Il Mastiff, il Dogo nazionale britannico, è il membro più celebre di una delle più antiche famiglie canine.
L’uomo ha suggellato il suo ‘patto d’alleanza’ con il cane circa diecimila o dodicimila anni fa.
Si può osservare che, fino da quando ha raggiunto un alto grado di civilizzazione, ha avuto a disposizione cani di aspetto poco ordinario e molto specializzato: i Levrieri e i Doghi.
La sua massa è possente e la testa voluminosa, tanto che di lui si dice ‘quel che il leone è per il gatto, il Mastiff è per il cane’.
Inoltre è di indole molto affettuosa. Non vi è un cane dal temperamento più bonario, calmo e pacifico: il Mastiff ama fare la siesta, adora le coccole (anche se non lo dà a vedere) e la sua pazienza con i bambini è a tutta prova.
È così mansueto che si mostra tollerante anche verso tutti gli altri cani (mentre gli altri Mastini sono spesso vendicativi). È un re, ma pieno d’indulgenza. Verso la famiglia ha un atteggiamento protettivo assoluto, e se la sua forza esplode…sono guai!
Le sue mascelle hanno una morsa formidabile e con la sua forza incredibile riesce a stendere un uomo con un colpo di zampa. Scopriamolo insieme questo “re” delle razze canine: il Mastiff!
1. Origine e storia (dall'antichità al medioevo)
Il Mastiff, il Dogo nazionale britannico, è il membro più celebre di una delle più antiche famiglie canine.
L’uomo ha suggellato il suo ‘patto d’alleanza’ con il cane circa diecimila o dodicimila anni fa.
Si può osservare che, fino da quando ha raggiunto un alto grado di civilizzazione, ha avuto a disposizione cani di aspetto poco ordinario e molto specializzato: i Levrieri e i Doghi.
Gli Egiziani possedevano dei Doghi fin dal II millennio a.C. (li avevano certamente ricevuti dagli Hyksos), ma è certo che i Sumeri li conoscevano prima di loro.
In seguito, furono soprattutto gli Assiri che li ebbero cari: all’epoca di Assurbanipal (668-627 a.C.) risalgono bassorilievi di sorprendente realismo che mostrano dei Doghi impegnati nell’inseguire il leone o l’onagro.
Su una piastrella di terracotta proveniente dal palazzo di Ninive è raffigurato un Dogo estremamente massiccio (la sommità della sua testa arriva all’altezza del petto dell’uomo che lo accompagna).
Bisogna notare che, fra tutte queste raffigurazioni antiche, numerose sono quelle che richiamano in modo chiaro il Mastiff moderno.
Non vi è dubbio che, in tempi successivi, gli ardimentosi mercanti fenici furono i principali artefici della diffusione del Dogo nel mondo antico, dato che commerciarono con gli Assiri, con i Greci, con i Romani e... i Britanni.
Una buona parte dello stagno necessario alla fabbricazione del bronzo proveniva infatti dalle isole Britanniche e più precisamente dalla Cornovaglia, per il tramite di questi navigatori, a partire dal V secolo a.C.
Quando, a decorrere dal 55 (sempre prima della nostra era), i Romani intrapresero la conquista della Britannia, Cesare annotò che le sue legioni si scontravano con i Doghi degli indigeni.
Non sono stati, quindi, i Romani a portare questi cani oltre Manica. Un po’ più tardi, nell’8 a.C., quando la conquista era bene avviata, un certo Gratius Faliscus potè a sua volta mettere a confronto le qualità dei Pugnaces d’Epiro (quelli dei Romani) e dei Pugnaces di Cornovaglia, nome quest’ultimo che rende ancor più plausibile la venuta dei Doghi grazie ai Fenici.
Bisogna, peraltro, limitarsi a questa ipotesi, non disponendo di altre notizie sui cani dei Celti.
Numerosi indizi tendono a provare che i Celti fossero in genere accompagnati da cani da combattimento del tipo molosso, ma non si sa se, tra le loro tribù, i Belgi e altre insediatesi prima di loro in Gran Bretagna ne fossero in possesso.
Tornando a Gratius Faliscus, costui riconobbe che i Pugnaces di Cornovaglia ridussero a mal partito quelli d’Epiro quando ebbero occasione di scontrarsi.
Avendo potuto in tal modo constatare i pregi dei cani della Britannia, i Romani incaricarono un funzionario (chiamato in latino procurator) di requisirli per farli combattere nei circhi.
Si ritrovano questi terribili cani da guerra, da caccia e da combattimento contro l’orso e contro il toro (Gratius menziona già questa cuenta ‘specialità’) intorno all’anno Mille.
Il danese Canuto (995-1035), che regnava allora in Inghilterra, si preoccupò di redigere una Carta de Foresta, allo scopo di riservare la caccia nella foresta ai nobili.
Così, dopo aver riunito il suo Parlamento a Winchester, disciplinò il possesso di determinati cani, i migliori, come i Levrieri e... i ‘Mastives’. Nella Carta de Foresta, infatti, si trova citato per la prima volta il nome attuale del Dogo britannico.
A partire dal 1017 fu perciò vietato ai contadini e ai servi di possedere questo tipo di cane. L’uomo libero poteva possederlo, a patto che lo tenesse lontano almeno 10 miglia dai margini di ogni foresta feudale.
Una condizione in pratica difficilmente realizzabile, dato che a quel tempo l’Inghilterra era ancora coperta in gran parte da foreste. Di fatto, la nobiltà si era bellamente appropriata del Mastiff.
Queste disposizioni, tuttavia, non furono ritenute sufficienti dai grandi proprietari terrieri poiché, nel 1272, le ‘Lois de Forèt’ risultarono al riguardo assai più severe.
Un funzionario, il regarder, era incaricato di esaminare i doghi e i mastini di notevole statura disseminati per le campagne.
Quelli che superavano una certa taglia erano soggetti all 'expedition, ossia venivano mutilati di tre delle quattro dita di una zampa anteriore, un intervento radicale per impedire a ogni Mastiff di lanciarsi all’inseguimento di un cervo.
Si deve, peraltro, tener presente che metodi similari vennero applicati in numeroso paesi: in Francia ai grossi cani appartenenti ai contadini si tagliavano i garretti; Francesco I obbligava i contadini stanziati in prossimità delle foreste reali a munire i loro mastini di un pesante bastone di legno a mo' di pastoia.
In Svizzera, paese per altro democratico, i cani di tipo dogo furono nel XV secolo oggetto di editti repressivi.
L’appartenenza del Mastiff all’aristocrazia fu quindi confermata dall’adozione di queste misure draconiane.
E pur vero che le sue attitudini si addicevano perfettamente alle attività della nobiltà, che erano innanzi tutto la guerra, poi, quando non si riusciva a trovare un nuovo motivo per attaccar briga, la caccia o, per variare i piaceri, qualche spettacolo di intensa virilità come tornei, concorsi di lotta (Enrico VIII e Francesco I, per esempio, si affrontarono sul campo del Drappo d’oro), combattimenti di animali.
2. Origine e storia (dal medioevo ai giorni nostri)
Per quel che concerne l’impiego in guerra, il cane venne utilizzato fino al XVII secolo.
Così, il famoso Riccardo Cuor di Leone era costantemente accompagnato dai suoi Mastiff.
Si sa anche che una cagna Mastiff divenne celebre ad Azincourt, nel 1415, difendendo strenuamente la spoglia del padrone, sir Peers Legh, durante la battaglia: in ricordo, la famiglia conservò sempre dei discendenti di questa cagna, che è la capostipite di una delle quattro più antiche stirpi di Mastiff, quella di Lyme Hall.
Infine, Enrico VIII, per aiutare Carlo V nella sua guerra contro Francesco I, gli inviò trecento Mastiff, una cosa da nulla! Il Mastiff dimostrava pure di essere molto utile nel cacciare animali di grossa taglia.
Chaucer, agli albori del XIV secolo, descrisse una muta di venti Mastiff, alti come giovani manzi, lanciati all’inseguimento del daino o del leone. Il poeta andava per le spicce nel vantare le qualità del Mastiff, il cui ruolo di cacciatore di grossa selvaggina sarà pure ricordato da Shakespeare.
Scendendo a un livello più prosaico, questo cane fu descritto con molta cura nel Mayster of Game, nel 1370.
L’autore di questa opera era Edoardo di Langley, duca di York, quarto figlio di Edoardo III: presso Enrico IV d’Inghilterra ebbe l’importante carica di ‘maestro del le cacce e dei Mastiff del re’.
Nel libro parlava di allaunts — una parola di origine francese (Guglielmo il Conquistatore era passato di là) vicino ad allants, cioè alani, vocabolo utilizzato nel Medioevo nell’Europa continentale — distinguendo al loro interno tre categorie.
Nella prima, naturalmente, rientrava il più gran de e più forte, il nobile Mastiff, che cacciava in mute, custodiva i castelli e faceva in polpette ogni animale che gli venisse opposto in combattimento.
A forza di essere cacciato, infatti, il cervo era divenuto scaltro e bisognava sempre più ricorrere a segugi, senza dubbio un po’ meno poderosi, ma dotati di un gran fiuto. Quanto ai lupi e soprattutto agli orsi, avevano finito per scomparire.
Così, per non lasciare che questi cani ardimentosi si infiacchissero nell’ozio, vennero organizzati dei combattimenti. Questo genere di spettacolo era già assai apprezzato nelle campagne, dove si utilizzavano gli allaunts di seconda e di terza categoria (secondo la classificazione di Langley) contro il toro.
Al toro campagnolo i nobili aggiunsero l’orso (che bisognava far venire dalla lontana Russia) e le fiere (leoni, pantere, importati dal Medio Oriente e dall’Africa).
Guy Merge, nel 1707, parla addirittura di una tigre... Appagando completamente le aspettative dei suoi padroni, il Mastiff si divertì a fare a pezzi tutti i suoi avversari: quello di lord Buckhurst, nel 1572, si mangiò in un boccone l’orso, il leopardo e, infine, il leone che gli vennero messi di fronte!
I sovrani davano il la. Così, Enrico VIII mantenne vasti serragli e terreni per i suoi tori, orsi e cani. Si sa pure che Giacomo I invitava i suoi ospiti di riguardo e gli ambasciatori a venire ad ammirare l’abilità dei Mastiff reali.
Quanto a Elisabetta I (il gentil sesso era in prima fila nelle fosse di combattimento!), ogni martedì non mancava di assistere a questi spettacoli ai ‘Bankside Bear Gardens’ di Londra.
Regine e re ritenevano che questi combattimenti costituissero «una tranquilla e corroborante ricreazione destinata al divertimento di un popolo pacifico» (l’opinione è di Elisabetta I), e, infatti, ogni borgo aveva una piazza destinata ai combattimenti: G. Lacaud osserva che, nella parte antica della città di Birmingham, una piazza è ancora denominata ‘Bull-ring’.
Verso il 1660, secondo una cronaca, esisteva nel centro di Londra, accanto all’ospedale di Saint-Thomas, una fossa molto frequentata, nella quale si affrontavano Mastiff e altri cani dello stesso tipo, orsi e leoni.
Questi combattimenti furono organizzati fino al 1835: in quell’anno, infatti, il Parlamento britannico decise di vietare i combattimenti di animali.
In realtà, questi incontri suscitavano una tale passione che occorsero almeno vent’anni per ottenerne l’effettiva scomparsa.
Tra "l’età d’oro dei combattimenti" (il XV secolo) e l’epoca della loro soppressione (la metà del XIX secolo), il pubblico che si affollava attorno ai pits (fosse di combattimento) cambiò gradatamente.
La nobiltà, che assaporava la raffinatezza, lasciò questo divertimento alla plebe; con il diffondersi dell’industrializzazione questi combattimenti si spostarono nelle grandi città, dove, progressivamente, si diffuse la pratica di far combattere i cani fra loro.
In seguito si fecero udire voci, via via sempre più numerose, che condannavano questi scontri: anime sensibili, puritani e letterati (Samuel Pepys, verso il 1660: «È un divertimento brutale e disgustoso»).
Il lavoro è salute. Non si può non riconoscere che, privato del suo ultimo ‘lavoro’, il Mastiff conobbe un certo declino. Occorre, per esempio, una certa indulgenza per qualificare come Mastiff il tipo di mastino che compare nell’opera di Bewick History of British Quadrupeds (1790).
Così, verso il 1830, John Crabtree, il guardacaccia di sir George Armitage, si mise in testa di riprodurre il buon vecchio Mastiff, feroce, combattivo, grande e forte, ma dovette ricorrere ai Dogue de Bordeaux, agli Alani Tedeschi (Deutsche Dogge in tedesco, Grands Danois in inglese) e ai San Bernardo a pelo corto per riuscire nell’intento di rigenerare l’antico Dogo britannico.
A quell’epoca, i proprietari cominciarono a preoccuparsi seriamente del fatto che la selvaggina dei loro vasti possedimenti era il bersaglio di bracconieri sempre più arditi e risoluti, che se ne infischiavano dei loro guardacaccia e addirittura giungevano a sparare loro addosso!
Per contrastare il bracconaggio venne ottenuto il Bullmastiff (non senza aver tentato gli incroci più diversi), dato che la razza del Mastiff era allora troppo malridotta per assolvere questo incarico.
Fortunatamente, la cinofilia, che cominciava a organizzarsi in modo serio, venne in soccorso dell’antico Mastiff.
Nel 1860 un esemplare venne presentato in occasione della terza esposizione inglese (a Birmingham), poi, l’anno seguente, altri due furono premiati a quella di Leeds. In poche parole, l’idea di ridare la sua integrità a uno dei membri essenziali del patrimonio canino britannico si faceva strada: nel 1876 comparve la prima descrizione completa della razza.
Nel 1883, infine, venne fondato l’Old English Mastiff Club (uno dei più antichi club canini inglesi), che nel 1887 redasse lo standard, su richiesta del Kennel Club.
A poco a poco, il Mastiff recuperò la statura di un tempo: alla fine del XIX secolo gli esemplari misurati (70 cm al garrese per un peso di 70 kg) non si discostavano ancora dal giovane Bullmastiff.
La razza riacquistò anche una certa consistenza numerica: agli inizi del secolo il Kennel Club registrava una media di 35 nascite annuali. Fu però necessario attendere gli anni Trenta per vederlo ridiventare il vero cane da guardia nazionale britannico.
Purtroppo, la seconda guerra mondiale si sarebbe rivelata quasi fatale per l’ex cane da guerra! In quel periodo di restrizioni alimentari, divenne difficilissimo continuare l’allevamento del Mastiff.
All’epoca venne registrata una sola figliata, quella della cagna Hortia, dopo l’accoppiamento con il figlio Robin.
Quando, nell’ottobre 1946, il Club del Mastiff si riunì per fare il bilancio, potè trovare, tra la ventina di soggetti rimasti in vita in Gran Bretagna, soltanto una femmina in condizioni di riprodursi: Sally of Colbow.
Miracolosamente, un giovane maschio comparve tra le macerie della Londra devastata dalla guerra, un certo Templecombe Taurus, del quale, a dire il vero, non si sono mai chiarite le origini.
Per fortuna, la situazione della razza era meno catastrofica oltre Atlantico. Il Club britannico prese allora la decisione, senza precedenti, di importare otto esemplari dagli Stati Uniti e dal Canada, per ricostituire il patrimonio inglese.
Nel 1950 questa ricostruzione era ben avanzata, dato che il Kennel Club potè registrare una cinquantina di nascite.
3. Comportamento
Sarebbe un vero peccato lasciar scomparire una delle più belle gemme della specie canina.
La sua massa è possente e la testa voluminosa, tanto che di lui si dice ‘quel che il leone è per il gatto, il Mastiff è per il cane'.
Inoltre è di indole molto affettuosa. Non vi è un cane dal temperamento più bonario, calmo e pacifico: il Mastiff ama fare la siesta, adora le coccole (anche se non lo dà a vedere) e la sua pazienza con i bambini è a tutta prova.
È così mansueto che si mostra tollerante anche verso tutti gli altri cani (mentre gli altri Mastini sono spesso vendicativi). È un re, ma pieno d’indulgenza. Verso la famiglia ha un atteggiamento protettivo assoluto, e se la sua forza esplode...
sono guai! Fortunatamente, sono poche le situazioni che mandano in collera il buon Mastiff: se accade, lo si vede trasformato in un bulldozer, che niente, colpi, grida o intimidazioni, può arrestare.
Le sue mascelle hanno una morsa formidabile e con la sua forza incredibile riesce a stendere un uomo con un colpo di zampa.
In sua compagnia si può godere di una confortante tranquillità e approfittare pienamente della sicurezza che dà e dell’equilibrio del suo carattere.
Non è certo il cane che misura febbrilmente tutto lo spazio del suo territorio per prevenire i rischi di intrusioni o che segnala la sua presenza abbaiando con insistenza.
Lui sa che scorgerlo da lontano è già sufficiente. Quando gli altri cani si slanciano verso il cancello digrignando i denti, lui apre un occhio.
Se la situazione lo esige, si muove lentamente verso l’entrata (il Mastiff non abbandona mai la dignità acquisita in secoli di convivenza con la nobiltà, secoli segnati da avvenimenti gloriosi e drammatici), esibisce la sua maschera nera e arcigna e fa rimbombare il suo formidabile latrato.
Ma il Mastiff non è solo una scultura impressionante che troneggia sul prato, un animale che suscita l’ammirazione della gente.
Occorre occuparsi di lui con disponibilità e sollecitudine, anche perché non è tipo da reclamare l’attenzione.
Se la testa è enorme, vuol dire che in fondo il cervello non è da meno. E nel suo quasi quintale di peso è inclusa una notevole proporzione di muscoli.
Tutto questo è fatto per essere usato, e non bisogna esitare a proporgli lunghe passeggiate e molto esercizio fisico. Il Mastiff non desta preoccupazioni, ma diventa più socievole quando lo si stimola e non si dimenticano le sue doti sportive.
Non è il caso di stupirsi della sua crescita, che è effettivamente spettacolare e si arresta solo verso i tre anni; l’alimentazione canina ha fatto notevoli progressi e può sollevare il proprietario di un Mastiff da molte responsabilità in questo campo.
Una ciotola ben rifornita è evidentemente importante nella vita di un Mastiff, ma l’affetto, la vita in famiglia e il gioco lo sono altrettanto: questo re non ha nessun desiderio di restare su un piedistallo.
Il suo posto preferito sarà talvolta un confortevole materassino; a tal proposito si baderà che non riposi su una superficie dura, perché certi punti, come i gomiti o le sporgenze dei garretti, dovendo sostenere una tale massa, si spellerebbero e le piaghe si trasformerebbero poi in fastidiose callosità.
Il Mastiff può vivere una dozzina d’anni, non teme il freddo o la pioggia, ma può essere disturbato dalla canicola.
Robustezza e salute sono molto soddisfacenti, e se i club dedicati a questi cani dedicano un’attenzione particolare ai rischi di affezioni ereditarie, non è perché il Mastiff ne soffra più delle altre razze; questo è solo il segno della serietà con cui si conduce il suo allevamento.
Il Mastiff è un cane serio e fiero: queste qualità devono rassicurare coloro che lo amano!
4. Categoria pesi massimi e razze affini
- Categoria pesi massimi
Il nuovo standard ufficiale non si esprime a proposito del peso e della taglia assegnati al Mastiff.
Secondo le indicazioni dei club della razza, l'altezza va da 70 a 82 centimetri e il peso da 75 a 100 chili nel maschio, mentre per la femmina i valori sono rispettivamente da 66 a 78 centimetri e da 60 a 80 chili.
Bisogna, tuttavia, notare che lo standard insiste sul fatto che il Mastiff è tanto più bello e tipico quanto più è grande e forte, incontestabilmente la razza appartiene alla categoria dei pesi 'super massimi' della specie canina.
Non si ha spesso a disposizione una bilancia adatta per controllare il peso reale di questi giganti, inoltre, le stime che ne danno i loro proprietari possono sembrare talora un po' eccessive.
È stato tuttavia accertato che degli esemplari giungono a superare il quintale. Un Mastino Napoletano ha raggiunto un peso di 110 chili e parecchi San Bernardo hanno superato i 130 chili.
Non bisogna dimenticare i più grandi Alani Tedeschi che, a dispetto delle linee slanciate, raggiungono e a volte superano il quintale.
Sembra, tuttavia, che la palma in fatto di peso spetti alla razza Mastiff. Un soggetto ha toccato il peso di... 160 chili. Un esemplare premiato a un'esposizione era di 260 libbre inglesi (quasi 120 chili).
Tornando a considerare valori medi, un Mastiff 'normale', di 80 chili in età adulta deve trovare ogni giorno nella sua scodella 800 grammi di carne ai quali vanno aggiunti 1200 grammi di alimento completo (croccantini o zuppa); bisogna calcolare un consumo di tre sacchi da 20 chili ogni due mesi. Preparate dunque una ciotola capiente!
- Razze affini
Il Mastiff è 'cugino' dei Mastini di grande mole europei, come il Dogue de Bordeaux, Il Mastino Napoletano e l'Alano (o Grande Danese). Si potrebbe aggiungere il San Bernardo, che è sia un Mastino sia un cane da montagna, senza dimenticare alcuni discendenti dei molossi europei come il Fila Brasileiro.
Ma non c'è bisogno di andare così lontano per trovare delle razze imparentate con i Mastiff; nel suo stesso paese d'origine si trovano il Bullmastiff e il Bulldog, se si esamina un Bulldog, che pesa un quarto di un Mastiff, si può avere qualche reticenza nell'avvicinare i due cani.
Tuttavia, la storia ci può aiutare a stringere questa relazione, se il vocabolo 'Mastive' appare per la prima volta intorno all'anno Mille, bisognerà attendere ancora cinquecento anni per veder scritto quello di 'Bulldog'.
È tuttavia certo che il Bulldog era 'in preparazione' ben prima del XVI secolo.
Nell'anno 8 a.C., il romano Gratius Faliscus, lo stesso che evocava i famosi 'Combattenti di Cornovaglia', notava che ne esistevano almeno due tipi: «uno grande, utilizzato per la caccia e il combattimento con i grossi animali, come l'orso e il toro, un altro, più piccolo, che fa la guardia alla casa e al bestiame e non ha eguali nel ricondurre alla mandria un toro disperso».
Più tardi, nel 1370, Edward de Langley, nel suo Mayster of Game, distingueva dal nobile Mastiff un 'alano' o allaunt, più piccolo, la cui principale caratteristica era di «non abbandonare mai la bestia da lui custodita», e un 'dogue' di «terza categoria», detto da macellaio, al quale riconosceva grandi qualità come cane da guardia.
Tutti questi cani, derivati dal Mastiff, sono i progenitori del Bulldog e del Bullmastiff. Nel XVI e XVII secolo li si chiamava band-dog, tie-dog, bold-dog. Il dottor Caius diceva dogge.
Molti autori 'confondevano' tra loro i membri della famiglia Mastiff. Così, nel 1707, Guy Merge scriveva: «l nostri Mastini, soprattutto quelli che chiamano Bulldog...». Erano tutti quelli che, per il piacere dell'uomo, dovevano affrontare l'orso, il toro, persino il leone.
Quando, a poco a poco, furono trascurati dall'aristocrazia inglese (che aveva l'appannaggio del Mastiff vero e proprio), i combattenti divennero sempre più popolari, non solamente nelle campagne, ma anche nelle città.
Fu tra il XVIII e il XIX secolo che si precisarono le differenze tra Mastiff e Bulldog, essendo divenuto quest’ultimo esclusivamente cane da combattimento.
All'alba dell'ultimo secolo assomigliava ancora al Boxer di oggi e solo una cinquantina d'anni più tardi assunse la sua sagoma attuale e particolarissima.
Quanto al Bullmastiff, apparve alla fine del XIX secolo e può vantare anch'esso delle antiche origini. Un certo Hutchinson lo descrive come un incrocio tra il Bulldog e il Mastiff, possente e dotato per il pedinamento; Buffon conosceva un cane, risultato da questo incrocio, che egli chiamava 'Fort de Bouledogue’.
Il Bullmastiff fu riportato in auge in Inghilterra per contrastare i cacciatori di frodo che braccavano la selvaggina nelle tenute dei nobili. La razza divenne nota con il nome di Gamekeeper's Night Dog 'cane da notte dei guardiacaccia' e fu riconosciuto ufficialmente dal Kennel Club nel 1924.
Un po’ meno grande del Mastiff, e soprattutto meno pesante, il Bullmastiff assomiglia a un Boxer gigante (ma con le orecchie e la coda lasciate naturali), dal carattere meno espansivo ed estroverso, molto dotato per la guardia, la difesa e la pista, attitudini tuttavia utilizzate raramente.
È più diffuso del Mastiff, specialmente in Francia e in Gran Bretagna. Negli Stati Uniti gli si preferisce il 'cugino' più grande.
5. Lo Standard della razza
FCI Standard N° 264 / 02.03.2011
MASTIFF
ORIGINE: Gran Bretagna
DATA DI PUBLICAZIONE DELLO STANDARD ORIGINALE VIGENTE: 13.10.2010
UTILIZZAZIONE: Cane da guardia e da difesa
CLASSIFICAZIONE FC.I.: Gruppo 2 Cani di tipo Pinscher e Schnauzer
Molossoidi – Cani da montagna -
Bovari svizzeri e altre razze
Sezione 2.1 Razze molossoidi – tipo mastino
Senza prova di lavoro
ASPETTO GENERALE:
La testa, nei suoi contorni generali, appare ben squadrata, da qualsiasi parte la si guardi. La larghezza è desiderata e deve essere uguale ai due terzi della lunghezza totale della testa.
Il corpo è largo, disceso, lungo, potentemente costruito, su arti ben distanziati e in appiombo. I muscoli sono nettamente definiti.
La taglia è desiderabile, ma solo se viene associata alla qualità e se viene mantenuta l’assoluta solidità della costruzione.
L’altezza e la sostanza sono importanti se le due cose sono armoniosamente combinate. Grande, potente, ben costruito.
PROPORZIONI IMPORTANTI: La lunghezza del corpo misurata dalla punta della spalla a quella della natica è maggiore dell’altezza al garrese.
CARATTERE E TEMPERAMENTO:
Una combinazione di imponenza e coraggio. Calmo, affettuoso con i padroni, ma buon guardiano. Normalmente indifferente con gli estranei; la timidezza è inaccettabile.
TESTA
REGIONE DEL CRANIO
Cranio: Il cranio è ampio fra gli orecchi, la fronte è piatta, ma forma rughe quando il cane è in attenzione.
Le sopracciglia ( archi sopraccigliari) sono leggermente rialzate. Il profilo trasversale del cranio forma una curva un po’ appiattita.
Da una linea mediana fra gli occhi una depressione risale al centro della fronte e si prolunga fino a metà del cranio seguendo l’asse sagittale.
Stop: stop fra gli occhi ben marcato ma non troppo brusco.
REGIONE DEL MUSO
Tartufo: Nero. Grande, con narici ampiamente aperte se visto dal davanti; piatto (non appuntito o rivolto all’insù) se visto di profilo.
Muso: corto, ampio sotto gli occhi; resta quasi parallelo in ampiezza fino all’estremità del tartufo. Troncato, cioè smussato e squadrato, in modo da formare un angolo retto con la linea superiore del muso; di grande profondità dal punto del tartufo alla mascella inferiore. La lunghezza del muso in rapporto a quella complessiva della testa è di 1:3. La circonferenza del muso (misurata a metà strada tra gli occhi e il tartufo) in rapporto a quella della testa (misurata prima degli orecchi) è di 3: 5. A riposo, qualsiasi esagerazione nelle rughe o eccesso di pelle è inaccettabile in un cane adulto.
Labbra: divergono ad angolo ottuso rispetto al setto nasale, e sono leggermente pendule in modo da presentare un profilo quadrato.
Mascelle/denti: mascella inferiore ampia fino alla fine. Canini sani; potenti e ben distanziati. Incisivi a tenaglia (bordo contro bordo) o con la mascella inferiore che sorpassa la superiore (forbice rovesciata) ma mai in modo tale da essere visibile quando la bocca è chiusa.
Guance: muscoli delle tempie e guance (temporali e masseteri) ben sviluppati
Occhi: di media misura, ben distanziati.. Colore nocciola scuro, il più scuro possibile; non si deve vedere la congiuntiva. Le palpebre rilasciate sono altamente indesiderabili. Esenti da evidenti problemi oculari.
Orecchi: piccoli, sottili al tatto, ben distanziati, inseriti nei punti laterali più alti del cranio, in modo da continuare la linea trasversale superiore; sono piatti e aderenti alle guance quando il cane è in riposo.
COLLO: leggermente arcuato, moderatamente lungo, molto muscoloso; la sua circonferenza è circa 2,5 - 5 cm inferiore a quella del cranio misurato davanti agli orecchi.
CORPO
Linea superiore: orizzontale
Dorso: largo e muscoloso
Reni: larghi e muscolosi; piatti e molto ampi nelle femmine, leggermente arcuati nei maschi.
Torace: ampio, alto e ben disceso fra gli anteriori. Costole ben cerchiate e arrotondate. False costole profonde e ben estese all’indietro.
Ventre: fianchi ben discesi
CODA: inserita alta, scende fino al garretto o un po’ più in basso. Ampia alla radice, si assottiglia all’estremità. Pende diritta a riposo, ma quando il cane è eccitato forma una curva con la punta rivolta in alto, ma non al di sopra del dorso.
ARTI
ANTERIORI:
Aspetto generale: equilibrati e in armonia con i posteriori
Spalla: leggermente obliqua, pesante e muscolosa
Braccio: leggermente obliquo, pesante e muscoloso
Gomiti: nell’asse del corpo
Avambraccio: arti diritti, forti e distanziati l’uno dall’altro; ossa larghe
Metacarpi: diritti
Piedi anteriori: larghi, rotondi e chiusi. Dita ben arcuate. Unghie nere
POSTERIORI:
Aspetto generale: ampi, larghi e muscolosi. La forza nel posteriore è di suprema importanza; i garretti vaccini in soggetti adulti sono inaccettabili
Gambe: ben sviluppate
Metatarsi: garretti angolati, distanziati, e perpendicolari al suolo sia in stazione che in movimento
Piedi posteriori: larghi e rotondi e chiusi . Dita ben arcuate. Unghie nere
MOVIMENTO: estensione facile e potente data dal posteriore, fluente forte, con passi che coprono molto terreno. In movimento la linea dorsale rimane orizzontale. La tendenza all’ambio è indesiderabile. È essenziale l’assoluta solidità.
MANTELLO
PELO: corto e ben aderente, ma ruvido sul collo e spalle
COLORE: albicocca, fulvo o tigrato. In ogni caso, muso, orecchi e tartufo dovrebbero essere neri, con nero attorno ai bordi degli occhi, e che si estende verso l’alto, nella regione situata fra le orbite. Eccessivo bianco sul corpo, torace o piedi è inaccettabile.
DIFETTI: qualsiasi deviazione da quanto sopra deve essere considerata come difetto e la severità con cui questo difetto verrà penalizzato deve essere proporzionata alla sua gravità., e ai suoi effetti sulla salute e benessere del cane.
DIFETTI ELIMINATORI:
- Soggetto aggressivo o pauroso
- Qualsiasi cane che mostri chiaramente anormalità d’ordine fisico o
comportamentale sarà squalificato.
N.B. I maschi devono avere due testicoli apparentemente normali completamente discesi nello scroto.