Margherita di Savoia fu la prima regina dell’Italia unita.
Sposò ad appena sedici anni il cugino ed erede al trono, Umberto di Savoia, e si dedicò per tutta la vita alla costruzione del consenso intorno alla casa sabauda.
Incoronata con il marito, re Umberto I, nel 1878, dopo l’unità d’Italia, conquistò il consenso di tutti gli italiani con il suo rigore morale, la brillantezza intellettuale e l’eleganza.
Fu attenta ai bisogni del popolo, ma ciò non mitigò una certa tendenza all’autoritarismo.
Si dichiarò favorevole all’entrata dell’Italia in guerra nel 1915 e ricevette a palazzo Mussolini.
Ecco chi era Margherita di Savoia: la prima regina dell’Italia unita!
1. Nacque Savoia
Margherita di Savoia fu la prima regina dell’Italia unita.
Sposò ad appena sedici anni il cugino ed erede al trono, Umberto di Savoia, e si dedicò per tutta la vita alla costruzione del consenso intorno alla casa sabauda.
Continuò anche dopo essere rimasta vedova precocemente del re, assassinato nel 1900.
Fu anche un’icona di stile e portò il glamour a casa Savoia, ma ciò non la rese meno attenta al benessere dei sudditi nel delicato momento storico di passaggio tra i due secoli.
Religiosa e di saldi principi morali, madre e moglie affettuosa, mostrò anche coraggio e spiccate doti sportive: scalò addirittura il Monte Rosa e nel campo di addestramento per piloti militari francesi di Le Mans volò assieme all’aviatore Wilbur Wright e ne divenne la musa ispiratrice.
Margherita nacque a Palazzo Chiablese, a Torino, il 20 novembre del 1851, figlia di Ferdinando di Savoia, duca di Genova (1822-1855), eroe del Risorgimento e figlio, a sua volta, del re Carlo Alberto e fratello del re Vittorio Emanuele II (1820- 1878).
Sua madre era Elisabetta di Sassonia, cugina della regina Maria Adelaide, sua futura suocera. Fu battezzata alla presenza di personalità di spicco del mondo della politica: Massimo D’Azeglio, Alfonso La Marmora e Camillo Benso Conte di Cavour.
Rimasta orfana di padre a 4 anni, crebbe lontano dalla corte con il fratello Tommaso, duca di Genova (1854-1931) e la madre, risposatasi con un borghese, creato poi marchese di Rapallo, per salvare le apparenze.
Margherita non ebbe un rapporto idilliaco con sua madre, influenzato dal fatto che non nutriva alcuna fiducia nei confronti del suo nuovo marito.
La fase iniziale della sua educazione fu affidata alla bigotta e rigida contessa Clelia Monticelli di Casalrosso cui più tardi subentrò la giovane austriaca Rosa Arbesser, decisamente più amichevole e raffinata, alla quale dovette l’impronta di gentilezza e profonda cultura che sempre l’avrebbe caratterizzata.
Margherita fu inizialmente promessa in sposa al principe Carlo di Romania (1839- 1914), ma il matrimonio sfumò (infatti lui avrebbe sposato la scrittrice Carmen Sylva, 1843-1916) e le fu dato in sorte il futuro Re di Italia.
2. Si sposò ad appena 16 anni e fu incoronata regina di Italia
Così convolò a nozze a soli sedici anni col cugino Umberto.
Secondo la tradizione di famiglia e per rinsaldare i rapporti già vacillanti tra la famiglia Savoia e il papato, il principe Umberto I di Savoia di Savoia doveva infatti sposare una principessa di sangue reale e cattolica.
Per questo la scelta ricadde su una parente così prossima. Per le stesse ragioni, anche il re Vittorio Emanuele aveva sposato sua cugina Maria Adelaide e Amedeo d’Aosta si era unito in nozze con la propria nipote.
Il matrimonio ufficiale tra Umberto e Margherita fu celebrato nel Palazzo Reale di Torino il 21 aprile 1868, mentre il giorno dopo le nozze religiose si svolsero nel duomo di San Giovanni.
Da subito Margherita fu amata dagli italiani perché svolse un compito fondamentale nella nazionalizzazione della corona sabauda, molto legata fino ad allora al solo Piemonte.
Inoltre riuscì sia ad attirare l’aristocrazia romana e la nobiltà vicina al papa sia il popolo. Fu una filantropa raffinata, vivace e colta. Amò la musica, l’arte e la letteratura.
Non è un caso che la futura regina avesse scelto di frequentare l’élite intellettuale e culturale del Paese, preferendola agli ambienti militari dei circoli degli alti ufficiali dell’esercito.
Il suo nome fu associato più volte a quelli dei personaggi di maggior spicco nel panorama culturale dell’epoca: come Benedetto Croce, Giosuè Carducci e Gabriele d’Annunzio.
Del suo alto profilo si fece cassa di risonanza il poeta Giosuè Carducci, poeta-vate della Nazione, anche per sostenere la causa monarchica e il suo mito. Margherita ascese al trono con il marito Umberto nel 1878.
Nel 1879, la coppia reale iniziò un viaggio lungo la penisola per farsi conoscere dai sudditi. Da pochi anni era stata spostata la capitale del regno unito a Roma e i due sovrani dovettero quindi trasferirsi al palazzo del Quirinale.
Tuttavia la regina continuò a recarsi periodicamente nella sua Torino. Margherita e Umberto vissero anche un periodo a Napoli e furono insigniti del titolo di Principi di Napoli.
3. Coinvolta nella vita pubblica
Nonostante le apparenze, il matrimonio di Umberto e Margherita non fu felice.
Per quasi tutta la sua durata, lui frequentò un’amante, Eugenia Attendolo Bolognini (1837-1914), contessa Litta.
Margherita gli rimase fedele per tutta la vita, rivestendo egregiamente il suo ruolo pubblico di regina brillante e consapevole dei suoi doveri. Visse con altrettanta consapevolezza, seppure in maniera riservata, il ruolo di madre.
Del resto, Margherita era nota per i suoi valori morali e religiosi, ben radicati. Pare che Umberto le regalasse periodicamente vistose collane per farsi perdonare il suo eterno tradimento.
Pur avendo da sempre preferito la vita culturale a quella politica, Margherita iniziò a interessarsene per il forte dovere che sentiva rispetto al suo ruolo istituzionale di regina e soprattutto per sostenere lo Stato unitario neo-costituito, oltre che, naturalmente, per salvaguardare l’unione con suo marito.
Fu allora che iniziò a frequentare e ammirare lo statista e patriota Francesco Crispi (1818- 1901), il quale aveva rivestito un ruolo decisivo nei moti rivoluzionari del 1848 ed era stato fautore dell’indipendenza del Paese, affermandosi come personaggio di punta del Risorgimento.
In seguito Margherita affrontò con coraggio e consueta disciplina l’epidemia di colera che si era diffusa a Napoli nel 1884.
Temeva che l’ordine pubblico potesse destabilizzarsi e in quest’ottica non esitò ad approvare leggi ad hoc e misure repressive con cui domare i disordini e tumulti sociali e politici, come quelli scoppiati a Napoli dopo l’epidemia.
Non è escluso che il suo rigore, a volte estremo, abbia indirettamente influenzato le sorti del regno, legate all’assassinio del marito, per mano dell’anarchico Bresci, mosso dalla vendetta per le vittime di un’altra repressione, quella seguita all’insurrezione di Milano.
4. Diventa regina madre
Rimasta vedova a 49 anni, Margherita vide il suo ruolo di regina consorte trasformarsi in quello di regina madre, accanto al figlio erede al trono, Vittorio Emanuele III (re dal 1936 al 1941).
Esercitò la sua forte influenza, su di lui, che era giovane e inesperto (aveva solo 22 anni) e fisicamente fragile (soffriva di rachitismo), così come sulla nuora, la principessa Elena di Montenegro, moglie di Vittorio Emanuele dal 1896, che dalla piccola capitale del regno montenegrino, Cettigne, era stata catapultata nella mondana Roma. Anche da vedova, continuò a sostenere il ricordo ed il mito del “marito martire”.
La Grande Guerra del 1915-18, verso la quale si dichiarò da subito favorevole, la mise duramente alla prova. Finito il conflitto, si ritirò infatti a Bordighera, in Liguria, dove aveva soggiornato in seguito a un primo attentato subìto da re Umberto a Napoli nel 1878.
Si trasferì nella Villa Bischoffsheim, in seguito chiamata Villa Etelinda, che poi sarebbe diventata Villa Margherita, il suo “buon ritiro” fino alla morte. Nonostante l’apparente neutralità politica, mostrò da subito il suo appoggio ai movimenti fascisti.
Probabilmente c’era lei dietro la decisione del re Vittorio Emanuele di riconoscere il potere di Mussolini, dopo la marcia su Roma, e forse fu sempre lei a spingere la nipote Mafalda a sposare suo nipote Filippo d’Assia, apertamente interessato al nazismo.
Sempre più ossessionata dall’autorità, che la portò persino a ricevere a Racconigi lo stesso Mussolini. Margherita si spense il 4 gennaio del 1926, a 74 anni.
Le sue spoglie furono traslate dalla Liguria a Roma e il treno impiegò quasi 24 ore per giungere a destinazione, dovendosi fermare oltre 90 volte per consentire ai sudditi lungo il tragitto di renderle omaggio. Fu sepolta con grande sfarzo accanto al marito e al suocero al Pantheon.
5. Due curiosità su Margherita di Savoia
- Le fu dedicata una pizza coi colori nazionali
A Margherita sono legati tanti aneddoti. Per esempio le fu dedicato un dolce tipico toscano (il Panforte Margherita) perché fu preparato in suo onore a Siena nel 1879.
Altrettanto si può dire per la pizza Margherita, realizzata a Napoli per lei nel 1889. Era a base di pomodori, mozzarella e basilico, quindi caratterizzata dai colori della bandiera italiana, essendo l’Italia da poco unificata.
In qualità di assidua frequentatrice delle Alpi, Margherita diede lustro in particolare alla località di Gressoney, in Valle d’Aosta: celeberrima la scalata del Monte Rosa che fece nel 1883.
Le è sempre stato attribuito un amante, il barone valdostano Luigi Beck Peccoz, compagno di scalate proprio in valle d’Aosta, di cui fu ospite con la famiglia tanti anni a Gressoney la Trinité.
Nel 1883, invece, il barone Luigi Beck Peccoz fece edificare a Gressoney Saint-Jean la villa dove la regina avrebbe soggiornato dal 1889 al 1904.
Qui una dépendance del castello ha ospitato in seguito il museo della famiglia Savoia. Il barone morì di infarto durante una scalata nel 1894. Da allora la regina non volle più salire sul Monte Rosa.
- Il suo autista era anche il suo parrucchiere
L’autista di Margherita fu per tutta la vita il signor Gerolamo (Gino) Cariolato (qua sotto in una foto del 1903). L’accompagnò in tante missioni anche estere.
La regina gli fece frequentare un corso di coiffeur perché fosse lui, durante i viaggi, a occuparsi della sua lunga chioma.
Gli altri accompagnatori reali erano la Marchesa di Villamarina-Montereno, la contessa Pes di Villamarina, dame di compagnia, e il marchese Guiccioli, suo ciambellano.
Va detto che lo staff della sovrana non era composto solo da personale piemontese e da nobili: nel segno della nazionalizzazione della corona, Margherita reclutò tre romane, due napoletane, una siciliana, una lombarda e una sola piemontese.