La Leishmaniosi canina è una malattia che può essere mortale per i cani e che si può trasmettere occasionalmente anche agli uomini (nell'uomo questa malattia è normalmente curabile). In Italia si segnalano circa 200 casi umani di Leishmaniosi all’anno. Negli ultimi anni, purtroppo, questa malattia si sta diffondendo anche in zone dove non era mai arrivata prima.
Per la Leishmaniosi canina non è ancora stata trovata una cura efficace, ma è stata messa a punto la migliore misura di prevenzione: il vaccino. Già utilizzato in undici Paesi europei, ha ampiamente confermato i risultati attesi in termini di efficacia, stimolando una risposta immunitaria specifica contro il parassita che causa la patologia e permettendo così al cane di reagire in modo corretto senza ammalarsi.
La Leishmaniosi è la terza malattia vettoriale dopo la malaria e la filariosi linfatica ed è presente in 88 Paesi, con 350 milioni di persone a rischio e 12 milioni di malati. Si stima che ogni anno le persone nel mondo che muoiono di Leishmaniosi, si aggirano a 60.000 circa. La leishmaniosi canina, invece, è presente in circa 50 Paesi tra quelli dove si riscontra la leishmaniosi umana, ma è principalmente diffusa in tre aree più importanti: Cina, bacino del Mediterraneo e Brasile.
1. La Leishmaniosi canina
Questa malattia parassitaria è dovuta a un protozoo (Leishmania infantum) che si installa in determinate cellule ematiche, cioè le macrofaghe mononucleate. I parassiti in questione (detti leishmanie), sono inoculati nell'organismo da un minuscolo moscerino (flebotomo) o pappatacio – insetti di 2-3 mm, simili alle zanzare, di colore giallo pallido o giallo ruggine, con il corpo e le ali ricoperte da una fitta peluria - che è nello stesso tempo ospite e veicolo del parassita, in quanto ha in sè e trasmette l'agente infettivo.
In Italia questa malattia colpisce principalmente il centro-sud, ma si sta diffondendo anche al Nord, sia a causa dei mutamenti climatici sia per gli spostamenti dei vacanzieri che viaggiano con il proprio cucciolo. L’Italia è uno dei Paesi maggiormente colpiti in Europa, insieme a un’altra decina di Paesi del Mediterraneo. In Europa 2,5 milioni di cani sono infettati dal parassita della Leishmania, ma sono più di due terzi i cani della zona meridionale del nostro continente a essere esposti a infezione. La malattia si sta diffondendo anche in alcune aree del Nord Europa.
Il pericolo di contrarre la malattia aumenta dai 0 ai 3 anni di età, si riduce fino ai 7-8 anni per poi aumentare nuovamente. I Il periodo più a rischio è quello della maggiore attività dei pappataci, tra aprile e settembre con punte massime attorno a luglio. Questa malattia colpisce tutte le razze ma ha una predilezione per i boxer, cocker spaniel, rottweiler e pastori tedeschi. Il periodo di incubazione della Leishmaniosi va dai 6 ai 12 mesi anche se sono stati descritti casi in cui l'incubazione è stata anche di 4 anni. E' stata ampiamente dimostrato che risulta più probabile il contagio in cani che vivono prevalentemente all'aperto in quanto maggiormente esposti alla puntura degli insetti.
2. I sintomi
La Leishmaniosi canina si presenta in 2 forme: una acuta, che è rara, e una cronica, che è invece la più frequente. La prima si riscontra soprattutto nei cani giovani. Si manifesta con febbre e tremori muscolari e si evolve fino alla morte nel giro di pochi giorni. La forma cronica interessa soltanto gli adulti. Nei vari stadi essa associa sintomi generali con altri che interessano la pelle e le membrane mucose, le ghiandole, gli occhi, le viscere, il sistema nervoso e le articolazioni.
I sintomi generali consistono essenzialmente in prostrazione, dimagrimento, atrofia muscolare e ipertermia ciclica. A questi può sovrapporsi anche l'anemia. I sintomi che interessano la pelle e le mucose si traducono nella perdita di pelo, soprattutto sulla testa, l'incollatura, la parte bassa del torace, le estremità e la coda. A questi si associa spesso un ispessimento della pelle (ipercheratosi). Non è raro poi che il tartufo diventi secco e screpolato e si possono osservare anche altri sintomi a carico della cute.
Talvolta si rilevano un allungamento delle unghie ("unghie da grifone") e ulcerazioni ricoperte da croste giallastre a livello delle narici, delle orecchie, degli occhi e dei cuscinetti plantari. Frequenti sono anche lesioni della bocca e delle mucose respiratorie (le quali provocano emorragie nasali). La presenza di squame brillanti e amiantacee (forfora leishmaniana) completa il quadro. I sintomi che interessano il sistema linfatico sono rappresentati da un ingrossamento sia delle ghiandole che si trovano in superficie, sia di quelle situate in profondità.
Gli occhi sono invece colpiti da cheratite o uveite, ma la presenza di questi sintomi non è costante. Nelle forme viscerali, peraltro rare nei cani, predominano i problemi digestivi e renali: dissenteria e insufficienza renale sono le manifestazioni cliniche riscontrabili.
3. La diagnosi
Alla diagnosi di questa malattia si arriva tramite una buona anamnesi, una scrupolosa visita clinica e anche con l'ausilio del laboratorio: il fattore determinante è il rilevamento del parassita nel midollo e nelle lesioni cutanee. Un esame sierologico permette inoltre, di evidenziare gli anticorpi specifici della malattia in questione. La depilazione del contorno degli occhi è uno dei segni clinici della Leishmaniosi, ma essa non basta da sola a diagnosticare la malattia che, per essere confermata, necessita di esami di laboratorio.
Per effettuare diagnosi di Leishmaniosi fino a poco tempo fa si faceva ricorso ad un test in grado di rilevare, attraverso un prelievo di sangue, la presenza di anticorpi anche se questo test non ci permetteva di sapere con sicurezza se il cane avesse sviluppato la malattia o se fosse venuto solo in contatto con il parassita. Oggi invece è stata messa a punto una metodica, chiamata PCR, che ci permette, sempre attraverso il sangue, di individuare la presenza del parassita Leishmania nell'organismo tramite il reperimento del suo DNA; in altri termini questo esame permette di sapere con assoluta certezza se un cane è ammalato.
Una volta accertata la malattia, si possono effettuare esami più approfonditi che indicano se il cane affetto da Leishmaniosi canina debba essere sottoposto a terapia oppure no. In assenza di cure farmacologiche idonee, gli animali malati vanno incontro inesorabilmente a morte. I cani infettati possono, in alcuni casi, guarire naturalmente. Spesso incubano la malattia, senza avere sintomi, per mesi o anni; in questo caso rappresentano il serbatoio della malattia, diventando fonte di contagio per altri cani.
E’ obbligatorio per i proprietari di cani residenti in aree endemiche di sottoporre annualmente il proprio cane a visita clinica ed a prelievo ematico per la diagnosi di Leishmaniosi presso strutture veterinarie di fiducia.
4. La cura
Per la terapia si ricorre a sostanze a base di antimonio o a derivati delle diammine aromatiche. Altre sostanze sono in fase di sperimentazione, come i derivati dell'imidazolo. A queste cure si associa generalmente un trattamento sintomatico di disturbi digestivi o renali. Bisogna segnalare che la Leishmaniosi canina si può curare ma non guarire. In altri termini, si possono eliminare i sintomi, ma l'animale ne resta portatore ed è quindi potenzialmente un nido d'infezione.
Si pone, peraltro, il problema se sia il caso di tenere l'animale. Se i flebotomi (propagatori dell'infezione) sono presenti in abbondanza nell'ambiente, evidentemente hanno grandi possibilità di contaminarsi a contatto dell'animale malato e quindi di trasmettere il protozoo ad altri animali e agli esseri umani che vivono nelle vicinanze. La terapia prevede l'utilizzo dell'antimoniato di N-metilglucamina sotto forma di iniezioni da effettuarsi in cicli di 15-20 giorni intervallati da un periodo di sospensione.
Per la Leishmaniosi canina non è ancora stata trovata una cura efficace, ma è stata messa a punto la migliore misura di prevenzione: il vaccino. La procedura di prima vaccinazione prevede tre dosi sottocutanee. La prima dose è somministrabile a partire dai 6 mesi di età del cane, e sarà seguita dalla seconda e dalla terza con un intervallo di tre settimane. In seguito, sarà necessario un richiamo ogni anno.
5. La prevenzione
Nelle zone endemiche la prevenzione è basata essenzialmente sulla lotta ai propagatori e sulla distruzione dell'habitat propizio alla loro riproduzione e consiste nell'adottare una serie di provvedimenti per ridurre il rischio che il cane venga punto dai parassiti. E' importante limitare le passeggiate serali e notturne, fare dormire il cane in casa durante le ore notturne, applicando zanzariere a maglie fitte alle finestre e , infine, fare uso di prodotti repellenti specifici,
espressamente indicati per proteggere la puntura dei flebotomi.
Poiché non esistono farmaci in grado di guarire la malattia, l'adozione contemporanea di tutti questi provvedimenti (nessuno è, ovviamente, efficace al 100%), rappresenta attualmente l'unica arma disponibile per proteggere l'animale.
Note
Altri articoli relativi ai cani:
[posts header="" cats="cani" images="false" cols="2" per_page="20" pages="false" orderby="rand" excerpt_length="0" title="true" meta="false" title_size="15" images="true" image_width="60" image_height="60" image_wrap="true" hard_crop="true"]