La potenza della risata: Esplorando l’umorismo e i suoi benefici per la salute e il benessere

«Caratteristica dell’umorismo è riuscire a trasformare fonti di dispiacere in fonti di piacere: l’ansia, la paura, l’inibizione, diventano altrettanti generatori di divertimento. A condizione però che il soggetto sia in grado di esercitare una sufficiente padronanza su questi significati dinamici dello stimolo umoristico. Una persona che non tollera minimamente dentro di sé gli impulsi aggressivi è possibile che si senta a disagio con una barzelletta che esprime una forte aggressività».
Giovannantonio Forabosco
Il settimo senso, psicologia del senso dell’umorismo. Con istruzioni per l’uso

Il prossimo 5 maggio si celebrerà la Giornata Mondiale della risata. L’obiettivo principale di questa singolare ricorrenza è quello di promuovere la consapevolezza dell’importanza del riso e dell’umorismo per la salute e il benessere. È stata ideata nel 1998 dal medico indiano Madan Kataria, fondatore del movimento dello Yoga della Risata.

Ridere, è divertente. Possiamo ridere a crepapelle o sganasciarci dalle risate. In qualche occasione potremmo aver sorriso sotto i baffi o riso così di gusto da farci uscire persino le lacrime! Ma c’è anche chi ride da solo, chi ride in faccia a qualcuno e chi ride da matti.

Una cosa è certa: tutti prima o poi ridiamo. E questo perché soffocare una risata è molto, ma molto difficile. Ed è pur vero che non sempre le risate e i sorrisi sono genuini e spontanei e di solito, istintivamente, riusciamo a comprendere quando siamo di fronte a un falso sorriso, un po’ forzato e finto.

Ma c’è un modo più “scientifico” per smascherare un sorriso non autentico…lo vedremo tra poco! Ridere non è solo divertente ma è anche salutare. Per questo diciamo “ciao” ai malanni! Questa spiritosaggine poco riuscita, lo ammettiamo, ci servirà per spiegare perché alcune battute fanno ridere e altre no.

Sarà solo colpa del nostro amico burlone che vuole a tutti i costi essere simpatico o invece siamo noi, che non abbiamo ben compreso lo schema sottostante quel preciso motto di spirito?

1. IL POTERE DELL’UMORISMO

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«Il riso è la medicina migliore». Afferma Patch Adams, medico statunitense che nel 1972 ha fondato il Gesundheit! Institute, ovvero un ospedale alternativo nel quale tra le terapie, interamente gratuite, occupa uno spazio importante la Clownterapia, di cui è l’ideatore.

Lo abbiamo visto interpretato da Robin Williams nel film Patch Adams del 1998, che ricalca la sua biografia.

L’umorismo è una forma di espressione umana che suscita il riso o il sorriso attraverso il riconoscimento di situazioni comiche, giochi di parole, incongruenze e ironia. Coinvolge la capacità di percepire, comprendere e apprezzare il lato divertente o ironico della vita, contribuendo al benessere emotivo e sociale delle persone.

L’umorismo, inoltre, aiuta a rendere più tollerabili le difficoltà e i momenti stressanti, fornendo una prospettiva più leggera e positiva.

Per questo la Clownterapia all’interno degli ospedali anche in Italia è una realtà sempre più presente e attiva, in cui coppie di Clown dottori si aggirano tra camere e corsie.

Quando diciamo di “prendere le cose con filosofia” intendiamo di fatto un modo di approcciarsi alle cose o di affrontare le avversità in maniera più leggera (che non vuol dire superficiale) e più equilibrata, permettendoci di ridimensionare le situazioni e trovare soluzioni creative ai problemi.

Anche nel posto di lavoro, un po’ di umorismo può rendere più piacevoli e meno pesanti le attività quotidiane e i compiti che svolgiamo, aiutandoci a mantenere un atteggiamento positivo e proattivo, favorendo la collaborazione e la relazione con i colleghi.

In più dà un tocco di allegria e leggerezza alla vita di tutti i giorni! Perché, come ha detto Chopin: «Chi non ride mai non è una persona seria!»

2. NON CI RESTA CHE...SORRIDERE!

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Proviamo a soffermarci brevemente sulle faccine di emoji presenti nel nostro telefono, focalizzandoci su quelle che esprimono gioia e divertimento.

Ce ne sono davvero tante! E tutti noi le scegliamo con cura quando vogliamo trasmettere un tono emotivo a un messaggio di testo.

Addirittura ci sono due versioni della faccina che ride con le lacrime, c’è il sorriso a denti stretti, quello timido, quello capovolto. E tanti altri ancora. Non tutti i sorrisi perciò sono uguali, e non lo dicono solo gli smiley nelle nostre comunicazioni digitali.

Ma che cos’è il sorriso? Il sorriso è un’espressione facciale che coinvolge il sollevamento dei muscoli intorno alla bocca e degli occhi senza necessariamente produrre suoni vocali e necessita di un contatto visivo tra chi lo dona e chi lo riceve. Iniziamo a sorridere già a poche settimane di vita.

Il neonato infatti, soprattutto quando dorme, accenna spesso un tipo di sorriso, definito endogeno, che può manifestarsi più spesso durante il sonno, senza alcun fattore esterno immediato che sembri stimolarne la risposta.

Questo tipo di sorriso è legato a scariche sottocorticali che danno come risultato una attività muscolare involontaria e riflessa che accenna appunto, il sorriso.

Dopo il primo mese inizia a comparire il sorriso esogeno che è una prima risposta diretta a uno stimolo esterno, osservato ad esempio nelle interazioni faccia a faccia tra il bambino e il genitore, o in risposta a una voce conosciuta o a una carezza. Solo dal terzo mese di vita del bambino comparirà il vero e proprio sorriso sociale, che si manifesta con lo scambio reciproco di espressioni di gioia tra lui e le persone familiari.

Ma, come abbiamo detto, i sorrisi non sono tutti uguali. Ne esistono di diversi tipi e non sempre collegati alla spontaneità e al buon umore. I sorrisi infatti a volte possono essere falsi. A tutti sarà capitato di sorridere per mascherare qualche emozione negativa. Sorridiamo per cortesia o per stemperare situazioni conflittuali.

Sorridiamo anche per timidezza e persino per comunicare tristezza. Ma esiste un solo sorriso vero e autentico: il sorriso Duchenne, che prende il nome dal neurologo francese che per primo lo descrisse nel 1862.

È un tipo particolare di sorriso che coinvolge sia il muscolo zigomatico maggiore, che ci permette di sollevare od abbassare le labbra e sia l’orbicularis oculi che è responsabile proprio di quelle rughette a zampe di gallina intorno agli occhi. Rivalutiamo allora le nostre rughe d’espressione, perché forse sono un segno di genuinità dei nostri sorrisi!

Se vogliamo capire se una persona sta sorridendo autenticamente, osserviamo il suo orbicularis oculi! Perché solo nel sorriso puro si provoca la contrazione di quel muscolo, mentre è assente in tutti gli altri tipi di sorriso!

Alcuni studi hanno dimostrato che l’orbicularis oculi si attiva nei sorrisi delle persone felicemente sposate, mentre nelle relazioni un po’ più in crisi il nostro muscolo resterà immobile.

3. LA RISATA DI ZIO ALBERT

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Nella trasposizione cinematografica del libro Mary Poppins (Pamela Lyndon Travers, 1934), c’è una scena, che molti di noi sicuramente ricorderanno: la visita allo zio Albert, un uomo gioioso e ilare che ogni volta che ride di gusto, inizia a volteggiare nell’aria.

La sua risata è contagiosa tanto che anche i due bambini, Jane e Michael, iniziano anche loro a ridere sollevandosi fino al soffitto.

È una scena molto divertente in cui zio Albert (foto sotto) racconta numerose barzellette ma basterà pensare a una cosa molto triste per rompere l’incantesimo e ridiscendere a terra!

Ma che cos’è precisamente la risata? Se il sorriso è visivo e silenzioso, la risata è al contrario fragorosa. Ridere in silenzio è impossibile.

Non solo, ma il ridere, appartiene a tutto il genere umano, senza distinzioni. La risata è una risposta umana universale e complessa che si manifesta attraverso una serie di espressioni facciali, suoni e comportamenti fisici.

È spesso associata a emozioni positive come gioia, felicità, divertimento e sollievo dallo stress. E che cosa succede al nostro corpo quando ridiamo?

Quando ci si abbandona alle risate, l’organismo si trasforma in una specie di orchestra in cui il sistema respiratorio, endocrino, cardiovascolare e immunologico suonano tutti insieme con un andamento allegro in crescendo!

Tutto comincia dal cervello, il nostro grande direttore d’orchestra. Quando sentiamo qualcosa di divertente e ci abbandoniamo alla risata, il nostro corpo produce e rilascia diversi neurotrasmettitori e ormoni che influenzano il nostro umore e il nostro stato emotivo. Endorfine, serotonina, dopamina, ossitocina, che sono chiamati infatti “ormoni della felicità e del benessere”.

Ma si riducono anche i livelli di cortisolo, che è responsabile dello stress. Quando ridiamo si abbassa la pressione sanguigna (sale durante la risata ma scende velocemente quando smettiamo di ridere favorendo il rilassamento), migliora la circolazione e rafforza il sistema immunitario.

Ma non finisce qui! Le risate coinvolgono anche un insieme di muscoli, come fossero le percussioni della nostra sorridente orchestra. Innanzitutto, i muscoli del viso, poi i muscoli addominali, che si contraggono ritmicamente, infine i muscoli respiratori! Quando respiriamo normalmente, l’inspirazione e l’espirazione sono seguite da una piccola pausa.

La risata ha luogo durante rapide e numerose espirazioni, che danno origine al tipico suono “ah ah ah”. Le espirazioni durante una sganasciante risata portano i nostri polmoni a svuotarsi di aria, tanto che per continuare a ridere ancora dovremmo riempirli nuovamente di aria.

Se ridiamo a crepapelle potremmo identificare bene il momento in cui inspiriamo aria per far scoppiare nuovamente un’altra risata! I suoni della risata si chiamano note, che possono produrre un “ah ah ah”, un “oh oh oh”, un “eh eh eh” ma badiamo bene, le note della risata seguono una struttura omogenea perciò non sentiremo mai una risata fatta di “ah oh ah oh”!

Spesso riconosciamo le persone dal loro modo di ridere caratteristico che può essere cantato, soffiato, grugnito! Non solo, ma la risata segue anche le leggi della punteggiatura, ovvero si colloca alla fine di una frase e mai in mezzo.

«Quanti anni hai?...ah ah ah!» e non « Quanti...ah ah ah...anni hai?» Ma perché ridiamo? E che cosa ci fa ridere? Se il ridere spontaneo è un effetto, l’umorismo ne è la causa. In ognuno di noi la capacità di ridere è innata. Ma non si può affermare lo stesso per ciò che riguarda il senso dell’umorismo...

4. IL SETTIMO SENSO: L’UMORISMO

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La battuta iniziale sul doppio significato della parola “sa- lutare”, intesa come aggettivo per indicare “buona salute” nella prima affermazione e come sostantivo di “saluto” dal verbo nella sua forma infinita nella seconda, ci serve per introdurre il concetto di umorismo.

Ridiamo infatti solo quando ne comprendiamo il suo schema. Quante volte ci è capitato di sentirci a disagio quando, alla battuta di qualcuno, vediamo che tutti intorno stanno ridendo tranne noi?

Perché non abbiamo capito il senso di quella battuta? E perché, invece, con quella particolare persona, condividiamo scherzi e risate, consapevoli che solo lei sappia ridere alle nostre battute e noi alle sue?

Tutti siamo dotati della capacità di ridere sin dalla nascita, ma l’umorismo, inteso come processo cognitivo, richiede allenamento e pratica. Si basa infatti sulla nostra capacità di identificare e comprendere particolari schemi, anche quando non sono immediatamente evidenti o visibili.

Ad esempio, una caratteristica che è determinante per il successo di una situazione umoristica è l’incongruenza. Nell’umorismo, l’incongruenza si riferisce a una discrepanza o a un contrasto inusuale tra ciò che ci si aspetta e ciò che effettivamente accade.

Questa discrepanza è spesso fonte di umorismo, perché sorprende o contrasta con le aspettative comuni. Possiamo dire che l’incongruenza è un po’ come il cavolo a merenda, o la buccia di banana che ci fa scivolare.

Quando le aspettative della premessa, in una barzelletta ad esempio, sono rovesciate dalla battuta finale, ci troviamo di fronte all’incongruità. E questa cosa, ci fa ridere molto.

Se affianchiamo a una foto di una persona con un naso pronunciato anche quella di un elefante, avremmo una incongruenza comica. Ma prima di tutto, dobbiamo capire, riconciliare e risolvere cognitivamente (ma anche parzialmente) le parti incongrue di un racconto.





5. LE FASI DELL’UMORISMO

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Giovannantonio Forabosco, psicologo clinico e membro dell’International Society for Humor Studies è uno studioso dell’umorismo e ha scritto oltre a numerosi articoli accademici anche il libro Il settimo senso: Psicologia del senso dell’umorismo. Con istruzioni per l’uso.

Egli ha delineato un modello che analizza il processo attraverso il quale un evento diventa umoristico. Ad esempio, per comprendere una battuta occorre:

1. Il riconoscere un evento come potenzialmente umoristico attraverso metacomunicazioni del tipo: la vuoi sentire una barzelletta? Oppure dal tono di voce o dalle espressioni del volto che indicano palesemente un inizio di situazione comica. Dobbiamo comprendere sia direttamente sia indirettamente che si tratta di un racconto comico prima che il racconto stesso si concluda, altrimenti il contenuto potrebbe rischiare di infastidirci.

2. La rilevazione dell’incongruenza: durante questa fase, viene riconosciuta l’incongruenza o la discrepanza tra ciò che ci si aspetta e ciò che effettivamente accade. Questo è fonte di umorismo.

3. L’elaborazione cognitiva in cui si mette a punto mentalmente l’incongruenza rilevata, cercando di comprendere il suo significato e le sue implicazioni.

4. La risoluzione dell’incongruenza in cui riusciamo a risolvere l’incongruenza identificata in modo soddisfacente, portando a una risposta umoristica completa e a un senso di comprensione o apprezzamento dell’evento.

Non sempre ridiamo a una battuta e può succedere anche che per vari motivi le nostre reazioni, in base all’identificazione della incongruità, ci facciano reagire in modi differenti come: “non l’ho capita!” o “cosa c’è di strano?”, “ma qual è il senso?” e “ma che cosa assurda!”. Al contrario, quando comprendiamo il nesso tra le due situazioni e l’incongruenza, le risate sono sempre garantite.








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