quindi di perdita.
Valutare bene l’acquisto di un’azione vuol dire analizzarne bene i bilanci e le prospettive future (cose non così semplici da fare in pratica).
Le obbligazioni sono da considerarsi, da questo punto di vista, strumenti più semplici da valutare perché, non considerando il rischio di default (cioè di fallimento) dell’emittente, si tratta di strumenti abbastanza semplici (almeno nella loro forma originale visto che sul mercato si possono trovare varie tipologie di obbligazioni) in quanto identificano un prestito in favore di una azienda (o di uno Stato come i Titoli di Stato) dove, a seguito di una somma iniziale tipicamente inferiore a 100 euro, vengono riconosciuti dei pagamenti periodici, le cosiddette cedole, e la restituzione di 100 € al termine del periodo individuato.
Detta così sembra anche uno strumento semplice da analizzare e, quindi da acquistare ma... cosa avviene se mi dovessi trovare a disinvestire prima della scadenza naturale dell’obbligazione? Come abbiamo detto, dovrei venderle “al mercato” e non sempre i prezzi sono fissi e convenienti.
L’aumento dei tassi di interesse porta il potenziale acquirente a scegliere di comprare delle obbligazioni con cedole di un valore più alto rispetto alle mie e riuscirei a convincerlo ad acquistare le mie cedole con tassi più bassi solo vendendo le obbligazioni a un prezzo più basso.
3. IL RISPARMIO GESTITO
Considerata la difficoltà di gestire in autonomia i propri soldi individuando direttamente i singoli strumenti in cui investire, la soluzione più efficace, e sicuramente consigliabile anche in contesti particolari come questi, è quella di rivolgersi ai professionisti e investire i propri soldi in strumenti propri del risparmio gestito come i Fondi Comuni di Investimento.
Con la premessa che nessuno di questi strumenti può dare “certezze assolute” di rendimento (ma che mantenendo fermo il proprio orizzonte temporale di investimento le possibili sorprese negative diminuiscono significativamente), in questo caso ci si affida a un gestore professionale che, rispettando normative a tutela del risparmiatore e controlli da parte delle autorità di vigilanza, investirà nel pieno rispetto del regolamento del fondo.
Vista l’elevata disponibilità di fondi comuni, il consulente finanziario è la guida adatta per individuare il giusto mix di soluzioni in modo da trovare il proprio personale equilibrio rischio/ rendimento.
Esistono infatti fondi monetari con basse volatilità (ma dai quali non aspettarsi ritorni interessanti), fondi obbligazionari, bilanciati, flessibili o fondi azionari dove è più facile avere un ritorno in termini economici, guadagnare ma anche trovarsi nella situazione di avere un controvalore inferiore a quanto versato inizialmente (“sui mercati non esistono guadagni facili” è la prima regola da sapere quando si investe, quindi diffidate da bitcoin e criptovalute).
Secondo gli ultimi dati, oggi i sottoscrittori di Fondi comuni di investimento in Italia sono oltre 12 milioni e la metà di questi, poco più di sei milioni, lo hanno fatto investendo cifre inferiori ai 14.000 €.
Dato che dimostra come lo strumento del fondo comune rappresenti una valida forma di investimento anche per chi ha una bassa disponibilità economica (giovani e non solo).
4. IL RISCHIO E I CONSIGLI
- IL RISCHIO È UN FATTORE SOGGETTIVO
Quando decidi di investire devi:
• QUANTIFICARE LA PERCENTUALE DEL PATRIMONIO INVESTITO che sei disposto a perdere in un determinato periodo di tempo, se le condizioni di mercato non si rivelassero favorevoli
(“capacità di rischio” o “rischio oggettivo”); tale percentuale dipende dalla tua situazione economica corrente e dalle tue prospettive reddituali.
• VALUTARE IL RISCHIO DELL’INVESTIMENTO PROPOSTO, cercando di evitare che la tua percezione del rischio sia falsata da variabili, quali: la modalità di rappresentazione dell’informazione di prodotto, giudizi affrettati, esiti delle scelte pregresse ecc.
• DEFINIRE IL TUO GRADO DI “TOLLERANZA AL RISCHIO”, ossia la tua capacità emotiva di assumere rischi e affrontare situazioni di incertezza; il livello di tolleranza al rischio di ciascun individuo dipende da molteplici fattori, quali: la personalità e le inclinazioni individuali, lo specifico stato emotivo, il genere o il livello di cultura finanziaria.
- I CONSIGLI
Indipendentemente dallo strumento che sceglierai per proteggere il tuo potere d’acquisto e gestire al meglio i tuoi risparmi, i consigli migliori per farlo sono i seguenti:
• DIVERSIFICARE E DARSI UN ORIZZONTE TEMPORALE ABBASTANZA LUNGO.
Questo è importante, sia perché consente da un lato, grazie al vantaggio della diversificazione, di diminuire la volatilità e quindi il rischio dell’investimento e dall’altro permette di beneficiare di ritorni economici più importanti grazie all’interesse composto.
• AFFIANCARE ALL’INVESTIMENTO IN UN’UNICA SOLUZIONE (PIC) ANCHE UN PAC, cioè un piano di accumulo che, fra gli altri vantaggi, consente di non prendersi il rischio di entrare sul mercato al momento sbagliato proprio perché l’acquisto viene spalmato su più tempo.
5. TITOLI DI STATO, FONDI COMUNI DI INVESTIMENTO E UN AIUTO IN PIÙ
• FONDI COMUNI DI INVESTIMENTO
Sono simili a grandi “salvadanai”, creati e gestiti da una società di gestione del risparmio (Sgr) che raccoglie i capitali di risparmiatori piccoli e grandi e li investe sui mercati finanziari.
L’obiettivo è quello di diversificare l’investimento, rispetto a quanto si otterrebbe investendo in un unico strumento finanziario, e creare valore nel tempo.
• I TITOLI DI STATO
Sono obbligazioni emesse dai governi per il finanziamento del proprio Paese e delle sue attività istituzionali.
In Italia sono emessi dal ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) attraverso il Dipartimento del Tesoro e rappresentano un prestito allo Stato da parte dei sottoscrittori.
• UN AIUTO IN PIÙ
Nell’attuale momento storico di incertezza c’è grande interesse a capire come districarsi tra le scelte finanziarie da adottare per affrontare meglio sia l’oggi sia il domani. Le banche e i promotori finanziari lo hanno ben capito e infatti stanno puntando sull’“Educazione economica” e sulle guide digitali al risparmio intelligente.
Avvera ne è un esempio ed è nata su questo filone. Società di credito al consumo legata all’esperienza di Credem che si occupa di prodotti finanziari destinati a famiglie e privati (mutui, prestiti, cessione del quinto ecc.), a seguito della pandemia, ha creato un portale dedicato (educazionefinanziaria.avverafinanziamenti.it) nel quale un’assistente virtuale chiamata
Vera ha l’obiettivo di spiegare in modo semplice e preciso una tematica che si vuole approfondire o un termine che non si conosce.
Si approfitta insomma della tecnologia digitale per entrare in maniera più facile e diretta a contatto con l’utente, per dargli nuovi strumenti di gestione del proprio risparmio e dei propri investimenti.