Non ce ne rendiamo conto ma quando diciamo «Domani è un altro giorno» o «Beh… nessuno è perfetto» citiamo battute del cinema che hanno fatto la storia.
Ecco i casi più famosi…
1. «Domani è un altro giorno»
Che cosa significa
Non tutto è perduto; oggi va così, domani si vedrà. La si dice quando le cose vanno male: ma chi può dire che certi problemi d’oggi non trovino domani una soluzione?
Chi la dice e in quale film
Rossella O’Hara nel kolossal Via col vento, diretto nel 1939 da Victor Fleming e vincitore di 10 premi Oscar.
Il film, la cui sceneggiatura è tratta dal romanzo di Margaret Mitchell, vincitore del premio Pulitzer nel 1937, narra i tormentati amori di Rossella (l’attrice Vivien Leigh), capricciosa figlia del ricco proprietario di Tara, una piantagione di cotone nei pressi di Atlanta, in Georgia.
Le vicende si dipanano durante la guerra civile americana, scoppiata il 12 aprile 1861 tra gli Stati Uniti d’America, sotto la presidenza di Abramo Lincoln, e gli stati del Sud, separatisi in una Confederazione presieduta da Jefferson Davis.
La guerra si chiude con la definitiva disfatta dei Sudisti il 9 aprile 1865. Rossella O’Hara s’innamora di Ashley Wilkes, si sposa con due uomini che non ama e infine si lega per interesse al ricco avventuriero Rhett Butler (Clark Gable) che alla fine la lascia. Lei mormora: «Se te ne vai, che ne sarà di me? ». Il fascinoso Rhett risponde: «Francamente me ne infischio».
Rossella capisce che Rhett è l’uomo della sua vita. Troppo tardi? Forse no. Nell’ultima scena, dice: «Tara! A casa mia! Troverò un modo per riconquistarlo. Dopotutto, domani è un altro giorno!».
2. «Beh... nessuno è perfetto»
Che cosa significa
Ironico: lo si dice per sfuggire dall’imbarazzo quando qualcuno rileva una nostra inadeguatezza.
Chi la dice e in quale film
Osgood Fielding II nel film A qualcuno piace caldo, una delle commedie più divertenti della cinematografia americana, con tre protagonisti indimenticabili: Marilyn Monroe, Tony Curtis e Jack Lemmon.
Il film, vincitore di un Oscar e tre Golden Globe, è uscito nel 1959 ma è ambientato nel 1929, e prende spunto da un evento reale, la “strage di San Valentino”, uno dei più sanguinosi regolamenti di conti della malavita americana: a Chicago, il 14 febbraio 1929 gli uomini di Al Capone sterminano 7 uomini del boss irlandese George “Bugs” Moran per conquistare il controllo della vendita illegale di alcolici (siamo in pieno proibizionismo).
Il sassofonista Joe (Tony Curtis) e il contrabbassista Jerry (Jack Lemmon) assistono per caso alla strage e anziché testimoniare, si nascondono per evitare i sicari della mafia.
Si travestono da donne, fingendo di essere le suonatrici Josephine e Daphne, e partono per la Florida unendosi a un complesso femminile, in cui suona la meravigliosa e squinternata Zucchero (Marilyn Monroe).
Joe s’innamora di Zucchero e per conquistarla si spaccia per un miliardario. Nel frattempo, un vero miliardario, Osgood Fielding II, s’innamora follemente di Daphne, cioè Jerry.
Nell’ultima scena, Joe rivela a Zucchero di essere un musicista squattrinato e bugiardo, mentre Jerry, ovvero Daphne, rivela a Osgood di essere un uomo. A questo punto Osgood sorprende tutti con la battuta: «Beh... nessuno è perfetto».
Nessuno è perfetto è anche il titolo di un film del 1981, diretto da Pasquale Festa Campanile, che narra la storia d’amore tra l’ingenuo Guerrino (Renato Pozzetto) e una bellissima modella, nata uomo e fino ad alcuni anni prima paracadutista dell’esercito tedesco (Ornella Muti).
3. «Ho visto cose che voi umani non potete neppure immaginare»
Che cosa significa
La frase è diventata un luogo comune, quando si racconta un’esperienza eccezionale e poco credibile, accentuandone gli aspetti straordinari.
Chi la dice e in quale film
Il replicante Roy Batty, interpretato dall’attore Rutger Hauer, nel film Blade Runner, il capolavoro cinematografico di fantascienza diretto nel 1982 dal regista americano Ridley Scott e ispirato al romanzo Il cacciatore di androidi di Philip K. Dick (1928- 1982).
Scrittore americano di culto, celebrato come il padre della fantascienza post-moderna, Dick ha tra i suoi temi preferiti quello del complicato e ambiguo rapporto tra gli esseri umani e gli androidi, ovvero robot (esseri artificiali) così ben fatti da risultare indistinguibili dagli umani e completamente diversi dai cyborg (i quali sono una mescolanza di parti artificiali e parti biologiche, sul modello di Terminator).
Sono androidi tutti i replicanti protagonisti di Blade Runner, incluso Roy Batty, il robot ribelle che inizia così il suo monologo: «Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi, navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione, e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser...».
La battuta, che è entrata prima nella storia del cinema e poi nel linguaggio quotidiano, non è presente nel romanzo: la si deve all’intuizione dello sceneggiatore David Webb Peoples.
4. «Sono il re del mondo!»
Che cosa significa
È un grido di esultanza, destinato a contrassegnare un momento di particolare intensità o a esprimere un’improvvisa e inusuale gioia.
Chi la dice e in quale film?
Jack Dawson nel film Titanic, diretto nel 1997 da James Cameron ed entrato nella storia del cinema per il budget stratosferico, gli effetti speciali, gli 11 premi Oscar vinti nel 1998 e perché è divenuto il secondo film di maggior incasso in assoluto (dopo Avatar, sempre di Cameron).
La romantica e impossibile storia d’amore tra i due protagonisti, la diciassettenne ereditiera Rose De Witt Bukater (Kate Winslet), passeggera di prima classe, e un giovane squattrinato, Jack Dawson (Leonardo DiCaprio), passeggero di terza classe, è una vicenda di pura fantasia raccontata sullo sfondo di un tragico evento storico: l’affondamento del transatlantico britannico Titanic che colò a picco nelle acque dell’Atlantico dopo una collisione con un iceberg nella notte tra il 14 e il 15 aprile 1912.
Delle 2.224-2.228 persone a bordo tra passeggeri ed equipaggio (permangono ancora incertezze sui dati reali), ne sopravvissero solo 706.
La battuta è stata pronunciata in una scena della prima parte del film: Jack Dawson si arrampica sulla prua del transatlantico assieme all’amico Fabrizio e, allargate le braccia, urla all’oceano: «Sono il re del mondo!».
Tutta la scena è stata lavorata in digitale: solo Di Caprio, fortunatamente per le sue fan, era reale.
5. «Houston, abbiamo un problema»
Che cosa significa
Fa intendere la presenza di un problema gravissimo, la cui soluzione non è a portata di mano.
Chi la dice e in quale film
L’astronauta Jim Lovell, interpretato dall’attore Tom Hanks, nel film Apollo 13, diretto nel 1995 da Ron Howard e basato su una storia vera.
L’11 aprile 1970 a Cape Canaveral (Florida) parte la missione spaziale Apollo 13, diretta a sbarcare sulla Luna. Dopo due giorni di viaggio tranquilli, quando l’Apollo ha già abbandonato l’orbita terrestre e si trova a una distanza di 321.860 km, i tre membri dell’equipaggio – il capitano Jim Lovell, il pilota del modulo lunare Fred Haise e il pilota del modulo di comando John Swigert – sentono un tremendo boato: uno dei 4 serbatoi dell’ossigeno è esploso danneggiandone un secondo.
L’incidente priva i tre astronauti di gran parte dell’acqua e dell’ossigeno: proseguire è impossibile. Il capitano Jim Lovell avvisa il centro di controllo con calma olimpica: «Houston, abbiamo avuto un problema».
I tre astronauti decidono di usare come navicella di rientro il modulo lunare che, però, è concepito per ospitare 2 persone per appena 36 ore, e non ha riserve d’acqua, viveri, ossigeno ed elettricità sufficienti a sostenere 3 persone per 4 giorni, necessari a ritornare sulla Terra. Inoltre determinare la rotta è difficilissimo.
Nonostante tutto, i tre astronauti si rivelano all’altezza delle migliori aspettative e il 17 aprile 1970 quello che resta dell’Apollo 13 ammara nelle acque dell’Oceano Pacifico.
I tre sono vivi e in ottime condizioni psichiche; quanto a quelle fisiche, non si può dire altrettanto: a causa dello stress, della scarsità d’acqua potabile e del freddo intenso, Lovell ha perso 7 chili, Swigert 8 e Haise ha quasi 40° di febbre e una grave infezione alla prostata.