Grandi bestioni con piccoli cervelli, spazzati via dall’impatto di un asteroide.
Tutti pensano di conoscere la storia dei dinosauri, ma quanto abbiamo davvero capito delle creature che hanno dominato la Terra per milioni di anni?
Non passa mese senza che un ritrovamento fossile o una nuova ricerca sfidi le nostre certezze su come i dinosauri vivevano…
Scopriamo insieme qualche verità sui dinosauri…
1. Dinosauri al gelo e papà amorevoli
Pensate ai dinosauri e, come per magia, compariranno immagini di creature enormi che camminano attraverso paludi torride o foreste nauseabonde.
Ma i paleontologi al lavoro in Alaska e in Antartide hanno dimostrato che essi potevano sopravvivere in un ambiente meno caldo di quanto si credesse.
Alcune specie erano in grado di prosperare tra freddo e ghiaccio.
Nei primi anni '60 del secolo scorso delle impronte rinvenute a Spitsbergen, un'isola dell'arcipelago delle Svalbard, in Norvegia, hanno mostrato che un tempo i dinosauri vivevano a latitudini polari, che erano sicuramente più calde di quanto non siano attualmente, ma comunque più fredde della maggior parte del Pianeta dell’epoca.
Negli stessi anni fossili appartenenti a specie del periodo Cretaceo furono recuperati da un “cimitero di dinosauri" vicino al fiume Colville, in Alaska.
E non è finita. All'altra estremità del mondo, due isole dell’Antartide hanno restituito dei fossili di dinosauro e, a poco meno di 650 chilometri dal Polo Sud, sono state rinvenute diverse specie del primo Giurassico (un periodo che inizia circa 200 milioni di anni fa).
Ma i resti più interessanti di dinosauri polari sono stati trovati nel Sudest australiano, non lontano da Melbourne.
Circa 100 milioni di anni fa questa zona era ancora tutt'uno con l'Antartide e le temperature scendevano sotto zero per una buona parte dell'anno.
Abbiamo prove che ci indicano come in questa zona, circa 105-115 milioni di anni fa, ci fosse permafrost, cioè terreno permanentemente ghiacciato.
Significa che le temperature oscillavano tra i -6 °C e i 3 °C e dovevano esserci fino a quattro mesi all'anno di buio completo.
Il premio di queste ricerche è stato il rinvenimento di Leaellynasaura, un piccolo erbivoro cui lo scienziato Tom Rich, curatore della sezione di Paleontologia dei Vertebrati del Museum Victoria di Melbourne, diede il nome della figlia.
L'analisi del teschio, lungo 5 centimetri, ha permesso a Rich di scoprire che Leaellynasaura aveva dei lobi ottici prominenti (questi, infatti, sono la parte del cervello che elabora le informazioni visive).
Grazie ai suoi enormi occhi, questa creatura si era ben adattata a cercare qualsiasi tipo di cibo reperibile nei lunghi e bui inverni polari.
I dinosauri piumati, progenitori dei moderni uccelli, deponevano le uova e le covavano, un po’ come accade tuttora tra i volatili. E fin qui nessuna sorpresa.
Ma nel 2008 i paleontologi hanno scoperto che alle volte erano i maschi a occuparsi della cova al posto delle femmine.
L’esame degli scheletri di tre specie carnivore (Oviraptor, Troodon, Citipati), fossilizzate vicino alle uova, proprio nella postura tipica di chi sta covando, ha permesso a David Varricchio, delia Montana State University, di scoprire l’assenza di qualsiasi ‘osso midollare’.
Questo è presente nelle femmine e serve a fornire calcio per la produzione del guscio.
Non furono trovati nemmeno segni di deplezione (perdita) di calcio e di fosforo, un effetto collaterale che si ha negli uccelli moderni durante la deposizione delle uova. Si trattava perciò di maschi.
Quindi, alcuni tra i più feroci dinosauri erano anche padri devoti. Secondo Varricchio, le femmine deponendo le uova pativano la perdita di molte sostanze nutritive.
Delegando la cova ai partner potevano nutrirsi e recuperare le forze per la successiva fase riproduttiva.
2. Un mondo a colori
In realtà, dato che i colori non si fossilizzano, fino a poco tempo fa non c’erano informazioni scientifiche in grado di supportare l'ipotesi che questi animali fossero davvero colorati.
Ma all'inizio dello scorso anno Michael Benton, della Bristol University, ha utilizzato un microscopio a scansione elettronica per esaminare le setole fossilizzate di un Sinosauropteryx (foto). un dinosauro carnivoro delle dimensioni di un tacchino vissuto circa 125 milioni di anni fa.
Benton cercava dei melanosomi, le strutture microscopiche piene di pigmenti che, tra le altre cose, determinano il colore anche nei capelli umani.
Con il massimo ingrandimento è stato possibile distinguere le forme dei melanosomi, che indicavano la presenza di penne di diversi colori.
"Negli uccelli moderni i melanosomi di forma sferica solitamente contengono un pigmento rosso bruno, mentre quelli di forma allungata, a bastoncino, contengono pigmenti neri", spiega Benton.
"Così, per analogia, abbiamo ipotizzato che Sinosauropteryx avrebbe potuto avere una caratteristica coda a strisce bianche e rosse".
Alla Yale University, negli Stati Uniti, invece, gli scienziati hanno studiato una specie risalente a 150milioni di anni fa, Anchiornis, una creatura grande quanto un pollo, con lunghe penne sugli arti superiori e inferiori.
Con lo stesso metodo hanno scoperto che possedeva una corona di penne rosse intorno a una più piccola grigio scura, mentre le estremità erano coperte da penne bianche con punte nere.
In entrambi gli esemplari i disegni tracciati dai colori erano abbastanza bizzarri da suggerire la possibilità che avessero una funzione visiva.
"Sappiamo che le penne avevano tre scopi e siamo quasi tutti d'accordo sul fatto che il volo arrivò per ultimo. Prima di tutto servivano per l'isolamento termico", dice Benton.
“Ma i colori brillanti e i disegni caratteristici di Sinosauropteryx indicano che il piumaggio era anche utile per spaventare i predatori e per conquistare il partner per l’accoppiamento.”
3. A sangue caldo e morso velenoso?
Se i dinosauri avessero sangue caldo o freddo è uno dei dibattiti che dura da più lungo tempo in paleontologia.
Dipendevano dalle temperature dell’ambiente circostante per rimanere attivi o producevano il loro calore corporeo come i mammiferi?
Per anni gli scienziati hanno proposto tesi per avvalorare una o l’altra delle ipotesi, ma di recente Herman Pontzer, della Washington University, a St. Louis, ha fornito una nuova prova sulla possibilità che molti dinosauri fossero davvero creature a sangue caldo.
Basandosi sulle conoscenze relative agli animali attuali, Pontzer ha studiato i dettagli anatomici di 13 specie di dinosauri bipedi per capire di quanta energia avessero bisogno per camminare o per correre.
Il “ costo energetico” della camminata è, infatti, strettamente associato alla lunghezza degli arti, tanto che misurando l'altezza del ginocchio di un animale si può calcolare con un margine di errore minimo.
Ha così scoperto che la quantità di energia richiesta dai muscoli dei fossili esaminati era troppo elevata perché potessero essere a sangue freddo.
Uno degli errori più grossolani presenti nel film Jurassic Park è stato quello di rappresentare Dilophosaurus (foto) come una creatura in grado di sputare veleno, anche in assenza di prove al riguardo.
Eppure uno studio recente suggerisce l’ipotesi che un’altra specie di dinosauro forse era davvero dotata di un morso velenoso.
L’esame del teschio di Sinornithosaurus, un carnivoro piumato delle dimensioni di un tacchino, ha permesso a Enpu Gong, della Chinese Academy of Science, di rilevare delle caratteristiche condivise con serpenti dotati di denti veleniferi posteriori.
Gong è arrivato alla conclusione che i denti scanalati rinvenuti nel fossile servivano proprio per il veleno, mentre le sacche disposte nella mascella superiore ospitavano le ghiandole velenifere.
Sebbene questa teoria non convinca tutti gli scienziati, ha però avviato il dibattito sulla possibile esistenza di dinosauri velenosi.
4. Per vanto non per offesa tra prede e predatori
Nonostante sembrino un'arma,le corna, le corazze e gli spuntoni dei dinosauri avevano una finalità più estetica che offensiva.
Nell'esaminare le diversità di queste bizzarre strutture, i paleontologi Kevin Padian, della California University, e Jack Horner, del Museum of the Rockies (il Museo delle Rocce, nel Montana) hanno scoperto che nei fatti il loro sviluppo potrebbe essere stato slegato da finalità di combattimento.
Si prendano, per esempio, le corna sul viso dei dinosauri ceratopsidi, un gruppo di erbivori dotati di becco, che include il famoso triceratopo.
Se la difesa fosse stata una funzione primaria, la disposizione delle corna avrebbe dovuto essere simile in più specie perché ciò avrebbe probabilmente rappresentato la disposizione ottimale per avere una protezione efficace.
Ma la variazione vista nel campione fossile di ceratopsidi (dai triceratopi, dotati di tre corna, fino ai cosmoceratopi, recentemente descritti e muniti di almeno 15 corna) fa pensare che la difesa non fosse l'unico scopo.
Al contrario, Padian e Horner suggeriscono che una funzione più semplice, come il riconoscimento tra membri della stessa specie, avrebbe giocato un ruolo chiave nell’evoluzione di queste strutture.
Erano un segno distintivo, una sorta di "carta di identità”, che all'epoca era popolato da molti dinosauri.
Quando i dinosauri dominavano la Terra, i mammiferi si nascondevano nelle tenebre, non erano più grandi di un toporagno e si nutrivano di insetti durante la notte.
Per lo meno questa era l’opinione più diffusa fino al 2005, quando nella regione Liaoning, in Cina, un team americano ha scoperto i resti fossili di un piccolo mammifero carnivoro, Repenomamus robustus (foto), che nello stomaco conteneva le ossa di un giovane dinosauro Psittacosaurus.
Il team ha inoltre ritrovato un mammifero più grande, Repenomamus giganticus. Era una creatura robusta, delle dimensioni di un tasso e con denti appuntiti, vissuto 130 milioni di anni fa.
Circa 65 milioni di anni prima che i mammiferi diventassero i dominatori del Pianeta, R. giganticus era abbastanza i grande per cacciare e divorare alcuni giovani dinosauri.
Rimane il fatto che si tratta per la maggior parte di piccoli predatori notturni. Ma queste due scoperte dimostrano che non tutti i mammiferi del Mesozoico erano costretti a rannicchiarsi e nascondersi timorosi tra i cespugli all’arrivo di un dinosauro.
5. Stupido a chi?
Non si sono trovati cervelli fossili ma, attraverso lo studio delle cavità cerebrali dei crani, è possibile conoscerne forma e dimensioni.
Lo stegosauro, per esempio, ne aveva uno semplice, piccolo e di forma allungata, del peso di appena un centinaio di grammi: niente rispetto alle due tonnellate del corpo.
Secondo alcuni studiosi era appena più intelligente degli attuali coccodrilli. Il diplodoco, un bestione di trenta metri di altezza, possedeva un cervello grande quanto una mela.
Ma non erano tutti così. Troodon formosus (foto) vantava un cervello di notevoli dimensioni, considerata la taglia relativamente ridotta dell’animale (era lungo tre metri e pesava 40-50 chilogrammi).
Visse tra i 75 e i 65 milioni di anni fa ed era probabilmente uno dei dinosauri più intelligenti. Aveva una massa cerebrale simile a quella di uno struzzo e le capacità intellettive di un opossum.
Aveva, inoltre, sviluppato un dito opponibile nell’arto anteriore, cosa che gli consentiva maggiori abilità manipolative, e gli occhi erano posti in posizione frontale per avere una visione tridimensionale.
Alcuni scienziati hanno suggerito l’ipotesi che i dinosauri si siano estinti perché si sono rivelati un fallimento evolutivo.
Ma la loro storia racconta ben altro. Hanno prosperato per 160 milioni di anni, occupando tutti i tipi di habitat, raggiungendo un’incredibile diversità di specie e sbaragliando tutti gli altri animali durante il Mesozoico.
Al confronto, noi umani, appartenenti alla specie Homo sapiens, abbiamo appena 200.000 anni, mentre gli ominidi, il clan di primati bipedi nostri cugini, hanno avuto origine circa sei milioni di anni fa.
Solo un cataclisma, come l’impatto di un asteroide o un cambiamento climatico, avrebbe quindi potuto determinare l'estinzione dei dinosauri.