Massoneria: la nascita e le origini di una fratellanza universale

Una delle principali difficoltà in cui s’imbattono gli storici che studiano la massoneria è la presenza al suo interno di varie correnti, da quelle teiste – che accettano l’esistenza della divinità – a quelle laiche.

Questo ha dato adito allo sviluppo di diverse teorie sull’origine di tale associazione, anche se il punto di partenza storico documentato sono i costruttori delle cattedrali medievali.

La massoneria è un’associazione su base iniziatica e di fratellanza, diffusa in molti Stati del mondo, le cui origini sono da rintracciarsi in epoca moderna in Europa, in Inghilterra, precisamente a Londra nel 1717, come unione di associazioni basate su di un ordinamento democratico, dette “logge”.

1. Dall’Egitto ai templari

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Per la corrente più tradizionale, la massoneria è un ordine iniziatico (per entrare a far parte del quale bisogna sottoporsi a dei rituali d’iniziazione) legato alle tradizioni mistiche dell’antichità.

Questo significa che la massoneria ebbe probabilmente origine da società che facevano partecipare i loro iniziati a un mistero.

Secondo alcuni autori, può essere fatta risalire ai primi maestri costruttori egizi, le cui abilità tecniche erano rivestite di un carattere magico e divino.

Il sapere trasmesso da maestro ad allievo per via iniziatica e segreta sarebbe giunto fino ai costruttori di cattedrali medievali. Ma questa conoscenza non si sarebbe limitata all’antica sapienza dell’Egitto.

In quanto costruttori sacri di templi di tutte le religioni, i membri della massoneria avrebbero attinto dai culti mistici della Grecia e del Vicino Oriente. 

Tra i riferimenti mitici indicati da alcuni autori ci sono anche le corporazioni dei costruttori dell’impero romano, i collegia fabrorum, confraternite di artigiani che riunivano i mestieri necessari a ogni tipo di costruzione e che accompagnavano le legioni nella colonizzazione di nuovi territori.

La massoneria, quindi, avrebbe perpetuato l’essenza di questo sapere creando logge o confraternite di costruttori a cui solo gli iniziati potevano accedere. Qua sotto, costruttori medievali. Questa miniatura mostra il lavoro dei muratori intorno al 1470, quando fu dipinta nella bottega di Jean Fouquet.

 

Ma la leggenda più profondamente radicata è quella che colloca le origini della tradizione massonica all’epoca di Salomone, re d’Israele nel X secolo a.C. Hiram Abif, un maestro costruttore della città fenicia di Tiro, sarebbe stato il capomastro del tempio che Salomone fece erigere a Gerusalemme.

Anche se nella Bibbia è menzionato solo come un artigiano straniero, nella “mitologia” massonica è il massimo responsabile della realizzazione del tempio. Una notte Hiram fu assalito da tre operai che volevano conoscere i segreti dell’architettura, ma si rifiutò di rivelarli.

Venne di conseguenza ucciso e portò i suoi segreti con sé nella tomba. Per i massoni questo evento esemplifica il fatto che il cammino da percorrere per entrare nell’ordine – dall’ignoranza dell’apprendista alla saggezza del maestro – richiede sforzo e perseveranza.

Poiché nel racconto biblico Dio è il grande costruttore dell’universo, il sommo creatore, qualsiasi opera umana deve avere un certo grado di conoscenza della suprema arte della costruzione.

Alcuni studiosi ritengono che la figura archetipica del capomastro non sia Hiram Abif ma Noè, l’artefice dell’arca che sfidò il diluvio; altri ancora fanno risalire il primo germe della massoneria addirittura alla Genesi, con Adamo.

2. I massoni medievali

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Si è a lungo sostenuto che i templari medievali avessero appreso la sacra arte della costruzione direttamente dai sapienti musulmani durante il loro soggiorno in Terra Santa, nel corso delle varie crociate.

Dopo la soppressione dell’ordine del Tempio da parte di papa Clemente V nel 1312, i templari si sparpagliarono per tutto il continente europeo stabilendosi principalmente in Scozia, dove avrebbero creato la massoneria come un modo per permettere al disciolto ordine di sopravvivere con discrezione.

Questa ipotesi si basava sulla natura iniziatica dell’ordine dei cavalieri del Tempio – infatti i suoi membri si sottoponevano a un rituale d’iniziazione – e del sufismo islamico, le cui confraternite seguivano gli insegnamenti mistici di vari maestri, e i cui segreti e riti divennero forse parte del rituale massonico attraverso il tempio.

Per quanto attraenti possano essere queste leggende sull’origine della massoneria, non esiste alcuna documentazione che ne provi una nascita precedente alle corporazioni dei costruttori medievali, che costituiscono la cosiddetta massoneria operativa.

I maestri muratori (maçon in francese, mason in inglese) erano organizzati in logge artigiane e si suddividevano in apprendisti e compagni. Viaggiavano insieme per costruire edifici in zone differenti e mantenevano segrete le loro tecniche per garantire la conservazione dell’arte e del lavoro.

Era un modo per evitare le intrusioni di chi non aveva le competenze, ma anche per perseguire l’eccellenza nel proprio mestiere. Non per niente la massoneria era conosciuta come “l’arte reale”.

Nel corso dei secoli, i muratori e gli scalpellini alimentarono le proprie logge con le storie delle origini leggendarie delle rispettive professioni, la cui sacralità s’incarnava nei capolavori che erano state capaci di creare: le magnifiche cattedrali gotiche.

Per trasmettere le proprie conoscenze, i massoni medievali crearono elaborati rituali d’iniziazione, che prevedevano l’uso di parole segrete e gesti di riconoscimento reciproco e che usavano gli strumenti e il vocabolario della professione come elementi simbolici e liturgici.

L’organizzazione e il funzionamento di queste associazioni erano strettamente regolati dalle cosiddette costituzioni o statuti, come l’Antica costituzione di York del 926 o gli Statuti e regolamenti dei maestri del muro e del legno di Bologna, del 1248.

Qua sotto, un gruppo di massoni davanti ai simboli di diverse logge inglesi. Incisione tratta dal libro Cerimonie e costumi religiosi di varie nazioni del mondo conosciuto, traduzione inglese di un’opera del francese Bernard Picart, pubblicata intorno al 1735. Le icone di 129 logge testimoniano la rapida diffusione della massoneria in seguito alla fondazione della Gran loggia di Londra meno di vent’anni prima.

3. La nuova massoneria

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Durante il XVII secolo molti intellettuali nobili e borghesi furono attratti dai rituali pittoreschi, quasi mistici, delle riunioni delle logge dei massoni operativi.

Alcuni di loro furono invitati a unirsi in qualità di “massoni accettati”.

In questo modo, pur non esercitando il mestiere, potevano partecipare ai rituali e alle riunioni ed essere iniziati ai segreti della loggia in modo simbolico.

Per alcuni storici della massoneria, questi massoni accettati, o “massoni simbolici”, per lo più intellettuali e scienziati, sarebbero il seme delle future logge speculative o simboliche.

In ogni caso all’inizio del XVIII secolo cominciarono a proliferare logge dove la maggioranza dei membri era costituita da massoni accettati e la cui popolarità crebbe di pari passo con il diffondersi delle idee illuministe.

All’alba dell’Età dei lumi la protezione di una loggia di massoni accettati rappresentava per qualsiasi intellettuale la miglior garanzia di poter esporre liberamente le proprie idee.

Il carattere segreto dell’appartenenza alla massoneria e la mutua protezione e tolleranza tra i suoi membri garantivano uno spazio sicuro di libertà, al riparo dall’intolleranza religiosa che prevaleva in molti Paesi.

Qua sotto, cerimonia d’iniziazione. Con gli occhi bendati, il candidato all’ammissione in una loggia si prepara a superare le prove richieste. Incisione stampata intorno al 1750.

4. 1717, l’anno decisivo

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Il 24 giugno 1717, festa di san Giovanni Battista, quattro logge londinesi di massoni accettati decisero di federarsi per creare un’obbedienza o Gran loggia che avrebbe unificato i criteri e dato una struttura comune alle società che volevano aderire.

Le quattro grandi logge prendevano il nome dalle taverne dove i membri si erano riuniti fino ad allora: The Crown (La corona), The Goose and Gridiron (L’oca e la griglia), The Rummer and Grapes (Il calice e l’uva) e The Apple Tree (Il melo).

Quella notte nacque la Gran loggia di Londra e Westminster. Divenne ben presto evidente che la Gran loggia aveva bisogno di norme di accesso e di funzionamento.

Nel 1723 furono incaricati della redazione di tali norme i pastori protestanti James Anderson e John Theophilus Desaguliers. Videro così la luce le Costituzioni dei liberi muratori o Costituzioni di Anderson, un testo che stabilisce regole obbligatorie e una chiara differenziazione tra massoneria operativa e speculativa, e il cui scopo non è più la costruzione di templi, ma l’edificazione del tempio interiore dell’essere umano a beneficio dell’intera umanità.

L’idea di una nuova etica basata sulla fratellanza universale era connaturata alla massoneria, come indica il discorso del cavaliere Ramsay alla Gran loggia provinciale di Francia nel 1737: «Noi vogliamo raccogliere tutti gli uomini di uno Spirito illuminato, di costumi dolci e di una indole gradevole non soltanto per l’amore delle belle arti ma ancor più per i grandi principi di virtù, di scienza e di religione, in cui l’interesse della fratellanza [la massoneria] diventa quello del genere umano tutto intero, da cui tutte le nazioni possano attingere salde conoscenze e dove i sudditi di tutti i Regni possano apprendere ad amarsi mutuamente senza rinunciare alla loro Patria».

Sotto, la città dei massoni. La ricostruzione di Londra dopo il grande incendio del 1666 attirò molti costruttori o massoni operativi, il che contribuì a far fiorire in città anche la massoneria speculativa.

Poteva appartenere all’ordine qualsiasi uomo libero, indipendentemente dalla professione. Uno degli aspetti più importanti della massoneria era suo il carattere universale.

Ecco perché, come si legge nelle Costituzioni, ai suoi membri non era richiesta alcuna credenza religiosa particolare: «Oggi peraltro si reputa più conveniente obbligarli soltanto a quella Religione nella quale tutti gli uomini convengono».

Le diverse concezioni di Dio furono condensate nella figura del Grande architetto dell’universo. Le Costituzioni di Anderson avevano il pregio di riempire di persone illuminate le logge massoniche, luoghi dov’era proibito discutere di religione e di politica.

Ciò favoriva il riconoscimento reciproco e la tolleranza tra persone diverse, un’attitudine che in termini massonici si chiamava «diffondere la luce e riunire ciò che è disperso».

Ma questa libertà significò che molte logge tradizionali, per lo più irlandesi, che ancora conservavano il misticismo religioso, rifiutarono di unirsi alla nuova Gran loggia.

Si facevano chiamare gli Antichi, in opposizione ai Moderni di Londra. Fu solo nel 1813 che il dialogo tra le due fazioni culminò nella loro unificazione in quella che oggi è la Gran loggia unita d’Inghilterra.

Qua sotto, la Freemasons’ Hall di Londra è la terza sede della Gran loggia di Londra e della sua erede, la Gran loggia unita d’Inghilterra, a sorgere sullo stesso sito.





5. L’arrivo nel continente

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Le prime logge dell’Europa continentale furono fondate da massoni accettati inglesi e scozzesi giacobiti (cioè sostenitori del deposto re Giacomo II d’Inghilterra) che erano emigrati in Francia.

In brevissimo tempo la massoneria si diffuse in tutto il continente in veste di nuova e attraente società illuminata. Nel 1726 nacque a Parigi la loggia di san Tommaso, che ottenne il riconoscimento inglese.

Poco dopo, nel 1738, la Gran loggia di Francia divenne la prima obbedienza, o associazione di logge, francese, con il duca di Antin nel ruolo di Gran maestro. Nello stesso anno papa Clemente XII emise la bolla In eminenti, che proibiva ai cattolici di entrare nella massoneria, considerandola eretica. 

Qua sotto, cerimonia di ricevimento del grado di maestro in una loggia. A sinistra, stesi sul pavimento, i candidati attendono il loro turno. Incisione di J.P. Le Bras Nel catechismo dei massoni, di Léonard Gabanon (pseudonimo di Louis Travenol). 1740 circa.

Alla fine del XVIII secolo la Francia aveva quasi mille logge. Con la rivoluzione francese molti massoni adottarono gli ideali repubblicani e tentarono di portarli all’interno delle logge, ma subirono anche l’attacco del Terrore giacobino durante la fase più radicale degli eventi storici.

Fu Napoleone che restituì alla massoneria un ruolo di primo piano durante l’impero, spingendo molti militari ad aderirvi. Nel 1804 fece anche in modo che suo fratello Giuseppe fosse eletto Gran maestro del Grande oriente di Francia (erede della Gran loggia di Francia).

Nella maggior parte dei Paesi le bolle papali contro la massoneria non sortirono grande effetto, a eccezione della Spagna. Nel XVIII secolo l’opposizione alla massoneria nella penisola iberica era forte.

L’Inquisizione perseguitò ferocemente l’associazione e nel 1751 il re Ferdinando VI la vietò. L’unica loggia esistente nella prima metà del secolo era stata fondata a Madrid dal duca di Wharton nel 1728.

La loggia dei Tre fiori di giglio, detta la Matritense, era composta da massoni britannici e poteva contare sull’appoggio della Gran loggia unita d’Inghilterra.

La prima loggia spagnola nacque nel 1801, ma fu fondata in suolo francese, a Brest: la Riunione spagnola, formata dai marinai di una flotta spagnola proveniente Cadice che si unì alla marina francese per combattere contro l’Inghilterra.

In Italia, il cui territorio era diviso tra repubbliche e regni indipendenti, lo stato pontificio cercò di far rispettare le bolle di scomunica papali. Per ordine del Sant’Uffizio molte logge furono chiuse e i loro membri detenuti, come accadde nel 1790 con l’arresto di più di cento massoni.

Ma la massoneria stava diventando sempre più popolare nei territori non controllati dal papa: Napoli, Sicilia, Venezia, Firenze, dove molti massoni iniziati in Inghilterra o in Francia avevano portato le varie correnti.

Sia i monarchici sia i repubblicani consideravano la massoneria uno strumento patriottico per realizzare l’unità d’Italia. Nel corso del XIX secolo la massoneria italiana unificata dal Grande oriente d’Italia divenne un simbolo di libertà, e alla luce delle sue logge fiorirono eroi nazionali come Giuseppe Garibaldi.

A cavallo tra realtà e leggenda, la massoneria conserva e utilizza un gran numero di simboli appartenenti a culti e tradizioni iniziatiche del passato, il che non implica che ne sia erede.

Oggi, per alcuni, l’antica confraternita è un amalgama di riti antiquati e senza senso; per altri una sfera d’influenza politica e sociale. E c’è ancora chi vede in essa una filosofia di vita e una via per migliorare quella pietra imperfetta che è l’essere umano.








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