Nel 1945 l’India emerse dalla Seconda guerra mondiale profondamente trasformata, sia sul piano economico sia su quello politico, e il popolo chiese a gran voce l’indipendenza dal governo britannico.
Era anche un Paese assai diviso: la maggioranza della popolazione (circa il 70 per cento) era di religione indù, con una minoranza significativa costituita dai musulmani (un quarto del totale) e un rimanente 5 per cento formato da cristiani, Sikh e altri gruppi.
Negli anni Quaranta guadagnò molto sostegno la Lega Musulmana, che si batteva per la creazione dello Stato del Pakistan.
Dall’altra parte i leader del Congresso (il partito nazionalista), ovvero Mahatma Gandhi e Jawaharlal Nehru, sostenevano di rappresentare la totalità dell’India meridionale, ma lottavano costantemente per tenere la violenza fuori dal loro movimento e avevano trascorso in carcere buona parte degli anni di guerra.
Nel 1946 la Gran Bretagna decise di lasciare l’India, ma non riuscì a trovare un accordo sulla costituzione da dare al nuovo Paese.
La tormentata separazione dell’India in due stati indipendenti, a conclusione della colonizzazione britannica, si è consumata nell’arco di pochi mesi, tra il 1947 e il 1948. Ecco la cronologia di quell’evento epocale.
1. La “Missione del Gabinetto” gli scontri e la violenza
- 26 giugno 1946 - La “Missione del Gabinetto” fallisce
Le elezioni che si tennero all’inizio del 1946 confermarono un ampio sostegno alla Lega Musulmana tra i musulmani del sud, mentre il Congresso monopolizzò i voti della popolazione non musulmana.
Quello stesso anno, più tardi, una delegazione composta da tre membri del Gabinetto britannico, arrivò a un soffio dall’ottenere un’India unificata.
La “Missione del Gabinetto” riuscì a mettere d’accordo per un breve periodo Congresso e Lega Musulmana su un piano federale che prospettava un’India unita ma più decentralizzata.
Per l’inaugurazione del nuovo governo fu fissata la data del 26 giugno, ma le crescenti tensioni tra i gruppi religiosi indiani fecero fallire il progetto. - 16 agosto 1946 - Gli scontri etnici fanno 4mila vittime
Nell’agosto del 1946 la Lega Musulmana chiamò a raccolta i suoi sostenitori per un giorno di “Azione Diretta” a Calcutta, come dimostrazione di forza di fronte al Congresso che stava procedendo a formare un governo ad interim senza la Lega.
I politici immaginavano che ci sarebbero state proteste e cortei, ma l’“Azione Diretta” degenerò invece in tragedia: in pochi giorni gli scontri fecero più di 4mila vittime, tra indù e musulmani.
Fu il peggior episodio di violenza etnica registrato in quel periodo e il punto di partenza di una serie di scontri sanguinosi che andarono avanti per i successivi diciotto mesi (nella foto alcune persone si proteggono il naso dal fetore dei cadaveri in decomposizione lasciati dagli scontri tra indù e musulmani in una foto del 1946 circa). - Ultimi mesi del 1946 - La violenza flagella il nord e l’est dell’India
Negli ultimi mesi del 1946 la violenza etnica tra indù e musulmani esplose più forte che mai nell’India settentrionale, in particolare nelle regioni del Noakhali (Bengala), del Bihar e nelle Province Unite.
La situazione era peggiore di quelle che l’avevano preceduta, non solo perché di maggiori dimensioni, ma anche perché donne e bambini divennero sempre più spesso bersagli di uccisioni e violenze sessuali.
Gandhi visitò le regioni colpite nel tentativo di pacificarle e minacciò di digiunare fino alla morte se la violenza non si fosse arrestata, mentre politici locali e agitatori provenienti da tutte le comunità coinvolte si adoperavano a diffondere voci per aumentare le tensioni etniche.
2. La nascita del Pakistan, la Forza del Confine e il piano di ripartizione
- 14 agosto 1947 - La nascita del Pakistan nel sangue
Il Pakistan, che divenne indipendente un giorno prima dell’India, nacque diviso in due: Pakistan Orientale (che sarebbe poi diventato il Bangladesh) e Pakistan Occidentale.
A separare i due territori c’erano più di 1.500 chilometri di territorio indiano.
Ma, mentre la gente festeggiava la nascita del nuovo Paese, in alcune sue regioni infuriava la violenza etnica. I musulmani si riversarono in Pakistan, mentre gli indù e i Sikh se ne andavano: un abitante su cinque del nuovo Stato era un profugo, una situazione che minacciava l’esistenza stessa del Pakistan. - 17 luglio 1947 - La Forza di Confine si rivela inutile
Da alcune unità dell’esercito indiano venne creata una Forza di Confine del Punjab con lo scopo di ristabilire la legge e l’ordine.
Essa però si rivelò talmente inefficiente da venir sciolta soltanto dopo 32 giorni.
Al massimo arrivò a poter gestire solo i dodici distretti più problematici del Punjab e non ebbe mai più di 25mila uomini effettivi.
Sul suolo indiano c’erano ancora truppe britanniche, ma anziché essere impiegate per contenere la violenza vennero smobilitate con la fine della Seconda guerra mondiale. - 3 giugno 1947 - Il piano di ripartizione è reso pubblico
Negli incontri del 2 e del 3 giugno con i leader asiatici, Mountbatten raggiunse il consenso sul piano di ripartizione che tanto desiderava.
Il piano, che permetteva agli abitanti del Bengala e del Punjab di decidere se volevano dividere le loro province – i cui confini non erano ancora fissati – lasciava in una grande incertezza la gente comune, che non poteva sapere quali parti del territorio sarebbero diventate India e quali Pakistan.
Inoltre la data dell’indipendenza dall’Impero sarebbe stata posticipata di un anno intero.
Nella foto sotto Mountbatten e Gandhi bevono il tè insieme.
3. Le violenza in Pakistan e l'intervento di Clement Attlee
- Marzo 1947 - La gente fugge dalla violenza in Pakistan
Dopo la dichiarazione di Attlee la violenza aumentò in Punjab.
I primi di marzo, sottoposto a pressioni crescenti, il leader del Partito Unionista Khizr Tiwana diede le dimissioni dalla carica di Primo ministro del Punjab, a seguito delle quali a Lahore – città con una popolazione mista di indù, musulmani e Sikh – scoppiò una cruenta battaglia.
Da qui si originò la prima ondata di profughi punjabi, formata dai cittadini più abbienti che optarono per spostarsi in zone meno pericolose del Paese portando via tutti i loro beni. - 20 febbraio 1947 - Interviene Clement Attlee
Il Primo ministro Clement Attlee era deciso a ritirare la presenza britannica dall’India il più presto possibile, oltre a essere preoccupato per il deteriorarsi della lealtà all’Impero tra le forze armate indiane e per le violenze etniche sempre più intense.
Il 20 febbraio 1947, pur senza aver raggiunto un accordo con i partiti indiani, annunciò che la Gran Bretagna avrebbe lasciato l’India entro e non oltre l’estate del 1948 e che avrebbe sostituito il viceré in carica, Archibald Wavell, con Louis Mountbatten.
Nella foto sotto il primo conte di Mountbatten e sua moglie Edwina prestano giuramento nella Durbar Hall del Palazzo del Viceré a Nuova Delhi. I Mountbatten rimasero in India anche dopo la separazione, fino al giugno del 1948, e Louis ricoprì la carica di primo governatore generale dell’India indipendente.
4. L’indipendenza dell’India e l'aumento della tensione verso i confini
- 15 agosto 1947 - L’indipendenza dell’India
L’India celebrò la sua indipendenza 24 ore dopo il Pakistan nella capitale, Nuova Delhi, ma mentre i festeggiamenti erano in corso i campi profughi continuavano a riempirsi e la violenza etnica non si arrestava.
Anche gli antichi Stati principeschi vennero assorbiti nel nuovo Stato, e quando non si riuscì a decidere se il Kashmir dovesse appartenere all’India o al Pakistan scoppiò una guerra.
Jawaharlal Nehru divenne il nuovo Primo ministro indiano, ma il Paese ebbe una vera costituzione solo due anni dopo e ne servirono quattro per le prime elezioni generali. - 17 agosto 1947 - I confini aumentano la tensione
Il giudice britannico Cyril Radcliffe fu incaricato di tracciare il confine tra l’India e il Pakistan.
Lo fece avvalendosi dell’aiuto di membri delle Commissioni per i Confini del Bengala e del Punjab, che tuttavia, in brevissimo tempo, si polarizzarono su fronti religiosi opposti.
Radcliffe valutò le maggioranze e le minoranze nella popolazione dei distretti da dividere basandosi su un censimento del 1941, ma tenne conto anche di fattori economici e culturali.
Si aspettò fino al giorno dell’indipendenza per annunciare la posizione dei confini, che inevitabilmente scontentò moltissima gente.
Il drammatico scatto della fotografa americana Margaret Bourke-White sotto testimonia la disperazione di una donna e sintetizza quella di milioni di persone, costrette a lasciare le proprie terre e condannate a un destino di fame e violenza.
5. Dodici milioni di persone per strada e l'omicidio di Gandhi
- Agosto-ottobre 1947 - Dodici milioni di persone per strada
Nei primi giorni dopo la ripartizione molti credevano ancora che sia l’India sia il Pakistan avrebbero continuato a ospitare minoranze religiose di ampie dimensioni, e sulle prime i politici raccomandarono alle persone di non lasciare le proprie case.
Ma in breve gli eventi andarono in tutt’altra direzione.
Un gran numero di Sikh del Punjab, ritrovatosi “intrappolato” tra i due nuovi Stati, cominciò a chiedere un Paese a parte per sé e di lì a poco gli Stati organizzarono uno “scambio di popolazione” formale che spostò sei milioni di persone in entrambe le direzioni. - 30 gennaio 1948 - L’omicidio di Gandhi sconvolge l’India
Il 30 gennaio Nathuram Godse, un nazionalista indù fortemente contrario alle proposte di Gandhi per uno Stato laico e pluralista e ai suoi tentativi di raggiungere la pace con il Pakistan, si presentò al raduno presso Birla House, a Nuova Delhi, e sparò tre colpi a Gandhi nel petto.
La morte del grande leader sconvolse la nazione indiana e aiutò a porre un freno agli scontri, che tuttavia non si spensero del tutto.
Per molti anni ancora il subcontinente continuò a essere preda di occasionali esplosioni di violenza e ad assistere al passaggio di profughi attraverso i confini del Bengala e del Pakistan Orientale.
Nella celebre fotografia di Margaret Bourke-White sotto, un ragazzino musulmano fissa un campo profughi vicino a Nuova Delhi tenendosi la testa tra le mani e sembra raffigurare alla perfezione tutta l’ansia e il caos del periodo della ripartizione.