“Ecco, questo è il teatro che io cerco. Qui si potrebbero fare delle rappresentazioni uniche al mondo. Il problema è quello dell’acustica. Si sentirà l’orchestra? E la voce, si perderà in tanto spazio?”.
È l’estate del 1913, esattamente 110 anni fa, quando il grande tenore veronese Giovanni Zenatello ha l’idea di trasformare l’Arena di Verona nel più grande teatro lirico all’aperto al mondo per celebrare il primo centenario della nascita di Verdi.
Fa alcune prove di acustica: sale sul podio e alla presenza di alcuni amici intona il primo dei tanti, Celeste Aida: si sente tutto perfettamente. Persino il leggero fruscio della carta strappata in platea viene percepita fino alla sommità delle gradinate.
Questo capolavoro di acustica si deve all’ingegno degli antichi Romani che realizzarono l’Arena in pietra calcarea veronese intorno al 30 d.C., tra la fine del regno di Augusto e l’inizio di quello di Claudio, alcuni decenni prima del Colosseo, il più imponente anfiteatro romano del mondo.
In quasi duemila anni di storia, nell’Arena si sono alternati spettacoli di gladiatori, giochi, esecuzioni, prostituzione, feste, sangue e morte.
Fino ad arrivare al 10 agosto 1913, quando Zenatello nel ruolo di Radames ed Ester Mazzoleni come Aida, inaugura con il capolavoro di Giuseppe Verdi il Festival dell’Opera lirica, che è giunto ormai alla centesima edizione.
1. Una città ricca e popolosa
Verona, a partire dalla sua fondazione nel I secolo a.C., era divenuta una città ricca e popolosa grazie alla sua posizione strategica. Si era dotata di palazzi, templi e luoghi di divertimento.
L’anfiteatro che oggi occupa il centro della città, si trovava fuori dalle mura per rendere più scorrevole l’affluenza degli spettatori, evitando di intasare il centro cittadino.
Inoltre, la presenza di animali selvatici nei giochi venatori e l’abbondante spargimento di sangue con l’accumulo di carcasse e cadaveri conferivano un odore nauseabondo agli anfiteatri che per questo venivano costruiti lontani dalle zone residenziali.
Sotto la minaccia dell’invasione barbarica nel III secolo, l’imperatore Gallieno decise di includere l’Arena in un nuovo tratto murario per impedire ai nemici di occuparla e usarla come avamposto in un assedio.
È così che nel corso dei secoli, l’Arena è finita nel centro storico, all’interno della più grande piazza della città, piazza Bra.
È uno dei teatri romani più grandi! L’Arena ha una struttura ellittica: gli assi dell’intero edificio misurano 138 e 109 metri (152 e 123, compresa la cinta dell’ala). Il perimetro della platea attuale è di 391 metri, con l’ala 435 metri.
L’altezza è di circa 30 metri e in ogni piano vi sono 72 arcate (l’ala ne conserva quattro per piano); i gradoni sono in media alti 41 centimetri e larghi tra i 63 e 71 centimetri. Le gradinate sono 45 e i vomitori 64 (le aperture per l’entrata e l’uscita del pubblico).
Queste dimensioni consentono all’Arena di inserirsi all’ottavo posto per dimensione fra gli anfiteatri romani e al quarto fra quelli in Italia, dopo il Colosseo, l’anfiteatro campano di Capua e quello di Milano. È uno dei meglio conservati.
2. I duelli dei gladiatori
Che in epoca romana si combattesse lo dimostrano alcune iscrizioni funebri di gladiatori: un certo Generoso che morì nel suo letto dopo aver combattuto 27 volte senza mai subire una sconfitta, Edone ucciso a 26 anni nel suo ottavo combattimento, e il ventinovenne Glauco che fece voto a Nemesi, divinità venerata dai gladiatori, ma morì sfortunatamente nell’Arena al cospetto di migliaia di spettatori.
L’anfiteatro ne poteva accogliere circa 30mila, mentre oggi la capienza è ridotta a 15mila posti per la presenza del palcoscenico e la perdita del portico nella parte superiore della càvea, l’insieme delle gradinate dove prendevano posto gli spettatori.
L’Arena di Verona, costruita utilizzando la tipica pietra veronese in tutte le sue sfumature di rosso e di rosa, come molti monumenti cittadini, subì gravi danni in occasione del terribile terremoto del 1117, in cui crollò l’anello di muro più esterno, lasciando quelle quattro fila di archi isolati, la cosiddetta “ala dell’Arena”, che ancora oggi caratterizzano l’edificio.
Molte delle pietre che costituivano questo anello esterno, tutto in pietra e riccamente decorato, furono utilizzate per la costruzione di nuovi edifici. Non è difficile scorgere blocchi di pietra finemente lavorata provenienti dall’Arena nei muri di palazzi romanici del centro città.
3. Processi e bordelli
Proibiti i combattimenti di gladiatori, nel Medioevo si tennero all’interno dell’anfiteatro delle particolari lotte giudiziarie per risolvere le controversie legali incerte: le parti in causa si facevano rappresentare da certi “campioni”, lottatori professionisti che nudi e bisunti decidevano con la forza l’esito del processo sotto gli occhi del popolo.
Ne fu spettatore anche Dante Alighieri, che lo racconta nel canto XVI dell’Inferno.
Nel 1278, nell’Arena, furono bruciati al rogo circa 200 eretici patarini per volontà di Alberto I della Scala, il signore della città, il quale stabilì anche che le prostitute potevano abitare solo negli arcovoli dell’Arena, cioè gli alloggi esterni, ma non dovevano entrare all’interno.
Pochi sanno che l’anfiteatro romano, simbolo di cultura, per secoli è stato un bordello. In una lettera datata 8 dicembre 1509, Niccolò Macchiavelli, l’autore del Principe, racconta al destinatario, Luigi Guicciardini, di una sua avventura erotica vissuta con una prostituta veronese che viveva in una stanza buia, quasi sicuramente un arcovolo dell’Arena, unico luogo dove le meretrici potevano stare.
Lo scrittore fiorentino si diede da fare con questa prostituta e solo al termine dell’incontro amoroso prese un tizzone dal focolare e la guardò da vicino. La visione non fu piacevole: Machiavelli descrive la donna come brutta, vecchia, con la bocca storta e senza denti.
L’alito le puzzava e sotto il naso aveva anche qualche baffetto. Se gli alcovoli erano adibiti a bordello, la parte interna dell’Arena venne chiusa per proteggerla dall’incuria e dal vandalismo (cominciava a essere definita “un edificio memorabile”).
Ogni tanto l’Arena veniva usata per le feste, come accadde nel 1382 quando si tennero al suo interno, per quasi un mese, i festeggiamenti per il matrimonio di Antonio della Scala e Samaritana da Polenta, con giostre e spettacoli e larga profusione di spese.
4. Il lento recupero
Demolizioni, terremoti, incuria, utilizzi più disparati avevano lasciato l’Arena in uno stato pietoso, ma il suo valore artistico e monumentale per la comunità cittadina era grande.
In effetti Verona fu la prima città, già nel Cinquecento, ad avviare tutta una serie di operazioni che ponevano al centro la tutela e il restauro delle antichità.
Così il 24 maggio 1568 si deliberò il restauro dello stesso anfiteatro sulla base di un progetto elaborato sugli studi di periti architetti, come quelli realizzati da Caroto e Palladio.
Le prostitute furono allontanate e sostituite da artigiani e commercianti. Furono avviati gli scavi archeologici. Venne sostituita buona parte delle gradinate rovinate e integrate quelle mancanti. Anche gli arcovoli vennero risistemati.
Cominciò il lento recupero del monumento e della piazza Bra su cui l’Arena si affaccia: culminerà negli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento con importanti lavori di consolidamento e restauro e con lo sgombero di tutti gli arcovoli adibiti a magazzini e botteghe, la demolizione delle strutture non originarie e il consolidamento delle parti antiche.
Nella foto sotto, sorvolata dalle Frecce Tricolore il 16 giugno scorso, l’Arena di Verona, gremita di persone, ospita la Aida di Giuseppe Verdi per inaugurare la stagione.
5. Corride di tori e il tempio della musica
Si cominciò a utilizzare l’anfiteatro per tornei, giostre e spettacoli. Memorabile rimane l’esibizione nel 1751 di un rinoceronte che lasciò di stucco il pubblico.
Ma lo spettacolo più gradito era una specie di corrida, in cui i tori si trovavano a combattere contro cani mastini.
Vi assistette anche Napoleone non appena giunse a Verona: fu dopo la sconfitta della Repubblica di Venezia nel 1798, quando la città cadde sotto il breve dominio francese.
I tori tornarono anche dopo l’Unità d’Italia, quando si tentò di importare la corrida spagnola vera e propria, suscitando già allora le proteste degli animalisti.
Nell’agosto 1883 un estroso veronese, Siro Zuliani, si levò dall’Arena in aerostato. E persino il mitico Buffalo Bill, con i suoi show di cowboy e indiani d’America, solcò il palco dell’Arena per due volte, nel 1890 e nel 1906.
Ma è con la musica che la città ha un legame speciale. Qui è nata nel 1543 l’Accademia Filarmonica, la più antica accademia musicale europea.
E qui, cento anni fa, l’opera fece il suo debutto sul palco dell’anfiteatro, trasformandolo nel punto di riferimento di ogni estate musicale.
L’Arena però non è soltanto lirica e musica classica. Ha ospitato tante manifestazioni popolari come il Festivalbar, Giochi senza frontiere (nel 1970) e la tappa conclusiva del Giro d’Italia (edizioni del 1981, 1984, 2010, 2019 e 2022).
Ci è entrata anche la musica pop con gli artisti più importanti del mondo, di ogni genere e caratura, orgogliosi di avere avuto la possibilità di assaporare la storicità di uno dei posti più belli del mondo.