Sorella della più famosa Sissi, imperatrice d’Austria, regna solo per un anno sulle Due Sicilie con Francesco II di Borbone. Poi viene spazzata via dal Risorgimento.
Nessuno però ne dimentica il coraggio – nell’assedio di Gaeta è in prima fila a incitare i soldati – né, in seguito, la temerarietà nel tessere alleanze: anche con briganti e anarchici pur di riavere il trono perduto.
Maria Sofia è passata alla storia perché è stata l’ultima regina di Napoli. Ma il suo valore non si esaurisce certo qui.
Infatti, sebbene abbia pesato su di lei un tratto dominante della famiglia, la depressione, vi ha sempre fatto fronte con determinazione e coraggio, senza mai arretrare di un passo dal ruolo di primo piano che il rango le conferiva.
Fu “regina soldato” sugli spalti di Gaeta nell’assedio del 1860, musa ispiratrice di capolavori letterari come la Recherche di Marcel Proust ed eroina invincibile celebrata da Alphonse Daudet ne I re in esilio.
Ispirò anche la scultrice Harriet Hosmer, che nel 1868 la immortalò con una statua a grandezza naturale dal titolo La regina di Napoli.
Intelligente, colta, intrigante e disposta ad allearsi persino con gli anarchici pur di vendicare la perdita del proprio regno, fu anche un’icona di eleganza, una perfetta cavallerizza, una viaggiatrice e addirittura il “terrore” dei servizi segreti italiani.
1. Sorella di Sissi
Maria Sofia Amalia nasce il 4 ottobre 1841 nel castello di Possenhofen sul lago di Starnberg a pochi chilometri da Monaco di Baviera.
È la sesta figlia di Massimiliano, duca di Baviera, e di sua moglie Ludovica, figlia di Massimiliano I, re di Baviera, ed è anche la sorella minore di Elisabetta Amalia Eugenia di Wittelsbach, detta Sissi, futura imperatrice d’Austria.
Infanzia e adolescenza trascorrono felicemente fra Possenhofen e Monaco grazie al padre che spinge tutti i figli a coltivare la musica, la letteratura e l’arte, instillando nelle loro giovani menti ideali di libertà e giustizia.
Anche l’attività fisica è un comandamento di famiglia e Maria Sofia – già favorita dalla sorte in quanto alta, slanciata, con splendidi capelli e magnetici occhi azzurro cupo – la pratica con costanza, alternando scherma, nuoto, ginnastica, danza ed equitazione.
L’amore per i cavalli resterà una costante per tutta la sua vita. Allegra e piena di vita, è anche una ribelle: si fa vedere in giro da sola e addirittura fuma in pubblico piccoli sigari. Insomma, Maria Sofia è uno spirito libero. Non per niente è la favorita di suo padre Massimiliano.
Maria Sofia fu una icona di eleganza! Sono molte le fotografie e le litografie che ritraggono Maria Sofia, mostrandone la bellezza, il portamento e il magnifico guardaroba: sono rimasti famosi i suoi due abiti da sposa (una giacca di broccato con un lungo velo bianco a Monaco e una splendida fantasia floreale a Napoli).
Il suo sontuoso corredo era di Fauvet, fra le più celebri maison parigine. Durante l’esilio romano, eleganti abiti le arrivano ogni settimana da Parigi, dove, dal 1873 in poi, sfoggerà le crinoline di Charles Worth, montate su una gabbia a cerchi metallici e molle d’acciaio.
Poco o nulla si sa invece dei suoi gioielli e poco si vede nelle immagini che la ritraggono. Sappiamo però che dopo l’esilio romano gliene furono inviati molti come doni d’incoraggiamento da parecchie corti e da nobili famiglie europee.
2. Sposa a 17 anni
Nel 1858, a 17 anni, viene promessa in sposa a Francesco di Borbone, erede al trono delle Due Sicilie.
Non conosce il futuro marito, del quale ha visto solo una miniatura: il loro sarà l’ultimo matrimonio fra principi reali celebrato per procura.
Il 13 gennaio 1859 s’imbarca a Trieste e raggiunge il marito a Bari, accolta dalla folla in delirio.
Il 7 marzo i due ripartono insieme per Napoli e il 22 maggio, in seguito alla morte del padre Ferdinando II, Francesco diventa re.
La coppia alloggia nella Reggia di Caserta. Qui Maria Sofia può cavalcare, passeggiare e godere della compagnia del marito, che letteralmente l’adora.
I coniugi hanno però caratteri molto diversi: esuberante, vitale e socievole lei; malaticcio, introverso e dedito alla preghiera lui, e in più afflitto da un problema fisico che per anni gli impedisce di avere normali rapporti sessuali.
Purtroppo è pessima la relazione di Maria Sofia con la suocera, Maria Teresa d’Asburgo-Teschen, che le impone limiti rigidissimi. Non li rispetta di certo: fa il bagno nelle acque del porto di Napoli, promuove il risveglio della città, introduce a corte la fotografia.
Qua sotto, la Reggia di Caserta. Residenza reale dei Borbone delle Due Sicilie, è abitata da Maria Sofia e Francesco dal 1859, anno del loro matrimonio, al 1860.
È bravissima a sfruttare immagine e carisma a fini propagandistici: insomma, Maria Sofia è la prima regina mediatica della storia.Ma è anche attenta ai bisogni del popolo e si fa promotrice dell’abolizione della schedatura di quei cittadini sospettati di attività liberali (gli “attendibili”). Molti esuli, con il suo aiuto, potranno tornare a Napoli.
La sera del 6 settembre 1860 la famiglia reale si prepara a fuggire con quel che resta dell’esercito e della flotta borbonici, sbaragliati da Garibaldi e i suoi Mille, ma ancora fedeli al re. Dalla Sicilia gli uomini di Garibaldi sono ormai giunti a Salerno, accolti dal popolo festante.
Francesco II non ha dunque più spazio di manovra, affida Napoli alla Guardia nazionale e si rifugia a Gaeta, sperando di evitare la guerra civile. Scongiura Maria Sofia di fuggire, ma lei rifiuta di farlo e lo segue.
A Gaeta, durante i cinque mesi di assedio, la regina sale sugli spalti per incoraggiare i soldati alla lotta e in un’occasione rimane addirittura ferita.
Nulla sembra fermarla: lavora nell’ospedale, cuce i “nastrini della regina”, piccole onorificenze che i militi portano con orgoglio, viene guardata da tutti come una novella Giovanna d’Arco. Solo quando sua sorella Eugenia, moglie di Napoleone III, le comunica che la Francia non verrà in loro aiuto, desiste.
Il 14 febbraio 1861 s’imbarca con il marito diretta a Terracina. Il loro regno è quindi durato appena un anno.
Qua sotto, Maria Sofia e Francesco al consiglio di guerra di Gaeta nel 1860. L’assedio è una delle ultime operazioni risorgimentali per liberare il Meridione italiano.
3. L’esilio romano e i fotomontaggi osé
A Roma, gli ex sovrani vengono ospitati a palazzo Farnese da papa Pio IX che garantisce loro una guardia personale e un appannaggio, dal momento che i Savoia li hanno privati di ogni bene.
Intanto, la fama dell’eroismo di Maria Sofia sugli spalti di Gaeta varca i confini italiani: lo zar Alessandro II di Russia le conferisce l’Ordine imperiale militare di San Giorgio; il re di Baviera espone il suo ritratto a Palazzo Reale; la buona società di molti Paesi lancia sottoscrizioni per inviarle regali.
Maria Sofia diventa un punto di riferimento per l’Europa cattolica e conservatrice, un simbolo vivente della resistenza ai regimi liberali e una paladina della restaurazione.
Qua sotto, Pio IX riceve Maria Sofia e Francesco II esuli dopo l’assedio di Gaeta nel 1860. I due non hanno più nulla e Pio garantisce loro alloggio e appannaggio.
Nei primi anni del suo esilio romano Maria Sofia cade però vittima di una campagna diffamatoria legata a una serie di foto – in realtà fotomontaggi – che la ritraggono nuda e in pose lascive. Proprio la fotografia, che lei tanto amava, le si ritorce contro come un boomerang.
La campagna, orchestrata dalla spia pontificia Costanza Vaccari, è una vendetta. La si vuole punire perché sta lottando con ogni mezzo – compreso un’alleanza con capi del brigantaggio – per riconquistare il suo perduto regno.
Il colpo la precipita nella depressione, peggiorata dagli insoddisfacenti rapporti con il marito e dal controllo asfissiante della suocera. Nasce in questo periodo la sua storia con Emmanuel-Armand de Lawayss-Chateaubourg (foto sotto), ufficiale belga assegnatole dal Papa come guardia d’onore.
Voci discordanti circolano sul loro rapporto, ma sono molti a pensare che la sua lunga permanenza in Baviera (1862-63) sia dovuta a una gravidanza e alla nascita di una bambina, Daisy, figlia di Armand.
4. Ritorno a Roma e lutti a catena
Nel 1863, Maria Sofia torna a Roma e riprende la sua battaglia legittimista. Ma ormai il tempo è scaduto e Francesco II scioglie il governo in esilio.
Lei continua a viaggiare fra Monaco e Roma dove ha scelto come residenza il Palazzo barocco del principe Chigi ad Ariccia.
Nel 1867 la suocera muore di colera e poco dopo Francesco decide di farsi operare. Finalmente, all’età di 27 anni, Maria Sofia resta incinta del marito e il 24 dicembre 1869 nasce Maria Cristina Pia (foto sotto).
Padrino della neonata è Pio IX, mentre sua sorella Sissi ne è la madrina. Purtroppo la piccola morirà a tre mesi. Distrutti dal dolore, Maria Sofia e Francesco partono per Vienna nell’aprile 1870.
Nel 1873 gli ex reali si stabiliscono a Parigi che diventerà la patria di elezione di Maria Sofia. Nel 1875 alloggiano all’Hotel Vouillemont dove, ogni mattina, Maria Sofia legge una ventina di giornali per poi andare a passeggio con il marito in rue de Rivoli.
Il contrasto fra i due è lampante: privo di regalità, lui; dritta, fiera ed elegante, lei. Tra il 1886 e l’89 una serie di lutti la colpiscono: muoiono il cugino Ludwig di Baviera, poi l’adorato padre Max e nel 1889 la madre Ludovica.
Inoltre quell’anno, a Mayerling, muore suicida il nipote Rodolfo – figlio di Sissi ed erede al trono dell’impero austro-ungarico – con la sua giovane amante, la baronessa Maria Vetsera: una tragedia che desterà scalpore in tutta Europa.
Nel 1894 toccherà al marito Francesco, malato di diabete. Il colpo di grazia sarà la morte di Sissi, pugnalata sul lago di Ginevra nel 1898 (foto sotto).
Maria Sofia si trasferisce a Neully-sur-Seine, dove impianta una scuderia per l’allevamento di purosangue e continua la sua battaglia contro i Savoia, rei di averle sottratto regno e proprietà.
All’inizio del XX secolo, nel celebre Affare Dreyfus (uno scandalo giudiziario legato ad Alfred Dreyfus, un ufficiale di artiglieria ebreo alsaziano), il suo spirito assetato di giustizia e libertà la fa parteggiare per l’innocenza del capitano Dreyfus e la mette in contatto con i circoli anarchici.
5. Intrighi, provocazioni e la morte
Non solo: «Fu coinvolta in altre azioni a favore degli imperi centrali: sovvenzioni alla stampa neutralista, contrabbando con l’Austria, attività varie di disturbo e provocazione. All’entrata in guerra dell’Italia a fianco di Francia e Inghilterra fu costretta a lasciare Neuilly e a stabilirsi a Monaco, dove fu costantemente tenuta d’occhio dai servizi segreti italiani», scrive Aurelio Musi in Maria Sofia (Neri Pozza, 2021).
Il suo obiettivo era spingere lo Stato italiano a uscire dalla Triplice Alleanza (il patto tra Germania, Austria-Ungheria e Regno d’Italia) e così contrapporsi ai suoi nemici storici, i Savoia, che le avevano sottratto il Regno delle due Sicilie.
A guerra finita, tra il 1920 e il 1922 è a Parigi, dove si dedica a opere di carità, ma presto torna a Monaco, ospite di un nipote, perché altro non può permettersi. È sempre aggiornata su politica e avvenimenti mondani.
A ottant’anni cavalca ancora. Conserva nel cuore una struggente memoria di Possenhofen e della corte bavarese; difende l’immagine del marito, ma non gli perdona di aver scelto l’esilio.
È curiosa di ciò che le accade intorno e s’interessa alla nascita del fascismo: lo considera un prodotto della piccola borghesia che finirà per ridimensionare i Savoia, con i quali, comunque, stabilisce un legame dopo il matrimonio di Maria José, sua nipote favorita, con Umberto.
Maria Sofia muore di polmonite il 18 gennaio 1925. Viene sepolta nella tomba di famiglia a Tegernsee in Baviera.
La salma verrà traslata nel 1938 a Roma nella chiesa di Santo Spirito dei Napoletani, dove riposa anche la sua unica figlia, e nel 1984 nella chiesa di Santa Chiara a Napoli accanto a quella del marito Francesco.