Per questo mese di Maggio 2016 vi proponiamo le 5 letture che più ci hanno colpito.
Ecco allora i nostri consigli su alcuni libri interessanti e ricordatevi sempre che “Leggere fa bene all’anima” e che “Un uomo che legge ne vale due”.
“I libri, loro non ti abbandonano mai. Tu sicuramente li abbandoni di tanto in tanto, i libri, magari li tradisci anche, loro invece non ti voltano mai le spalle: nel più completo silenzio e con immensa umiltà, loro ti aspettano sullo scaffale”. (Amos Oz)
1. "Ricatto" di James Ellroy
Benvenuti nel mondo di Freddy Otash: ex sbirro della omicidi e rapine non proprio inappuntabile; investigatore privato che non si tira indietro davanti a nulla; informatore del tabloid scandalistico "Confidential"; re incontrastato del ricatto e dell'estorsione ai danni di produttori, divi, starlet e di chiunque conti qualcosa nella Mecca del cinema.
Ormai anziano e male in arnese, decide di raccontare la sua vita a uno scrittore mezzo matto di nome James Ellroy; forse per salvarsi l'anima, più probabilmente per intascare un po' di quattrini e sentire da lontano il profumo dei suoi giorni di gloria.
James Ellroy nasce a Los Angeles, il 4/3/1948. Da I miei luoghi oscuri, sua autobiografia, sappiamo che la madre è stata assassinata nel 1958 a El Monte, dove si erano trasferiti all'indomani del divorzio dei genitori.
Il delitto rimase irrisolto. Dopo alcuni anni di convivenza con il padre, rimase orfano anche del padre a 17 anni e iniziò per lui un travagliato periodo dominato dalla droga, che ne minò anche le condizioni fisiche, e da piccoli furti.
Venne arrestato e passò dei periodi nella prigione della contea. Iniziò poi la sua attività di scrittore e i suoi libri divennero molto rapidamente dei best-seller internazionali.
Oggi è universalmente considerato uno dei più grandi autori di crime degli ultimi trent'anni, e una delle voci più originali e potenti della letteratura americana contemporanea.
Tra le sue opere maggiori, la quadrilogia di Los Angeles Dalia nera, Il grande nulla, L.A. Confidential e White Jazz; la trilogia "Underworld Usa" (American Tabloid, Sei pezzi da mille, Il sangue è randagio), il già citato memoir I miei luoghi oscuri; Ricatto, Caccia alle donne, La strada dell'innocenza, Perchè la notte, Tijuana, mon amour, L'angelo del silenzio, Corpi da reato, Praga detective, Clandestino, Il dubbio letale, Jungletown Jihad, Scasso con stupro, Notturni hollywoodiani, Destination: Morgue e Perfidia.
Gli editori di riferimento di James Ellroy in Italia sono Mondadori, Bompiani ed Einaudi.
2. "Io non ti conosco" di S. J. Watson
Da quando sua sorella Kate è morta, aggredita a Parigi da uno sconosciuto, la vita di Julia Plummer non è più la stessa: la stabilità che si era conquistata è in pericolo, e lei sente il richiamo del suo vecchio insidioso nemico, l'alcol.
L'unica persona con cui Julia può parlare di Kate è Anna, la coinquilina di Parigi, la persona che forse conosceva Kate meglio di tutti. È lei a confidarle una cosa che nessuno sa: Kate si divertiva a vivere mille vite.
Andava on-line fingendosi una persona diversa ogni volta, conosceva uomini, li incontrava. Così, Julia non resiste alla tentazione e, usando le credenziali della sorella, decide di provarci anche lei, e vivere per una volta la vita, almeno quella virtuale, di Kate, per capire cosa può esserle successo.
È così che, protetta dal nome falso di Jayne, Julia contatta Lukas, uno degli ultimi amanti di sua sorella. All'inizio, lo tratta con sospetto, poi pian piano tra i due nasce qualcosa che Julia scambia per amore.
Finché, quando Lukas comincia a cambiare, Julia sarà costretta a domandarsi se le mani che adesso la toccano, con dolcezza ma anche con violenza, non siano le stesse che hanno fatto del male a sua sorella...
"Io non ti conosco" non è solo un thriller psicologico, ma è molto di più; affilata e sapiente analisi circa se stessi, i conti con il proprio passato (che ineluttabilmente tornano a bussare nel nostro animo), dinamiche relazionali, uso del web.
Se si amano i romanzi ricchi di suspense, con trame macchinose ed enigmi della mente umana insolubili e rimasti fino ad ora insondati, "Io non ti conosco" è un libro imprescindibile: niente è come sembra e nessun personaggio conosce realmente fino in fondo gli altri con cui entra in contatto; c'è sempre un fine che aggroviglia i misteriosi meccanismi della mente umana, con esiti talvolta imprevedibili ed ineluttabili. L'intreccio tra il presente ed il passato dei protagonisti è creato inoltre con una perfetta armonia, capace di infittire il mistero rendendolo sempre più avvincente ed intricato...
S. J. Watson è uno scrittore inglese. Ha avuto un successo planetario con Non ti addormentare, il suo primo romanzo edito da Piemme nel 2012, best seller internazionale tradotto in tutto il mondo.
Nel 2015 pubblica il suo secondo romanzo, sempre per Piemme, Io non ti conosco.
3. "Giochi di società" di Dorothy Parker
Una scrittura dal taglio inconfondibile, corrosiva, rapida, agrodolce. Dorothy Parker è stata la regina dei salotti intellettuali della New York anni Venti e la più salace fustigatrice del costume americano: nei suoi racconti vivono personaggi
indimenticabili che si agitano tra i dettami di un codice sociale frivolo e grottesco, che l'autrice mette all'indice con feroce ironia. Questo volume raccoglie alcuni dei suoi pezzi migliori in cui la scrittura della Parker si avventa contro
i conformismi e le schizofrenie del mondo borghese, senza mai dimenticarsi di sorriderne.
Il libro raccoglie i pezzi, mai tradotti in italiano, apparsi su The New Yorker e su altri celeberrimi quotidiani d’Oltreoceano (tipo The Saturday Evening Post, The Esquire), tra il 1920 e il 1950. Si tratta di bozzetti: veri e propri racconti
con al centro gli uomini e le donne del tempo, presi da una partita di criquet o di golf, dagli affari, le vacanze da organizzare e l’ultimo pettegolezzo. Senza stigmatizzare con giudizi morali, Dorothy Parker, narratrice e cronista, delinea i
suoi personaggi con ironia, incapaci come sono di trascurare il pensiero dominante e di non esasperare la relazione tra un outsider e il resto del mondo. I benpensanti non trasgrediscono e dettano, incuranti, le regole del vivere. Donne blasé o
svenevoli vanno a braccetto con ometti azzimati, spesso relegati nella schiera degli accompagnatori. Le ambientazioni (la casa, i party, il lavoro) fanno risaltare spesso la vacuità dei crucci, che a sentir i signori e le signore degli scritti
sembrano, invece, così degni di riguardo.
Sarebbe un errore catalogare quest’antologia come letteratura da intrattenimento. C’è tanto di politico nelle sue stroncature, tra le linee precise di quell’umanità neanche tanto lontana.
Dorothy Parker (West End, New Jersey, 1893 - New York 1967) fu una scrittrice statunitense. Giornalista, collaborò a «Vogue», «Vanity Fair», «New Yorker», «Esquire», trasferendo sulla pagina l’umorismo tagliente per cui fu famosa come personaggio pubblico.
Autrice di commedie, versi (Poesie, Collected poetry, 1944), libri di narrativa (Il mio mondo è qui, Here lies, 1939; Racconti, Collected stories, 1942), raggiunse i suoi risultati più precisi e pungenti nel ritrarre con acre ironia pregiudizi e conformismi del mondo alto-borghese.
Negli anni del dopoguerra lavorò come sceneggiatrice a Hollywood. Muore nel 1967 d’infarto. A distanza di anni la rileggiamo e ci convinciamo che è vero, sarà una risata a seppellirci.
4. "Di carne e di nulla" di David F. Wallace
L’amore ai tempi dell’Aids. Perché scrivere è tanto divertente e difficile. Gli effetti sugli ideali americani dell’undici settembre, ma anche di Guantánamo, e tanti altri nodi e ossessioni, raccontati come nessuno ha mai saputo fare prima.
Da "Una cosa divertente che non farò mai più" a "Considera l'aragosta"; da "Tennis, TV, trigonometria e tornado" a "Il tennis come esperienza religiosa", il saggio letterario e il reportage hanno segnato, in un contrappunto continuo con le opere narrative, la carriera di David Foster Wallace.
Questo corposo volume raccoglie tutta la sua non-fiction inedita, che spazia dalle riflessioni sull'arte, e il suo ruolo nel mondo di fine millennio, a considerazioni sul cinema e note di costume.
E include due importanti interviste, nonché un'esilarante conversazione con il grande regista Gus Van Sant. Un'altra occasione per confrontarsi con il talento di DFW, e per conoscere nuovi dettagli del suo modo di intendere la letteratura e di ridisegnarne i confini.
Il saggio letterario e il reportage hanno segnato, in un contrappunto continuo con le opere narrative, la carriera di David Foster Wallace. Questo corposo volume raccoglie tutta la sua non-fiction inedita, dalle riflessioni sull’arte e il suo ruolo nel mondo di fine millennio, a considerazioni sul cinema e note di costume.
E include due importanti interviste, nonché un’esilarante conversazione con il grande regista Gus Van Sant. Un’altra occasione per confrontarsi con il talento ineguagliabile di DFW, e per conoscere nuovi dettagli del suo modo di intendere la letteratura e di ridisegnarne i confini.
David F. Wallace (Ithaca (New York), 21/2/1962 - Claremont, 2008) nasce a Ithaca da Donald Wallace e Sally Foster Wallace. Vive fino alla quarta elementare in Illinois, per poi trasferirsi a Urbana, dove fraquenta la Yankee Ridge School.
Si laurea all'Amherst College nel 1985 in letteratura inglese e in filosofia, specializzandosi in logica modale e matematica. La sua tesi sulla logica modale viene premiata con Gail Kennedy Memorial Prize. Nel 1987 ottiene un Master of Fine Arts in scrittura creativa alla University of Arizona.
Insegna alla Illinois State University per gran parte degli anni novanta e nell'autunno del 2002 diventa professore di scrittura creativa e letteratura inglese al Pomona College, in California.
La sua prima opera pubblicata è The Broom of the System (La scopa del sistema), "il romanzo di formazione di un giovane wasp ossessionato da Wittgenstein e Derrida", che riceve dalla critica un’accoglienza entusiastica.
Considerato il suo capolavoro indiscusso è Infinite Jest, del 1996.
Ha scritto anche vari articoli che spaziano fra lo sport, la critica letteraria e il puro reportage di costume con una vena ironica irresistibile, che sono stati raccolti nel 1997 in A Supposedly Fun Thing I’ll Never Do Again (Una cosa divertente che non farò mai più e Tennis, tv, trigonometria, tornado). Molti altri sono stati pubblicati sulle più influenti riviste americane.
Ha scritto anche racconti, pubblicati in rivista, che nel 2004 vengono raccolti in Oblivion (Oblio). Precedenti raccolte di racconti sono: Girl with Curious Hair (La ragazza dai capelli strani), Brief Interviews with Hideous Men (Brevi interviste con uomini schifosi), Questa è l'acqua (2009). Ha scritto anche le collezioni di saggi Considera l'aragosta (2006) e Il tennis come esperienza religiosa (2012).
Nel 2006 Einaudi pubblica il monumentale Infinite Jest. Nel 2011 esce l'ultima opera Il re pallido.
Il 12 settembre 2008, David Foster Wallace è stato ritrovato impiccato nella sua casa di Claremont dalla moglie Karen Green.
5. "Numero undici" di Jonathan Coe
L’undicesimo romanzo di Jonathan Coe è una storia dei nostri tempi: dal suicidio di David Kelly, lo scienziato britannico che aveva rivelato le bugie di Tony Blair sulla guerra in Iraq, agli anni austeri della Gran Bretagna che conosciamo oggi.
È un romanzo su quell’infinità di piccole connessioni tra la sfera pubblica e quella privata, e su come queste connessioni finiscano per toccarci, tutti. È un romanzo sui lasciti della guerra e sulla fine dell’innocenza.
È un romanzo su come spettacolo e politica si disputino la nostra attenzione, e su come alla fine probabilmente è lo spettacolo ad avere la meglio. È un romanzo su come 140 caratteri possono fare di tutti noi degli zimbelli.
È un romanzo su cosa significhi vivere in una città dove i banchieri hanno bisogno di cinema nelle loro cantine e altri di banche del cibo all’angolo della strada.
È un romanzo in cui Coe sfodera tutta la sua ingegnosità, il suo acuto senso della satira e la sua capacità di osservazione per mostrarci, come in uno specchio, il nuovo, assurdo e inquietante mondo in cui viviamo.
Ambientata in Gran Bretagna tra il 2003 e il 2015, "Numero undici" è una satira graffiante che esamina la durevole influenza degli Winshaw e dei loro eredi, sulla vita politica e culturale della nazione.
Jonathan Coe tende i fili del racconto a uno a uno, tracciando solchi e collegando fatti apparentemente inconciliabili. Il risultato è un romanzo politico, liquido come i nostri tempi, che si legge da mille angolazioni diverse e contiene al suo interno molti generi incastonati l’uno nell’altro: il comico e il noir, il thriller e il mistery, con qualche pennellata gotica e una breve fuga verso il realismo magico.
Un romanzo in cui Coe sfodera tutta la sua ingegnosità, il suo acuto senso della satira e la sua capacità di osservazione per mostrarci, come in uno specchio, il nuovo, assurdo e inquietante mondo in cui viviamo.
“Coe è tornato a fare ciò che gli riesce meglio. Numero undici è una satira graffiante dello stato delle cose, dalla trama barocca ed estremamente allusivo, un libro arrabbiato ed esuberante. Non solo Coe è tornato, ma è tornato in grande forma.” - The Sunday Times
Jonathan Coe (Birmingham, 1961) è uno scrittore inglese. Ha svolto molte attività: insegnante di poesia inglese all'università di Warwick, musicista semiprofessionista, correttore di bozze, giornalista e scrittore freelance.
E' considerato uno dei più promettenti talenti narrativi inglesi e si distingue per l'originalità dei suoi racconti e l'acuto spirito contro le contraddizioni della società inglese.
È stato autore di biografie: di Humphrey Bogart e di James Stewart (pubblicate in Italia da Gremese editore).
Ha scritto i romanzi: La famiglia Winshaw (1995), Questa notte mi ha aperto gli occhi (1996), La casa del sonno (1998), L'amore non guasta (2000), La banda dei brocchi (2002), Donna per caso (1985-2003), Caro Bogart (2009), I terribili segreti di Maxwell Sim (Feltrinelli 2010), Come un furioso elefante. La vita di B. S. Johnson in 160 frammenti (Feltrinelli 2011), Numero undici (Feltrinelli 2016).