Lo sport giusto per ogni età

Chi si ferma è perduto: fare movimento è un elisir di lunga vita su cui ormai tutti sono d’accordo.

Ma l’attività fisica, man mano che passano gli anni, non può restare sempre la stessa: per un settantenne una partita di rugby sarebbe ad alto rischio di fratture, assai meno probabili se a scendere in campo fosse suo nipote teenager.

D’altro canto un bambino di cinque anni non sarebbe entusiasta né capace di eseguire i movimenti lenti e concentrati del tai chi, che invece sarebbe ideale per suo nonno.

Lo sport giusto cambia con l’età, perché cambiamo noi: capire quel che ci succede col passare degli anni può allora aiutare a individuare il tipo di esercizio più adatto in ogni fase della vita, per trarne il massimo vantaggio e magari scongiurare il pericolo di rinunciare e tornare a essere sedentari solo perché si è scelto lo sport “sbagliato”.

1. DIVERTIMENTO INNANZITUTTO

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Del resto anche le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sono differenti per fascia d’età: nei bimbi con meno di sei anni, per esempio, l’obiettivo è il gioco attivo per più tempo possibile, ma senza indicazioni precise sul tipo di attività fisica, che non per forza deve essere strutturata in corsi di nuoto o ginnastica.

È la fase in cui occorre stimolare la coordinazione e lo sviluppo muscolare con attività semplici come giocare con palle morbide, saltare, provare il triciclo con l’aiuto dei genitori, ballare o anche solo camminare: prima di andare alle elementari non serve “farsi i muscoli”, ma allenare il cervello a un buon controllo sui gesti.

Poi arriva il momento di iniziare una vera e propria attività sportiva organizzata, che non è la stessa per tutti. In dettaglio, dai sei anni in avanti serve un’ora al giorno o più di attività fisica moderata o intensa e soprattutto occorre accompagnare lo sviluppo corretto del corpo con l’esercizio fisico.

Al di là della scelta dello sport adatto a ciascun bambino o ragazzino, che dipende da tante caratteristiche individuali nei primi anni delle elementari l’obiettivo non è trovare il nuovo Djokovic o il prossimo Totti, ma praticare più attività per allenare la multilateralità, ovvero per crescere in modo armonioso e omogeneo.

A questa età è meglio evitare di specializzarsi troppo: un bambino che facesse solo bicicletta, per esempio, potrebbe ritrovarsi con gambe forti e torace poco sviluppato. Nell’infanzia è importante invece esercitare e sviluppare tutte le qualità atletiche ovvero forza, potenza, equilibrio, elasticità e capacità aerobica.

È quindi il momento migliore per scegliere sport “misti”, che hanno una componente aerobica in cui si allena bene l’apparato cardiocircolatorio, ma che richiedono anche una certa potenza e forza muscolare. Lo sono gli sport di squadra come il calcio, il baseball, la pallavolo, il basket e così via, ma anche discipline individuali come la scherma o il tennis.

Bisognerebbe anche tenere conto che bambini e adolescenti della stessa età hanno uno sviluppo fisico diverso: in questa fase della vita, più ancora che in altre, gli allenatori dovrebbero assegnare carichi di lavoro, intensità, durata e tempi di recupero differenti a ciascuno.

Inoltre, mai dimenticare la dimensione del gioco: bambini e ragazzi devono sempre divertirsi quando fanno sport, qualsiasi esso sia, altrimenti è molto probabile che smettano.

2. PER GIOVANI E ADOLESCENTI

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Non a caso secondo un’indagine della National Alliance for Youth Sports statunitense il 70 per cento dei ragazzini abbandona lo sport entro i 13 anni e, stando a una ricerca di Amanda Visek, esperta della George Washington University (Usa), spesso allenarsi diventa un incubo per colpa dei genitori, che mettono sotto pressione i figli sperando che diventino campioncini.

In adolescenza invece è fondamentale continuare a fare esercizio, anche per salvarsi letteralmente le ossa: nelle ragazze la deposizione di osso è massima fra i 10 e i 14 anni, nei ragazzi dai 12 ai 16 anni, e perché l’organismo riesca a mettere in cassaforte una quantità adeguata di massa ossea e così si possa ridurre il rischio di osteoporosi e fratture da anziani è indispensabile muoversi: l’esercizio fisico stimola il metabolismo osseo e usare lo scheletro, sottoponendolo a sollecitazioni meccaniche, lo rinforza mettendo solide basi per la salute futura.

L’ideale quindi in adolescenza sarebbe fare sport come ginnastica, danza, atletica dai 30 ai 60 minuti, almeno tre volte a settimana.

Arriva poi il “periodo d’oro” del fisico: fra i venti e i trent’anni si può dare il massimo perché lo sviluppo di ossa e muscoli è completo, gli acciacchi da età sono lontani e le capacità atletiche, se sono state ben allenate, consentono di raggiungere ottime prestazioni.

In questa fase si può fare più o meno tutto, a patto ovviamente di aver valutato la presenza di eventuali controindicazioni con un medico dello sport: per chi ha il piede piatto, a prescindere dall’età, la corsa non è adatta.

A chi è giovane è consentito anche l’allenamento ad alta intensità, con carichi di lavoro consistenti che spingano il “motore” al massimo dei giri: bisogna però rispettare i tempi di recupero e non esagerare perché il cosiddetto overtraining, in cui ci si allena troppo spesso, troppo a lungo e con carichi eccessivi per il proprio fisico, può esporre a traumi e soprattutto accelerare l’usura delle articolazioni, che può portare a dover mettere una protesi d’anca o di ginocchio anche prima della terza età.

Esiste insomma una “giusta dose” di sport anche per chi è al massimo della forma, altrimenti l’esercizio diventa paradossalmente pericoloso perché logora il fisico.

3. VERSO LA MEZZA ETÀ

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Allenarsi (con criterio) per una maratona insomma fa bene, correrne troppe una dietro l’altra no, anche a vent’anni.

Peraltro la luna di miele atletica dura poco e intorno ai trent’anni inizia già il decadimento: la massa muscolare inizia pian piano a diminuire, l’equilibrio fra deposizione e riassorbimento osseo si sposta impercettibilmente verso la perdita di osso ed è perciò il momento di non trascurare l’allenamento della forza muscolare.

Tenendo conto delle caratteristiche dello sport praticato, bisogna sempre prevedere esercizi con pesi e bande elastiche per tonificare i muscoli e puntare ad attività che sollecitino lo scheletro, dalla danza alla camminata veloce, cercando di variare in modo da attivare gruppi muscolari sempre differenti: se si va in bici, si può provare ad abbinare qualche classe di yoga; se si fa danza, si può alternare col nuoto, e così via.

Tutto questo perché dietro l’angolo ci sono gli “anta”, quando la perdita muscolare accelera e possono comparire i primi acciacchi, dalla pressione alta all’aterosclerosi, tali da far sì che la scelta dell’attività fisica debba essere più ponderata.

Lo sport per esempio non è una causa diretta degli attacchi di cuore, ma può scatenarli se c’è un problema cardiovascolare già in atto, più o meno noto: avere le coronarie un po’ malmesse è più probabile con l’andare degli anni, per cui invecchiando cresce il rischio che uno sforzo eccessivo sia la classica goccia che fa traboccare il vaso.

Così, dopo i 40 chi vuole fare sport dovrebbe sottoporsi a uno screening cardiologico, con una visita e una serie di esami specifici che possono cambiare a seconda del tipo di attività svolta.

Il minimo sindacale è l’elettrocardiogramma sotto sforzo, per vedere come reagisce il cuore quando fa più fatica, ma potrebbe essere necessaria anche un’ecocardiografia per dare un’occhiata più approfondita alle valvole cardiache; è comunque il cardiologo o il medico dello sport a indicare i test giusti prima di allenarsi, a seconda della persona e dello sport scelto.

4. STIRARE I MUSCOLI

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Una visita è raccomandabile a tutti, anche a chi non fa gare, per individuare eventuali controindicazioni e avere consigli sull’attività più adatta.

Chi ha la pressione alta, per esempio, dovrebbe evitare il sollevamento pesi in palestra e scegliere uno sport aerobico; se non si è ben allenati e magari si è pure sovrappeso, dopo i 40 potrebbe essere meglio abbandonare sport di squadra come il calcetto dove si rischiano traumi.

Questo non significa che si debbano tirare i remi in barca, anzi: dopo i 50 anni e ancor di più negli anni successivi bisogna continuare a fare sport, ma riducendo man mano i carichi di lavoro, rallentando il ritmo e puntando sulle attività aerobiche, che possono essere continuate fino a tarda età se il cuore è in forma, senza dimenticare gli esercizi che allenano forza ed equilibrio e lo stretching.

In un anziano i movimenti sono spesso impacciati dalla rigidità, attività come il pilates o il tai chi aiutano a eliminarla e sono sempre raccomandabili.

Da anziani non bisogna smettere di fare sport perché l’osteoporosi, la diminuzione della qualità della massa muscolare e quindi le fratture, che poi portano a disabilità, si prevengono solo con l’attività sportiva.

Nella terza e quarta età è bene optare per discipline che mantengano il coordinamento e favoriscano il movimento armonico, come appunto pilates o tai chi, e per attività sportive a basso impatto che allenino la resistenza allo sforzo, migliorino la tonicità e l’elasticità muscolare, ma senza favorire l’usura delle articolazioni o i traumi, come il nuoto o la camminata.

I muscoli, anche negli anziani, rispondono bene all’esercizio ma non si può strafare perché invecchiano pure i legamenti, sui quali invece l’attività fisica non ha un effetto protettivo: se si esagera cercando performance non adeguate alla propria età si rischiano traumi dovuti all’usura degli altri tessuti.

Un allenamento adattato alle proprie condizioni di salute, età e muscolatura è sempre la scelta migliore ed è possibile riuscirci anche in presenza di disabilità o patologie.





5. LA DOSE GIUSTA A OGNI ETÀ

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L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stabilito quanta attività fisica si dovrebbe fare (come minimo) nelle diverse età della vita: ecco le raccomandazioni su quanto e cosa fare dalla nascita in poi e in condizioni particolari come gravidanza e allattamento.

- DONNE IN GRAVIDANZA
Servono almeno 150 minuti a settimana di attività fisica aerobica moderata, meglio se distribuiti in mezz’ora cinque volte a settimana. Se non si riesce ad arrivare alla dose consigliata, fare almeno un po’ di moto ogni giorno.

- BAMBINI IN ETÀ PRESCOLARE
Gioco attivo per la maggior parte del tempo possibile, attività fisica non strutturata ogni giorno.

- BAMBINI E ADOLESCENTI DAI 6 AI 17 ANNI
Almeno un’ora al giorno di attività fisica moderata o vigorosa, possibilmente varia; per almeno tre volte a settimana l’ora deve includere un esercizio intenso come corsa, calcio o simili, attività che rafforzino i muscoli (con pesi, flessioni e così via) ed esercizi per rinforzare le ossa (come il salto della corda o la ginnastica a corpo libero).

- ADULTI DAI 18 AI 64 ANNI
Almeno 150 minuti a settimana di attività fisica aerobica moderata come la camminata veloce, almeno due volte a settimana esercizi di potenziamento muscolare.

- ANZIANI DOPO I 65 ANNI
Valgono le stesse raccomandazioni degli adulti, ma si aggiunge la necessità di attività che migliorino l’equilibrio.

- PERSONE CON MALATTIE CRONICHE O DISABILITÀ
Le raccomandazioni restano le stesse, cercando di essere più attivi possibile tenuto conto delle condizioni di salute e cercando di adattare l’esercizio alle proprie possibilità di movimento.








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