Strenne di Natale 2013. Da Maraini a Stendhal. Consigli per scegliere in libreria tra classici e proposte contemporanee da leggere sotto l' Albero!
1. Il rosso e il nero di Stendhal
Scritto tra la fine del 1829 e la prima metà del 1830, "Il rosso e il nero" è il secondo romanzo di Stendhal. L'autore ne corregge le bozze proprio durante le giornate della Rivoluzione di luglio, che liquida la Restaurazione e inaugura la monarchia borghese di Luigi Filippo. Di questo passaggio cruciale della storia francese Stendhal restituisce con crudele fedeltà non la cronaca (malgrado il sottotitolo del romanzo), ma lo spirito, muovendo dalla realtà della provincia per approdare a Parigi, dove da sempre si annodano e si sciolgono i destini politici della Francia.
L'impietosa analisi storica non esaurisce tuttavia la complessità della vicenda e del suo protagonista. L'ostinata rivolta di Julien Sorel non è riducibile semplicemente all'acuto senso della propria inadeguatezza conomica e sociale. La sua non è coscienza di classe, e "II rosso e il nero" non è il romanzo dell'ambizione e della scalata ai vertici della società: Stendhal non è Balzac. Julien Sorel affronta il mondo brandendo la propria inferiorità sociale come un'arma, ma il mondo creato dalla potenza del denaro lo disgusta, anche se tanto spesso deplora l'umile condizione in cui la sorte lo ha fatto nascere. Perciò rimpiange l'epoca napoleonica (di cui questo romanzo rafforza il mito, nato già all'indomani di Waterloo), convinto com'è che allora fosse possibile affermarsi soltanto grazie ai propri meriti.
Stendhal riesce a portarti pienamente in una Francia di inizi '800, con tutte le sue contraddizioni. I personaggi sono vivi e reali e la trama si snoda attraverso la vita del protagonista Julien Sorel, figlio di un padre falegname, che riesce a raggiungere i gradi alti della nobiltà grazie al suo lavoro di precettore. Consigliato a tutti gli amanti dei romanzi storici.
Stendhal (pseudonimo di Marie Henri Beyle, scelto in onore della città prussiana, Stendal, che dette i natali a Johann Winckelmann) nacque a Grenoble nel 1783, da una ricca famiglia; morì a Parigi nel 1842. Da giovane si trasferì a Parigi e nel 1800 raggiunse l'armata napoleonica in Italia. Dal 1806 al 1814 fece parte dell'amministrazione imperale. Alla caduta di Napoleone si trasferì a Milano, che fu costretto ad abbandonare nel 1821 poiché sospettato di attività cospirative dalle autorità austriache. Dopo la rivoluzione del 1830, ritornò in Italia come console francese a Civitavecchia: questo incarico gli lasciò il tempo di viaggiare e di scrivere Nello stesso anno uscì infatti il suo primo romanzo: Il rosso e il nero, cui seguì, nel 1839, La certosa di Parma.
2. Mosca e i moscoviti di Vladimir Giljarrovskij
Un emozionante errabondaggio nella Mosca tra i due secoli con continui spostamenti nel tempo e nello spazio. Vagando a piedi per le strade della città, ora sfrecciando in carrozza, ora a bordo di un omnibus, ora trascinandosi tra quartieri desolati e fetidi cortili, ora nei cunicoli delle fogne, ora in sfarzosi palazzi e club esclusivi il lettore si trova immerso nella pulsante frenesia della città, tra torme di miserandi o celebri personaggi del mondo dell'arte e della cultura.
Nel turbinio della narrazione ecco che finirà al mercato della Sucharevka, nel ventre di Mosca, l'Ochotnyj rjad, nei bassifondi della Chitrovka, nella vita notturna di ristoranti e bettole, ai celebri bagni Sandunovskie, nel bel mezzo di un disastroso incendio, all'ippodromo della Begovaja o tra i postiglioni della Ljubjanka. E ancora nelle case da gioco clandestine, nei lupanari o al Club della Caccia, nelle segrete di una prigione dismessa o al Club Inglese, nell'atelier di un rinomato pittore o nel negozio di un celebre coiffeur, e infine ai magazzini Eliseev o al famoso forno di Filippov... ora in compagnia di artisti e letterati, ora tra ladri e assassini, poliziotti corrotti o eroici pompieri. Leggendo questo libro con ingenuo entusiasmo viene da gridare: "A Mosca, a Mosca!!".
Vladimir Giljarovskij (1853\55-1935), era uno scrittore e giornalista dalla vita quanto mai avventurosa: combattente nella guerra russo-turca del 1877-78, trascinatore di chiatte sulla Volga, teatrante e artista circense, Giljarovskij conobbe Tolstoj e Cechov, Bunin e Gor’kij, e fu per molti intellettuali russi un vero e proprio Cicerone dei bassifondi moscoviti. Mosca e i moscoviti (1934) è la sua opera più famosa, una sorta di guida cittadina redatta in uno stile a metà fra il reportage e la memorialistica: quartiere per quartiere, dal centro agli ipogei, una Mosca d’inizio Novecento di grande suggestione e oggi scomparsa, sostituita prima dalle magniloquenti architetture e planimetrie staliniane, poi dal décor globalizzato post sovietico.
3. Chiara di Assisi. Elogio della disobbedienza di Dacia Maraini
È la storia di un incontro, questo libro intimo e provocatorio: tra una grande scrittrice che ha fatto della parola il proprio strumento per raccontare la realtà e una donna intelligente e volitiva a cui la parola è stata negata. Non potrebbero essere più diverse, Dacia Maraini e Chiara di Assisi, la santa che nella grande Storia scritta dagli uomini ha sempre vissuto all'ombra di Francesco. Eppure sono indissolubilmente legate dal bisogno di esprimere sempre la propria voce.
Chiara ha dodici anni appena quando vede "il matto" di Assisi spogliarsi davanti al vescovo e alla città. È bella, nobile e destinata a un ottimo matrimonio, ma quel giorno la sua vita si accende del fuoco della chiamata: seguirà lo scandaloso trentenne dalle orecchie a sventola e si ritirerà dal mondo per abbracciare, nella solitudine di un'esistenza quasi carceraria, la povertà e la libertà di non possedere.
Sta tutta qui la disobbedienza di Chiara, in questo strappo creativo alle convenzioni di un'epoca declinata al maschile. Perché, ieri come oggi, avere coraggio significa per una donna pensare e scegliere con la propria testa, anche attraverso un silenzio nutrito di idee. In questo racconto, che a volte si fa scontro appassionato, segnato da sogni e continue domande, Dacia Maraini traccia per noi il ritratto vivido di una Chiara che prima è donna, poi santa dal corpo tormentato ma felice: una creatura che ha saputo dare vita a un linguaggio rivoluzionario e superare le regole del suo tempo...
Dacia Maraini nasce a Firenze da madre siciliana, la pittrice Topazia Alliata di Salaparuta, e da padre anglo-fiorentino, l’etnologo Fosco Maraini. Nel 1938 si trasferisce con la famiglia in Giappone, dove il padre è impegnato in uno studio sugli Ainu, popolazione dell’Hokkaido in via di estinzione. Nel 1962 pubblica il primo romanzo, La vacanza, cui fanno seguito L’età del malessere (1963, Premio Formentor) e A memoria (1967).Nel 1996 esce la raccolta di poesie Crudeltà all’aria aperta. Talento letterario precoce ed eclettico, Dacia Maraini ha scritto tantissimi libri, di cui ricordiamo Memorie di una ladra, Dialogo di una prostituta con il suo cliente, Storia di Piera, Marianna Ucrìa, Viaggiando con passo di volpe (Premi: Mediterraneo; Città di Penne), Bagheria (Premi: Rapallo-Carige; Scanno; Joppolo), Diario di una cameriera, liberamente tratto da Le journal d’une femme de chambre di Mirbeau, e tanti altri.
4. L'avversario di Emmanuel Carrère
"Il 9 gennaio 1993 Jean-Claude Romand ha ucciso la moglie, i figli e i genitori, poi ha tentato di suicidarsi, ma invano. L'inchiesta ha rivelato che non era affatto un medico come sosteneva e, cosa ancor più difficile da credere, che non era nient'altro. Da diciott'anni mentiva, e quella menzogna non nascondeva assolutamente nulla. Sul punto di essere scoperto, ha preferito sopprimere le persone il cui sguardo non sarebbe riuscito a sopportare. È stato condannato all'ergastolo. Sono entrato in contatto con lui e ho assistito al processo.
Ho cercato di raccontare con precisione, giorno per giorno, quella vita di solitudine, di impostura e di assenza. Di immaginare che cosa passasse per la testa di quell'uomo durante le lunghe ore vuote, senza progetti e senza testimoni, che tutti presumevano trascorresse al lavoro, e che trascorreva invece nel parcheggio di un'autostrada o nei boschi del Giura. Di capire, infine, che cosa, in un'esperienza umana tanto estrema, mi abbia così profondamente turbato - e turbi, credo, ciascuno di noi." (Emmanuel Carrère) Storia (vera) allucinante e da far venire i brividi. Raccontata con sobrietà e partecipazione. Difficile da dimenticare.
Emmanuel Carrère (Parigi, 9 dicembre 1957) è uno scrittore e sceneggiatore francese. È il figlio di Louis Carrère e della sovietologa e accademica Hélène Carrère d'Encausse, e fratello di Nathalie Carrère e Marina Carrère d'Encausse. Il suo primo libro, "Werner Herzog", è stato pubblicato nel 1982. Il suo esordio come romanziere risale al 1983: è "L'amico del giaguaro", pubblicato da Flammarion. Il successivo "Bravura" (1984), invece, è stato pubblicato da POL, editore con il quale da allora non ha più interrotto i rapporti. Nel 1986 è uscito "Baffi", nel 1988 "Fuori tiro", nel 1995 "La settimana bianca", nel 2000 "L'avversario", nel 2002 "Facciamo un gioco", nel 2007 "La vita come un romanzo russo", nel 2009 "Vite che non sono la mia" e nel 2012 "Limonov". Sceneggiatore e regista, nel 2005 ha tratto un film dal suo romanzo "Baffi".
5. La letteratura nazista in America di Roberto Bolaño
Di tutti i libri di Bolano, "La letteratura nazista in America" è certo il più intensamente, smodatamente, spudoratamente borgesiano - e anche wilcockiano, se si pensa alla "Sinagoga degli iconoclasti". E insieme rappresenta, se così si può dire, la quintessenza della "bolanità". In apparenza, l'oggetto è sobrio e rassicurante: un panorama degli scrittori filonazisti, di ognuno dei quali si traccia il percorso biografico e si dà conto della produzione; si descrivono perfino alcune opere, nonché i rapporti intercorsi fra di loro, le riviste che li hanno ospitati, le case editrici che li hanno pubblicati, e alla fine del volume figurano un indice dei nomi e una bibliografia.
Eppure, quasi subito, ci accorgiamo che qualcosa non funziona: non foss'altro perché almeno un paio risultano morti dopo il 2015. A poco a poco capiamo, in una sorta di vertigine, che nessuno di questi scrittori, poetesse, movimenti letterari, è mai esistito, e che Bolano sta costruendo sotto i nostri occhi un inquietante universo parallelo: del tutto plausibile e del tutto immaginario. Ma non irreale. È allora che cominciamo a stare al gioco, e ad abbandonarci al flusso inarrestabile di quello che non è solo uno scoppiettante divertissement letterario, ma soprattutto un susseguirsi di storie aberranti e al contempo esilaranti, e una galleria di mostri, spesso tremendamente comici.
Roberto Bolaño è nato a Santiago del Cile nel 1953. A quindici anni, nel 1968 si trasferisce a Città del Messico con i genitori dove per cinque anni vive libero e scapigliato frequentando artisti ribelli sognatori e fuggitivi. Esordisce a quarant'anni nella prosa, e in dieci anni, dal '93 al 2003 scrive dieci libri, tutti quanti geniali, bizzarri, importanti. I detective selvaggi, Chiamate Telefoniche, Notturno cileno, La letteratura nazista in America, Stella distante... Diventa in fretta uno degli scrittori in lingua spagnola più letti, più influenti, riconosciuto come maestro indiscusso da scrittori quasi coetanei. Poi, di colpo, a soli cinquant'anni, nel 2003, ci ha lasciati qui soli. E' morto mentre aspettava un trapianto di fegato in un ospedale di Barcellona.