Virginia Woolf l’ha definita “l’artista più perfetta tra le donne” mentre un maestro della provocazione come D.H. Lawrence la considerava “davvero inglese, nel senso più mediocre e snob del termine”.
Rudyard Kipling le ha dedicato un racconto, mentre Mark Twain non ha avuto mezze misure: “Ogni volta che leggo Orgoglio e pregiudizio mi viene voglia di dissotterrare la Austen e di colpirle il cranio utilizzando la sua tibia”.
Tra fan e detrattori una cosa è certa: a più di 200 anni dalla scomparsa della scrittrice inglese nessuno ha influenzato come Jane Austen (1775-1817) il modo di raccontare sentimenti e relazioni nei feuilleton, nel romanzo d’appendice e poi al cinema e in tv.
1. Biografia scarna
Una popolarità che non accenna a diminuire col passare del tempo ma che fa a pugni con un’altra realtà: Jane Austen è un personaggio avvolto nel mistero.
Della sua vita si sa pochissimo e, come se non bastasse, l’amatissima sorella Cassandra bruciò la maggior parte della sua corrispondenza.
Un falò fatto ad arte, probabilmente, per nascondere al mondo l’animo di Jane, le sue passioni, le sue idee. Un eccesso di pruderie che lasciò al nipote spazio per un’edulcorata biografia della celebre zia (Ricordo di Jane Austen, Sellerio) con un incipit poco invitante: “La sua vita fu singolarmente povera di eventi. Il suo quieto corso non fu interrotto che da pochi cambiamenti e da nessuna grande crisi”.
A dispetto di quell’immagine da zitella di campagna, però, Jane a soli 12 anni era già un’autrice da antologia, anche se a quell’epoca (tra ’700 e ’800) era considerato disdicevole che una donna covasse l’ambizione di scrivere un romanzo e tanto più di pubblicarlo.
Una calma piatta che contrasta col fatto che Jane scelse, andando contro le convenzioni della sua epoca, di rimanere single a vita e di “vivere della propria penna”, come amava dire. E contrasta, soprattutto, con la personalità brillante e ironica che emerge dai suoi romanzi.
Ecco, forse più delle note biografiche sono i suoi capolavori e i suoi personaggi (come i protagonisti di Orgoglio e Pregiudizio Mr Darcy ed Elizabeth Bennet) a raccontarci chi era veramente l’arguta scrittrice.
Cominciamo allora dall’inizio, dalla nascita nel 1775 in un piccolo villaggio dello Hampshire, in quella provincia inglese ben lontana dai fasti londinesi che farà poi da palcoscenico ai suoi libri.
Il padre era un pastore anglicano e si occupò direttamente dell’educazione della ragazza, anticipando in questo il signor Bennet di Orgoglio e pregiudizio che a sua volta nel romanzo si dedica all’istruzione delle figlie (mentre con impagabile levità si destreggia in un folle universo familiare tutto femminile).
La famiglia di Jane faceva parte della borghesia, ed è proprio di questo mondo e dei suoi tipi umani che la Austen si occupò in tutti i suoi romanzi, come sottolineò un suo grande ammiratore, Giuseppe Tomasi di Lampedusa:
“La Austen ha voluto parlare soltanto di ciò che conosceva molto bene, dell’alta borghesia inglese della fine del Settecento. La sua classe l’ha ritratta in modo superiore e, soprattutto, in modo assolutamente spregiudicato sotto il costante velo delle buone maniere sue di scrittrice. Essa è completamente priva d’illusioni: di ogni azione apparentemente disinteressata essa vi mostra, in una mezza frase, i motivi egoistici”.
2. Prosa caustica
Jane Austen era tutt’altro che una ragazza candida. Dietro le buone maniere, sapeva essere sottile e spesso anche terribilmente crudele.
Partecipava alle feste mondane, che tante volte ritrasse nei suoi libri, solo perché erano l’unico momento di svago concesso a una ragazza.
Ma anche una vetrina dove ipocrisie e debolezze altrui non potevano sfuggire alla sua lingua tagliente. In una pagina del suo diario annotò di aver incontrato a un party una ragazza buffa che chiamò: “Un bizzarro animale con un collo bianco”.
Spesso c’era un po’ di invidia in questi commenti, ma soprattutto la voglia di mettere alla berlina il panorama umano che la circondava.
Scrisse Virginia Woolf: “personaggi stupidi, snob, mondani, i suoi Mr Collins, i suoi Walter Elliot, le sue Mrs Bennet. Austen li colpisce con frasi sferzanti come fruste, [...] e sembra che essi nascano solo per il suo supremo diletto di tagliar loro le teste”.
Probabilmente anche le sue dolorose vicende personali, che poi ritorneranno nei suoi scritti, avevano indurito il suo carattere. Il padre morì improvvisamente nel 1805 e lei, la sorella e la madre si ritrovarono prive di mezzi e alla mercé della (scarsa) generosità dei parenti più prossimi.
Tutte le donne di casa Austen furono così costrette a trasferirsi in un cottage nella campagna di una provincia ancora più remota (nel villaggio di Chawton, nello Hampshire, nella foto sotto), proprio come accade alla signora Darshwood e alle sue tre figlie nel romanzo Ragione e sentimento.
3. Più ragione che sentimento
Perché allora non si sposò come facevano le eroine dei suoi romanzi?
Per rispondere a questa domanda gli studiosi si sono lanciati nelle ipotesi più diverse: per una sorta di femminismo ante litteram o per un legame morboso con la sorella Cassandra, anche lei rimasta nubile.
Si favoleggia di un suo amore, giovanile e sfortunato, per il politico irlandese Thomas Lefroy, vicenda al centro del film Becoming Jane (2007) con Anne Hathaway.
La storia non sarebbe andata a buon fine a causa delle pressioni di uno zio di lui, desideroso per il nipote di un matrimonio più altolocato. Insomma, Jane si sarebbe ritrovata più o meno nella situazione di Marianne Dashwood, lasciata dall’amato John Willoughby per un partito migliore.
Molto più prosaicamente, dai suoi romanzi si capisce che Jane Austen vedeva i benefici di un matrimonio soprattutto dal punto di vista strettamente finanziario.
Questo episodio, infatti, dà bene l’idea di come la Austen si accontentasse difficilmente di un marito qualsiasi: quando visse a casa della famiglia Bigg con la sorella Cassandra, nel 1802, Harris Bigg-Wither chiese la sua mano.
Inizialmente Jane accettò, ma dopo una notte insonne tornò sulla sua decisione, e rifiutò la proposta non ritenendola all’altezza delle sue aspettative.
Un po’ come fa Elizabeth Bennet declinando senza mezzi termini la proposta del signor Collins in Orgoglio e pregiudizio.
Ed è quasi sicuro che anche nel caso dell’offerta di matrimonio di Tom Lefroy sia stata proprio la Austen ad abbandonare l’uomo, perché lo riteneva solo un avvocato di vaghe speranze.
4. Le ultime danze
In Jane alla fine la ragione prevalse sempre sul sentimento e l’orgoglio andava di pari passo con una buona dose di pregiudizi, immancabili in una società classista come era quella inglese a cavallo tra Settecento e Ottocento.
Le sue giornate dopo i vent’anni cominciarono a trascorrere come nei suoi romanzi: passeggiate, tè delle cinque, ricamo, scrittura.
Forse i momenti in cui traspare la sua anima più intima e appassionata sono le rare occasioni di festa, i balli della stagione invernale quando tutto il vicinato si ritrovava nei grandi saloni e donne e uomini, danzando, finalmente si mescolavano.
Una danza che la scrittrice ballò sempre più da sola, negli ultimi anni della sua breve vita, presa più dai suoi romanzi che comparivano con la semplice firma “by a Lady”, perché era sconveniente che una giovane donna scrivesse.
E soprattutto che scrivesse con tanto malizioso divertimento di intrecci amorosi, commerci matrimoniali e relazioni tra i sessi. A 40 anni fu pubblicata da un editore londinese, ma la sua salute era ormai compromessa.
Jane Austen morì il 18 luglio 1817 a soli 41 anni e venne sepolta nella cattedrale di Winchester dove, ancora oggi, è possibile visitare la sua tomba. Non si conoscono le ragioni del decesso. Si sa solo che ebbe un malore e che poco tempo dopo morì.
Questa mancanza di notizie ha stuzzicato gli studiosi e gli appassionati di letteratura inglese. Secondo molti la sua scomparsa fu dovuta al morbo di Addison, una malattia ormonale oggi curabile ma all’epoca sconosciuta.
C’è chi parla di un’infezione intestinale per aver bevuto latte crudo, chi di cancro. L’ipotesi più intrigante, però, è nata da un’inchiesta condotta su un paio di occhiali ritrovati sulla scrivania dell’autrice e donati alla British Library.
Sulla montatura sono state trovate tracce di arsenico. È noto che l’autrice, negli ultimi anni, soffriva di cataratte: altro indizio inquietante, perché questo disturbo alla vista è compatibile con un’intossicazione da arsenico.
Qualcuno la avvelenò, allora, come nel più classico dei romanzi d’appendice? Probabilmente la Austen entrò accidentalmente in contatto con la terribile sostanza all’epoca presente in molti medicinali, nell’acqua e anche nella carta da parati. Impossibile però essere certi che sia stato un caso di avvelenamento mortale.
5. Una galleria di varia umanità
I romanzi della Austen non hanno solo fornito materiale per film e serie televisive.
Hanno anche creato una galleria di personaggi stereotipati ormai immancabili in ogni soap, fiction o situation-comedy che si rispetti.
- Il bellimbusto rubacuori
Insostituibile personaggio di bell’aspetto, che con il suo fascino e il suo spirito seduce le signorine romantiche per poi lasciarle quando la situazione si fa spinosa e si prospetta il matrimonio.
La fuga a gambe levate precede sempre una nuova avventura galante. Appartengono a questa categoria l’attraente John Willoughby di Ragione e sentimento e George Wickham di Orgoglio e pregiudizio.
- La madre invadente
Jane Austen era infastidita dalle attenzioni materne. Vedeva le madri del suo tempo solo intente a sistemare le figlie e a intrigare per combinare matrimoni. Il prototipo di tutti questi personaggi è sicuramente Mrs Bennet di Orgoglio e pregiudizio.
- L’arrampicatrice sociale e il cacciatore di dote
Nel mondo della Austen ci si sposava soprattutto per interesse. Non mancano quindi signorine disposte a un matrimonio infelice pur di garantirsi un futuro di benessere e “gentiluomini” a caccia di doti con cui finanziare i propri vizi.
Appartengono a queste categorie il personaggio di Lucy Steele in Ragione e sentimento e William Elliot, disposto a tutto per un patrimonio da sperperare, in Persuasione.
- La pettegola intrigante
La scrittrice inglese si è divertita a delineare questo genere di donne, immancabili nei salotti della buona società. Tipi umani che non perdono l’occasione per ficcare il naso e raccontare ai quattro venti le faccende altrui.
A questa categoria appartengono la signora Jennings di Ragione e sentimento, l’ineffabile Mrs Bennet di Orgoglio e pregiudizio ed Emma, la protagonista del romanzo omonimo.
- Il padre assente
I padri della Austen sono morti come in Ragione e sentimento oppure sono persi nel loro mondo e totalmente disinteressati alle cose concrete. Mr Bennet, per esempio, preferisce trascorrere il suo tempo immerso nella lettura mentre Mr Woodhouse, padre di Emma, è un ipocondriaco che si preoccupa solo della propria salute.
- Le vittime designate
Sono i personaggi candidi che nei romanzi della Austen si dimostrano fiduciosi nel genere umano fino all’eccesso e che per questo sono destinati a incassare duri colpi, prima della rivincita finale.
Appartengono a questa categoria Jane Bennet e Mr Bingley in Orgoglio e pregiudizio, il colonnello Brandon in Ragione e sentimento.