In autunno i nostri giardini ci regalano ancora un grande assortimento di fiori dai colori vistosi, colorati e appariscenti:
sono tagetes, rose, zinnie, astri, cappuccine, verbene, calendule, gladioli ecc., ma quelli che più riempiono di gioia la nostra vista sono le coloratissime dalie le cui sfumature sono pressoché illimitate ed inesauribili.
Una delle peculiarità basilari della dalia è, infatti, la massima mutabilità e variabilità, che permette la creazione di moltissime varietà, diverse nel colore e nella forma dei fiori nonché nel portamento della pianta.
Le dalie sono piante robuste che non si ammalano quasi mai. Piccola o grande, raffinata o sgargiante: ce n’è una per ogni occasione. Per avere delle belle fioriture dobbiamo darle molta luce, sole e acqua.
Una delle caratteristiche principali della dalia è, infatti, l’estrema variabilità, che dà la possibilità per la realizzazione e attuazione di infinite varietà, diverse nel colore e nella forma dei fiori nonché nel portamento della pianta.
Oggi vedremo la storia, le diverse classificazioni, la coltivazione, la moltiplicazione e tante altre cose, su questo elegantissimo fiore, simbolo di femminilità e riconoscenza verso la persona a cui viene data in dono.
1. La storia
La dalia fu scoperta in Messico dove era chiamata dagli Aztechi “cocoxochitil”.
Nelle regioni montuose più impervie del Messico e del Guatemala cresceva infatti spontanea e i popoli che vi abitavano usavano mangiare la farina ricavata dal tubero, dopo averla tostata su pietre roventi.
Quando verso la fine del ‘700 le prime dalie arrivarono in Europa, gli Spagnoli trovarono i tuberi duri e acidi, assolutamente immangiabili, ma allo stesso tempo furono attratti dalla bellezza dei fiori e dunque ne spostarono la coltivazione dall’orto al giardino.
L’abate Cavanilles, direttore del Giardino botanico di Madrid, battezzò il fiore con il nome di Dalia, in onore di Andreas Dahl, discepolo del famoso naturalista svedese Linneo.
Se la fama della dalia era passata dalla Spagna in Francia e in Inghilterra, in Germania vi arrivò dal Messico.
A Berlino infatti nel 1804 alcuni semi diedero origine a delle piccole dalie che vennero chiamate per diverso tempo “Giorgine” in onore del botanico russo Georgi e che furono le progenitrici delle dalie amate e coltivate da Goethe.
Si sa infatti che il poeta tedesco ebbe per questi fiori (insieme ai garofani e alle altee), una vera predilezione: ne andava a scegliere le varietà personalmente dagli orticoltori e se ne riempiva la casa con grandi mazzi.
In Italia la dalia fece la sua prima comparsa nel 1810 a Marengo e da lì si diffuse in tutto il paese. Da allora la coltura delle dalie si è diffusa in tutto il nostro Continente ed ora se ne contano circa settemila varietà!
2. Classificazioni
Fiore semplice per sua natura, a dispetto dell’enorme manipolazione genetica cui è stato sottoposto, la dalia non ha perso l’originaria caratteristica di rusticità, cioè di resistenza ed adattabilità.
Oggi è impossibile contare esattamente il numero di dalie esistenti, tra specie, varietà e successivi incroci.
Certo è che l’incontro tra la Dalia variabilis e le Georgine tedesche diede origine, a cavallo tra l’800 e il ‘900, a migliaia di varietà.
È del resto nell’800 che si scatenò la frenesia per la dalia, si accellerarono gli scambi tra i paesi e si bandirono concorsi per la creazione della Dalia blu, che però ancora oggi nessuno è riuscito ad ottenere.
Dato il gran numero di forme visibili nelle esposizioni e nelle mostre, le dalie da giardino vengono classificate in gruppi:
- dalie a fiore semplice (forse le più simili a quelle degli Aztechi) con una sola fila esterna di raggi sovrapposti e al centro i fiori del disco;
- dalie astro, simili alle precedenti, ma con i raggi appuntiti non sovrapposti;
- dalie a collarino, simili a quelle del primo gruppo, ma con un anello (o collare) supplementare di linguette frastagliate attorno al disco centrale, di un colore diverso;
- dalie a fiore d’anemone, con il bottone centrale piuttosto rigonfio, ricco di fiori tubulosi eretti;
- dalie a fiore di peonia (o semidoppie), con pochi giri di petali intorno al bottone centrale, dal quale emergono molti fiori a linguetta;
- dalie decorative, con grandi infiorescenze doppie molto ampie (fino a 30 cm di diametro) senza disco centrale;
- dalie show, con fiori doppi e petali arrotolati disposti a rosetta compatta e struttura regolare;
- dalie pompon, come le precedenti ma con fiori più piccoli (5 cm di diametro);
- dalie cactus, dall’aspetto “spinoso”, con fiori doppi e petali sottili, appuntiti e ripiegati lungo l’asse longitudinale.
3. La coltivazione
La dalia è facile da coltivare, dà ottimi risultati a chi non è esperto, è una pianta robusta che si ammala pochissimo.
Anche se è buona abitudine togliere il tubero dal terreno a fioritura ultimata, per vederlo poi rifiorire l’anno successivo, nelle regioni a clima caldo è possibile evitare quest’operazione e lasciarlo nel terreno anche durante tutto l’inverno.
La dalia ha bisogno di molta luce e di sole ma allo stesso tempo anche di molta acqua.
Il terreno può essere di qualunque natura, pur ché precedentemente ben lavorato, nutrito con concimature abbondanti, meglio se di letame, soprattutto prima dell’interramento dei tuberi.
Evitiamo i concimi azotati che stimolano la produzione eccessiva di foglie. Invece l’aggiunta nel terreno di farina d’ossa, un concime a lenta cessione che si può comprare nei vivai, serve per rafforzare gli elementi nutritivi in esso contenuti.
Fine marzo o inizio aprile è il momento ideale per mettere in terra i tuberi.
Ricordiamoci di tenere una distanza tra l’uno e l’altro di circa settantacinque centimetri per tutte le varietà, ad eccezione del tipo “a pompon” cui bastano sessantacinque centimetri e quarantacinque per le varietà nane.
La profondità del buco per i tuberi non deve superare i quindici centimetri.
Se vogliamo piantare delle varietà alte, sistemiamo nel terreno vicino al tubero un tutore, ovvero un bastone in legno o canna, non molto alto in modo che non si veda troppo.
Le dalie crescendo lo useranno come sostegno. È meglio fare questa operazione nel momento in cui piantiamo i tuberi e non quando la pianta è già spuntata: eviteremo così di danneggiare le radici.
Appena i getti raggiungono i dieci centimetri, sfoltiamoli lasciando solo i tre più robusti e tagliando gli altri a livello del terreno. Ripetiamo l’operazione man mano che ne spuntano di nuovi.
Quando i getti che abbiamo lasciato crescere saranno alti una ventina di centimetri circa, procediamo alla cimatura, cioè al taglio della punta, per irrobustire la pianta. Non appena sarà necessario leghiamo gli steli ai tutori con della rafia o del cordino.
4. La “sbocciolatura”
Per quanto riguarda la “sbocciolatura”, possiamo farla solo per le varietà a fiore grande o medio (mai per le nane) e nel caso in cui vogliamo ottenere da ciascuna pianta un unico fiore gigante.
L’operazione non è difficile: in cima alla pianta, dopo la cimatura, si formerà un gruppo di bottoni, cioè boccioli non ancora aperti.
Manteniamo quello centrale ed eliminiamo i due sottostanti e i due getti ancora sotto, in modo che il nutrimento vada direttamente a quell’unico grande bottone in cima.
Per convogliare la linfa e risparmiare le forze, eliminiamo poi sistematicamente i fiori appassiti.
A fioritura ultimata, salvo che per le regioni a clima caldo, togliamo i tuberi dal terreno, mettiamoli ad asciugare e poi a riposo in un locale fresco tra sabbia asciutta. Per avere delle belle fioriture dobbiamo darle molta luce, sole e acqua.
Una delle caratteristiche principali della dalia è, infatti, l’estrema variabilità, che permette la creazione di moltissime varietà, diverse nel colore e nella forma dei fiori nonché nel portamento della pianta.
Per valorizzare aiuole o piccoli bordi meglio scegliere dalie di taglia media, mentre le nane sono perfette per il giardino roccioso.
I miscugli cromatici possono essere di grande effetto, ma attenzione agli abbinamenti. Mescoliamo tra loro le tonalità calde (giallo, rosso, porpora, bronzo e arancio) o i toni freddi del lilla-viola, bianco, rosato.
La malattia più pericolosa per questa pianta è il mosaico della dalia. Si tratta di un virus che si manifesta con alterazioni di colore delle foglie disegnandone sui lati una specie di mosaico. In questo caso non c’è che estirpare e bruciare la pianta colpita.
5. La moltiplicazione
La moltiplicazione per tubero avviene solitamente a marzo-aprile (dopo aver messo i tuberi in precoltura su dei vassoi di torba in un luogo caldo e soleggiato) e si effettua dividendo i tuberi in più pezzi.
Facciamo attenzione che ciascuno di essi sia provvisto di un “occhio”, ovvero di una gemma, e poi mettiamoli in terra.
Durante l’estate possiamo fare anche delle talee. Stacchiamo dalla pianta con un coltello dei rami laterali lunghi circa dieci centimetri, senza fiori, e ripiantiamoli poi in un po’ di terra.
Le varietà nane o quelle a fiore semplice durano un solo anno. Possiamo seminare le dalie tra febbraio e marzo su vassoi di plastica con un miscuglio di torba o sabbia.
Quando spunteranno le prime piantine, disponiamole in quei vassoi a più scomparti chiamati Multipot o in vasetti di torba.
Verso aprile, quando avranno raggiunto un’altezza di circa quindici centimetri, sistemiamole definitivamente nel luogo dove abbiamo deciso di farle crescere.