Per questo mese di Novembre 2021 vi proponiamo le 5 letture che più ci hanno colpito.
Ecco allora i nostri consigli su alcuni libri interessanti e ricordatevi sempre che “Leggere fa bene all’anima” e che “Un uomo che legge ne vale due”.
“I libri, loro non ti abbandonano mai. Tu sicuramente li abbandoni di tanto in tanto, i libri, magari li tradisci anche, loro invece non ti voltano mai le spalle: nel più completo silenzio e con immensa umiltà, loro ti aspettano sullo scaffale”. (Amos Oz)
1. "Il talento del cappellano" di Cristina Cassar Scalia
Un cadavere che scompare, poi riappare. Un duplice omicidio accompagnato da una macabra messinscena. Con il Capodanno alle porte, pasticcio peggiore non poteva capitare al vicequestore Vanina Guarrasi. Se poi una delle vittime è un prete, il caso diventa ancora piú spinoso.
– Dottoressa, il signor Lisa è il custode del cimitero. È lui che trovò i due cadaveri. L’uomo si alzò in piedi, accennò una specie di riverenza.
Vanina indicò la cappella. – Là dentro sono? Il custode annuí. – Sí. Sopra il loculo al centro. Addobbato ca pare ‘na bancarella natalizia.
Spanò intercettò la perplessità del vicequestore. – Venga, dottoressa, le faccio vedere -. La precedette dentro la cappella. Il loculo centrale, come l’aveva chiamato il signor Lisa, era l’unico scavato a terra.
Al centro, davanti a un altarino, come in posizione privilegiata rispetto agli altri, tutti inseriti nelle pareti. Adagiati sul coperchio di marmo un uomo e una donna, uniti da un nastro rosso, largo, annodato come un fiocco all’altezza della vita.
Sopra le teste, una composizione di rametti di vischio e accanto due stelle di natale. Una doppia corona di lumini aggiungeva alla scena un che di sinistro. Vanina s’avvicinò facendosi strada tra gli addobbi.
Comincia tutto in una notte di neve, sull'Etna. Il custode di un vecchio albergo in ristrutturazione chiama la Mobile di Catania: nel salone c'è una donna morta. Quando però i poliziotti arrivano sul posto, del corpo non vi è piú traccia.
Ventiquattr'ore dopo viene ritrovato nel cimitero di Santo Stefano, proprio il paese dove abita la Guarrasi. Al suo fianco è disteso un uomo, un sacerdote, anzi un monsignore, assai conosciuto e stimato; entrambi sono stati uccisi. Intorno a loro qualcuno ha disposto fiori, lumini, addobbi.
Il mistero si dimostra parecchio complesso, oltre che delicato, perché i conti, in questa storia, non vogliono mai tornare, un po' come nella vita di Vanina. L'aiuto del commissario in pensione Biagio Patanè può risultare al solito determinante.
Quell'uomo possiede un intuito davvero speciale, ma ha il vizio di non riguardarsi. Una cattiva abitudine che, alla sua età, rischia di essere pericolosa.
Cristina Cassar Scalia è originaria di Noto. Medico oftalmologo, vive e lavora a Catania. Ha raggiunto il successo con i romanzi Sabbia nera (2018), La logica della lampara (2019), La Salita dei Saponari (2020) e L’uomo del porto (2021) – tutti pubblicati da Einaudi Stile Libero – che hanno come protagonista il vicequestore Vanina Guarrasi; da questi libri, venduti anche all’estero, è in progetto la realizzazione di una serie tv. Con Giancarlo De Cataldo e Maurizio de Giovanni ha scritto il romanzo a sei mani Tre passi per un delitto (Einaudi Stile Libero 2020).
2. "La pazzia delle folle. Gender, razza e identità" di Douglas Murray
Questo libro muove da una constatazione oggettiva, da uno stato delle cose che balza davanti agli occhi di tutti ogni giorno: la pazzia delle folle.
Non è un fenomeno riscontrabile soltanto on line, dove i cosiddetti hater abbondano, ma anche nella vita quotidiana in cui la gente si comporta in maniera sempre più irrazionale.
Murray, tuttavia, non si limita semplicemente a descrivere il fenomeno, ne mostra le cause.
Viviamo in un’epoca definita post-moderna, un termine ambiguo che indica però un dato di fatto: la fine delle grandi narrazioni, delle fedi religiose e politiche che hanno alimentato i secoli passati, e la conseguente negazione di ogni verità che non sia soltanto un’interpretazione.
Si può vivere, però, senza un criterio che orienti le nostre scelte? Senza nessun racconto che offra un perché alla vita?
Poiché la natura aborre il vuoto, nella nostra epoca post-moderna si è fatta strada, secondo Murray, una nuova metafisica, una nuova religione: la «politica identitaria».
Una politica che «atomizza a la società in diversi gruppi d’interesse in base al sesso (o genere), alla razza, alle preferenze sessuali e così via».
E che invita costantemente a cercare «dentro noi stessi e negli altri tutte le istanze di identità e vulnerabilità» capaci di rivendicare un valore aggiunto, una superiorità morale che deve essere riconosciuta come un diritto indiscusso.
Questa religione “identitaria” non può, per Murray, che generare follia. Quella follia che spinge, ad esempio, a dichiarare che vi è «un’accresciuta conoscenza morale» derivante dal fatto di essere neri o donne o gay.
O che, sempre sulla base di una supposta istanza di identità, concepisce l’idea di «dare farmaci ai bambini per impedire loro di entrare nella pubertà».
Come tutte le fedi prive di senno, questo credo è tutt’altro che privo di pericoli, poiché non soltanto capovolge nel suo opposto, in nuovi totalitarismi, le conquiste liberali dei diritti civili, in primo luogo quelli dei gay, ma può approntare un futuro di atomizzazione, rabbia e violenza sempre maggiori in cui «al razzismo si risponderà con il razzismo, alla denigrazione basata sul genere si risponderà con la denigrazione basata sul genere».
Nominato da Times e Sunday Times libro dell’anno, La pazzia delle folle ha riscosso, al suo apparire in Inghilterra, un grande successo di pubblico e di critica e generato un acceso dibattito sui media.
Douglas Murray è un noto autore, giornalista e commentatore politico britannico. Associate Editor dello Spectator, collabora con numerose testate, tra le quali il Sunday Times, lo Standpoint e il Wall Street Journal. Con Neri Pozza ha pubblicato La strana morte dell’Europa (2018).
«Che si sia d’accordo con lui o no, Douglas Murray è uno dei più importanti intellettuali del nostro tempo». Bernard-Henri Lévy
«Semplicemente geniale. Leggendolo fino alla fine, mi sentivo come se avessi appena tratto il mio primo respiro completo da anni. In un momento di follia collettiva, non c’è niente di più rinfrescante - o, in effetti, provocatorio - della sanità mentale». Sam Harris
3. "La felicità del lupo" di Paolo Cognetti
Fausto si è rifugiato in montagna perché voleva scomparire, Silvia sta cercando qualcosa di sé per poi ripartire verso chissà dove. Lui ha quarant'anni, lei ventisette: provano a toccarsi, una notte, mentre Fontana Fredda si prepara per l'inverno. Intorno a loro ci sono Babette e il suo ristorante, e poi un rifugio a piú di tremila metri, Santorso che sa tutto della valle, distese di nevi e d'erba che allargano il respiro. Persino il lupo, che mancava da un secolo, sembra aver fatto ritorno. Anche lui in cerca della sua felicità.
«Silvia rise. E di cosa sa gennaio? Di cosa sapeva gennaio? Fumo di stufa. Prati secchi e gelati in attesa della neve. Il corpo nudo di una ragazza dopo una lunga solitudine. Sapeva di miracolo».
Fausto si è rifugiato in montagna perché voleva scomparire, Silvia sta cercando qualcosa di sé per poi ripartire verso chissà dove. Lui ha quarant'anni, lei ventisette: provano a toccarsi, una notte, mentre Fontana Fredda si prepara per l'inverno.
Intorno a loro ci sono Babette e il suo ristorante, e poi un rifugio a più di tremila metri, Santorso che sa tutto della valle, distese di nevi e d'erba che allargano il respiro.
Persino il lupo, che mancava da un secolo, sembra aver fatto ritorno. Anche lui in cerca della sua felicità. Arrivato alla fine di una lunga relazione, Fausto cerca rifugio tra i sentieri dove camminava da bambino.
A Fontana Fredda incontra Babette, anche lei fuggita da Milano molto tempo prima, che gli propone di fare il cuoco nel suo ristorante, tra gli sciatori della piccola pista e gli operai della seggiovia.
Silvia è lì che serve ai tavoli, e non sa ancora se la montagna è il nascondiglio di un inverno o un desiderio duraturo, se prima o poi riuscirà a trovare il suo passo e se è pronta ad accordarlo a quello di Fausto.
E poi c'è Santorso, che vede lungo e beve troppo, e scopre di essersi affezionato a quel forestiero dai modi spicci, capace di camminare in silenzio come un montanaro.
Mentre cucina per i gattisti che d'inverno battono la pista e per i boscaioli che d'estate profumano il bosco impilando cataste di tronchi, Fausto ritrova il gusto per le cose e per la cura degli altri, assapora il desiderio del corpo e l'abbandono.
Che esista o no, il luogo della felicità, lui sente di essere esattamente dove deve stare.
Nella sua prima vita, Paolo Cognetti è stato alpinista e matematico, e a volte pensa di non avere mai smesso di essere nessuno dei due.
Nella seconda, lavora nel cinema indipendente milanese come autore di documentari, sceneggiatore e montatore di cortometraggi, cuoco. Insieme a Giorgio Carella è fondatore della casa di produzione cameracar.
Ha deciso di fare lo scrittore in un cinema parrocchiale, dopo la proiezione del film L'attimo fuggente, nel 1992.
Ha passato gli anni successivi alla ricerca del suo capitano, fino al giorno in cui, nel 1997, ha scoperto Raymond Carver. Da allora ama la letteratura americana e scrive racconti.
Autore di alcuni documentari – Vietato scappare, Isbam, Box, La notte del leone, Rumore di fondo – che raccontano il rapporto tra i ragazzi, il territorio e la memoria.
Per minimum fax media ha realizzato la serie Scrivere/New York, nove puntate su altrettanti scrittori newyorkesi, da cui è tratto il documentario Il lato sbagliato del ponte, viaggio tra gli scrittori di Brooklyn.
Minimum fax ha pubblicato nel 2004 il suo primo libro, Manuale per ragazze di successo, e nel 2007 la sua seconda raccolta, Una cosa piccola che sta per esplodere.
Del 2010 è New York è una finestra senza tende (Laterza, con DVD), e del 2014 è Tutte le mie preghiere guardano verso ovest. Per Einaudi ha curato l'antologia New York Stories (2015). Nel 2017 esce Le otto montagne (Einaudi), che gli vale il Premio Strega. Nel 2018 pubblica Senza mai arrivare in cima, Viaggio in Himalaya (Einaudi) e nel 2021 La felicità del lupo (Einaudi)
Il suo blog è paolocognetti.blogspot.it.
4. "I rondoni" di Fernando Aramburu
Il nuovo e straordinario romanzo di Fernando Aramburu dopo il successo internazionale di Patria.
«Un romanzo magistrale, che volerà alto e lontano» - Babelia - El País
«Fernando Aramburu racconta, con acuta leggerezza, la lotta di un uomo solo, Toni, irriverente eroe che ci cattura pagina dopo pagina con ricordi smaglianti del passato e la divertita amarezza del presente» - Paolo Lepri, Corriere della Sera
«Uno splendido romanzo umanista sulla dignità e la speranza» - El Períodico
«Hai sentito parlare della Madrid di Fernando Aramburu? Ancora no, ma possiamo aspettarci che diventi famosa come la Dublino di Joyce, la Barcellona di Montálbn o la Corfù di Durrell» - Esquire
Toni, un insegnante di liceo in collera col mondo, decide di porre fine alla propria vita. Meticoloso e sereno, ha scelto la data: di lì a un anno.
Fino ad allora, ogni sera scriverà, nell'appartamento che divide con la cagnolina Pepa e con una raccolta di libri da cui inizia gradualmente a separarsi, una cronaca personale, cinica e disincantata, ma non per questo meno tenera e spiritosa.
Cerca, in questo modo, di capire le ragioni della propria decisione radicale, di analizzare ogni minimo dettaglio intimo della propria esistenza, di confrontarsi con il proprio passato e le tante vicende quotidiane di una Spagna politicamente travagliata.
Appariranno, sezionati con un bisturi implacabile, i genitori, un fratello che non sopporta, l'ex moglie Amalia, dalla quale non riesce a staccarsi, e il figlio problematico Nikita; ma anche il mordace amico Bellagamba e un'inaspettata fiamma di gioventù.
E, nel susseguirsi degli episodi amorosi e famigliari di questa avvincente costellazione umana, Toni, uomo disorientato che tenta di comprendere e accettare i propri fallimenti, infonde, paradossalmente, un'indimenticabile lezione di vita.
Fernando Aramburu, nato a San Sebastián nel 1959, ha studiato Filologia ispanica all’Università di Saragozza e negli anni Novanta si è trasferito in Germania per insegnare spagnolo. Dal 2009 ha abbandonato la docenza per dedicarsi alla scrittura e alle collaborazioni giornalistiche.
Ha pubblicato romanzi e raccolte di racconti, che sono stati tradotti in diverse lingue e hanno ottenuto numerosi riconoscimenti. Patria (Guanda, 2017), uscito in Spagna nel settembre 2016, ha avuto un successo eccezionale e un vastissimo consenso, conquistando – fra gli altri – il Premio de la Crítica 2017.
In Italia ha pubblicato Vita di un pidocchio chiamato Mattia (Salani, 2008), I pesci dell'amarezza (La Nuova Frontiera, 2007), Il trombettista dell'utopia (La Nuova Frontiera, 2005), Anni lenti (Guanda, 2018) e Mariluz e le sue strane avventure (Guanda, 2019).
5. "Le sette morti di Evelyn Hardcastle" di Stuart Turton
Stanotte Evelyn Hardcastle verrà uccisa... di nuovo. Come puoi impedire un omicidio già compiuto?
«Complesso, affascinante e sconcertante. Un debutto straordinariamente raffinato» – The Times
«Da capogiro. abbagliante come il finale di uno spettacolo di fuochi d’artificio» – Guardian
«Questo libro mi ha fatto impazzire. È assolutamente originale e unico. Non riuscivo a togliermelo dalla testa» – Sophie Hannah
Blackheath House è una maestosa residenza di campagna cinta da migliaia di acri di foresta, una tenuta enorme che, nelle sue sale dagli stucchi sbrecciati dal tempo, è pronta ad accogliere gli invitati al ballo in maschera indetto da Lord Peter e Lady Helena Hardcastle.
Gli ospiti sono membri dell'alta società, ufficiali, banchieri, medici ai quali è ben nota la tenuta degli Hardcastle.
Diciannove anni prima erano tutti presenti al ricevimento in cui un tragico evento – la morte del giovane Thomas Hardcastle – ha segnato la storia della famiglia e della loro residenza, condannando entrambe a un inesorabile declino.
Ora sono accorsi attratti dalla singolare circostanza di ritrovarsi di nuovo insieme, dalle sorprese promesse da Lord Peter per la serata, dai costumi bizzarri da indossare, dai fuochi d'artificio. Alle undici della sera, tuttavia, la morte torna a gettare i suoi dadi a Blackheath House.
Nell'attimo in cui esplodono nell'aria i preannunciati fuochi d'artificio, Evelyn, la giovane e bella figlia di Lord Peter e Lady Helena, scivola lentamente nell'acqua del laghetto che orna il giardino antistante la casa.
Morta, per un colpo di pistola al ventre. Un tragico decesso che non pone fine alle crudeli sorprese della festa.
L'invito al ballo si rivela un gioco spietato, una trappola inaspettata per i convenuti a Blackheath House e per uno di loro in particolare: Aiden Bishop.
Evelyn Hardcastle non morirà, infatti, una volta sola. Finché Aiden non risolverà il mistero della sua morte, la scena della caduta nell'acqua si ripeterà, incessantemente, giorno dopo giorno.
E ogni volta si concluderà con il fatidico colpo di pistola. La sola via per porre fine a questo tragico gioco è identificare l'assassino. Ma, al sorgere di ogni nuovo giorno, Aiden si sveglia nel corpo di un ospite differente.
E qualcuno è determinato a impedirgli di fuggire da Blackheath House...
Accolto dall'entusiasmo della critica al suo apparire, vincitore del Costa First Novel Award, Le sette morti di Evelyn Hardcastle è, come ha scritto il Financial Times, «qualcosa in cui il lettore non si è mai imbattuto fino ad ora», un romanzo geniale in cui Agatha Christie incontra "Black Mirror".
Stuart Turton si è laureato in filosofia, ha lavorato in una libreria di Darwin, insegnato inglese a Shanghai, collaborato per una rivista di tecnologia a Londra, scritto articoli di viaggio a Dubai. È un giornalista freelance e, dopo Le sette morti di Evelyn Hardcastle (Neri Pozza 2019), il suo primo romanzo, è diventato uno dei più acclamati scrittori inglesi.