Ho mal di testa: una frase tanto semplice e così spesso pronunciata ha in realtà tante interpretazioni quante sono le persone che la ripetono.
Potremmo arrivare a dire che non c’è un mal di testa uguale a un altro, ed è forse per questo motivo che questo disturbo, che lascia indenne meno del 5% della popolazione mondiale, in realtà ha ancora la sua buona dose di mistero ad avvolgerne cause e decorso.
Eppure accompagna l’uomo praticamente da sempre. Se ne parlava nei papiri dell’antico Egitto, ne soffrivano Gengis Khan e Giulio Cesare.
Nonostante siano molte di più le categorie nelle quali sono state classificate le cefalee (la classificazione universalmente riconosciuta è quella formulata dall’International Headache Society, che ha organizzato i vari tipi in 14 gruppi) le più note e frequenti sono sostanzialmente tre, ognuna con proprie caratteristiche.
■ Cefalee vasomotorie, dovute alla costrizione e dilatazione delle arterie che interessano il capo. La più diffusa è l’emicrania.
■ Cefalee tensive, collegate (anche se non in modo esclusivo) alla tensione dei muscoli di testa, collo e nuca.
■ Cefalea a grappolo, il cui tratto distintivo sono attacchi ripetuti che tornano anche più volte al giorno.
È quindi importante, come prima cosa, comprendere qual è il proprio mal di testa, ricordando però che un soggetto cefalgico può manifestare, nel corso della propria vita, diversi tipi di mal di testa.
Ecco le cefalee più note e frequenti, insieme ad alcuni consigli preziosi che hanno un fondamento nelle più recenti ricerche scientifiche, per evitare che il problema si aggravi.
1. L'emicrania
- Male pulsante: allora è emicrania!
Le cefalee vasomotorie sono quelle che sono determinate, a livello fisico, da una dilatazione e quindi da una costrizione dei vasi del cranio.
Tra queste vi è anche l’emicrania, anche se non mancano studi che la attribuiscono a un’infiammazione o a un’ipereccitabilità dei nervi.
Il dolore emicranico è di carattere pulsante e si localizza generalmente da una parte del capo e nella zona orbitale.
La durata degli attacchi può cambiare, da poche ore a due o tre giorni e la loro frequenza è piuttosto variabile, da un minimo di pochi episodi durante l’anno ad addirittura due o tre attacchi nell’arco di una sola settimana.
- Le cinque fasi del disturbo
Per quanto riguarda l’emicrania gli scienziati sono riusciti a identificare cinque fasi che scandiscono il decorso dell’attacco:
1) la fase prodromica, ovvero quella in cui ci sono dei segnali di avvertimento che possono essere irritabilità, stanchezza, dolori muscolari, nausea, desiderio di alcuni cibi (in particolare dolci);
2) eventuale presenza dell’aura;
3) mal di testa vero e proprio;
4) risoluzione, il dolore decresce fino a sparire;
5) fase di recupero o postdromica.
- Le cause precise di questo disturbo non sono ancora del tutto chiare, sono molteplici i fattori che possono scatenare un’emicrania e ovviamente possono essere diversi da individuo a individuo. Ecco i principali:
■ eventi stressanti;
■ variazioni ambientali;
■ alimenti, bevande, farmaci
■ fattori ormonali;
■ alterazioni del sonno;
■ fattori metabolici (digiuno, scarsa idratazione);
■ tensioni muscolari.
- Chi colpisce? Soprattutto donne fra i 30 e i 40 anni!
L’emicrania colpisce soggetti di tutte le età, ma gli attacchi si fanno più frequenti intorno ai 30/40 anni.
Se fino alla pubertà non vi è differenza fra i due sessi, poi questo assume i connotati di un disturbo “femminile”, con un rapporto maschi/femmine che è di circa 3 a 1.
La malattia tende poi a migliorare intorno ai 60 anni.
L’emicrania può essere con o senza aura, ovvero può essere preceduta da un insieme di sintomi neurologici, completamente reversibili, che si sviluppano prima o all’inizio del mal di testa, e che hanno una durata variabile da 5 a 60 minuti.
Si possono avvertire disturbi visivi con la comparsa di flash, figure geometriche luminose, distorsione delle immagini e ombre che portano a una perdita parziale o completa del campo visivo.
Meno frequenti i disturbi della sensibilità (spilli, formicolii) o difficoltà di parola.
È possibile che i sintomi che caratterizzano l’aura non siano poi seguiti dal mal di testa e si parla quindi di “aura emicranica senza emicrania”.
Fai l’autodiagnosi
■ La durata degli attacchi va dalle 4 alle 72 ore;
■ La cefalea presenta almeno due delle seguenti caratteristiche:
a. unilateralità;
b. dolore di tipo pulsante;
c. intensità media o severa;
d. peggioramento con l'attività fisica.
■ La cefalea è accompagnata da almeno uno dei seguenti sintomi:
a. nausea o/e vomito;
b. fotofobia e fonofobia.
■ Nel caso sia con aura, compare almeno uno dei sintomi neurologici dell’aura il quale regredisce entro 60 minuti, la cefalea segue dopo meno di 60 minuti.
2. Cefalea tensiva
- Cerchio alla testa? E' cefalea tensiva
E' il classico "cerchio alla testa”. Un dolore che circonda il capo come una fascia che stringe.
È questo il tipo di male caratteristico di quella che viene definita cefalea tensiva, un tempo associata esclusivamente a un eccessivo stato di contrattura muscolare pericranica ma che ha in realtà diversi fattori scatenanti.
Al contrario dell'emicrania, rispetto alla quale viene spesso identificata per differenza, il dolore non è pulsante, ma sordo e intenso, associato a una sensazione di pressione sulla fronte, sui lati e sulla parte posteriore della testa.
Si tratta di un male piuttosto sopportabile, tanto che praticamente tutti lo hanno provato almeno una volta nella vita.
Nella forma meno grave, non necessita di nessun tipo di trattamento: a volte è sufficiente il riposo per ripristinare il normale stato di salute.
- Le tensioni che sono all’origine di questo tipo di cefalea possono essere causate da diversi fattori. Alla base di questo mal di testa possono esserci:
■ difetti di postura;
■ disturbi mandibolari;
■ stress e nervosismo;
■ uso eccessivo di farmaci;
■ fattori ormonali (indiretti);
■ ansia e depressione.
- Chi colpisce? Praticamente tutti! La cefalea tensiva è la forma più diffusa di mal di testa.
Ne soffre in modo frequente poco meno del 40% della popolazione, mentre le forme croniche sono più limitate e toccano il 2% della popolazione.
Vengono classificate tre forme di cefalea tensiva: quella episodica sporadica, che fa la sua comparsa raramente e che non necessita di un consulto medico, ma si risolve autonomamente; la forma episodica frequente, nella quale gli attacchi si presentano praticamente tutti i mesi, anche se per meno di 15 giorni al mese, e infine la forma cronica, in cui il mal di testa ricorre per più di due settimane al mese se non ogni giorno.
- Fai l’autodiagnosi
■ Hai almeno 10 episodi con cefalea presente per più di un giorno ma meno di 15 giorni al mese, da almeno 3 mesi (episodica frequente).
■ Gli attacchi hanno una durata tra 30 minuti e 7 giorni.
■ La tua cefalea ha almeno 2 delle seguenti caratteristiche:
a. dolore bilaterale;
b. senso di fascia o peso alla testa;
c. intensità lieve o moderata;
d.il male non è aggravato dall'attività fisica routinaria.
■ Hai entrambe le seguenti condizioni:
a. assenza dì nausea o vomito
b. non più di uno tra: fotofobia o fonofobia.
3. Cefalea a grappolo
- Più attacchi: è cefalea a grappolo!
Anche in questo caso il termine aiuta a identificare il disturbo, tra i più seri e invalidanti per l’intensità cui può arrivare il dolore ma, fortunatamente, più raro rispetto a emicrania e cefalea tensiva.
Il “grappolo” è relativo al succedersi di più attacchi che si manifestano in un intervallo di tempo limitato, che può andare da pochi giorni a tre, quattro mesi. Il dolore si concentra da un solo lato, dietro e intorno all’occhio.
Si possono anche verificare abbassamento della palpebra, lacrimazione anche intensa, irritazione della congiuntiva.
La metà del volto interessata dal dolore può arrossarsi e il naso chiudersi.
Anche la cefalea a grappolo, così come l’emicrania, è conseguenza di un problema a livello vascolare.
Le due forme di mal di testa, seppure molto diverse, condividono il meccanismo che fa scatenare il dolore, determinato dall’alternanza di vasocostrizione e vasodilatazione dei vasi sanguigni cerebrali.
- Chi colpisce? Ne sono soggetti più gli uomini!
Fortunatamente questo tipo di cefalea, vista la violenza dei suoi attacchi, è poco diffusa.
È stata riscontrata una predominanza nel sesso maschile con un rapporto di tre casi fra gli uomini contro uno nelle donne.
Con il trascorrere del tempo e l’aumentare dell’età questa cefalea tende ad attenuarsi.
- Tra le cause che innescano gli attacchi della cefalea a grappolo vi sono:
■ alcol;
■ eventi stressanti;
■ alterazione dei ritmi individuali;
■ sonno disturbato;
■ cambiamenti ambientali.
- I “grappoli” in genere si presentano con una cadenza fissa o addirittura stagionale, con una maggior frequenza in primavera e in autunno.
Si tratta di una vera e propria “raffica” di attacchi, anche otto nell’arco di 24 ore. Le ore più probabili per la comparsa del dolore sono tra l’una e le tre del pomeriggio, alle nove di sera e tra l’una e le due di notte.
Il dolore è talmente intenso che non si trova pace in alcuna posizione e spesso si tende a muoversi in continuazione nel tentativo di trovare una sistemazione che plachi il male.
- Fai l’autodiagnosi
■ Dolore di intensità forte o molto forte, unilaterale, all’altezza dell’orbita oculare, in zona sovraorbitaria e/o temporale, della durata di 15-180 minuti.
■ La cefalea è associata ad almeno uno dei seguenti sintomi:
a. iniezione congiuntivale e/o lacrimazione dallo stesso lato;
b ostruzione nasale;
c. edema palpebrale dallo stesso lato;
d. sudorazione facciale e frontale;
e. diminuzione del diametro della pupìlla e/o abbassamento della palpebra;
f. irrequietezza o agitazione.
■ La frequenza degli attacchi è compresa tra uno ogni due giorni fino a otto al giorno.
4. I SÌ utili per chi ne soffre
Ecco alcuni consigli preziosi sui SÌ utili per chi ne soffre che hanno un fondamento nelle più recenti ricerche scientifiche:
- MANTENERE IL PESO FORMA
A dimostrare che il girovita è collegato alla cefalea ci hanno pensato i ricercatori del Drexel University College of Medicine di Philadelphia, secondo le cui ricerche l’obesità addominale aumenterebbe il rischio di emicrania.
I dati, raccolti su un campione piuttosto vasto, di oltre 22mila persone, hanno evidenziato che il 36,9% delle donne in sovrappeso aveva sperimentato frequenti episodi di cefalea rispetto al 28,2% di quelle magre, mentre tra gli uomini ne soffriva il 20,1% degli obesi rispetto al 15,9% di chi è normopeso.
L’accumulo di adipe nel girovita inoltre è collegato a un maggior rischio cardiovascolare e, soprattutto per le cefalee di origine vasomotoria, il benessere dei vasi sanguigni deve essere una priorità.
Questo collegamento tra cefalea e obesità sarebbe inoltre maggiormente evidente nei giovani e negli adulti fino ai 50 anni, per ridursi via via che l’età aumenta.
- IL CAFFE'
Tra i rimedi della nonna contro il mal di testa vi è senz’altro il caffè, magari con un poco di limone, cosa che lo rende disgustoso ma a quanto pare ancora più efficace.
Il caffè, e in particolare la caffeina, godono però di una fama contrastata.
Da una parte anche gli studiosi riconoscono la capacità del caffè di agire quasi come un farmaco, avendo un effetto leggermente analgesico e inducendo una vasocostrizione dei vasi, utile a placare il dolore.
Non è un caso che proprio la caffeina entri nella formulazione di alcuni medicinali specifici per il mal di testa.
Vi è però un grosso problema legato al caffè, come hanno dimostrato recentemente alcuni studi effettuati dall’University of Vermont College of Medicine di Burlington (Usa): bere troppo caffè, tanto da essere soggetti a una vera e propria crisi di astinenza da caffeina, esporrebbe proprio a quelle cefalee che il caffè avrebbe dovuto curare.
Ma c’è di più: il consumo abituale di caffeina può portare allo sviluppo di cefalea cronica, soprattutto nelle donne con meno di 40 anni.
Il limite raccomandato è quello di un paio di tazzine al giorno, per non dover fare i conti con la dipendenza da caffeina.
Quest’ultima inoltre impedisce ai neuroni di liberare l’adenosina, una sostanza che segnala il sovraffaticamento. Non facendoci percepire quando è necessario il riposo, la caffeina espone ancor di più al rischio di mal di testa da stress.
- ATTIVITÀ FISICA
Fare una regolare attività fisica aiuta a tenere lontano il mal di testa. La sedentarietà che caratterizza ormai le nostre giornate è stata identificata come una delle cause legate alla comparsa di cefalea.
Un’ampia ricerca, condotta da un team del Cephalea Headache Centre di Gotheborg su oltre 68mila individui per oltre 11 anni, ha evidenziato che chi non pratica attività fisica rischia il 14% in più di soffrire di mal di testa.
Anche l’emicrania, che generalmente si acuisce durante l’attività fisica, beneficia dell’esercizio: chi pratica sport (ovviamente non durante l’attacco) vedrà ridursi il numero degli episodi.
L’attività fisica non è soltanto un modo per prevenire la cefalea, ma anche per curarla.
Soprattutto le cefalee di origine tensiva traggono giovamento dal movimento, che consente di migliorare l’ossigenazione del cervello e di favorire lo scioglimento dei muscoli e dello stress.
Da evitare invece l’attività troppo intensa, poiché potrebbe essere causa anziché sollievo per il mal di testa, come nel caso della cefalea da sforzo.
5. I NO utili per chi ne soffre
Ecco alcuni consigli preziosi sui NO utili per chi ne soffre che hanno un fondamento nelle più recenti ricerche scientifiche:
- FUMO
Il fumo può scatenare un attacco di emicrania. La nicotina a bassi dosaggi ha effetti stimolanti, aumenta la pressione e il battito cardiaco, ma a livelli più alti ha effetti opposti.
Le sigarette, a causa della combustione del tabacco, mettono in circolo monossido di carbonio che si sostituisce all’ossigeno, la cui minor presenza manda in sofferenza il cervello.
Alcuni ricercatori hanno riscontrato una correlazione diretta tra il numero di sigarette fumate e la frequenza degli attacchi.
Il fumo favorisce la comparsa del disturbo tanto che la percentuale di chi soffre di mal di testa ed è fumatore è circa tripla rispetto a chi soffre di cefalea e non fuma.
Secondo una ricerca fatta su 13mila studenti americani, inoltre, il rischio è più alto per le giovani adolescenti.
- FARMACI
Quando la cura è peggio del male. Gli antidolorifici o i cosiddetti Fans (Farmaci antinfiammatori non steroidei) che vengono assunti per alleviare il mal di testa, talvolta possono esserne la causa.
A dimostrarlo uno studio britannico: i ricercatori della Warwick Medical School hanno evidenziato che molti farmaci da banco a base di acido acetilsalicilico, paracetamolo o ibuprofene, possono scatenare, se usati per più di 10 o 15 giorni al mese, cefalee da abuso di medicinali.
Si tende ad aumentare le dosi Secondo gli esperti del Nice (National Institute for Health and Clinical Excellence), una persona su 50 che soffre di mal di testa ne sarebbe vittima a causa dei farmaci.
Se si soffre di mal di testa continui la tendenza è poi quella di aumentare le dosi, abbassando così la soglia di tolleranza al dolore.
La maggior parte delle cefalee cronicizzate che arrivano ai Centri Cefalee è legata ad abuso di analgesici.
- ALCOL
Poiché l’alcol fa dilatare i vasi sanguigni, vino e simili sono ritenuti fattori favorenti.
Vi sono poi particolari condizioni predisponenti e sensibilità individuali che rendono maggiormente reattivi all’etanolo per cui, in alcune persone, è davvero sufficiente una minima quantità di vino per determinare il mal di testa.
Ovviamente l’abuso e la sua associazione ad altri fattori di rischio, come il fumo, ne aumentano la capacità scatenante. Non è stata invece univocamente dimostrata l’azione dei solfiti, che vengono aggiunti al vino come antibatterici.
È proprio il metabolismo dell’alcol che si lega al mal di testa: se il fegato non riesce a smaltirlo, perché assunto in eccesso, convertendolo prima in acetaldeide e, in seguito, in acido acetico, l’acetaldeide che resta in circolo scatena mal di testa e nausea, anche per molto tempo.
Sarebbe dunque soprattutto l’effetto nervino dell’alcol a determinare il mal di testa. Inoltre l’alcol è anche un diuretico e un’insufficiente idratazione ha proprio tra i suoi sintomi la cefalea.
Quindi, oltre a consigliare una moderata assunzione di vino, va aggiunto l’invito a bere sempre molta acqua.
- REPRIMERE I CONFLITTI
Non dar sfogo alle proprie emozioni, reprimere i conflitti, cercare di farsi andar bene situazioni che bene non vanno: sono tutti atteggiamenti che possono favorire la cefalea.
Anche un senso del dovere spinto all’eccesso è un fattore che predispone agli attacchi, soprattutto di emicrania.
Il tipo di dolore, con la testa che sembra spezzarsi in due, rappresenta molto bene il conflitto tra due parti, una che vorrebbe esprimersi e l’altra che tenta di reprimere le istanze anteriori.
L’emicrania rappresenta così una grande energia imbrigliata che trova nel dolore il suo modo di esprimersi.
È necessario quindi evitare di trattenere la rabbia dentro di sé, trovando un modo per riuscire a esprimere i picchi emotivi, attraverso la parola o la scrittura, o ancora attraverso azioni corporee.