Per le tante leggende che la circondano e le vicende storiche che ha segnato, è chiamata la Pietra del Destino, in gaelico Lia Fàil oppure, più prosaicamente, Stone of Scone, la Pietra di Scone.
Una saga millenaria e intricatissima, la sua, che – fra colpi di scena e violenze – ha legato a doppio filo Scozia e Inghilterra, eterne rivali. Una storia che vede protagonisti angeli e profeti, faraoni e falsari, suffragette e Templari.
Alla cerimonia di incoronazione di re Carlo III (foto sotto) non potrà mancare, anche se è una presenza per certi versi scomoda, quasi una “pietra dello scandalo”. No, non è una principessa insofferente al rigido protocollo di corte, ma un vero e proprio blocco di arenaria, carico però di storia e di leggende che risalgono fino alla Bibbia.
Simbolo dell’indipendenza scozzese, per l’occasione dovrà lasciare il Castello di Edimburgo e compiere un breve viaggio verso l’Abbazia di Westminster, dove fu tenuta in ostaggio per sette secoli. Da allora, ha assistito all’insediamento di tutti i nuovi sovrani del Regno Unito, Elisabetta II compresa.
1. IL CUSCINO DI GIACOBBE
A vederla, non ha niente di speciale: un blocco squadrato di arenaria corroso dal tempo, fessurato e dotato di anelli e maniglie in ferro per il trasporto. In superficie, soltanto due rozze incisioni: un rettangolo a cornice e una piccola croce latina.
Le hanno attribuito poteri magici: chiunque vi si fosse seduto sopra senza farla gemere avrebbe avuto lunga vita e saggezza, forse chiaroveggenza. E, almeno in un caso, sembra abbia funzionato.
Simbolo amatissimo delle tradizioni e dell’indipendenza della fiera Scozia, a lungo contesa dai sovrani inglesi, dal 1996 la Lia Fàil riposa nella Stanza della Corona del Castello di Edimburgo, insieme alle altre insegne regali scozzesi.
Ma è già previsto un nuovo breve viaggio a Londra: la Stone non potrà mancare all’incoronazione di re Carlo III, erede di Elisabetta II, alla quale avrebbe assicurato settant’anni di regno tutto sommato pacifico e prospero.
Tornerà quindi per qualche giorno nell’Abbazia di Westminster, per riprendere posto nella seduta del trono in quercia, sostenuto da leoni dorati, costruito nel 1301 appositamente per ospitarla: il venerando sedile fu usato per la prima volta per l’incoronazione di Edoardo II, e da allora per ogni nuovo sovrano d’Inghilterra.
E di viaggi veri o fantastici ne avrebbe fatti tanti, questo blocco di pietra che trae la sua forza simbolica direttamente dalla Bibbia, proprio come un altro grande “viaggiatore”, l’Arca dell’Alleanza.
Come narrato in Genesi 28:10-22, Giacobbe, in fuga dalla Terrasanta e dall’ira del fratello Esaù, voleva raggiungere lo zio Labano. Sopraggiunta la notte, esausto, cercò un posto dove riposare.
Trovato un masso liscio, vi poggiò il capo, come su un cuscino, e si addormentò. Ed ecco, ebbe una visione: una scala immensa, la cui sommità si perdeva nel cielo, percorsa senza sosta da angeli che salivano e scendevano. Gli apparve poi il Signore che promise: «La terra sulla quale tu sei coricato la darò a te e alla tua discendenza».
Al risveglio Giacobbe prese la pietra, la eresse come una stele, versò olio sulla sua sommità, e chiamò quel luogo Bethel, “casa di Dio”: lì, o poco lontano, sarebbe sorto il Tempio di Gerusalemme nel quale, secondo una leggenda, il “cuscino” di Giacobbe sarebbe stato usato come piedistallo dell’Arca.
Ma davvero la pietra rimase lì? Secondo alcune versioni no: i discendenti di Giacobbe la portarono in Egitto e la frattura che la attraversa sarebbe dovuta al colpo infertole da Mosè perchè desse acqua al popolo assetato, durante l’Esodo. Ma, come vedremo, quella frattura sarebbe in realtà ben più recente, come la pietra stessa.
Qua sotto, "il Sogno di Giacobbe", affresco di Antonio Viviani (1560-1620) nella chiesa di San Lorenzo in Palatio, a Roma.
2. IN VIAGGIO VERSO L’IRLANDA
Furono Baldred Bisset, nel XIV secolo, e la Wintownis Chironikel redatta intorno al 1420 a collegare ufficialmente la storia della Pietra alla Bibbia, facendo discendere gli Scozzesi direttamente dai Greci e dalla stirpe di Abramo, in un bizzarro gioco di specchi che riflette l’Esodo, ma al contrario.
La pietra riappare nelle mani della principessa Scota, figlia del Faraone, da questi data in sposa a Gathelus, figlio ribelle del re greco Cecrope, fondatore di Atene. Ripudiato dal padre, il principe era fuggito in Egitto dove era divenuto un valoroso guerriero al servizio del Faraone.
Ma quando questi iniziò a perseguitare gli Ebrei, anche Scota, in realtà ebrea come Mosè, fuggì con lo sposo verso la Spagna, portando con sè il prezioso cimelio. Dopo anni di pace e prosperità in Galizia, dove erano insediati i Briganti, coloni di origine celtica, la famiglia o i suoi discendenti avrebbero poi raggiunto l’Irlanda.
Nella foto sotto, una veduta della Collina di Tara, nella zona centro-orientale dell’Irlanda dove, secondo la tradizione, veniva incoronato il Re Supremo irlandese.
Secondo alcune cronache a far arrivare la Pietra nell’Isola di smeraldo fu Simon Brech, nel VII secolo a.C.: fu posizionata sulla Collina di Tara e qui divenne Lia Fàil , la “Pietra del Destino”, perché si diceva che gemesse se gli aspiranti re irlandesi che sedevano su di lei non erano degni del titolo.
Fergus Mor MacEirc, fondatore della monarchia scozzese, la portò poi oltremare, dove fu custodita nell’isoletta di Iona da San Colombano nel VI secolo. Finalmente nell’846 il re celtico Kenneth MacAlpin la sistemò nel monastero di Scone, dove sarebbe rimasta per 450 anni.
Ma più la leggenda accresceva la sua aura magica, più la Pietra del Destino ossessionava i nuovi sovrani in cerca di potere terreno. Per questo, era sempre in pericolo.
Qui sotto, Kenneth MacAlpin, particolare da un affresco della National Portrait Gallery di Edimburgo.
3. LA PIETRA RAPITA... FIGLIA DELLE STELLE
Nel 1296 Edoardo I d’Inghilterra, detto il Martello degli Scozzesi, dopo averli sconfitti, pretese con la forza la consegna della Pietra: voleva portarla nell’Abbazia di Westminster e impigionarla nel Trono dell’Incoronazione.
In questo modo avrebbe umiliato e privato di ogni legittimità il Regno di Scozia, facendone una semplice provincia d’Inghilterra. Infatti, secondo un’antica profezia, i re scozzesi potevano governare solo laddove si trovasse la Pietra del Destino:
Ni fallat fatum, Scoti, quocunque locatum
Invenient lapidem, regnare tenentur ibidem
A meno che il Fato non si smentisca, in qualunque luogo
si trovi questa pietra, lì gli Scozzesi sono tenuti a regnare.
Qua sotto, re Edoardo I d’Inghilterra.
Secondo il romanziere Sir Walter Scott, creatore di Ivanhoe, che si era messo a cercarla dopo anni di oblio, queste erano le parole che Kenneth MacAlpin aveva inciso su una targa metallica, poi scomparsa, fissata alla Pietra.
Ma presto Edoardo I capì di essere stato beffato dall’abate di Scone che, dopo aver messo al sicuro l’originale, gli aveva rifilato un sasso senza valore: secondo alcuni, per disprezzo, il coperchio di una fogna. Per prudenza, la Stone sospetta fu lasciata a Edimburgo.
Ma la real vendetta non si fece attendere: poco tempo dopo l’esercito inglese tornò per rivoltare da cima a fondo l’Abbazia di Scone. L’abate, portato a Londra e torturato a morte, non confessò.
Forse re Edoardo sapeva che la Pietra del Destino doveva avere un aspetto ben diverso dal rozzo blocco di arenaria che gli era stato consegnato.
Alcune cronache medievali la descrivevano concava, a forma di sedia senza schienale e riccamente decorata, come era raffigurata su monete e sigilli di alcuni re di Scozia.
Per Walter di Guisborough, presente all’incoronazione del piccolo Alessandro III nel 1249, sembrava fatta di marmo nero, con riflessi metallici e vene rossastre; recava incisioni «scritte in una lingua angelica» (forse geroglifici?) e aveva un’orma impressa sulla sommità. Poteva allora trattarsi di un meteorite, vero e proprio dono celeste?
Sotto, il dettaglio di un manoscritto medievale raffigura Edoardo II, il re che fece costruire la Coronation Chair.
4. LA PIETRA TORNA A CASA, O FORSE NO
Comunque sia, il figlio di Edoardo I portò la Pietra a Londra, le costruì un trono attorno e ci si fece incoronare come Edoardo II.
E mentre i sovrani scozzesi, proclamati dopo l’indipendenza, non poterono contare sul suo aiuto, alla fine comunque si presero la rivincita con Giacomo VI di Scozia che, succeduto a Elisabetta I, nel 1603 fu incoronato nell’Abbazia di Westminster come Giacomo I, re d’Inghilterra. La profezia si era avverata.
Nel Novecento la Stone of Scone divenne soprattutto un simbolo politico, il che la mise in serio pericolo. Mentre gli Scozzesi ne chiedevano con insistenza la restituzione, la Pietra fu vittima, nel 1914, di un attentato esplosivo organizzato da un gruppo di suffragette.
Winston Churchill dovette impegnarsi parecchio per difenderla dalle bombe tedesche e infine, nel giorno di Natale del 1950, fu rubata da Westminster. I ladri, quattro studenti nazionalisti scozzesi, la fecero ritrovare qualche mese dopo, in tempo per l’incoronazione della regina Elisabetta, nel 1953.
Finalmente nel 1996, durante il regno della sovrana che tanto ha amato la Scozia, fu ufficialmente restituita al suo popolo. Nel giorno di St Andrews, il 30 novembre, diecimila persone si allinearono lungo il Royal Mile di Edimburgo per assistere al suo ritorno, esattamente sette secoli dopo il “rapimento”.
Il patto, però, era che tornasse a Londra per la consacrazione di ogni nuovo sovrano inglese. E così sarà anche per Carlo III.
Qua sotto, un momento della cerimonia di restituzione della Pietra del Destino alla Scozia (1996) nella Great Hall del Castello di Edimburgo. A destra si scorge la pergamena con l’atto ufficiale firmato dalla regina Elisabetta II.
Il Trono e la Pietra... La Stone of Scone misura circa 66 x 40 cm, 28 cm di altezza e pesa 152 kg. Quando nel 1819 sul reperto fu condotto il primo studio scientifico, i geologi dichiararono che si trattava di una comune arenaria rossa proveniente quasi certamente da una cava del Perthshire, non lontana dall’Abbazia di Scone.
Nel 1998 il British Geological Survey lo ha confermato. Dunque, nulla che possa collegarla alla Terrasanta, e nessuna origine celeste.
La Coronation Chair era – ed è ancora oggi, dopo più di sette secoli di servizio che ne fanno uno dei più antichi “mobili” ancora in uso della storia – lo scranno su cui ha luogo la parte più propriamente religiosa della cerimonia di incoronazione dei sovrani del Regno Unito: qui il monarca, che indossa una semplice tunica bianca, riceve l’unzione regale per mano dell’arcivescovo che invoca su di lui la protezione celeste.
Qua sotto, una veduta del Castello di Edimburgo dove la Pietra di Scone viene custodita nella Stanza della Corona.
5. I GUARDIANI TEMPLARI E LA LEGGENDA CONTINUA...
L’episodio del 1950 sollevò un’infinità di ipotesi e sospetti, a riprova che anche i tempi moderni possono alimentare vecchie leggende. Pare che durante il furto la pietra cadde e un pezzo si ruppe, per questo fu portata in gran segreto a Glasgow dallo scultore Robert Gray per ripararla: ma in quell’occasione, pare, ne furono fatte forse un paio di copie.
In ambienti ultra-nazionalisti si sostiene che quella fatta ritrovare nell’Abbazia di Arbroath e restituita a Londra in realtà sia una copia.
Invece la Stone of Scone originale, lasciata in bella vista nella piazza del Parlamento di Edimburgo nel 1965, sarebbe stata affidata alle cure del reverendo John Mackay Nimmo, ministro della Chiesa di Scozia e Cavaliere templare, che la sistemò con ogni riguardo nella chiesa di San Colombano a Dundee.
Quando l’edificio fu demolito, sei Templari scozzesi la trasferirono a Dull nel Perthshire, e quando anche questa chiesa fu venduta, la Pietra fu affidata a un membro dell’Ordine.
Qua sotto, una replica della Pietra del Destino, sistemata di fronte all’Abbazia di Scone, in Scozia.
In effetti, la tesi della custodia templare ha origini più antiche. Si narra che nel 1306 il glorioso re scozzese Robert the Bruce fosse stato incoronato sulla vera Pietra del Destino, quella nascosta a suo tempo dai frati di Scone affinchè non finisse in mano agli Inglesi.
In punto di morte, l’aveva affidata a un amico, il ricco e potente Angus Og MacDonald, Signore delle Isole e protettore dei Templari, che a sua volta la nascose in una grotta, dietro una cascata, sull’isola di Skye. La sua esatta collocazione sarebbe nota solo ai discendenti della famiglia MacDonald, che ne custodiscono il segreto.
Nel gennaio 1819 un articolo del London Morning Chronicle riferiva che a Dunsinane, non lontano da Scone, in una collina fortificata nota come il castello di Macbeth, una frana aveva rivelato l’esistenza di una grotta, contenente un grosso masso nero dai riflessi metallici, recante misteriose incisioni.
L’oggetto fu spedito a Londra per accertamenti, ma da allora non se ne seppe più nulla... dunque, la leggenda può continuare.