New York Times: i 5 migliori libri degli ultimi 125 anni

Per celebrare i 125 anni di recensioni sullo storico giornale, i redattori di Book Review (il supplemento settimanale del New York Times) hanno chiesto ai loro lettori di inviare proposte per aiutarli a stilare una classifica dei migliori libri degli ultimi 125 anni (dalla fine del XIX secolo a oggi).

In pochissimo tempo hanno ricevuto migliaia di candidature da ogni parte del mondo e si sono ritrovati con una lunghissima lista di titoli possibili, una lista che comprendeva al suo interno ogni tipo di opera letteraria: romanzo, memoir, raccolte poetiche, le segnalazioni non facevano distinzioni.

“È un cenno alla nostra storia (…) Volevamo che questo progetto, come le nostre prime iniziative, riflettesse le preferenze dei lettori”, hanno scritto quelli del New York Times.

Tra le migliaia di libri, il giornale ha individuato i 25 titoli più suggeriti e li ha sottoposti a una nuova votazione. Con oltre 200.000 voti in 67 paesi, il quotidiano americano ha finalmente annunciato i risultati.

Ecco, secondo i lettori del New York Times, i 5 migliori libri degli ultimi 125 anni.

1. "Il buio oltre la siepe" di Harper Lee

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In una sonnolenta cittadina del profondo Sud degli Stati Uniti l'avvocato Atticus Finch è incaricato della difesa d'ufficio di un afroamericano accusato di aver stuprato una ragazza bianca.
Riuscirà a dimostrarne l'innocenza, ma l'uomo sarà ugualmente condannato a morte.
Questo, in poche righe, l'episodio centrale di un romanzo che da quando è stato pubblicato, oltre cinquant'anni fa, non ha più smesso di appassionare non soltanto i lettori degli Stati Uniti, ma quelli di tutti i paesi del mondo dove è stato tradotto.
Non si esagera dicendo che non c'è americano che non l'abbia letto da bambino o da adolescente e che non l'abbia consigliato a figli e nipoti.
Eppure non è un libro per ragazzi, ma un affresco colorito e divertente della vita nel Sud ai tempi delle grandi piantagioni di cotone, dei braccianti neri che le coltivavano, delle cuoche di colore che allevavano i figli dei discendenti delle grandi famiglie dell'Ottocento, della white trash, i "bianchi poveri" abbrutiti e alcolizzati; e anche, purtroppo, delle sentenze sommarie di giurie razziste e degli ultimi linciaggi americani della storia.
Quale il segreto della forza di questo libro? La sua voce narrante, che è quella della piccola Scout, la figlia di Atticus, una Huckleberry Finn in salopette (dire "in gonnella" sarebbe inesatto, perché Scout è una maschiaccia impertinente e odia vestirsi da donna) che, ora sola ora in compagnia del fratello maggiore e del loro amico più caro (ispirato all'autrice dal suo amico d'infanzia Truman Capote), ci racconta la storia di Maycomb, Alabama, della propria famiglia, delle pettegole signore della buona società che vorrebbero farla diventare una di loro, di bianchi e neri per lei tutti uguali, e della vana battaglia paterna per salvare la vita di un innocente.


Harper Lee (1926, Monroeville, Alabama, foto sotto) studiò legge e poi si impiegò a New York presso una compagnia aerea.
Amica di Truman Capote da quando aveva tre anni, fu consigliata da lui a mettere per iscritto i racconti che lei andava facendo della propria infanzia.
Lasciò il lavoro per scrivere il suo primo libro, Il buio oltre la siepe (1960), che le valse il premio Pulitzer. Dal romanzo fu tratto, nel 1962, l'omonimo film, diretto da Robert Mulligan e interpretato tra gli altri da Gregory Peck.
Nel 2006 nel film Infamous - Una pessima reputazione il suo personaggio è intrepretato da Sandra Bullock.
Nel 2007 le è stata attribuita la Medaglia presidenziale della libertà, per il suo romanzo Il buio oltre la siepe (in Italia edito da Feltrinelli) che secondo la motivazione del premio: "ha influenzato il carattere del nostro paese in meglio. È stato un dono per il mondo intero. Come modello di buona scrittura e sensibilità umana questo libro verrà letto e studiato per sempre".
Nel 2011 per Emons/Feltrinelli è stato realizzato l'audiolibro letto da Alba Rohrwacher. Nel 2015 esce Va', metti una sentinella, il sequel de Il buio oltre la siepe, pubblicato in Italia da Feltrinelli.
Harper Lee è morta il 19 febbraio 2016 a Monroeville, in Alabama, dove ha sempre vissuto.

2. "La compagnia dell'anello. Il Signore degli anelli" di John R. R. Tolkien

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Composto da tre romanzi pubblicati in Gran Bretagna fra il 1954 e il 1955, "Il Signore degli Anelli" è uno dei più grandi cicli narrativi del XX secolo. J.R.R.
Tolkien, studioso di letteratura inglese medievale e anglosassone, è riuscito a creare un mondo e un epos che da sempre affascinano e influenzano lettori e scrittori di tutto il mondo.
La Compagnia dell'Anello si apre nella Contea, un idilliaco paese agricolo dove vivono gli hobbit, piccoli esseri lieti, saggi e longevi.
La quiete è turbata dall'arrivo dello stregone Gandalf, che convince Frodo a partire per il paese delle tenebre, Mordor, dove dovrà gettare nelle fiamme del Monte Fato il terribile Anello del Potere, giunto nelle sue mani per una serie di incredibili circostanze.
Un gruppo di altri hobbit lo accompagna e strada facendo si uniscono alla banda l'elfo, il nano e alcuni uomini, tutti uniti nella lotta contro il Male.
La Compagnia affronta un cammino lungo e pericoloso, finché i suoi membri si disperdono, minacciati da forze oscure, mentre la meta sembra allontanarsi sempre di più.


John R. R. Tolkien (foto sotto), fu uno scrittore inglese.
Autore di notevoli opere filologiche sulle leggende medievali sassoni e celtiche, docente di lingua e letteratura inglesi a Oxford (1925-1959), ha scritto alcuni famosi romanzi ispirati a motivi della letteratura fantastica medievale: "Lo Hobbit" (1937) e la trilogia de "Il signore degli anelli" (1954-55).
Il successo di questi romanzi, che nel loro insieme costituiscono un'unica saga, è stato tale da costituire un fenomeno socioculturale molto importante.
Tolkien è riuscito, nonostante la complessità degli intrecci, a creare una mirabile fusione tra motivi apparentemente disparati che, in realtà, interpretano sia le inquietudini, sia i sogni del nostro tempo.
Se da un lato lo scrittore costruisce con deliziosa e ricca inventiva un racconto di pura evasione, dall'altro evidenzia nel comportamento dei protagonisti non i lati erotici e cavallereschi, ma virtù quotidiane, quali il buonsenso, la perseveranza, la pazienza.

3. "1984" di George Orwell

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È guerra perpetua, nel mondo, tra Oceania, Eurasia ed Estasia.
E Londra, capitale europea dell'Oceania, è una città in rovina, stremata dalla dittatura del Grande Fratello e dalla miseria.
In questo scenario cupo e desolato, entrato ormai a pieno titolo nel nostro immaginario e nella cultura popolare, Orwell disegna il futuro della società moderna.
La tragica ribellione di Winston Smith al Grande Fratello e la storia del suo amore per Julia sono lo specchio in cui Orwell riflette in modo lucido e senza sconti sul destino che potrebbe attendere un'umanità che ha fatto di tutto per eliminare se stessa: libertà personali controllate dall'autorità, storia e memoria riscritte e manipolate, e un linguaggio, unico baluardo di libertà, asservito al potere.
Riproposto in una nuova traduzione, che ne restituisce le atmosfere cupe e allucinate e il linguaggio a volte brutale, 1984 è uno dei classici moderni più letti e citati, perché ci ricorda ancora oggi cosa può accadere quando l'esercizio del pensiero viene impedito e dire la verità diventa un atto rivoluzionario.


George Orwell (foto sotto), fu uno scrittore inglese.
Nato nel Bengala, compì gli studi a Eton. Ritornato in India nel 1922, vi rimase cinque anni al servizio della polizia imperiale indiana in Birmania. Questo soggiorno diede lo spunto al suo primo romanzo, Giorni in Birmania (Burmese days, 1934).
Rientrato in Europa, il desiderio di conoscere le condizioni di vita delle classi subalterne lo indusse a umili mestieri nei quartieri più poveri di Parigi e di Londra, esperienza che narrò in Senza un soldo a Parigi e a Londra (Down and out in Paris and London, 1933).
Nel libro inchiesta La strada per Wigan Pier (The road to Wigan Pier, 1937) descrisse con amaro verismo la vita dei disoccupati. Partecipò alla guerra civile in Spagna, combattendo nell’esercito repubblicano; in Omaggio alla Catalogna (Homage to Catalonia, 1938) emerge una posizione duramente critica nei confronti del partito comunista spagnolo e dell’Unione Sovietica, accusati di aver distrutto la sinistra anarchica favorendo la vittoria dei falangisti.
Violentemente contrario ai metodi staliniani, scrisse una satira brillante e dolorosa del comunismo russo in La fattoria degli animali (Animal farm, 1945); infine, portando alle estreme conseguenze la sua avversione a ogni tipo di totalitarismo, diede nel suo ultimo romanzo, 1984 (1949), un’immagine avveniristica, tanto terrificante quanto plausibile, della società mondiale. Orwell lasciò anche saggi originali su argomenti di critica letteraria e di sociologia.

4. "Cent'anni di solitudine" di Gabriel García Márquez

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Da José Arcadio ad Aureliano Babilonia, dalla scoperta del ghiaccio alle pergamene dello zingaro Melquíades finalmente decifrate: cent'anni di solitudine della grande famiglia Buendía, i cui componenti vengono al mondo, si accoppiano e muoiono per inseguire un destino ineluttabile.
Con questo romanzo tumultuoso che usa i toni della favola, sorretto da un linguaggio portentoso e da un'inarrestabile fantasia, Gabriel García Márquez ha saputo rifondare la realtà e, attraverso Macondo, il mitico villaggio sperduto fra le paludi, creare un vero e proprio paradigma dell'esistenza umana.
In questo universo di solitudini incrociate, impenetrabili ed eterne, galleggia una moltitudine di eroi predestinati alla sconfitta, cui fanno da contraltare la solidità e la sensatezza dei personaggi femminili.
Con la sua forza, il suo bagaglio di visioni e di prodigi, con la sua capacità di reinventare il mondo, "Cent'anni di solitudine" è il libro rivelazione che ha rivoluzionato il modo di narrare e ha aperto alla forma romanzo una nuova stagione di successi.
Un capolavoro insuperato e insuperabile, un racconto tra i più amati di ogni tempo, un «romanzo ideale», secondo le parole dello stesso autore, «capace di rivoltare la realtà per mostrarne il rovescio».


Gabriel García Márquez (foto sotto), fu uno scrittore colombiano Premio Nobel per la Letteratura nel 1982.
Come giornalista ha soggiornato in Francia, Messico e Spagna; in Italia è stato allievo del Centro sperimentale di cinematografia.
Ha esordito con un breve romanzo, dove più evidente è l’influenza di Faulkner: Foglie morte (La hojarasca, 1955), cui sono seguiti Nessuno scrive al colonnello (El coronel no tiene quién le escriba, 1961); i racconti raccolti ne I funerali della Mamá Grande (Los funerales de la Mamá Grande, 1962), nei quali, soprattutto in quello che dà il titolo al volume, è già tratteggiato il mondo mitico e paradossale del narratore; La mala ora (La mala hora, 1962), altro romanzo, dove si narra una storia spietata di lettere anonime che coinvolge un intero paese, e Cent’anni di solitudine (Cien años de soledad, 1967), considerato il suo capolavoro, centrato sull’immaginaria ed epica comunità di Macondo.
Fuori del ciclo macondiano stanno il romanzo L’autunno del patriarca (El otoño del patriarca, 1975), torbida e visionaria vicenda d’un dittatore imprecisato, di segno anch’esso mitico; il racconto lungo L’incredibile e triste storia della candida Eréndira e di sua nonna snaturata (La increíble y triste historia de la candida Eréndira y de su abuela desalmada, 1972); il romanzo breve Cronaca di una morte annunciata (Crónica de una muerte anunciada, 1981), dove un fatto di cronaca, un delitto d’onore, sembra rovesciare ogni logica sotto il segno d’un destino emblematico, tanto spietato quanto capriccioso; il romanzo L’amore ai tempi del colera (El amor en los tiempos del colera, 1985) in cui si racconta la lunga storia ottocentesca di un amore che resiste a trent’anni di separazioni e traversie; Il generale nel suo labirinto (El general en su laberinto, 1989), ispirato alla vita e agli amori di Simón Bolívar; Dell’amore e di altri demoni (Del amor y otros demonios, 1994).
Ha inoltre pubblicato la raccolta di articoli Taccuino di cinque anni 1980-1984 (1991) e l’indagine giornalistica Notizia di un sequestro (Notícias de un secuestro, 1996, sul rapimento di dieci persone da parte dei narcotrafficanti).
Attraverso disarticolazioni cronologiche e forme fiabesche e leggendarie, spesso lievitate in pagine di gustoso umorismo, G.M. dà nelle sue opere una visione complessa e contrastata della «solitudine» dell’uomo latinoamericano e della condizione alienata e allucinata del mondo tropicale.
Nel 2001 è uscita la prima parte della sua autobiografia, Vivere per raccontarla (Vivir para contarla) cui ha fatto seguito il romanzo Memoria delle mie puttane tristi (Memorias de mis putas tristes, 2004).
Nel 1982 ha ottenuto il premio Nobel per la letteratura «Per i suoi romanzi e racconti, nei quali il fantastico e il realistico sono combinati in un mondo riccamente composto che riflette la vita e i conflitti di un continente».





5. "Amatissima" di Toni Morrison

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Vincitore del Premio Pulitzer per la narrativa 1988

«Sorprendente... Magico... Un romanzo straordinario» – The New York Times

Un romanzo maestoso, di straordinaria intensità, che racconta la storia di Sethe, indomabile donna di colore che, negli anni precedenti alla Guerra Civile americana, si ribella al proprio destino e fugge al Nord, verso la libertà.
Un percorso drammatico attraverso l'orrore della schiavitù, la forza dell'amore materno e il peso di un indicibile segreto.
Intrecciando mito e storia, leggenda e realtà, Toni Morrison ci regala un indimenticabile capolavoro della letteratura americana, vicitore del Premio Pulitzer per la narrativa.


Toni Morrison (foto sotto, )fu una scrittrice statunitense. Ex attrice, ex ballerina, ha scoperto e fatto pubblicare come redattrice della Random House le opere di maggior successo della recente letteratura afro-americana.
Tema centrale dei suoi romanzi, in cui si segnala lo spessore metaforico della scrittura, è la perdita d’identità dei neri, analizzata nei momenti della storia americana in cui il loro patrimonio culturale è stato più minacciato.
In L’occhio più azzurro (The bluest eye, 1970), storia di una bambina nera e del suo disperato desiderio di possedere un paio di occhi alla Shirley Temple, e in Sula (1973), ritratto di due donne, una ribelle e una conformista, e della loro crescita opposta e parallela, la M. coglie le metamorfosi delle comunità nere scosse dalle ondate migratorie degli anni Quaranta.
Canto di Salomone (Song of Solomon, 1977) narra il viaggio di un ragazzo nero che dalla Detroit dei diritti civili (negli anni Sessanta) si avventura nel mitico Sud, ricongiungendosi al suo passato familiare e razziale.
In L’isola delle illusioni (Tar Baby, 1981) la M. sottolinea i pericoli dell’alienazione culturale dei neri degli anni Ottanta.
Amatissima (Beloved, 1987), forse il suo risultato più compiuto, premio Pulitzer, si ispira al gesto disperato di una schiava fuggiasca che uccide la figlia piuttosto che ricadere con lei nella condizione di schiavitù.
Tra le sue opere, Jazz (1992), una storia di violenze e intolleranza, ambientata nella Harlem degli anni Venti, Paradiso (Paradise, 1998), Amore (Love, 2003), opere incisive che indagano la psicologia femminile in condizioni di emarginazione e sfruttamento.
Nel 1993 è stata insignita del premio Nobel per la Letteratura, prima donna di colore a ottenere questo riconoscimento.
I suoi romanzi sono pubblicati in Italia da Frassinelli; tra i più recenti ricordiamo: Il dono, A casa, Prima i bambini.
Nel 2012 il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama le ha consegnato l'altissimo riconoscimento della Medal of Freedom.
Si è spenta il 6 agosto 2019, all'età di 88 anni.








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