Tutti qualche volta mentiamo. Secondo lo psicologo Jerald Jellison della University of Southern California, Los Ageles, lo facciamo in media ogni 8 minuti.
Spesso si tratta di bugie bianche, cioè delle innocue bugie quotidiane che diciamo quando la sincerità può nuocere, come: “Non ti trovo affatto male!”, “Ti ho sentito volentieri”.
La bugia è la prima cosa che imparano i bambini, quando l’esortazione a “fare i bravi” è sempre accompagnata da un premio che faccia da rinforzo positivo (per esempio un gelato dopo aver fatto i compiti). Appreso il meccanismo, il bambino inizia a mentire e a dire di aver fatto i compiti per ottenere quella ricompensa.
La scienza la chiama Sindrome di Pinocchio e distingue tra bugie bianche e nere: cioè tra piccole bugie innocenti e gravi alterazioni della verità, mirate a danneggiare il prossimo.
Quanto ai bugiardi, non sono tutti uguali, ma chi è particolarmente incallito non può cambiare. A meno che non vada in terapia.
1. Bugie nere e pericolose
Il discorso si fa serio per le bugie nere e le bugie pericolose. Le prime possono avere vari livelli di gravità e spaziare dalla giustificazione di una mancanza alla calunnia, all’inganno e al danneggiamento mirato di altre persone.
Si tratta di bugie dette consapevolmente per raggiungere un obiettivo. Questo tipo di bugie sono il prodotto di una precisa volontà: ingannare in modo deliberato l’altro, un comportamento che è inevitabilmente legato alla dimensione perversa del potere.
Il potere di plasmare a proprio piacimento la realtà, di manipolare l’altro, inducendolo a credere e a fare ciò che si vuole.
In certi casi particolarmente patologici la persona che mente in questo modo fa esistere ciò che lui afferma, induce l’altra persona a ritenere vero ciò che lui dice, diventa talmente convincente da mentire perfino a se stesso: è il caso di alcuni venditori particolarmente convincenti, e di molti politici.
Esempi di bugie nere sono la copertura di un tradimento, la falsa testimonianza ai processi e le fake news diffuse sui social per rovinare la reputazione di qualcuno.
Le seconde, cioè le bugie pericolose, sono invece appannaggio dei bugiardi cronici, che se ne servono per mascherare la loro personalità fragile nascondendola dietro a un’altra fittizia che ostenti forza e onnipotenza.
Il soggetto, costruendosi un’impalcatura di menzogne, finisce per crearsi una dipendenza che, nei casi più gravi, può giungere alla negazione della realtà. Tale impalcatura si regge su un sistema sadico di prevaricazione che danneggia le persone che gli vivono accanto.
Queste ultime, fra conflitti interpersonali e tentativi di assecondarlo, rischiano di essere portate sulla strada della sua realtà inverosimile.
2. Tre tipi di bugiardi
Tutti i bugiardi sono persone deboli e con scarsa autostima, che per rafforzarsi e sfuggire al giudizio altrui hanno bisogno delle bugie. Esistono tre tipi di bugiardi: compulsivi, mitomani e patologici.
Il bugiardo compulsivo mente perché non può farne a meno. Si sente rassicurato e a suo agio nel dire bugie ma non manipola le persone né la realtà.
Il mitomane, invece, racconta storie inventate che lo vedono protagonista oppure millanta false conoscenze su fatti realmente accaduti ai quali è però estraneo.
Il bugiardo patologico, infine, affetto da Sindrome di Pinocchio, costituisce la tipologia più grave, spesso associata a una personalità narcisistica o borderline (un complesso quadro clinico in cui confluiscono più condizioni psicopatologiche).
Il soggetto mente per fini specifici ed è fortemente manipolativo.È anche poco empatico e incurante del male che arreca a chi gli sta attorno. Le continue bugie diventano un metodo di rielaborazione della realtà. Arriva a negare la realtà e a costruirsi un mondo parallelo.
Non importa quanto le sue bugie siano inverosimili e smentite dall’evidenza. La caratteristica saliente è il senso di ostentata onnipotenza, che per fare un esempio, in una splendida giornata di sole può portarlo ad affermare che fuori piove, a crederci davvero e a volerlo a tutti i costi far credere agli altri.
Se contraddetti in base all’evidenza, questi soggetti rimangono irremovibili nelle loro distorsioni, senza provare né vergogna né sensi di colpa. Si tratta di un atteggiamento non esente da sadismo, che fa soffrire le persone vicine inducendo in loro un costante stato di tensione e confusione.
Spiegano gli psicologi: «Il bugiardo patologico è convinto di poter cambiare la visione altrui in rapporto a ciò che afferma e di poter fare degli altri ciò che vuole. Questi soggetti devono sempre sentirsi i più forti e vanno dietro la bugia per raggiungere il loro obiettivo: quello di mascherare la loro debolezza portando avanti un modello di personalità che li faccia sentire più bravi e potenti degli altri e sempre dalla parte della ragione».
3. Come scoprire i bugiardi
Il bugiardo si tradisce nelle parole, nel modo di parlare e nell’atteggiamento corporeo.
«Il suo racconto inverosimile è sempre poco dettagliato e non viene mai ripetuto esattamente nello stesso modo», dicono gli esperti.
«Ecco perché la Polizia negli interrogatori pone molte volte la stessa domanda alla ricerca di contraddizioni».
Il bugiardo ha sempre ragione e il suo linguaggio, approssimativo e imperativo, è volto a confondere l’interlocutore. Tende a deviare spesso il discorso e a cambiare il tono della voce quando mente. La gestualità, spesso in contrasto con le affermazioni, tradisce nervosismo e impazienza.
Di solito la persona si irrigidisce, muove in continuazione le mani e tradisce emozioni contrastanti sul suo viso. A un attento osservatore non sfugge che sorride con la bocca ma non con gli occhi. La persona che mente ostenta sicurezza ma non è tranquilla.
Due indizi caratteristici sono il continuo reiterare che sta dicendo la verità e il fissare negli occhi l’interlocutore per convincerlo di questo. Altri due importanti segni sono le braccia conserte e le gambe accavallate, da considerare posizioni di difesa e copertura.
Un bugiardo cronico cambierà mai? «Un bugiardo narcisista non cambierà mai», ammoniscono gli psicologi. Ma nei rapporti interpersonali si giunge a un punto in cui assecondarlo non è più possibile, con tutto lo stress che ne deriva.
Se il bugiardo è il nostro partner sentimentale, il consiglio degli esperti terapeuti della coppia, è lapidario: «O lo si convince ad andare in terapia oppure è meglio mollarlo. In caso contrario si vivrà dovendosi costantemente difendere e si andrà incontro a un calvario di attriti e sofferenza».
Il bugiardo patologico è un fragile che non ammette di essere debole e che per sentirsi forte può fare del male. Essendo poco empatico e molto egoista, non se ne cura. «Questi soggetti vogliono dimostrarsi potenti nel far credere ad altri qualcosa. Se glielo si fa notare fanno peggio, perché si sentono contrastati. Molti bugiardi diventano violenti».
4. Curarli è difficile
Per uscire dalla bugia cronica o patologica è indispensabile che il soggetto prenda coscienza del suo problema e accetti di farsi curare. Questo avviene molto raramente.
Per queste persone la bugia è realtà, dipendenza e parte integrante della personalità e uscire da un simile schema mentale comporta grande stress e insicurezza. Implica infatti di andare alla ricerca di un’altra personalità.
Anche in fase di terapia, il paziente tende a ricadere nel problema. Viene infatti messo davanti a una realtà psicologica che implica un profondo cambiamento, non accettando il quale torna a dire bugie perché per lui è molto più facile.
I casi più gravi sono di pertinenza dello psichiatra, che a sua discrezione potrà anche prescrivere degli psicofarmaci.
La psicoterapia offre vari approcci a seconda della formazione del terapeuta, che vanno dalla psicanalisi (che scava nel profondo della persona) alla terapia cognitivo-comportamentale (più basata su regole e strategie di comportamento). La scelta è personalizzata e l’iter della cura è solitamente molto lungo.
Qualunque sia il modello terapeutico, si dovrà innanzitutto individuare la causa del disturbo, lavorare sulla presa di coscienza e indurre un cambiamento profondo della personalità e del comportamento del soggetto: un processo radicale che richiede tempo e sofferenza, poiché comporta l’abbandono di uno schema comportamentale di comodo ormai consolidato.
5. A volte non è sbagliato mentire
È sempre sbagliato dire bugie? Dipende... A volte una bugia bianca può fare del bene: come quando diciamo a un malato giù di morale che, tutto sommato, ha una bella cera.
Riguardo invece alle verità crude (come la confessione di un tradimento), prima di rivelare la verità all’interessato occorre valutarne la forza d’animo necessaria a reggerla.
Altre volte, per esempio quando riceviamo un regalo non di nostro gusto, fare buon viso a cattiva sorte è una bugia “diplomatica” preferibile alla sincerità assoluta che offenderebbe chi ce l’ha fatto. Dire che non abbiamo gradito un regalo può mortificare chi ce lo ha fatto. Meglio una buglia bianca in questo caso (foto sotto).
I bugiardi possono ingannare la macchina della verità? Il principio della prima macchina della verità (lie detector) si basava sul rilevamento delle alterazioni di parametri corporei come respiro, battito cardiaco, pressione del sangue, sudorazione, conducibilità della pelle eccetera, che si possono verificare quando il bugiardo dice bugie che lo agitano.
Ma questa macchina non è del tutto affidabile. Molte persone sono assai abili a controllare le proprie reazioni corporee, senza contare che per i bugiardi patologici il castello di menzogne che hanno costruito è realtà.
Nella foto sotto, l’attrice Sharon Stone nel film Basic Instinct (1992) sottoposta alla macchina della verità.