Con almeno 500 specie suddivise in una sessantina di generi e diverse sottofamiglie, i Labridi sono diffusi nelle acque marine di tutto il pianeta.
Quasi tutti – e in particolare quelli tropicali – nascono in prevalenza come femmine, per poi diventare maschi in seguito a sopravvenuti limiti di maturazione fisica o di età (ermafroditi proteroginici).
Molti grossi Labridi, oggi assai meno diffusi che in passato nei nostri acquari perché spesso incompatibili con i coralli e altri invertebrati che vanno per la maggiore, meritano comunque di essere conosciuti e allevati responsabilmente da chi dispone di vasche adeguate.
In commercio se ne trovano giovani e graziosissimi esemplari che invogliano all’acquisto ma, in breve tempo, possono rivelarsi… esagerati. Ma cerchiamo di conoscerli un po’ meglio.
1. I Labridi
Con almeno 500 specie suddivise in una sessantina di generi e diverse sottofamiglie, i Labridi sono diffusi nelle acque marine di tutto il pianeta.
Quasi tutti - e in particolare quelli tropicali - nascono in prevalenza come femmine, per poi diventare maschi in seguito a sopravvenuti limiti di maturazione fisica o di età (ermafroditi proteroginici).
Giovani e adulti - spesso anche maschi e femmine - hanno, nella maggioranza delle specie, colorazioni e disegni nettamente diversi, tanto da essere spesso scambiati (soprattutto in passato) per esemplari di specie diverse.
Fino agli anni Ottanta, quando non si sentiva ancora parlare di nano reef e gli acquari marini tropicali - tutti di buone dimensioni (dai canonici 200 litri in su) - erano popolati soprattutto da pesci, diversi grossi e colorati Labridi vi figuravano tra i protagonisti più prestigiosi.
Con il diffondersi dell'acquario di barriera dedicato ai coralli la situazione è profondamente mutata. I grandi Labridi non solo si rendono improponibili nelle sempre più numero e vasche sotto i 100 litri, ma per le loro abitudini alimentari risultano problematici anche per gli acquari di barriera più spaziosi.
Questi pesci sono infatti dotati di una formidabile dentatura, con robusti e aguzzi denti conici sulle mascelle; alcuni, come nella sottofamiglia dei Cheilinini, sull'estremità posteriore dell'osso intermascellare hanno un robusto dente ricurvo, con l'ausilio del quale i molluschi e i crostacei vengono compressi e schiacciati contro i denti anteriori.
Si può facilmente comprendere come i maxi-Labridi costituiscano in acquario un serio pericolo per molti animali che rientrano nella loro dieta naturale:
- policheti tubicoli (non solo spirografi, ma anche quelli con il tubo calcareo rigido e spesso),
- crostacei (balani, granchi, gamberetti e perfino paguri),
- molluschi (sia bivalvi che gasteropodit)
- echinodermi (ricci, stelle, ofiure).
In compenso non sono polipofagi, per cui di solito i coralli - sia molli che duri - vengono lasciati in pace, così come le spugne, le gorgonie, i corallimorfari e gli zoantidi.
Tuttavia, i continui sconvolgimenti del fondo sabbioso operati da un Labride adulto lungo quasi mezzo metro possono alla lunga danneggiare anche gli invertebrati sessili, sommersi dalla sabbia o sballottati qua e là.
2. Una ingombrante bellezza caraibica
Tutti i grandi Labridi sono onnivori, di bocca buona e assai confidenti (nelle più rinomate località del Mar Rosso e delle Maldive vige l'espresso divieto per i sub di offrire uova sode ai pesci napoleone, una ghiottoneria alla lunga mortale per i grandi ma fragili pinnuti!)
E', quindi, facile perciò abituarli al mangime secco (nel quale la componente vegetale non deve mai mancaret alternato a una vasta scelta di cibi freschi e surgelati: cozze intere o polpa fresca, granchi e gamberetti non sgusciati, mysis, krilt chironomi, vermi marini (tremolina, arenicolat anelli di totano e calamaro, alghe e verdura bollita, ecc.
Le preferenze alimentari variano non solo con la specie e con l'età, ma anche individualmente, da un esemplare all'altro.
I Labridi più grossi appartengono principalmente a due sottofamiglie: Bodianinae e Cheilininae.
I Bodianini non hanno, al contrario di molti loro cugini, l'abitudine di insabbiarsi durante la notte o in caso di pericolo.
Sono attivi nuotatori, amanti delle acque aperte e ben illuminate, nelle quali - salvo eccezioni - non tollerano la vicinanza dei loro simili mettendo in atto un comportamento spiccatamente territoriale.
In acquario si allevano diverse specie del genere - tipo Bodianus (Bloch, 1790) provenienti da entrambe le aree oceaniche. Quelle dell'Indo-Pacifico sono di taglia contenuta (entro una ventina di centimetri) e godono perciò di una discreta popolarità acquaristica.
Dall'Atlantico tropicale americano, e in particolare dai Caraibi, ci giunge invece una specie "extralarge" considerata tra le più belle e per questo molto richiesta in giovane età (si importano soprattutto giovani sui 10-15 cm) malgrado abbia un costo molto elevato, ma destinata a divenire da adulta inadatta a molte vasche di barriera.
Parliamo di B. rufus (L., 1758) diffusa dal Golfo del Messico alle Bermude, al Brasile e alle isole di Sant'Elena e Ascensione, che può raggiungere e superare facilmente i 40 cm di lungnezza e un chilogrammo di peso.
Vive su fondali rocciosi o corallini, spesso nelle vicinanze di formazioni della sclerattinia Montastrea, a profondità variabili fra i 3 e i 70 m. Dopo un breve periodo larvale planctonico, i giovani (che, a parte la testa rossastra, non hanno una livrea molto differente da quella degli adulti) operano spesso come "pulitori" nei confronti di altri pesci di grosse dimensioni.
La dieta in natura degli adulti comprende invece ricci, ofiure, crostaceie molluschi di ogni genere. I grossi maschi difendono territori all'interno dei quali vivono con un "harem" di femmine.
Si tratta di un Labride molto attivo, sempre in movimento e adatto solo per vasche dai 600 litri in su, altrimenti può diventare aggressivo nei confronti degli altri pesci. A causa della sua marcata territorialità, non è possibile allevare due maschi adulti nello stesso acquario: siccome distinguere esternamente i sessi è pressoché impossibile, di fatto si alleveranno solo singoli individui.
La presenza in acquario di rifugi e nascondigli è molto importante: in questo senso aiuta una forma della vasca sviluppata in profondità (es.: 160x80 cm di base), che permetta di riservare la parte posteriore alla parete di rocce, lasciando comunque libera quella anteriore.
Come ricordato in precedenza, è invece molto meno importante la presenza di uno spesso strato di sabbia fine come substrato di fondo.
Della medesima sottofamiglia fa parte anche il genere Choerodon Bleeker, 1849, cui appartengono 24 spp. di Labridi tutte provviste di una formidabile e spesso prominente dentatura, note come "tuskfish" (''pesce zanna", un nome che è tutto un programma...), tra le quali la ricercatissima (e costosissima) "Lienardella fasciata" (Harlequin Tuskfish), oggi Choerodon fasciatus.
Quest'ultima per la verità rientra ancora - con una taglia massima intorno a una trentina di centimetri - fra i pesci "abbordabili" per qualsiasi acquario marino degno di questo nome, ma non mancano congeneri "fuori misura", pur se altrettanto vistosi e attraenti.
3. I bei Labridi dalle lunghe zanne
Il più bello è forse C. azurio (Jordan & Snyder, 1901), del Mar della Cina e delle coste meridionali giapponesi, dove vive presso i reef sia corallini che rocciosi tra 8 e 50 m di profondità.
Lungo fino a una quarantina di centimetri e oltre, è uno dei pesci corallini più belli e maestosi, sia per la vivace livrea che per il profilo prominente della testa, sviluppato soprattutto dai grossi maschi che ricordano, nell'aspetto, certi maxi-Ciclidi americani.
Purtroppo, taglia imponente e denti micidiali ne rendono decisamente problematico l'inserimento in acquari che non siano espressamente dedicati a un solo individuo (o al massimo a una coppia) di questa specie, e che non abbiano una capacità superiore ai 500 litri netti, per giunta rigorosamente privi di crostacei, molluschi, echinodermi, policheti, ecc., tutti potenziali prede di questo famelico Labride.
A tal proposito, va sottolineato come questa specie - ancor più degli altri Labridi - necessiti di un costante e regolare apporto di alimenti molto coriacei e in particolare crostacei e molluschi non sgusciati (granchi, gamberetti, cozze, piccoli gasteropodi, ecc., ma anche ricci e stelle interi), al fine di consumare la possente dentatura che, altrimenti, crescerebbe eccessivamente, impedendo al povero pesce perfino di aprire la bocca e condannandolo così alla morte per inedia, salvo un provvidenziale intervento... dentistico.
Tra i Cheilininae troviamo i "giganti" dei Labridi.
Non è magari il caso del curioso "pesce pettine" o "pesce rasoio", Xyrichthys novacula (L., 1758), che pur essendo decisamente "tropicale" - lo si trova comunemente ai Caraibi e lungo le coste brasiliane - è presente un po' ovunque nei nostri mari, seppure più frequente al Sud e raro nell'Adriatico.
Vive sui fondali sabbiosi, da 1 a 90 m di profondità(ma da noi raramente sopra i 15 m), spesso ricoperti da praterie di posidonia e altre fanerogame marine, infossandosi nella sabbia fino a una ventina di centimetri per passarvi la notte.
Trascorre la prima parte della sua vita come femmina (fino a 15-20 cm), per poi "trasformarsi" in maschio e raggiungendo come tale una lunghezza massima poco inferiore a una quarantina di centimetri, tale comunque da riservarne l'allevamento in vasche di almeno 500 litri di capacità e soprattutto provviste di un soffice substrato di sabbia corallina (spesso almeno una quindicina di centimetri), con la zona a rocce limitata a ridosso delle pareti.
A parte la taglia, non esiste un dimorfismo sessuale legato alla livrea; i maschi, solitari e combattivi tra loro, difendono un territorio riproduttivo dove spesso "pascola" un harem di femmine. La dieta in acquario è quella tipica dei grossi Labridi: molluschi e crostacei non sgusciati di ogni tipo, ma anche alghe e verdura cotta, oltre al mangime secco in fiocchi o granuli che per la verità non suscita grande entusiasmo.
E molto esigente riguardo alla temperatura, che non dovrebbe mai oltrepassare i 26-27°C, anche nei più caldi mesi estivi: è perciò necessario dotare l'acquario di un climatizzatore caldo/freddo, o perlomeno di una robusta serie di ventole raffreddanti.
4. Giganti di taglia abbordabile per l'acquario
Il genere-tipo della sottofamiglia - Cheilinus Lacepède, 1802 - comprende solo 7 spp. indo-pacifiche, dopo averne annoverate in passato oltre una cinquantina.
Fra di esse ve ne erano diverse di taglia abbordabile per l'acquario e per questo non rare sui listini degli esportatori asiatici, ma attualmente la maggior parte viene classificata in altri generi affini (soprattutto Oxycheilinus), sicché il genere-tipo racchiude oggi praticamente solo i "colossi di famiglia".
Tra essi, spicca ovviamente il celebre - anche per l'autorevole nome comune che porta- "Napoleone" (Cheilinus undulatus Riippell, 1835), che può raggiungere i 230 cm di lunghezza e i 190 kg di peso (!), ampiamente diffuso in tutto l'Indo-Pacifico, dal Mar Rosso alla Polinesia.
Solo apparentemente più indicati per l'acquario domestico (si avvicinano infatti comunque al mezzo metro), sono:
- i più colorati congeneri C. Jasciatus (Bloch, 1791), che ha la medesima diffusione in natura, e
- C. lunulatus (ForsskiH, 1775), endemico invece del Mar Rosso e dell'adiacente Golfo di Oman, uno dei più bei Labridi viventi e inconfondibile da adulto non solo per la magnifica livrea, ma anche per la pinna caudale sfrangiata sul bordo che ricorda quella di Betta splendens "Crowntail".
Fino a qualche anno fa, non era difficile trovare nei negozi - incredibile a dirsi! - dei giovani "napoleoncini", acquistati incautamente da acquariofili evidentemente ignari delle dimensioni che potevano raggiungere.
Oggi per fortuna questo rischio è alquanto remoto, poiché C. undulatus è l'unica specie di Labride protetta dalla Convenzione di Washington (CITES, app. II) e richiede perciò un'apposita certificazione per l'importazione, come i coralli duri e le tridacne, sicché è praticamente scomparsa dal commercio e ormai la si può ammirare solo nei grandi acquari pubblici.
Per di più, ne è completamente vietata l'importazione dall'Indonesia- che ne esportava in Europa la quota maggiore - in tutti i Paesi dell'Unione Europea (all.to A del Reg. UE n. 828/2011).
5. I "Redbreasted Wrasse" (C. fasciatus)
Giovani "Redbreasted Wrasse" (C. fasciatus) vengono invece offerti abbastanza regolarmente, importati da un po' tutta l'area indo-pacifica.
Crescono rapidamente in acquario e divengono molto domestici e confidenti, come del resto lo sono anche in natura con i turisti subacquei che offrono loro leccornie o, pinneggiando sul fondo, smuovono la sabbia snidando involontariamente le prede per i furbi Labridi, che per questo non mancano mai di seguirli alquanto... interessati.
Curiosi e intraprendenti, ricordano nel comportamento i pesci balestra e, come questi, possono - quando misurano 30-40 cm e sfiorano il chilogrammo di peso - letteralmente sconvolgere il fondo, scavando buche nella sabbia e spostando (o frantumando con la micidiale dentatura) coralli, conchiglie, balani, ecc., per non parlare del rischio che corrono accessori sommersi come i termoriscaldatori, i densimetri e i termometri.
In natura gli adulti - davvero bellissimi - vivono in coppia (maschio riconoscibile per i lobi della pinna caudale più sviluppati), ma in acquario è consigliabile allevare solo singoli individui, in vasche di capacità non inferiore ai 500 litri e lunghe almeno 150 cm, con un consistente substrato di sabbia corallina e rocce limitate ad un pinnacolo centrale o comunque a non più di un terzo della superficie del fondo.
Possono convivere con pesci robusti (Platax, Lutjanus, Balistidi, grossi pesci chirurgo, murene, ecc.), ma assolutamente non con gli invertebrati!