In passato abbiamo già parlato dei reni, organi pari di forma molto simile a fagioli con il delicato compito di depurare l’organismo da sostanze altrimenti nocive, come l’azoto, espulso sotto forma di urea.
Tale azione è consentita dai glomeruli, strutture che filtrano il sangue in arrivo, grazie a speciali pori che consentono il passaggio solo a molecole di diametro ridotto, tanto che le proteine più grandi e le cellule sanguigne non vengono filtrate.
Questo primo prodotto, chiamato ultrafiltrato, viene poi sottoposto all’azione dei tubuli che lo veicolano verso la pelvi renale, concentrano le urine e riassorbono le sostanze di cui l’organismo ha più bisogno.
Per questo la seconda funzione dei reni è mantenere l’equilibrio acido-base e idrico, fondamentali per l’omeostasi e, dunque, per il corretto funzionamento di tutti gli altri apparati.
Gli stessi sono responsabili anche della produzione di ormoni come l’eritropoietina che stimola la sintesi di globuli rossi da parte del midollo, e la renina, che regola la pressione sanguigna.
Ciò spiega anche come mai pazienti con sintomi apparentemente legati all’apparato cardiocircolatorio, in realtà, possano essere affetti da disturbi che coinvolgono i reni e l’apparato escretore.
Oggi, però, non ci concentreremo sulle patologie acute, ma analizzeremo quelle più subdole, a carattere cronico; è già possibile immaginare quanto le condizioni di un paziente nefropatico possano essere gravi, data l’importanza che i reni hanno all’interno dell’organismo.
Analizzeremo alcune tra le principali patologie croniche renali del cane e del gatto, fornendo a tutti voi consigli pratici per riconoscere tempestivamente i sintomi e intervenire.
3 CONSIGLI UTILI
• Richiedere certificazioni e garanzie sulla salute dei genitori del pet
• Informarsi con il proprio veterinario prima di adottare una razza a rischio
• Sottoporre il proprio animale domestico a controlli periodici
1. CHRONIC KIDNEY DISEASE: IDENTIKIT DELLA MALATTIA
Per Chronic kidney disease (Ckd o malattia renale cronica) si intende una progressiva perdita di funzionalità renale e si tratta di un problema piuttosto comune nel gatto.
Comporta un lento accumularsi di sostanze di scarto nel torrente ematico, condizione che viene manifestata con perdita di peso, letargia, abbattimento e polidipsia: gli animali affetti da Ckd, infatti, perdono la capacità di concentrare le urine e, di conseguenza, bevono molta acqua per tentare di compensarne la perdita.
Inoltre, i pazienti tendono a eliminare proteine e altri nutrienti molto importanti per l’organismo e ciò si manifesta con anomalie metaboliche (sviluppo di acidosi, per esempio), perdita dell’appetito e ipertensione la quale, a sua volta, è causa di disturbi che interessano occhi, cervello e cuore.
Come già anticipato, i reni sono responsabili della produzione di eritropoietina, l’ormone che stimola la produzione di globuli rossi. Se, però, i reni non funzionano correttamente i livelli di tale ormone si abbasseranno sempre più, fino alla comparsa di una anemia più o meno grave, riconoscibile per via del colore opaco delle mucose. Per i proprietari potrebbe risultare molto più semplice esplorare e controllare quelle orali e oculari.
MODIFICARE LA DIETA: sfortunatamente non esiste una cura definitiva per la Ckd, ma è possibile cercare di contenere l’accumulo di sostanze nocive nell’organismo con qualche accorgimento; per esempio, si può modificare la dieta, riducendo l’apporto di proteine, fosforo e sodio e incrementando l’assunzione di vitamine idrosolubili, fibre e antiossidanti.
Il problema è che il gatto spesso rifiuta la nuova dieta e può iniziare persino un digiuno di protesta che può avere gravi conseguenze in un paziente malato.
Per questo i veterinari consigliano di introdurre gradatamente la nuova dieta cercando la soluzione, casalinga o industriale, che meglio si sposi con i gusti del pet.
Il medico, poi, sulla base degli esami del sangue e delle urine, potrà decidere se iniziare anche una terapia farmacologica per tenere sotto controllo ipertensione, anemia e perdita di proteine.
2. UREMIA: ECCO PERCHÉ TEMERLA
Con il termine uremia si indica la presenza nel sangue di urea, una sostanza di scarto che viene prodotta dal fegato per eliminare l’azoto e che viene in ultima analisi escreta grazie alla minzione.
L’azotemia aumenta quando i 2/3 dei nefroni renali smettono di funzionare: occorre, quindi, che vi sia un danno esteso a entrambi i reni tale da ridurre del 75% la loro capacità filtrante, condizione che si sviluppa nell’arco di mesi e che si palesa solo quando la perdita funzionale è avanzata.
Nella maggior parte dei casi l’incremento dell’uremia rappresenta l’ultimo stadio dell’insufficienza renale cronica ed è spesso associata all’età avanzata.
Con il tempo l’uremia può manifestarsi con vomito e diarrea, spesso accompagnati da sangue, alterazioni comportamentali, ulcere in bocca, stomaco e intestino e alito uremico.
Bisogna, però, prestare attenzione e discriminare forme associate all’insufficienza renale cronica da rilievi ingannevoli influenzati da altri fattori: per esempio, in caso di emorragia consistente, disidratazione, ma anche di pasti con elevato contenuto proteico che possono causare un apparente aumento dell’azotemia, la quale però tende a rientrare, una volta risolto il problema sottostante.
Per prevenire un innalzamento dell’uremia assicurarsi che il proprio pet sia ben idratato e vaccinato e che stia lontano da sostanze tossiche; purtroppo, non è possibile prevenire l’insufficienza renale, ma è buona norma sottoporre il cane e il gatto a controlli almeno una o due volte l’anno, una volta raggiunti i sette anni di età.
3. LE PATOLOGIE CONGENITE DEL RENE
Le anomale congenite renali sono molto rare nel gatto, fatta eccezione per il rene policistico, e riguardano principalmente soggetti appartenenti a razze a rischio.
Con il termine congenito s’intende una condizione già presente alla nascita e che, quindi, può essere dovuta ad anomalie genetiche casuali o ereditarie o da fattori ambientali.
Pur essendosi sviluppata in utero, non è detto che la patologia si manifesti durante la vita neonatale: a volte possono trascorrere anni prima che il problema si palesi e la malattia può variare da soggetto a soggetto, tra gravità e velocità di progressione.
Fra le diverse patologie quelle congenite sono tra le più insidiose, in quanto la sintomatologia spesso sfugge all’osservazione dei proprietari fino a quando non si raggiunge uno stadio avanzato; ciò può rappresentare un problema per la selezione dei riproduttori, ma resta comunque di vitale importanza identificare i portatori dei geni associati alla malattia per poter diagnosticare quanto più precocemente possibile la malattia.
Tutto ciò vale anche per il cane, che può essere colpito da malattie renali congenite come la displasia renale, le glomerulopatie primarie, rene policistico, amiloidosi.
In generale, animali con disturbi renali, indipendentemente dall’età, manifestano sintomi come riduzione dell’appetito fino ad anoressia, scarsa crescita corporea, perdita di peso, poliuria e polidipsia, vomito, alitosi, ulcere in cavità orale e diarrea.
4. MALATTIE IMMUNOMEDIATE: COSA SONO E COME POSSONO DANNEGGIARE I RENI
Molti agenti infettivi, come Leishmaniosi, Adenovirus canino e Leptospirosi, possono stimolare a tal punto il sistema immunitario da causare un accumulo di immunocomplessi a livello renale; il progressivo deposito di queste strutture ostacola l’attività di filtrazione del rene e, sebbene a volte ciò comporti una lesione di tipo acuto, nella maggior parte dei casi tale fenomeno è stato associato a danni renali cronici progressivi.
Il problema si manifesta principalmente con proteinuria, ovvero con il rilievo di proteine nelle urine, segno distintivo di glomerulopatia: la proteinuria, in sostanza, indica che il filtro renale, rappresentato dal glomerulo, ha subìto un danno e tra le diagnosi differenziali non si possono omettere le malattie infettive.
Così il sistema immunitario produce e libera anticorpi che si legano agli antigeni dell’agente patogeno; nella maggior parte dei casi ciò consente alle cellule immunitarie di riconoscere più rapidamente gli aggressori ed eliminarli quanto prima ma, a volte, la produzione di immunocomplessi supera di gran lunga le possibilità dell’organismo di riconoscerli e metabolizzarli e, dunque, finiscono per accumularsi a livello renale.
PREVENZIONE, VACCINI E ANTIPARASSITARI: la maggior parte di queste malattie si può prevenire con vaccinazioni e trattamenti antiparassitari: non bisogna sottovalutare l’importanza della prevenzione.
È più semplice (ed economico) sottoporre Fido e Micio a un vaccino e far indossare loro un repellente per ectoparassiti, piuttosto che curare un danno renale che nel lungo periodo può invalidare la vita dei vostri compagni a quattro zampe.
5. LA SINDROME DI FANCONI E L'AMILOIDOSI
- LA SINDROME DI FANCONI
La sindrome di Fanconi è una patologia più frequente nei gatti che colpisce il tubulo contorto prossimale e che, quindi, impedisce all’organismo di concentrare le urine: ciò comporta poliuria e polidipsia come tentativo di compensazione.
Inoltre, la stessa comporta perdita di glucosio, bicarbonato, fosfati, acido urico, potassio e amminoacidi. Questa malattia è nota nella razza canina Basenji nella quale è genetica ed ereditaria, ma può essere sviluppata anche da soggetti non portatori dei geni associati alla sindrome.
Esistono test specifici che consentono di diagnosticare con una certa precisione la sindrome di Fanconi nei cuccioli di Basenji, pertanto, si raccomanda a chiunque voglia acquistare un soggetto appartenente a questa razza di sottoporlo quanto prima a un controllo veterinario, sia per assicurarsi che il pet sia in salute, sia per individuare i riproduttori portatori dei geni incriminati ed escluderli dalla selezione.
Come accennato sopra, però, anche cani geneticamente esenti dalla malattia possono sviluppare la sindrome di Fanconi; ciò si verifica in caso di ingestione di cibi, oggetti o sostanze contenenti melamina, un composto ampiamente utilizzato in industria per la produzione di colle, laminati, stoviglie e molto altro.
Se ingerita, essa può causare la formazione di calcoli e cristalli nelle vie urinarie, grazie alla co-precipitazione di melamina e acido urico.
- AMILOIDOSI: CHE COS’È E CHE COSA PROVOCA
L’amiloidosi, più diffusa tra i cani, è una patologia per lo più di origine genetica ed ereditaria, causata dall’accumulo di sostanza amiloide nello spazio extracellulare; negli animali domestici, l’eziologia più comune è rappresentata dalla degenerazione della proteina sierica di fase acuta (amiloide A, rilasciata in corso di flogosi) e dal suo conseguente deposito.
Nel gatto l’amiloidosi è piuttosto rara, ma nei soggetti colpiti i sintomi possono comparire anche prima dei due anni di età; le principali conseguenze della malattia sono necrosi del parenchima della midollare renale con conseguente sviluppo di malattia renale cronica progressiva.
Il deposito di amiloide non interessa quasi mai la corticale e ciò spiega come mai la proteinuria sia rara, mentre il segno patologico più comune è la renomegalia, ovvero l’aumento delle dimensioni del rene.
La diagnosi si fa con biopsia e il trattamento è simile a quello della malattia cronica renale: introduzione di diete specifiche e controlli periodici per monitorare lo stato di salute generale.
Vi sono terapie farmacologiche, ma non tutti gli autori della letteratura scientifica sono concordi sulla loro efficacia.