L’incredibile memoria del cane: come funziona e perché ci stupisce

A chi non è mai accaduto di domandarsi “Ma come fa?”, cioè come fa il nostro cane a ricordare situazioni, luoghi, persone o qualsiasi altro evento verificatosi nel tempo, anche a distanza di mesi o di anni?

E quante volte sembra che ciò che compie venga svolto con la naturalezza di chi, quel qualcosa, l’ha sempre eseguito?

Se poi compariamo questa capacità alla nostra, diventiamo sempre più “piccoli” davanti a reazioni e risposte mnemoniche che noi non saremmo mai in grado di attivare. Stiamo parlando di un processo cognitivo altamente sofisticato, un processo chiamato “memorizzazione”.

Anche in questo il cane si dimostra portatore di un’elevata abilità mentale, grazie alla quale tutto ciò che viene ritenuto di sufficiente importanza diventa materia di conservazione e recupero, con una percentuale di errore che si avvicina allo zero!

Difficilmente, infatti, il nostro amico dimentica ciò che ha avuto rilevanza e altrettanto difficilmente fatica a recuperare le informazioni ordinate e classificate con tanta cura. Insomma, per quanto riguarda la memoria, il cane ha un talento naturale difficile da eguagliare anche per noi!

1. Come è organizzata - Un archivio di file

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Ma che cosa significa "memorizzare"? Innanzitutto, per poter memorizzare è necessario prima apprendere, ossia conferire un significato preciso a uno specifico evento mediante processi di tipo associativo ed espositivo.

In altre parole, apprendere equivale a codificare, attribuendo quindi un "codice" all'informazione acquisita dall'ambiente. Avvenuto ciò, la medesima informazione dovrà rimanere "viva" all'interno della memoria.

Come noi, il cane automaticamente "carica" ciò che ha appreso in particolari zone del cervello, deputate all'archiviazione. Per capire meglio, possiamo immaginare una serie di "cartelle" all'interno delle quali vengono scritti e salvati numerosi "file", ognuno corrispondente a un determinato concetto appreso.

L'archiviazione della memoria deve rimanere inalterata, poiché solo così vi potrà essere un recupero dell'evento messo "sotto chiave". Memorizzare, quindi, vuol dire dare un "nome", un codice, all'esperienza vissuta, isolarla nel cervello per un tempo variabile e recuperarla se e quando divenisse necessario.

Così facendo il nostro amico, dinanzi a ciò che ha già conosciuto, è nelle migliori condizioni per estrarre dal suo archivio la soluzione ideale: attivare una reazione collegata al concetto a suo tempo appreso e memorizzato.

È per questo che, quando insegniamo al nostro cane a sedersi "a comando, facciamo in modo che il segnale vocale prescelto si sedimenti in qualche parte della sua memoria in modo tale che, udita successivamente la medesima parola, emetta sempre la stessa risposta: sedersi.

Se, però, non siamo abili insegnanti e, come spesso capita di vedere, variamo spesso il tipo di segnale vocale oppure lo ripetiamo più e più volte, il cane avrà ovviamente notevoli difficoltà a memorizzare un suono preciso associandolo a una sua azione di risposta, nel primo caso; nel secondo, cioè quando ripetiamo più volte il "comando" se il nostro amico non esegue subito quanto richiesto, è molto probabile che la memorizzazione avvenga in modo diverso da quanto auspicato.

In sostanza, il cane impara a sedersi... solo dopo un certo numero di ripetizioni del segnale vocale e ci sorprenderà, anche se non dovrebbe, notare come sia preciso: se durante l'insegnamento abbiamo ripetuto tre volte, per esempio, il comando "siedi" prima che il cane lo eseguisse, il suo cervello attenderà esattamente la terza ripetizione del "comando" prima di indurre il cane a sedersi... Bisogna essere precisi perché la memoria del cane spesso è veloce!

2. Struttura a tre fasi - A breve, a medio e a lungo termine

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Gli studi compiuti sulla memoria degli animali hanno evidenziato la presenza di una serie di passaggi attraverso i quali le informazioni vengono assorbite e trasferite in archivi differenti.

Il primo di essi si riferisce alla cosiddetta "memoria a breve termine", una sorta di contenitore iniziale all'interno del quale viene collocata una certa esperienza vissuta.

In base alla ripetitività di tale evento e in virtù della sua stessa importanza, esso può essere immesso in un'altra area di conservazione, ma non prima di un breve periodo di parziale "dimenticanza".

Si parla, in gergo tecnico, di "caduta di efficienza", come se ciò che è stato appreso perdesse temporaneamente di chiarezza. Trascorsi alcuni minuti, la capacità di ricordare ritorna a regime, registrando la fase successiva, denominata "memoria a medio termine".

A conclusione di quest'ultima, si assiste a un nuovo calo del ricordo, anch'esso di breve durata, sino alla collocazione finale presso il terzo e ultimo sito, definito "memoria a lungo termine.

Sotto il profilo temporale, per "breve termine" si intendono i primi 14-15 minuti di memorizzazione mentre il "medio termine" comprende il lasso di tempo che intercorre tra la fine del "breve termine" e l'inizio del "lungo termine": più o meno fino a 55 minuti complessivi.

Ancora una volta, dopo un deficit temporaneo, si entra nell'archivio perenne, quello del "lungo termine" che, in quanto tale, può permanere per tutta la vita.

La peculiarità di questo processo a tre tempi consta nel considerare ogni archivio quale preludio di quello successivo e i momenti di "deficit mnemonico" corrispondono proprio alle fasi di passaggio da un archivio all'altro.

In questo modo, il sistema di archiviazione del cane ci permette di parlare di "memoria multifasica", in cui ogni fase precedente si annulla per fare posto a quella successiva.

Questo grazie a nuove vie neurali di trasferimento da un archivio all'altro. In altre parole, l'abilità di ricordare del cane si concretizza solamente al raggiungimento del traguardo a "lungo termine", mentre l'informazione acquisita cadrà nell'oblio se la sua sedimentazione si ferma alle stazioni precedenti.

Ciò ha permesso di concludere che alcuni eventi vissuti quotidianamente possono essere ben presto dimenticati, ma ciò non accade mai per quelli sufficientemente importanti da essere stati trasferiti presso l'ultimo archivio della memoria del nostro amico.

3. Dai sensi al cervello - La fantastica memoria procedurale

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Perché un evento venga memorizzato deve innanzitutto essere percepito.

Ciò avviene mediante l'impiego degli organi sensoriali i quali, per mezzo di appositi recettori, captano l'informazione trasferendola in aree specifiche del cervello.

Si tratta del talamo, dell'ipotalamo, dell'amigdala e dell'ippocampo, ossia zone collocate alla base degli emisferi cerebrali.

In base allo stimolo da memorizzare, si assiste a una maggiore concentrazione cellulare presso una regione rispetto all'altra, ed è proprio questa attività cerebrale a consentire la sedimentazione a lungo termine.

In questo modo, al verificarsi di uno stesso evento, il nostro amico riesce ad agire in modo compatibile e funzionale, avendo già memorizzato il significato di ciò che sta ricordando. Ne consegue il coinvolgimento del sistema neuro muscolare, in grado di per sé di indurre il cane ad agire di conseguenza.

In particolare, si assiste all'intervento di un particolare tipo di memoria, definita "procedurale" perché si riferisce al compiere azioni secondo una procedura ormai archiviata.

La memoria "procedurale" comprende tutte le competenze acquisite dal cane nel corso del tempo, bastando poi la comparsa del medesimo stimolo per consentire l'attivazione dell'azione corrispondente.

Questo tipo di memoria risulta fondamentale in tutte le attività che comprendono abilità psicomotorie come quelle riferibili, per esempio, alle discipline cinofilo-sportive.

Si tratti di muoversi tra gli ostacoli di un percorso di Agility, di eseguire un esercizio di Obedience o, ancora, di rincorrere e afferrare un frisbee, il nostro cane riesce a depositare nei diversi ricordi anche le modalità di esecuzione richieste dall'ambiente.

Particolari studi hanno dimostrato che la massima espressione della memoria procedurale si raggiunge in conseguenza della ripetitività di un comportamento e a seguito di un breve periodo di non esecuzione. Questo vuole dire che, appreso un determinato comportamento, esso viene eseguito nel migliore dei modi dopo una "pausa di riflessione".

Infatti, essendo il cervello un grande "muscolo" contenuto nella scatola cranica, esso necessita di un periodo di stasi per ottenere, di seguito, una "pulizia" di esecuzione che non ammette eccezioni..

4. Ieri e oggi - Il passato ritorna!

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La vita del nostro amico è costellata da esperienze di ogni tipo, belle o brutte che siano, proprio come la nostra.

E come nel nostro caso, le esperienze vengono apprese e conservate in base all'importanza che viene loro conferita sulla base degli effetti che ne sono derivati.

Ogni evento, quindi, viene "pesato" dal cane in base alle emozioni che esso stesso ha trasmesso, si tratti di gioia, collera, paura o tristezza.

Con questo "vestito" specifico ogni esperienza si colloca quindi all'interno della memoria e, dinanzi a situazioni identiche o simili, osservando il comportamento del nostro amico assisteremo a una sorta di "reminiscenza".

Quando questo accade, il cane applica un particolare tipo di memorizzazione denominata "proposizionale" la quale, a propria volta, si suddivide in "episodica" e "semantica".

Teoricamente la prima, quella "episodica", sembrerebbe non appartenere alle capacità cognitive del nostro amico, in quanto porta in sé una parte autobiografica ascrivibile solamente alla specie umana.

In altre parole, il nostro cane non racconta gli episodi vissuti ma tende piuttosto a raffigurarli nella mente come fatti "oggettivi". Il cane sa che, in un determinato momento del suo passato, si è verificato un certo accadimento e questa consapevolezza deriva dai meccanismi associativi che contraddistinguono il suo modo di apprendere.

Così, ritrovandosi in una condizione simile a ciò che ha già vissuto, il suo ricordo viene costituito dalle connessioni effettuate in precedenza, riportando di fatto il passato allo stato del presente!

Per esempio, se il nostro amico si è divertito a giocare con un suo simile in un determinato luogo, ritrovarsi nel medesimo ambiente lo indurrà a muoversi lungo l'intero perimetro ove si è verificata l'interazione ludica; questa perlustrazione ha, infatti, lo scopo di ritrovare quello specifico compagno di giochi, anche se non è presente.

Così facendo, il cane innesca la sua memoria "semantica", dando "voce" ai ricordi raffigurati in qualche recondita parte del cervello. Il meccanismo "semantico" può riferirsi ad esperienze animate o inanimate, distinguendo la stessa memoria "semantica" in sociale ed ambientale.

Poiché il cane appartiene una specie altamente votata alla condivisione, i ricordi "sociali" andranno per la maggiore. Se si è trattato di episodi piacevoli, le risposte saranno di avvicinamento e contatto, mentre dinanzi a esperienze sgradite, le reazioni andranno verso la paura o la rabbia. Si tratta di aspetti molto affascinanti del nostro amico e utili finalmente a capire perché, a volte, fa ciò che fa...





5. Fattori condizionanti - Età, concentrazione, ormoni, stress

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L'abilità di memorizzare nuove competenze ed esperienze non è uguale per tutti.

Ogni individuo presenta, infatti, una propria potenzialità e le possibili differenze dipendono dalla razza/tipologia, dalle giuste stimolazioni e dal periodo di sviluppo in cui il processo di memorizzazione viene attivato.

È stato dimostrato che un cucciolo dell'età di circa tre mesi presenta una capacità di archiviazione delle conoscenze pari a un soggetto adulto, tuttavia con una differenza nei tempi di apprendimento; a causa di un livello di concentrazione minore, infatti, il cucciolo può impiegare l'energia disponibile per periodi più brevi al termine dei quali le risposte cerebrali tendono a ridursi sensibilmente.

Un periodo di maggiore difficoltà è certamente quello dell'adolescenza: l'avvento della maturità sessuale, infatti, determina la produzione di ormoni che riducono i livelli di attenzione e di ragionamento; in particolare, gli ormoni sessuali tendono a distrarre il nostro amico anche per un nonnulla e il modo migliore per aiutarlo consiste nel rendere l'interazione interessante e varia.

Un altro fattore che va a discapito della memoria è certamente lo stress, spesso dovuto ad ambienti iperstimolanti o a metodologie di addestramento portatrici di forti pressioni psicofisiche. Lo stress negativo, infine, raggiunge livelli massimi quando il ritmo del sonno, momento essenziale per la memorizzazione, viene ridotto o alterato.








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