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Ma cos’è il 5G?

E’ in arrivo la quinta generazione di connessioni sempre più veloci: oltre agli smartphone, darà vita (e Rete) agli oggetti attorno a noi.

Un luminare della medicina è in viaggio, si trova in una saletta in un aeroporto, in attesa di un volo, e indossa un guanto hi-tech.

Dall’altra parte del pianeta, un “dito” robotico collegato via Web al guanto esplora il corpo di un paziente: è alla ricerca di noduli tra i tessuti molli.

Non appena il chirurgo, grazie a una vibrazione, ne sente uno, inizia a operare a distanza, servendosi dello stesso robot che gli mostra in diretta sul laptop le immagini del tavolo operatorio.

«Sembra fantascienza», spiega Mischa Dohler, professore di comunicazioni wireless del King’s College di Londra, «ma è solo una delle innumerevoli possibilità permesse dal 5G, la quinta generazione di reti mobili. Il suo arrivo è imminente, e porterà una rivoluzione non solo nella sanità, ma in molti campi».

Ma cos’è il 5G? Scopriamolo insieme.

 

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1. Dalla Cina

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Per capire meglio di che cosa si tratta, basta visitare Shanghai, e precisamente i laboratori di ricerca di Huawei, il gigante cinese della telefonia che oltre a produrre smartphone è leader mondiale nella realizzazione di quelle antenne che servono a connetterci a Internet col telefonino.

«La differenza con il 4G che usiamo adesso si può riassumere in tre punti», spiega James Zou, general manager del Consumer Business Group della filiale italiana.

«Anzitutto la velocità di partenza del 5G è 1 gigabit al secondo, 10 volte superiore a quella che aveva il 4G quando è arrivato sul mercato. In secondo luogo il tempo di attesa necessario ad avere una risposta dalla Rete quando cerchiamo un’informazione si abbasserà dai 15-20 millisecondi di oggi a uno».

E questo renderà possibile, appunto, effettuare un’operazione chirurgica a distanza. «Infine un’antenna 5G permetterà un numero di connessioni 10 vol- te superiore a quelle rese possibili da una 4G».

L’arrivo del 5G, che secondo le previsioni avverrà nel giro di un paio d’anni, è il culmine di un rinnovamento avviato nel 1982 con la tecnologia 1G che permetteva solo le telefonate.

Se la possibilità di parlarsi in mobilità da allora è rimasta pressoché inalterata, col progressivo arrivo del 2G, 3G e 4G è aumentata la velocità di trasmissione dei dati e di conseguenza i servizi disponibili sul telefono: Sms, email, Internet, WhatsApp, social network e video a sempre maggiore risoluzione.

La possibilità di scaricare quando si è fuori casa gli stessi dati che oggi offre la fibra ottica, dice Zou, «porterà a un’esplosione dell’“Internet delle cose”: fra 3 o 4 anni, ciascuno di noi uscirà portando con sé non solo lo smartphone, ma decine di oggetti connessi e intelligenti, come l’orologio, la borsa, le scarpe, i vestiti e così via».

In pratica tutto ciò che può essere dotato di un chip per dialogare online con altri sistemi. Tra gli oggetti connessi, il più rivoluzionario sarà senza dubbio l’automobile a guida autonoma, che avrà bisogno di connettersi e scambiare informazioni in tempo reale con gli altri veicoli e le infrastrutture della città.

«Il trasferimento (praticamente) immediato di dati garantirà, in situazioni di pericolo, una risposta del veicolo persino più veloce dei riflessi umani, che sono pari a 5-10 millisecondi», spiega Zou.

 

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2. Come un'autostrada

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Ma come fa un’antenna 5G a trasmettere a velocità così elevate?

Se si paragonano i pacchetti di dati a delle automobili, si può immaginare che il 4G sia come una strada a due corsie, mentre il 5G come un’autostrada a 8 corsie, su cui dunque è possibile accelerare la trasmissione e aumentare il traffico.

Questo permetterà di raggiungere velocità di 20 gigabit al secondo in download: si potrà cioè scaricare un film in Hd in meno di un secondo.

Su queste autostrade funzionerà una tecnologia chiamata full duplex, che permette di trasmettere e ricevere dati sulla stessa frequenza, come se due persone si parlassero insieme al telefono (capendosi).

La tecnologia delle antenne 5G, rispetto a quelle 4G, ha un pregio: trasmette a molte più persone simultaneamente. Ma ha anche un difetto: un raggio più limitato.

Tuttavia i ripetitori 5G funzionano come quei lampioni che illuminano la strada solo quando passa un’auto e poi si spengono; in pratica il sistema è molto più efficiente di quelli in uso oggi.

 

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3. Sperimentazione

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In Italia, terzo Paese al mondo per diffusione di smartphone (dopo Corea del Sud e Hong Kong), per una volta siamo all’avanguardia, con la sperimentazione del 5G già avviata a Bari, Matera, Prato, L’Aquila e Milano.

Nel capoluogo lombardo Vodafone ha avviato insieme a vari partner pubblici e privati 41 progetti test.

Tra questi c’è per esempio L.I.F.E.: prevede l’utilizzo di abiti dotati di sensori con cui misurare vari parametri vitali per monitorare la salute di persone a rischio, riconoscendo e comunicando in tempo reale eventuali situazioni critiche.

Yape, invece, è un veicolo elettrico a guida autonoma destinato alle consegne.

Anche le forze dell’ordine testeranno la velocità di connessione del 5G, con il sistema C.O.D.E. per accedere alle banche dati sul campo e trasmettere in tempo reale le immagini raccolte dalle Body Cam addosso agli agenti. Così le indagini sul campo saranno più efficienti.

Il Politecnico di Milano invece vuole sfruttare l’innovazione e sta progettando un sistema di apprendimento immersivo attraverso la realtà mista.

«Oggi gli studenti usano Google e YouTube per le loro ricerche», spiega Zou, «ma domani, anziché vedere un video per una ricerca sulla Grande Muraglia, indosseranno un casco e la visiteranno, come se si trovassero sul posto».

 

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4. Nuove antenne

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L’ultimo scoglio prima di realizzare questa visione riguarda l’individuazione delle radiofrequenze su cui trasmettere, cioè dello spazio in cui mettere le “autostrade” per far passare i dati.

Le ipotesi sono due: liberare man mano quelle assegnate a 2G, 3G e 4G, oppure usare frequenze molto più alte, le cosiddette “onde millimetriche”, che però richiederanno l’installazione di un numero di antenne 5 o 10 volte superiore a quelle presenti oggi nelle città.

Tra l’altro, dato che il raggio coperto da ciascuna sarà inferiore a quello attuale, anche la potenza sarà minore e di conseguenza ci saranno meno rischi per la salute.

La decisione finale, presa d’intesa con i governi, avrà un forte impatto: bisognerà posare migliaia di antenne, ed è per questo che Huawei sta studiando la possibilità di installarle su nuovi pali della luce hi­tech.

L’azienda cinese ha appena siglato un accordo per trasformare la tedesca Duisburg in una smart city basata su guida autonoma e industria 4.0.

Anche gli urbanisti dovranno preoccuparsi di dove piazzare centinaia di antenne preservando il panorama cittadino.

 

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5. Rivoluzione industriale

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Qualunque soluzione verrà trovata, è certo che il 5G porterà una crescita economica straordinaria.

Secondo uno studio commissionato dall’azienda di telecomunicazioni Qualcomm, la nuova tecnologia dovrebbe generare un fatturato globale di 10 milioni di miliardi di euro.

«Se il 4G è stato creato per i consumatori, il 5G sarà fondamentale per le industrie», osserva Hans Vestberg, capo tecnologico di Verizon, operatore telefonico americano.

«La velocità di trasmissione farà in modo che i dati vengano conservati tutti nel cloud», aggiunge Cristiano R. Amon, presidente di Qualcomm, «e questo potrebbe persino abbassare i costi dei telefoni, che dovranno avere meno memoria per l’immagazzinamento, facendo esplodere i servizi online».

Probabilmente il 5G avrà un impatto profondo sugli strumenti attraverso i quali interagiremo col mondo digitale e dell’informazione: «Credo che gli smartphone cambieranno», conclude Zou.

«Forse li chiameremo in altro modo, magari sistemi intelligenti, e non assomiglieranno più ai telefoni attuali. Quando nel 2007, presentando l’iPhone, Steve Jobs ci ha detto che non c’era più bisogno di una tastiera, è stata una rivoluzione, perché oggi gli smartphone hanno solo il display.
Se guardo al futuro, penso che diventeranno congegni senza schermo, perché il miglior modo di comunicare con una macchina è parlarle.
È vero che il modo più efficace di ricevere informazioni è ancora guardare un testo, una foto, un video; ma sono convinto che, anche senza schermo, presto useremo nuove tecnologie: occhiali per la realtà aumentata o magari un microchip impiantato nel nostro corpo».

La rivoluzione sta per arrivare: magari la vedremo attraverso immagini proiettate direttamente sulla nostra retina.

 

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