Le api sono insetti alati che si nutrono di nettare e polline e talvolta producono miele.
Gli studiosi ne hanno classificate circa 20.000 specie, delle quali il 90% è solitario, mentre il resto, che comprende api da miele e bombi, vive socialmente in colonie che comprendono un’unica regina, numerose operaie e fuchi maschi.
La specie più grande è l’ape gigante di Wallace che cresce fino a 4 cm di lunghezza, mentre le operaie di alcune minuscole api senza pungiglione sono più piccole di un chicco di riso.
Sono presenti in tutti i continenti, tranne che in Antartide, e in tutti gli habitat che contengono piante da fiore.
Impollinano molte delle piante da cui dipendiamo per l’alimentazione, eppure la popolazione di questo utile insetto è in declino da decenni.
Potrebbero essere il perno che tiene insieme l’intero ecosistema terrestre… quindi non c’è da stupirsi che siano molto impegnate. Ecco tutto quello che c’è da sapere su questi importanti insetti a rischio.
1. Quanto sono intelligenti le api? Chi c’è in un alveare e anatomia di un’ape mielifera
- Quanto sono intelligenti le api?
Sono creature molto intelligenti. Sanno contare, risolvere enigmi e persino usare semplici strumenti. In un esperimento, sono state addestrate a volare oltre tre punti di riferimento identici e ugualmente distanziati per raggiungere una ricompensa zuccherina posta a 300 metri di distanza. Quando il numero di punti di riferimento è stato successivamente ridotto, le api hanno volato molto più lontano, mentre quando il numero di punti di riferimento è stato aumentato, le api sono atterrate a una distanza inferiore. Ciò suggerisce che fossero in grado di contare i punti di riferimento per decidere dove atterrare.
In un altro studio, gli scienziati hanno creato una scatola puzzle che poteva essere aperta ruotando un coperchio per accedere a una soluzione zuccherina.
Quando si premeva una linguetta rossa, il coperchio ruotava in senso orario. Quando si premeva una linguetta blu, il coperchio ruotava in senso opposto.
Non solo le api potevano essere addestrate a risolvere il puzzle, ma potevano anche imparare a risolverlo osservando loro simili che lo completavano.
Per quanto riguarda l’uso degli strumenti, le api asiatiche sono note per raccogliere e spalmare feci fresche di animali intorno all’ingresso del loro nido, al fine di scoraggiare predatori come la vespa mandarinia.
Gli scienziati avevano già dimostrato la loro capacità di usare strumenti in esperimento da laboratorio, ma la scoperta delle feci del 2020 è stata la prima osservazione di questa abilità loro capacità di usare degli strumenti anche in natura.
- Chi c’è in un alveare?
In ogni alveare ci sono tre tipi di api: le operaie, i fuchi e la regina. Le operaie e la regina sono femmine.
Le regine sono riproduttive e sono più grandi delle operaie. I fuchi sono maschi, hanno occhi composti molto più grandi e non hanno il pungiglione.
- Anatomia di un’ape mielifera
La testa comprende...
1. Due occhi composti
2. Tre occhi semplici o ocelli, situati sulla parte superiore della testa, per la visione ravvicinata
3. Antenne per rilevare odori, sapori, suoni e temperatura
4. Mandibole che servono per masticare e tagliare
5. Proboscide per aspirare nettare, miele e acqua.
Il torace comprende...
6. La parte centrale dell’ape
7. Tre paia di gambe
8. Due paia di ali
L’addome è dove si trovano...
9. L’ingluvie o borsa melaria, per trasportare il nettare al nido
10. Il pungiglione - un organo appuntito usato per iniettare il veleno.
2. Come comunicano le api? Che aspetto ha un nido di bombi?
- Come comunicano le api?
Le api hanno due modalità primarie di comunicazione: la danza e gli odori (feromoni).
Le mellifere usano la famosa “danza dell’addome” (o a otto) per indirizzare i nidiacei verso i fiori ricchi di nettare e polline.
Di ritorno da una ricognizione riuscita, un’operaia si precipita su uno dei favi verticali dell’alveare e, attraverso movimenti specifici e vibrazioni del proprio addome, comunicherà agli altri membri della colonia la direzione e la distanza della fonte.
La durata della vibrazione indica la distanza dal fiore, e ogni secondo aggiunge altri 100 metri al viaggio. Comunicare la direzione è più complicato, ma può essere fatto orientando il corpo dell’ape in direzione del cibo, rispetto al Sole. L’intensità della danza indica la ricchezza della fonte di cibo, mentre la danzatrice rilascia anche un cocktail di feromoni che sembra spronare i nidiacei all’azione.
I membri della colonia osservano la danza, assaggiano gli odori con le loro antenne e poi si dirigono alla ricerca dei fiori.
Esistono anche altre danze. La “danza circolare”, priva di scodinzolii, viene utilizzata per indicare la posizione dei fiori molto vicini.
- Che aspetto ha un nido di bombi?
I bombi sono le api paffute e pelose che, secondo alcuni, non dovrebbero essere in grado di volare... cosa che invece sanno fare alla perfezione.
Le specie sociali, come il bombo da giardino, formano colonie e costruiscono nidi in luoghi riparati, lontano dalla luce diretta del sole. Le tane abbandonate dei roditori e i cumuli di compost sono ottimi posti, così come le cassette per gli uccelli, i buchi negli alberi e gli spazi sotto i capannoni.
A differenza dei nidi delle api, che sono strutture elaborate con celle esagonali, i nidi dei bombi
sono più semplici e disorganizzati. Spesso isolati con foglie o pezzi di pelliccia di animali, sono progettati per ospitare un piccolo numero di api (da 40 a 400 circa) per una singola stagione di nidificazione.
I nidi di api, invece, possono ospitare fino a 40.000 individui e possono durare anni.
I bombi rupestris sono una specie ‘parassita’ che crea nidi propri. Le loro regine invadono invece i nidi di altri bombi, dove uccidono la regina residente e depongono le proprie uova, che vengono poi allevate dalle operaie residenti.
3. Come si orientano le api? Quando si sono evolute le api?
- Come si orientano le api?
Le api spesso percorrono chilometri per andare a raccogliere nettere in aree lontane, ma sono in grado di ritrovare la strada di casa con una precisione infallibile. Come fanno?
Innanzitutto, usano il sole come bussola. Gli occhi delle api sono sensibili alla luce polarizzata, che può penetrare le nuvole spesse. Ciò significa che anche in una giornata nuvolosa possono “vedere” il Sole e usarlo come guida.
Questa informazione viene poi combinata con un’indicazione del tempo proveniente dall’orologio interno dell’animale, consentendogli di tenere traccia sia della direzione che della distanza.
L’ape monitora anche lo spostamento del Sole durante il viaggio, così quando torna alla colonia può indicare ai suoi nidiacei la posizione del cibo rispetto alla posizione attuale del Sole, piuttosto che la sua posizione quando ha trovato il cibo.
Infine, è noto che le api mellifere sono capaci di percepire i campi magnetici e per questo i ricercatori pensano che siano in grado di usare anche campo magnetico terrestre per orientarsi.
- Quando si sono evolute le api?
Le vespe sono considerate una specie aggressiva e per questo abbastanza disprezzata, mentre le api sono viste come benevole e ampiamente adorate. Eppure queste ultime si sono evolute dalle prime.
Le api appartengono all’ordine degli Imenotteri, come le le formiche e le vespe. I più antichi fossili di imenotteri conosciuti risalgono al Triassico, circa 224 milioni di anni fa.
Le vespe hanno fatto la loro comparsa nel Giurassico, tra 201 e 145 milioni di anni fa, seguite dalle api nel Cretaceo, tra 145 e 66 milioni di anni fa.
La Trigona prisca è stata una delle prime, si trattava di un’ape senza pungiglione trovata preservata nell’ambra, era in volo circa 85 milioni di anni fa. L’esemplare chiave è una femmina con un addome piccolo, il che indica che era un’operaia e che alcune specie di api si erano già organizzate in strutture sociali complesse.
I primi fiori impollinati da animali erano già apparsi a quell’epoca e venivano impollinati da coleotteri, ma l’arrivo delle api ha portato a una loro evoluzione, che ha poi portato a un’ulteriore evoluzione delle api, e così via.
È uno dei migliori esempi di coevoluzione. I fiori hanno sviluppato il nettare e le teste a forma di imbuto, mentre le api hanno evoluto lingue più lunghe per succhiare il nettare e peli specializzati per trasportare il polline.
4. Cosa piantare per aiutare le api? Gli esseri umani possono vivere senza api?
- Cosa piantare per aiutare le api?
La maggior parte delle specie di api non è troppo esigente sulla provenienza del polline e del nettare, quindi piante come lavande, agrifogli e calendule le attireranno immediatamente. Altre specie, invece, sono più specializzate e dipendono da un numero minore di piante. Queste api sono spesso rare e se le piante che le sostengono scompaiono, la popolazione locale può essere a rischio.
La coltivazione della Lysimachia (sotto) attira un’ape di medie dimensioni che sfrutta anche gli oli profumati di questo fiore per impermeabilizzare i nidi, che spesso si trovano ai bordi di stagni e fiumi.
Le orecchie d’agnello sono una pianta perenne sempreverde, facile da coltivare, preferita dall’ape cardatrice della lana. Le femmine usano le fibre delle foglie morbide e pelose per foderare i loro nidi, mentre i maschi difendono i territori che contengono queste piante. Un’altra opzione semplice è lasciare che il prato cresca in modo naturale con tanto di erbacce. Il dente di leone e le piante affini, come il biancospino e l’alcefalo, sono le preferite dalla dasypoda altercator, mentre i ranuncoli sono una calamita per le chelostoma florisomne.
Le api sono anche una fonte di cibo per molti uccelli, mammiferi e insetti. La loro scomparsa modificherebbe molti ecosistemi, con effetti a catena per molti altri animali e piante.
È una brutta notizia, quindi, che le api siano in declino globale. La perdita di habitat, i metodi di coltivazione intensiva, l’inquinamento, l’uso di pesticidi, le malattie e i cambiamenti climatici sono tutti responsabili. Un recente studio ha rilevato che la perdita globale di impollinatori sta già causando circa 500.000 morti premature all’anno nell’uomo, riducendo l’offerta di alimenti sani.
- Gli esseri umani possono vivere senza api?
Probabilmente sì. Ma la scomparsa delle api rappresenterebbe una grave minaccia per la sicurezza alimentare e la nutrizione globale.
Un boccone di cibo su tre che mangiamo dipende da insetti impollinatori, come le api. Sia che si tratti di prodotti di base, come patate e cipolle, sia che si tratti di frutta, dalle mele ai cocomeri, o di aromi, come il basilico e il coriandolo, le api contribuiscono a fecondare le piante quando trasferiscono il polline tra di esse.
Le piante di caffè e di cacao, per esempio, dipendono entrambe dalle api per l’impollinazione, così come circa l’80% dei fiori selvatici europei.
5. Cinque miti sulle api... sfatati
- LE API SONO TROPPO PESANTI PER VOLARE
Questo mito risale al libro del 1934 Le Vol des Insectes di Antoine Magnan, che riteneva erroneamente che le ali delle api fossero troppo piccole per generare la portanza necessaria al volo. Ovviamente si sbagliava.
- TUTTE LE API PUNGONO
Le api maschio non possono pungere.
Il pungiglione è un organo modificato per la deposizione delle uova ed è presente solo nelle femmine. Esistono anche circa 550 specie di api che hanno pungiglioni così piccoli da non poter essere usati a scopo difensivo.
- MUOIONO DOPO AVERVI PUNTO
Tra le specie che possono pungere, solo le api mellifere muoiono dopo la puntura. I pungiglioni si impigliano nella pelle della vittima e quando l’ape cerca di liberarsi, il suo addome si rompe fatalmente.
- TUTTE LE API PRODUCONO MIELE
La maggior parte delle api non produce miele. In effetti, sono solo otto specie capaci di farlo in grandi quantità. Ci sono centinaia di altri tipi di api che lo producono, ma in quantità molto minori.
- TUTTE LE API LAVORANO SODO
Le regine depongono fino a 1.500 uova al giorno. Le operaie si dedicano al foraggiamento, all’alimentazione dei piccoli e alla cura dell’alveare. I fuchi (maschi), non hanno molto da fare a parte accoppiarsi con una regina.