Sono vecchie di millenni e abbracciano tutta la Terra le radici dell’albero di Natale, uno dei simboli più amati e universali delle festività invernali.
Niente di sorprendente, visto che il culto degli alberi, o dendrolatrìa, è uno dei più antichi dell’umanità.
Ma l’innocente abete che sta nelle nostre case, allegro, luminoso e adorato dai bambini, non sempre ha avuto vita facile: in alcuni momenti della sua lunga storia ha assunto caratteri inquietanti ed è stato persino messo al bando.
1. NEL GIARDINO DELL’EDEN
Secondo alcune leggende che risalgono fino alla Bibbia, le origini dell’albero di Natale andrebbero cercate direttamente nel Giardino dell’Eden:
«Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, tra cui l’albero della vita in mezzo al giardino e l’albero della conoscenza del bene e del male». (Genesi 2,9)
In alcune versioni, il moderno abete addobbato con sfere multicolori di vetro soffiato, festoni brillanti e lucine che rallegra case, piazze e vetrine nei giorni di festa, non sarebbe altro che l’erede simbolico dell’albero edenico del Bene e del Male.
Quando Eva ne colse il frutto proibito, le foglie avvizzirono fino a trasformarsi in aghi e i rami non dettero più fiori fino alla nascita di Gesù Bambino. Sotto, l’Albero della Vita narrato nell’Epopea di Gilgameš
Cacciato con la sua compagna dal Paradiso terrestre, Adamo però ne portò con sé un ramoscello che molto tempo dopo fornì il legno utilizzato per la croce di Cristo, prima di essere “redento” come uno dei protagonisti del Natale.
Secondo questa leggenda, infatti, l’albero del Bene e del Male si sarebbe trasformato in un ginepro: non a caso, anticamente si credeva che le bacche di questo arbusto avessero il potere di proteggere dai morsi di serpente.
Più numerose le versioni che identificano l’albero di Natale con l’altro albero del giardino dell’Eden, quello della Vita o dell’Immortalità, e che riuniscono sotto una ghirlanda di sempreverdi le tradizioni di popoli antichi e lontani: dalla Cina al Vicino Oriente, dall’Egitto fino al nord Europa.
Qua sotto, "Il Giardino dell’Eden", un dipinto di Lucas Cranach il Vecchio (1472-1553).
2. LA QUERCIA DI THOR E LE ROSE DI RIGA
L’origine dell’albero di Natale nella sua forma attuale va rintracciata in Germania ed è legata all’opera missionaria di colui che passerà alla storia come san Bonifacio.
Il monaco benedettino Winfrid, originario del Devonshire, fu inviato a evangelizzare Assia e Turingia.
Nel 723 arrivò nel villaggio di Geismar, dove sorgeva una possente quercia dedicata al dio Thor, venerata dai Catti e considerata una dei più importanti simboli sacri dei popoli germanici.
Si narra che Winfrid/Bonifacio, intervenuto per fermare il sacrificio di un giovane, decise di abbattere l’albero per dimostrare la superiorità del cristianesimo sulle credenze pagane. Mentre sferrava deciso i suoi colpi d’ascia, i presenti attesero invano che Thor reagisse, fulminando il monaco sul posto.
Lui, invece, non solo restò incolume ma terminata l’opera raccolse il legname e ci costruì una chiesa. Intanto, con sua grande meraviglia, fra le radici della quercia abbattuta era spuntato un giovane abete che con la sua forma triangolare sembrava alludere alla Santa Trinità.
I seguaci del Santo lo adornarono di lumi e candele, per favorire le predicazioni e le orazioni notturne. A quel punto la gente del posto accettò il battesimo e la conversione, dando inizio alla cristianizzazione della Germania settentrionale.
La prima testimonianza scritta di un albero di Natale decorato arriva da Riga, capitale della Lettonia, e risale al 1510. La ricorda una targa in pietra in otto lingue collocata nella pavimentazione della piazza centrale della città.
La Confraternita delle Teste Nere era una gilda di mercanti e commercianti attiva dal XIV secolo. Per festeggiare il Natale eressero un abete in piazza, più simile forse a un albero della cuccagna: lo addobbarono con rose di carta, simbolo della Vergine Maria, e fra canti, balli e grandi bevute gli diedero fuoco.
Una storia del tutto simile si racconta nella non lontana Tallin, in Estonia, dove attorno all’albero si danzava cercando moglie o marito.
3. MELE ROSSE E NOCI DORATE E LO SBARCO IN AMERICA
Anche l’uso di addobbare l’abero con sfere rosse in vetro soffiato ha origine in Germania, dove fin dal XVII secolo le decorazioni più diffuse erano naturalmente le mele vere e proprie, insieme a noci, dolcetti e festoni.
Una consuetudine antica, che risale ancora una volta al Giardino dell’Eden.
Infatti, fin dal Medioevo, i rami d’abete con mele appese erano un oggetto di scena molto comune nei Mysterienspiel (in inglese Mystery Plays), le rappresentazioni a carattere religioso allestite nelle chiese il 24 dicembre, giorno dedicato ad Adamo ed Eva nel calendario paleocristiano.
Da qui, rami d’abete appesi al soffitto e decorati con frutta secca e dolci e poi alberelli via via sempre più grandi si diffusero ovunque nei paesi di lingua tedesca e, attraverso l’Alsazia, in Francia.
Alcune fonti testimoniano che nel 1539 un albero di Natale fu eretto dentro la Cattedrale di Strasburgo. La tradizione, poi, si diffuse talmente che nel 1554 la città di Friburgo vietò il taglio di alberi in occasione delle feste, per scongiurare la distruzione dei boschi.
Altre fonti attribuiscono il primo albero di Natale domestico, così come lo conosciamo oggi, alla Duchessa di Brieg che in Germania, nel 1611, lo impiegò per riempire un angolo che era rimasto desolatamente vuoto nei saloni del suo castello riccamente addobbato per le feste.
Furono i primi coloni tedeschi a introdurre l’albero di Natale negli Stati Uniti, dove però inizialmente non ebbe vita facile. Dopo lo sbarco dal Mayflower del 1620, i rigidi Padri Pellegrini del New England avevano imposto ai coloni una celebrazione canonica del Natale, che non ammetteva la minima manifestazione di gioia né concessioni a festeggiamenti considerati frivoli o lussuriosi.
William Bradford, uno dei fondatori e per trent’anni governatore della prima Colonia di Plymouth, si impegnò per sopprimere la “derisione pagana” dell’osservanza che si insinuava qua e là.
Nel 1659, il Tribunale del Massachusetts emanò una legge che bollava come reato ogni celebrazione del 25 dicembre che non fosse un’ascetica funzione religiosa. Bisognerà attendere la prima metà dell’Ottocento perché gli abeti decorati non siano più visti come simboli pagani e comincino a moltiplicarsi anche nelle case degli Americani.
4. NATALE MESSO AL BANDO MA GRAZIE ALLA REGINA VITTORIA FU CONSACRATO
Intanto, nella madre patria inglese anche il potente statista Oliver Cromwell, puritano fervente, tuonava contro «le tradizioni pagane» di canti, alberi decorati e qualsiasi altra espressione gioiosa che profanasse «il sacro evento», e il Natale conobbe allora il suo momento più buio.
Nel 1642 i puritani fecero bruciare tutti i rami di sempreverdi con cui i londinesi avevano decorato la città.
L’anno successivo fu approvata un’ordinanza che incoraggiava i sudditi a trattare quel particolare periodo invernale «con la più solenne umiliazione, affinché si richiami il ricordo dei nostri peccati e dei peccati dei nostri padri», mentre ormai la festa, che «finge soltanto di essere in memoria di Cristo, [in realtà] in un’estrema dimenticanza di Lui ha dato libertà ai piaceri carnali e sensuali».
Addirittura nel 1644 un’ordinanza confermò l’abolizione delle feste di Natale, Pasqua e Pentecoste: da allora e fino alla Restaurazione nel 1660, il Natale fu ufficialmente considerato illegale. Ma la scelta si rivelò molto impopolare, tanto che scoppiarono addirittura delle rivolte pro-natalizie.
Pare che il primo albero di Natale con decorazioni in vetro sia stato allestito a Vienna nel 1816 ad opera della principessa Henrietta von Nassau-Weilburg, mentre fu Ludovica di Baviera, madre della principessa Sissi, a commissionare ai maestri soffiatori di Czestochowa le preziose decorazioni in vetro che resero famosi e ricercati in tutta Europa gli artigiani polacchi.
La consacrazione ufficiale dell’albero di Natale per il mondo anglosassone, però, arriva nel 1848, grazie a una pagina dell’Illustrated London News che ritrae la regina Vittoria, il principe consorte Alberto di Sassonia-Coburgo-Gotha e l’intera Royal Family riunita attorno a un albero addobbato, allestito nel castello di Windsor.
Un’usanza introdotta alla corte inglese già a fine Settecento dalla tedesca regina Carlotta, moglie di Giorgio III, e da allora diffusasi nell’alta società britannica.
La regina Vittoria era molto popolare tra i sudditi e ciò che si faceva a corte diventava immediatamente di moda, non solo in Inghilterra, negli Stati Uniti e in Canada ma anche in Italia, dove la prima personalità pubblica a far allestire un albero di Natale al Quirinale fu la regina Margherita.
Così, a metà Ottocento, fra dimore reali, castelli e salotti borghesi, il Natale era ufficialmente diventato un’occasione per rafforzare i legami familiari, scambiarsi doni e fare festa, senza dimenticare però di esercitare virtù come carità, ospitalità e generosità verso il prossimo.
5. IL NATALE SI FA ELETTRICO E CONSUMI ALLE STELLE
Negli Stati Uniti, dopo l’iniziale diffidenza, l’entusiasmo per l’albero di Natale illuminato diventò presto eccessivo.
Nel 1885, un intero ospedale di Chicago andò a fuoco a causa delle candeline e gli incendi nei giorni di festa si moltiplicarono al punto che nel 1908 le compagnie di assicurazione cercarono di ottenere una legge che le vietasse.
Finalmente, l’idea di sostituire le pericolose fiammelle con luci elettriche venne a Thomas Alva Edison, grande imprenditore della lampadina anche se non ne fu proprio l’unico inventore (il primato fu a lungo conteso dal piemontese Alessandro Cruto).
Nel Natale del 1880 Edison appese fili di lampadine all’esterno del suo laboratorio di Menlo Park, nel New Jersey, dando ai passeggeri dei treni che transitavano lì vicino una fantastico assaggio di futuro.
Un paio di anni più tardi il suo socio Edward H. Johnson cablò a mano 80 lampadine rosse, bianche e blu e le avvolse attorno a un albero di Natale che girava su sé stesso trasformandolo così nel primo abete elettrificato.
Ma ci vollero ancora molti anni perché le lucine e l’elettricità in genere prendessero piede. Al presidente Stephen Grover Cleveland si deve il merito di averle promosse, quando nel 1895 chiese che l’abete della Casa Bianca fosse illuminato da centinaia di lampadine multicolori.
Con la diffusione dell’energia elettrica la sicurezza è aumentata, ma anche gli eccessi e i costi della bolletta. Secondo il Guinness dei primati, il record mondiale di luci accese tutte insieme su un albero di Natale naturale è di 194.672 ed è stato conseguito a Malmedy, in Belgio, il 10 dicembre 2010. Pare non sia stato ancora battuto.
La casa di produzione cinematografica Universal Studios Japan, invece, detiene dal 2011 il primato mondiale per l’albero artificiale più luminoso (nella foto sotto). Quello di Osaka ogni anno supera se stesso e nel 2019 ha raggiunto lo strabiliante numero di 591.840 lampadine accese.
Un primato che difficilmente potrà essere superato in un Occidente rabbuiato dalla crisi energetica e costretto al risparmio. Torneremo alle candeline, in fondo molto più suggestive? Forse sì, ma con le dovute cautele.