Violento, razzista, rivoluzionario, schiavista, con un comportamento al limite della psicopatia.
John Wesley Hardin fu un vero figlio del Texas ottocentesco dopo la Guerra Civile, quando la violenza chiamava violenza, in un contesto sociale disastrato e dove la ricostruzione era osteggiata in ogni modo.
Con almeno quaranta cadaveri sulla coscienza, John Wesley Hardin fu probabilmente uno dei più feroci pistoleri del West.
Ma anche un esempio di ravvedimento, divenendo avvocato mentre era in carcere. Ma chi era veramente John Wesley Hardin, uno dei più spietati pistolero del West che fu avvocato? Scopriamolo insieme.
1. Fu un vero figlio del Texas
Violento, razzista, rivoluzionario, schiavista, con un comportamento al limite della psicopatia.
John Wesley Hardin fu un vero figlio del Texas ottocentesco dopo la Guerra Civile, quando la violenza chiamava violenza, in un contesto sociale disastrato e dove la ricostruzione era osteggiata in ogni modo.
John nacque a Bonham il 26 maggio 1853, figlio di un pastore metodista. Già da piccolo dimostrò un carattere selvaggio e violento e ad appena 15 anni, nel novembre del 1868, si macchiò del suo primo omicidio, quello di un ex schiavo che lo aveva minacciato con un bastone.
Prima che l’anno finisse, uccise altri tre uomini in un agguato: tra questi, due soldati che avevano ricevuto l'incarico di arrestarlo. Ma la sua carriera di assassino era solo agli inizi.
Altri morti (almeno una mezza dozzina) se li lasciò alle spalle prima di unirsi ai fratelli Clements, nel 1871. Quel l’anno Hardin lo passò lungo la pista Chisholm, a trasportare una mandria di longhorn fino ad Abilene, in Kansas, che all’epoca era l'affollato traguardo delle transumanze di bestiame verso nord.
Secondo le sue memorie, anche durante la marcia la sua pistola non rimase placidamente nella fondina, ma fu spietatamente usata per uccidere cinque uomini, alcuni dei quali messicani e indiani.
Nella foto sotto, John fotografato da ragazzo: l’immagine fu inviata da sua sorella Elizabeth, detta Bess, a un nipote, e reca sul retro questa dicitura: “Your Uncle John Wesley, he was 17 yrs of age” (Tuo zio John Wesley a 17 anni).
2. Contro Hickok
John giunse ad Abilene (il cui marshal, in quel periodo, era il celeberrimo Wild Bill Hickok) giusto in tempo per dare vita a una delle tante leggende della storia del West.
Sembra infatti che Ben Thompson, pistolero texano proprietario di case da gioco e saloon, avesse ingaggiato Hardin per uccidere Wild Bill, con cui stava avendo degli screzi.
Ciò può anche essere vero, ma è quel che (si dice) successe a lasciare molti dubbi: pare infatti che Hickok, al momento di arrestare Hardin, gli abbia chiesto le pistole, e che questi, nell’atto di porgergliele tenendole per la canna, le abbia fatte girare su se stesse trovandosele così, in un batter d’occhio, ben impugnate e puntate dritte contro il marshal.
Costui avrebbe fatto un passo indietro e alla fine, capita l’antifona, invitato il texano a farsi una bevuta invece che arrestarlo.
È davvero poco credibile che un uomo dell’esperienza di Wild Bill, che conosceva non solo il suo mestiere ma anche le armi e la mentalità del pistolero, si sia fatto gabbare in quel modo e, soprattutto, che abbia chiesto la consegna delle pistole a un uomo così pericoloso, senza spianare l’arma per primo.
E' più probabile che Hardin abbia rifiutato la richiesta di Thompson e, conoscendo la fama di Hickok, se ne sia stato alla larga.
Tuttavia, nell’estate di quello stesso anno John tornò ad Abilene, dove uccise un amico allevatore, Charles Couger, solo perché russava e gli disturbava il sonno: sparando attraverso la parete che divideva le stanze (con l'intenzione di svegliarlo) colpì il poveruomo alla testa, freddandolo all'istante.
Così, fu costretto a scappare nottetempo dalla cittadina per evitare l’arresto.
3. Ritorno in Texas
John tornò in Texas e sposò Jane Bowen (foto a sinistra), ma fu arrestato dallo sceriffo della contea di Cherokee, Dick Keagan.
Evaso dalla prigione, si nascose nella contea di DeWitt, dove trovò rifugio nel ranch dei cugini Clements, che già da anni erano coinvolti nella faida tra i Sutton e i Taylor, spalleggiando questi ultimi.
In quel periodo, Hardin uccise lo sceriffo Jack Helm e il vice J.B. Morgan, poi lasciò le ostilità e si trasferì con la famiglia nella contea di Comanche.
Lì le autorità locali lo lasciarono in pace, nonostante avesse una taglia sulla testa, ma dalla vicina contea di Brown arrivò il vicesceriffo Charles Webb per arrestarlo.
Il 26 maggio 1874, Hardin e Webb s incontrarono in un saloon di Comanche: il vicesceriffo volle fare il furbo, cercando di sparare al texano alle spalle, ma questi fu più veloce, estrasse la Colt e gli piantò una pallottola in testa.
Sebbene ferito, l'uomo di legge continuò a sparare, così due amici di Hardin lo finirono crivellandolo di pallottole. Fu l'ultima uccisione di Hardin, probabilmente la quarantesima. A quel punto, la sua alternativa era la fuga. Lasciò il Texas e si rifugiò in Florida.
Per tre anni, sceriffi, agenti dell’agenzia Pinkerton e Texas Rangers gli diedero la caccia senza sosta, finché uno di loro, il duro John B. Armstrong, riuscì a localizzarlo e a bloccarlo su un treno alla stazione di Pensacola.
Armstrong dovette sparare a due accompagnatori di Hardin prima di riuscire a mettergli le manette: e fu fortunato, perché il pistolero provò a difendersi, ma il revolver gli rimase impigliato nelle bretelle.
Nella foto sotto, un’illustrazione dell’arresto di Wes Hardin alla stazione di Pensacola, mentre viaggiava su un treno con alcuni compari, rimasti uccisi durante la colluttazione.
4. Redento attraverso la legge
Trasferito in Texas, John fu condannato a venticinque anni di lavori forzati nel carcere di Huntsville.
Ne scontò solo sedici prima di essere liberato per buona condotta, nel 1894. In prigione aveva preso una laurea da avvocato e scritto la sua biografia.
Hardin aprì uno studio legale a El Paso, ma l’attività durò poco, perché presto ricadde nel vizio dell’alcol e del gioco d’azzardo, tanto che venne condannato a pagare una multa per favoreggiamento del gioco del “faraone”, molto in voga all’epoca. Nella foto sotto, il biglietto da visita del pistolero quando faceva l’avvocato a El Paso.
Quando una certa Helen Bulah McRose, con cui John viveva, venne arrestata per vagabondaggio dal poliziotto John Selman, per Hardin fu l’inizio della fine.
Il 19 agosto 1895, stava giocando a dadi al bancone di un saloon di El Paso quando venne colpito alle spalle da John Selman Sr., vecchio pistolero e padre del poliziotto che aveva arrestato la sua “fiamma” pochi giorni prima.
Il vecchio Selman temeva che Hardin potesse rivalersi sul figlio, così decise di porre fine all’esistenza dello spietato pistolero piantandogli una palla di piombo in mezzo alla nuca.
Nella foto sotto, John Selman Sr. a destra e John Wesley Hardin a sinistra.
5. Morte di un fuorilegge
Erano circa le 11 di sera del 19 agosto 1895, un giorno apparentemente tranquillo, quando Hardin incontrò la pallottola che gli fu fatale.
Il pistolero dava le spalle alla porta dell'Acme Saloon e stava giocando a dadi contro un droghiere.
L'ultimo lancio fu seguito da quelle che furono le sue ultime parole: «Dovrai battere i miei quattro sei!», disse a Brown prima di stramazzare al suolo, fulminato da una pallottola alla nuca sparatagli da John Selman Sr.
Mentre Hardin cadeva, Selman sparò altri tre colpi: uno colpì il pavimento, il secondo il braccio destro di Hardin e l'ultimo il suo petto.
Nella fotografia mortuaria scattata dopo il decesso sono visibili i fori; anche quello della pallottola fatale, che gli trapassò la testa e uscì dall'occhio sinistro.
Selman dichiarò, in seguito, di aver lanciato un grido d'avvertimento a Hardin prima di sparare, e che il foro di proiettile nell'occhio, in realtà, era quello d'entrata, facendo credere in quel modo che al momento dello sparo la vittima fosse riuscita a girarsi verso il suo assassino.
Selman fu scagionato, ma l'anno dopo fu a sua volta ucciso, durante una sparatoria, da un certo George Scarborough.
Nella foto sotto, la tomba di Hardin al Concordia Cemetery, El Paso, Texas, Stati Uniti.