Leggere storie ci rende più sensibili nei confronti degli altri, riduce i nostri pregiudizi e aumenta la capacità di fare amicizia.
Non solo: incoraggiandoci al confronto con i personaggi, ci obbliga a riflettere più profondamente su noi stessi.
«Più leggiamo, più ampliamo il vocabolario, le conoscenze e altre abilità verbali», spiega lo psicologo Keith Oatley, autore di una ricerca neuroscientifica sugli effetti della lettura.
Purtroppo, noi italiani, siamo dei lettori molto pigri… In Italia, infatti, nel 2016 solo il 42 per cento di chi ha più di 6 anni di età (24 milioni di italiani) ha letto almeno un libro nei 12 mesi precedenti. Il 9,1 per cento non ne ha neppure uno in casa (fonte: Istat).
Ma perché leggere un romanzo aiuta a capire meglio gli altri? Scopriamolo insieme.
1. Cambiamo e miglioriamo
Gli occhi non si staccano dalle pagine, la storia ci coinvolge e ci isola dalla realtà quasi vivessimo in una dimensione parallela.
Poi il libro finisce e ci sentiamo un po’ diversi da come eravamo prima.
Quanti di noi amano leggere si riconosceranno in questa descrizione e la scienza ci spiega perché.
Uno studio pubblicato sulla rivista Trends in Cognitive Sciences dallo psicologo e romanziere Keith Oatley, professore di psicologia all’Università di Toronto, in Canada, ha messo insieme tutte le ricerche neuroscientifiche condotte finora riguardanti gli effetti della narrativa sul cervello e ha concluso che leggere storie migliora la nostra empatia nei confronti delle persone, riduce i pregiudizi e aumenta le nostre abilità sociali.
Succede anche con le storie che vediamo al cinema o nei film alla tv, mentre non accade con la lettura di saggi o con la visione di documentari o altri generi di programmi televisivi.
«La fiction è una sorta di simulazione di se stessi in relazione agli altri. Chi legge, infatti, non solo migliora la propria comprensione degli stati d’animo altrui, ma trasforma anche se stesso», scrive Keith Oatley.
Per dimostrare le sue tesi, lo psicologo canadese ha usato proprie ricerche e studi di colleghi che spiegano come la lettura di un romanzo modifichi nell’immediato il cervello.
Fa migliorare, per esempio, i punteggi conseguiti in un test psicologico chiamato “Mind in the Eyes”, in cui i volontari devono identificare le emozioni trasmesse da occhi separati dal resto del viso.
«I miglioramenti si hanno solo leggendo romanzi letterari, in cui i personaggi sono costruiti in modo complesso e profondo, e non con la narrativa popolare», avverte lo psicologo.
2. Sintonia con il protagonista
Il rapporto tra la mente e la lettura è molto affascinante e può essere studiato in diversi modi.
«Per esempio attraverso il concetto di empatia», dice Nicola Ghezzani, psicoterapeuta romano che ha da poco pubblicato Le eclissi dell’anima (Franco Angeli Editore), dedicato alle biografie di grandi scrittori e filoso e alle loro crisi esistenziali.
«Leggendo un romanzo», continua l’esperto, «siamo capaci di immedesimarci nello stato d’animo e nelle situazioni vissute dai personaggi, in particolare dal protagonista, pur mantenendo un certo distacco emotivo. Impariamo a conoscere la società in cui vive, la sua personalità, le esperienze che lo coinvolgono».
Non basta: il protagonista del romanzo è anche dentro di noi.
«Percepiamo per esempio che alcuni aspetti della sua personalità coincidono con i nostri ed è questa la ragione per cui ci appassioniamo alla lettura delle sue vicende, andando oltre l’empatia. La lettura, quindi, ci allena all’introspezione, prima ancora che alle relazioni sociali».
3. Curarsi con i libri e pericoli nascosti
- Curarsi con i libri
Leggere romanzi, poi, ci aiuta a stare meglio.
«Solo i grandi classici della letteratura possono essere “terapeutici”, mentre la letteratura cosiddetta di consumo, cioè di intrattenimento semplice e leggero, non ha i medesimi effetti, perché non favorisce la riflessione», dice Ghezzani.
«Non è un caso se solo poche centinaia di opere letterarie possono essere definite dei capisaldi, perché toccano le corde della psiche umana in modo profondo e hanno creato archetipi, cioè figure mitiche, simboli della psicologia umana».
I personaggi letterari, nel momento in cui mettono in scena delle emozioni, in un certo senso si prendono cura di noi.
Vale anche per gli scrittori: più è autentica la relazione fra l’autore e il suo personaggio, più la storia ci cattura ed entra nella nostra psiche».
- Pericoli nascosti
Di contro, si può ricevere un danno dalla lettura di un libro?
«Lo studio di Keith Oatley non contempla questa possibilità, che tuttavia esiste», avverte Nicola Ghezzani, che sottolinea:
«Per esempio, le cronache riferiscono che dopo la pubblicazione de I dolori del giovane Werther di Goethe e di Ultime lettere di Jacopo Ortis di Ugo Foscolo, due romanzi che descrivono la profonda delusione nei confronti dell’amore, della vita e della patria, si ebbe un’epidemia di suicidi in Europa. La lettura, infatti, così come la scrittura, a volte risveglia aspetti profondi e conflittuali della nostra psiche che, portati alla luce, rompono i nostri equilibri e possono farci stare male».
Tuttavia, c’è il modo di difendersi. «Il lettore che non riceverà mai un danno dalla lettura è quello “innamorato”: quello che legge e rilegge il testo con attenzione, cercando tutti i possibili significati, e stabilisce un legame emotivo anche con l’autore, non solo con i personaggi della storia», conclude Ghezzani.
4. Che tipo di lettore sei?
Nevrosi, ossessioni, riti: ognuno di noi ha un rapporto particolare con i libri e i criteri con i quali li scegliamo o il modo in cui leggiamo, possono raccontare molto della nostra personalità.
Lo sa bene Giovanni Previdi, che da diversi anni lavora in una libreria di Bologna, dove ha visto entrare lettori di ogni genere, e che ha raccontato la sua esperienza nel volume Lettori. Variazioni sul tipo (Gallucci editore).
Ecco cinque ritratti di lettori, fra i trenta descritti dall’autore:
- L’annusatore
Prima di acquistare un libro ci deve mettere il naso dentro, nel vero senso della parola. Attratto dall’odore delle biblioteche, spesso predilige le edizioni antiche. - L’insonne
Non chiude occhio per tutta la notte perché si fa “prendere” troppo dal libro che sta leggendo. A nulla vale il pensiero “l’ultima pagina e poi spengo”. C’è sempre un buon motivo per continuare. - Il lettore da rimorchio
Di solito è uomo e usa i libri come tattica per rimorchiare ragazze belle e intelligenti: fare trovare il proprio comodino pieno di libri, in effetti, è già un buon punto di partenza. - Il lettore ombra
Non legge i libri, ma li cita per fare bella figura. Abile mentitore, è in grado di darti consigli su opere mai lette, ma solo sentite nominare. - L’ossessivo
Ogni giorno compra un libro nuovo e spende uncapitale in libreria. Se può, cerca sempre le perle rare, le letture per pochi “eletti”.
5. In quale personaggio letterario ti identifichi?
In quale personaggio letterario ti identifichi?
- Otello (dall’omonima tragedia di Shakespeare)
Attualissimo, è l’immigrato che cerca in tutti i modi di inserirsi nella società. Ma dentro di sé coltiva molte insicurezze, che manifesta con la gelosia.
- Amleto (dall’omonima tragedia di Shakespeare)
Rappresenta il narcisismo contemporaneo perché è il personaggio che tradisce e distrugge tutti i legami, preso solo da se stesso.
- Ulisse (dall’Odissea di Omero)
È il nostro spirito esplorativo, il piacere di andare sempre alla ricerca del nuovo. Anche se Ulisse viaggia per incidente e non per desiderio, è sempre affascinato dalla scoperta e animato da una fortissima curiosità.
- Achab (da Moby Dick di Herman Melville)
È l’eroe ossessionato e disposto alla propria distruzione pur di raggiungere il suo scopo.
- Cosimo Piovasco di Rondò (da Il barone rampante di Italo Calvino)
È il bambino che non vuole crescere, orgoglioso, testardo e irremovibile. Assume una posizione di critica totale nei confronti del mondo al punto da non volervi più vivere in modo normale.
- Emma Bovary (da Madame Bovary di Gustave Flaubert)
È la sognatrice, l’arrampicatrice sociale, annoiata e delusa dalla vita. Archetipo di personalità femminili, esiste anche in versione maschile. Celebre infatti la dichiarazione di Flaubert stesso: «Madame Bovary c’est moi, Madame Bovary sono io».
- Anna Karenina (dall’omonimo romanzo di Lev Tolstoj)
Moderna e indipendente, è un’anima tormentata che si dispera follemente per amore, incapace di impegnarsi davvero nella ricerca della felicità.
- Eveline (da Gente di Dublino di James Joyce)
È il simbolo della giovane donna sacrificale: una ragazza votata a vivere in funzione della famiglia che, conosciuto l’amore, sperimenta l’enorme conflitto interiore tra il dovere e la libertà di assecondare il piacere.
- Catherine (da Cime tempestose di Emily Brontë)
Ribelle, viziata e capricciosa, rompe lo schema del personaggio femminile pio e sottomesso ed esprime liberamente un amore totalizzante e sconvolgente.
- Hester Prynne (da La lettera scarlatta di Nathaniel Hawthorne)
È la donna coraggiosa ed emancipata che sfida l’ordine sociale, religioso e arcaico per difendere la sua scelta fino in fondo. È l’icona della donna liberata e del femminismo.