Qualche giorno fa, entrando in libreria, mi sono imbattutto in un libro bellissimo di Mandy Kirby intitolato "I messaggi segreti dei fiori", titolo che mi ha subito incuriosito. Un libro guida ai fiori e al loro significato ma, soprattutto, un libro utile per chi cerca un nuovo modo per esprimere le proprie emozioni.
Un libro, che secondo il modesto parere di chi scrive, aiuta a trovare il fiore giusto per ogni occasione, perché contiene un dizionario di tutte le emozioni che possiamo esprimere attraverso fiori e piante, una selezione di fiori scelti per il loro significato storico e letterario. Perché a volte ciò che non riusciamo a comunicare con le parole lo si può dire con un fiore.
Un fiore non è solo un fiore. Ogni petalo, ogni foglia, ogni bocciolo comunicano un'emozione diversa e parlano di noi, di quello che proviamo o di quello che vogliamo esprimere nei confronti degli altri. Fiducia con la primula, amicizia con la fresia, dichiarazione d'amore con il tulipano, ma anche rabbia, con la peonia, oppure odio, con il basilico. Ogni fiore parla un linguaggio segreto, che trova le sue antiche radici nell'epoca vittoriana.
Adesso come allora, i fiori accompagnano ogni occasione della nostra vita, preziosi per una promessa di fedeltà, un augurio di pronta guarigione, un matrimonio, un regalo di benvenuto. I fiori hanno avuto un ruolo centrale nelle esperienze umane in ogni cultura e attraverso i secoli. Selvatici o coltivati in giardini curati con amorevole attenzione, sbocciati nelle opere d’arte o fra le pagine di grandi opere letterarie, i fiori ci hanno sempre circondato e dato conforto. Sono presenti nelle tradizioni e nei rituali più significativi di tutto il mondo: da oriente a occidente, dalle civiltà antiche ai nostri giorni, quando nutriamo speranze o preghiamo, amiamo o piangiamo un lutto, ci esprimiamo con i fiori.
Oggi, ho scelto per voi 5 fiori bellissimi e senza tempo: il garofano, l'orchidea, il papavero, la camelia e il tulipano. Buona lettura!
1. Garofano
MESSAGGIO SEGRETO:
BIANCO: DOLCE E INCANTEVOLE
GIALLO: SDEGNO
ROSA: NON TI DIMENTICHERÒ MAI
ROSSO: IL MIO CUORE SI SPEZZA
STRIATO: NON POSSO ESSERE CON TE
Questo fiore delicato e senza pretese, che fiorisce al culmine dell’estate quando il clima è mite e dolce, appartiene alla famiglia Dianthus, che comprende anche il garofano piumoso («amore puro») e il garofano dei poeti («galanteria»). Il profumo del garofano è delizioso e speziato, come l’aroma dei chiodi di garofano. Originariamente era una pianta selvatica dell’Europa del Sud, introdotta in Inghilterra dai normanni, ma i vittoriani amavano il fiore coltivato e ne selezionarono un numero sempre maggiore di varietà diverse per colore e forma.
Il nome comune inglese carnation viene dal latino caro, che significa «carne» e fa riferimento al rosa delicato dei petali, mentre il nome latino dianthus deriva dal greco dios, «di Zeus», e anthos, «fiore», e significa quindi «fiore di Zeus». Il garofano è sempre stato associato alle cose più elevate, alle emozioni profonde, all’amore e al matrimonio. Molti quadri rinascimentali mostrano coppie di promessi sposi con in mano un garofano.
Un garofano rosso poteva essere offerto come decisa dichiarazione d’amore; un garofano bianco posato sul vassoio della colazione di una dama era un gesto affettuoso e tenero. Divenne di moda dare ai gentiluomini i garofani da occhiello alle feste, infilandoli sotto il tovagliolo o porgendoli sui vassoi prima che tutti si sedessero a tavola. La tradizione voleva che la figlia più grande aiutasse gli ospiti a scegliere il garofano giusto, magari il Souvenir de la Malmaison, deliziosamente profumato, o l’incantevole nuova varietà Mrs Sinkins con i suoi frastagliati petali bianchi e la dolce fragranza.
Oscar Wilde portava guanti color malva e un garofano verde all’occhiello alla prima di "Il ventaglio di Lady Windermere" nel 1892. Chiese anche agli amici nel pubblico di indossarne uno, procurandoselo da Goodyear, il fiorista della Royal Arcade nel quartiere di Mayfair. Quando gli chiesero cosa significasse il garofano, rispose: «Assolutamente nulla, ma è proprio questo che nessuno potrà indovinare».
Nel suo "The Romance of Nature" del 1836, Louisa Anne Twamley consigliò alle giovani un po’ sbadate di fare attenzione quando ricorrevano al garofano per trasmettere messaggi d’amore. Ne spiega i motivi in una ballata cavalleresco-floreale intitolata Garofani e cavalieri. Lady Edith e il cavaliere Sir Rupert si stanno augurando la buonanotte e lui le offre un garofano piumoso («amore puro»). In risposta, lei gli porge distrattamente un garofano, presumibilmente striato, dimenticando che:
Se il cavaliere alla dama dona un garofano PIUMOSO
la sta pregando di essere il suo sposo,
un garofano diverso dato in risposta
dice che la fervida preghiera non è corrisposta.
E, più avanti:
Così, mia cara, quando il cavaliere
il garofano piumoso vi dona,
è giunto il momento di sapere
se la sua rendita è buona.
E se le sue tenute non dovessero bastare
la vostra approvazione a suscitare,
non sarà troppo tardi, questo è scontato,
per troncare con un garofano – STRIATO.
2. Orchidea
MESSAGGIO SEGRETO: RAFFINATA BELLEZZA
Fiori di inimitabile grazia e bellezza, le orchidee sono uno dei grandi piaceri floreali del mondo. La forma e i colori delicati conferiscono alla pianta un aspetto evanescente ma di immenso impatto. Dotate di una bellezza quasi ipnotica, catturano il nostro sguardo, che si sofferma senza stancarsi mai tanto squisita è la loro presenza.
L’orchidea maculata, la scarpetta di Venere, l’orchidea maschio e l’orchidea purpurea (gli inglesi chiamano quest’ultima Lady orchid per la somiglianza dei suoi petali con un abito con la crinolina) sono alcune delle orchidee spontanee che crescono nei terreni boschivi, palustri e a prato, ed erano conosciute e diffuse in epoca vittoriana. Poche, però, stimolavano l’immaginazione quanto le varietà tropicali che cominciarono ad arrivare in Europa dall’America Centrale, dall’Africa, dall’India e dall’Estremo Oriente mentre gli imperi crescevano e la loro ricchezza floreale veniva saccheggiata.
Nel 1885 se ne coltivavano quasi duemila specie. I vittoriani erano soggiogati dalle orchidee: tutti volevano sfoggiare almeno un po’ della loro bellezza esotica ed elegante. Un’orchidea fra i capelli, una composizione in un vaso, persino un’intera serra di orchidee: il fiore non mancava mai di colpire, non da ultimo perché era molto costoso da acquistare. Una delle varietà preferite era la Dendrobium nobile dell’Estremo Oriente: era la più facile da coltivare, aveva il prezzo più accessibile e si diceva che i suoi grandi fiori rosa e bianchi, con macchie vellutate color cremisi sulla gola del labello, avessero il profumo dell’erba al mattino, del miele a mezzogiorno e delle primule alla sera.
Coloro che non potevano permettersi di coltivare le orchidee dovevano accontentarsi di una gita ai vivai di Veitch nel quartiere di Chelsea, a Londra, per camminare in mezzo alla loro vasta collezione. Veitch era uno dei maggiori coltivatori britannici, e uno dei più influenti, che poteva contare sui propri cacciatori di piante per far raccogliere solo per sé le varietà dei tropici e delle Americhe. Una visita ai vivai poteva rivelarsi un’esperienza singolare: un portiere in uniforme accoglieva i visitatori, e assistenti in finanziera e guanti bianchi erano sempre a loro disposizione.
L’orchidea era perfetta come fiore da occhiello per i gentiluomini: aveva la virtù della semplicità e la sua bellezza provvedeva a far emergere dalla massa chi la indossava. Nel famoso ritratto di Marcel Proust dipinto da Jacques-Émile Blanche il giovane scrittore, pallido e ricercato, sfoggia un’orchidea bianca sul risvolto della giacca. In "Dalla parte di Swann" Proust utilizza il fiore, in particolare l’incantevole orchidea cattleya di tonalità rosa-viola, per simboleggiare il rapporto amoroso.
Da Orchidee
Esotici fiori! Mi dà grande piacere al cuore
guardare i vostri curiosi petali lavorati,
giacere giorno e notte in mezzo al vostro splendore
perduto in un dolce sogno di pensieri delicati.
3. Papavero
MESSAGGIO SEGRETO: ECCENTRICA PRODIGALITÀ
Quando è ancora in bocciolo il papavero avvolge strettamente il fiore che sta per nascere, ma all’improvviso, quasi in un batter d’occhio, i due sepali che lo imprigionano cadono a terra e il fiore emerge nel suo splendore. Con la sua incantevole varietà di colori, dal rosso sangue al giallo intenso, e i petali di seta sgualcita che brillano al sole, il papavero dà vita a uno spettacolo straordinariamente sontuoso. Tuttavia i fiori rimangono aperti solo per pochi giorni, poi tutto finisce. Tanta bellezza per un unico momento di splendore, ma che magnificenza e infinito piacere in quell’attimo!
Luoghi originari del papavero sono il Mediterraneo e il Medio Oriente, ma la sua coltivazione nell’Europa occidentale e del Nord risale a molti secoli fa: il papavero da oppio era ben noto già nel XV secolo per le sue proprietà narcotiche. Nei giardini vittoriani se ne coltivavano molte specie, fra le quali varietà del papavero selvatico dei campi e del papavero d’Islanda, in realtà originario della Siberia; ma i più apprezzati erano i fiori appariscenti e con il fusto eretto del papavero da oppio e le varietà orientali con i loro petali soffici e frangiati, specialmente per il loro legame con l’Oriente, terra spettacolare di colori e sensualità.
John Frederick Lewis cattura perfettamente questo sogno dell’Oriente nel suo dipinto del 1856 "Nel giardino del Bey". Una giovane donna dell’harem sta raccogliendo i fiori. Alti papaveri rossi e sontuosi sono in primo piano in un bagno di luce chiara e intensa. Come i papaveri anche la donna è un ornamento, un oggetto da mettere in mostra, e lo stesso harem è un luogo di piaceri incantato, un mondo molto distante dalla società rigidamente moralista dei vittoriani. Lewis trascorse dieci anni in Egitto, molto più tempo di qualsiasi altro pittore orientalista, e il suo piacere più grande era restare per lunghi periodi accampato nel deserto dell’entroterra sotto il cielo illuminato di stelle delle notti egiziane.
«È un fiore profondamente semplice, profondamente floreale.
Tutto fiamme e seta, una coppa scarlatta... come un carbone
ardente caduto dagli altari del paradiso.»
John Ruskin, Proserpina
4. Camelia
MESSAGGIO SEGRETO: IL MIO DESTINO E' NELLE TUE MANI
La camelia è un arbusto sempreverde ed è conosciuta come «imperatrice dell’inverno» perché fiorisce nei lunghi mesi bui dell’anno, regalandoci luminosità e allegria. In Giappone, dove cresce selvatica, è particolarmente venerata. Produce fiori magnifici, femminili e sorprendenti, che sbocciano singoli o doppi, in colori che vanno dal bianco puro al rosa scuro, al rosso intenso. Fiore di singolare bellezza, la camelia parla di un amore forte e completo, di destini indissolubilmente legati.
Il fiore prende il nome da un botanico e missionario gesuita, Georg Joseph Kamel, che portò la camelia in Europa dall’Asia orientale all’inizio del XVIII secolo. Fu coltivata in serra diventando un lusso esotico e a metà dell’Ottocento era uno dei fiori più ricercati. I vittoriani furono conquistati soprattutto dalla camelia bianca, sontuosa e teatrale nel contrasto con le lucide e belle foglie verdi. Era la reginetta dei fiori invernali, ingentiliva le cene, i balli e le sale da concerto; illuminava di striature cremisi i capelli biondi o metteva in mostra la purezza del suo biancore senza macchia fra trecce nere o castane.
Le ragazze si presentavano alle feste in maschera vestite di camelie, e non c’era signora che ballasse un valzer o un cotillon senza stringerne in mano un bouquet. Ricevere in regalo un mazzo di fiori con al centro una camelia bianca circondata da un nastro di viole e da una frangia di foglie di geranio profumate era molto lusinghiero per una signora, e un bouquet da sposa di camelie destava grande sensazione.
Una camelia rosa e una rossa compaiono come ornamento fra i capelli di una giovane donna nel quadro "Camelie" di John William Waterhouse. Il pittore fece molti ritratti di donna con le sembianze di personaggi mitologici o di damigelle delle leggende su re Artù, nel costante tentativo di catturare sulla tela la propria visione idealizzata di femminilità, ma forse questo quadro, che ritrae con immediatezza una giovane donna con la camelia quale semplice espressione di bellezza femminile e di amore, è uno dei più incantevoli.
Un petalo di camelia
cadde nell’alba silenziosa
stillando
un gioiello d’acqua.
Matsuo Basho, poeta giapponese autore di haiku, XVII secolo
5. Tulipano
MESSAGGIO SEGRETO: DICHIARAZIONE D'AMORE
Il tulipano è un fiore così amato e familiare – la primavera non sarebbe la stessa senza di lui – che risulta difficile credere che la sua terra originaria sia quella calda e polverosa del Medio Oriente. Nel XVI e XVII secolo, all’epoca dell’impero ottomano, il tulipano era prezioso per i turchi, che lo avevano coltivato e portato alla perfezione nel corso di secoli, come lo è per noi. Allora era un fiore sottile e appuntito, e la sua immagine dipinta, di solito in una bella tonalità di rosso arancio intenso, era una presenza ricorrente su vasi e piastrelle.
Ambasciatori del Sacro Romano Impero portarono il tulipano a Vienna nel XVI secolo e da lì si diffuse nel resto d’Europa. Ma fu il viaggiatore del XVII secolo Jean Chardin a notare il ruolo speciale del tulipano nel linguaggio orientale dei fiori: era considerato il simbolo con cui l’innamorato dichiarava la sua passione alla donna amata. Il colore intenso e brillante le diceva che il pretendente era infiammato dalla sua bellezza e il centro nero del fiore rappresentava il cuore dell’innamorato ridotto in cenere da un sentimento ardente.
Viso dell’amata, Smilzo del giardino di rose e Quelli che fanno ardere il cuore erano alcune varietà a disposizione dell’innamorato. La mania per i tulipani che si diffuse in Olanda nel XVII secolo, quando il prezzo dei bulbi raggiunse cifre esorbitanti, rese questi fiori un giocattolo da ricchi, ma nel XIX secolo il loro prezzo tornò a essere ragionevole e alla portata dei giardinieri comuni. La coltivazione dei tulipani si diffuse nell’Inghilterra centrale e del Nord, dove quasi ogni città aveva una società del tulipano e una mostra annuale.
I coltivatori erano artigiani e operai dell’Inghilterra industriale e facevano crescere i fiori in orticelli, terreni incolti e minuscoli giardini sul retro delle case. La Società del tulipano di Wakefield era composta principalmente da calzolai. Alcune varietà vittoriane famose furono create da questi coltivatori, come il macchinista Tom Storer, che cresceva i tulipani sui terrapieni lungo la ferrovia di Derby, e Sam Barlow, direttore di un opificio per la sbiancatura dei tessuti nella vicina Castleton. Grazie ai loro sforzi, si poteva fare una dichiarazione d’amore con la varietà bianca e viola Miss Fanny Kemble e con quella rosa salmone Clara Butt.
Un biglietto comico per San Valentino del periodo vittoriano mostra il titolo «Tulipano: una dichiarazione» sopra un vaso di tulipani da cui, al posto di un fiore, spunta la testa di un damerino con il monocolo e i favoriti. «Tutti dichiarano che è una bellezza perfetta», recita la didascalia.
Di tanto amore
il cuor trabocca
che senza lingua
dirlo mi tocca.
Tu vienimi in aiuto
o tulipano rosso
e dichiara per me
un amore commosso.
Anonimo