40 anni fa, il 28 settembre 1978, morì, dopo solo 33 giorni di regno, papa Giovanni Paolo I, al secolo Albino Luciani.
Era stato eletto il 26 agosto, dopo la scomparsa di papa Paolo VI, nato Giovanni Battista Enrico Antonio Maria Montini, che nei suoi quindici anni di pontificato aveva avviato la Chiesa verso la modernità.
Un percorso che Giovanni Paolo I voleva continuare. La sua morte improvvisa destò molti sospetti tra i fedeli e gli osservatori di tutto il mondo e furono numerose le voci che gridarono al complotto.
Non dimentichiamo che in Italia il 1978 era un anno molto tormentato: a Roma le Brigate Rosse avevano sequestrato, processato e ucciso Aldo Moro, mentre a Cinisi (Palermo) era stato assassinato Peppino Impastato, voce libera contro la mafia.
1. Dalla parte dei poveri
Albino Luciani nacque a Canale d’Agordo (Belluno) il 17 ottobre 1912 da Giovanni Luciani e Bortola Tancon.
Maggiore di quattro figli, ricordò per tutta la vita le difficoltà economiche della sua famiglia:
«Durante l’anno dell’invasione degli austriaci (1917-1918) ho patito veramente la fame. E anche dopo».
Il giorno del suo undicesimo compleanno raggiunse il seminario minorile interdiocesano di Feltre (Belluno): suo padre Giovanni, che in quel momento si trovava in Francia per lavoro, gli scrisse: «Spero che quando sarai prete, starai dalla parte dei poveri perché Cristo era dalla loro parte».
Ordinato sacerdote nel luglio 1935, venne nominato cappellano a Canale d’Agordo e poi ad Agordo: fu insegnante e vicerettore del seminario di Belluno e nel 1947 si laureò in teologia presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma con una tesi sull’origine dell’anima umana secondo Antonio Rosmini.
Una scelta coraggiosa, tenendo conto che due libri di Rosmini figuravano nell’Indice dei libri proibiti della Chiesa. Ma Luciani era un fine studioso e abile poliglotta e venne promosso vescovo della diocesi di Vittorio Veneto il 15 dicembre 1958 da papa Giovanni XXIII.
Si dimostrò subito molto vicino alla gente e non mancò mai di sottolineare l’importanza del catechismo e dell’insegnamento. Nel 1962 affrontò in prima persona uno scandalo finanziario che coinvolse due sacerdoti della sua diocesi.
Così si espresse: «La Chiesa di Vittorio Veneto si assumerà le sue responsabilità. A costo di alienare i vasi sacri, noi faremo fino in fondo il nostro dovere, risarcendo coloro che dimostreranno di essere stati danneggiati, a cominciare dai più bisognosi».
2. Il segno premonitore
Il 15 dicembre 1969 Luciani fu nominato Patriarca di Venezia da Paolo VI.
Lo stesso pontefice, tre anni dopo, sempre a Venezia, in piazza San Marco gli mise sulle spalle la stola papale che si era tolto dalle proprie davanti a ventimila persone, facendolo arrossire.
Qualcuno disse che in questo modo avesse indicato il suo successore.
Luciani, nominato cardinale nel 1973, non si tirò mai indietro di fronte alle sollecitazioni dei cattolici in fermento.
Se da un lato non esitò a sciogliere la sezione veneziana della FUCI (Federazione degli universitari cattolici) in quanto favorevole al divorzio, dall’altro mostrò la sua vicinanza agli operai di Marghera e propose alle chiese ricche dell’Occidente di donare l’1 per cento delle loro rendite alle chiese povere del Terzo mondo.
Il suo stile sobrio, che lo portò a preferire il classico abito scuro da sacerdote e a indossare di rado la fascia cremisi da vescovo e poi rossa da cardinale, attirò alcune critiche, ma fu un segno della semplicità che lo contraddistinse sempre.
3. Fumata bianca e solo quattro udienze
- Fumata bianca
Il 10 agosto 1978 partì da Venezia per andare al conclave chiamato a eleggere il successore di Paolo VI, morto quattro giorni prima.
Qui i 111 cardinali presenti individuarono in lui il candidato ideale e dopo solo quattro votazioni, alle 18,24 del 26 agosto 1978, si levò dal comignolo della Cappella Sistina la fumata bianca, segno che la Chiesa cattolica aveva il suo nuovo papa.
Albino Luciani scelse come nome Giovanni Paolo I, in ricordo dei due pontefici che l’avevano preceduto.
Sin dall’inizio, il suo stile fu contraddistinto da semplicità, umiltà e profonda fede in Dio, espressa in modi familiari e con linguaggio colloquiale: primo pontefice ad abbandonare l’uso del tradizionale pluralis maiestatis, mutò la cerimonia di incoronazione in una “solenne cerimonia per l’inizio del ministero petrino” e sostituì l’imposizione sul capo della tiara con quella, sulle spalle, del pallio.
- Solo quattro udienze
Nelle sue uniche quattro udienze generali affrontò i quattro temi che gli stavano più a cuore:
- l’umiltà (chiamò a sé un chierichetto per far capire il senso di questo modo d’essere),
- la fede (con la recita di una poesia di Trilussa),
- la speranza e, nell’ultimo incontro, che si tenne proprio il giorno prima della sua prematura scomparsa la sera del 28 settembre 1978,
- la carità.
Luciani morì nel suo appartamento privato a causa di un infarto miocardico. Già nei giorni successivi si diffusero diverse dicerie. Non giovò alla trasparenza la decisione di non autorizzare l’autopsia.
4. Una morte misteriosa?
Tra i sostenitori delle teorie complottistiche in voga in quel momento, il più famoso fu il saggista britannico David Yallop, che nel 1984 scrisse In nome di Dio, un libro che suscitò un enorme scalpore.
Secondo lui, quella di papa Giovanni Paolo I non fu affatto una morte naturale, bensì un vero e proprio omicidio su commissione, i cui mandanti dovevano essere cercati all’interno della Chiesa e della Massoneria.
Il legame tra ambienti vaticani e logge sarebbe stato provato anche da un articolo pubblicato dal discusso giornalista Mino Pecorelli sulla rivista Osservatore Politico il 12 settembre 1978, cioè due settimane prima della morte di Luciani.
“La Gran Loggia Vaticana”, questo il titolo dell’articolo, conteneva la lista di oltre 100 ecclesiastiche sarebbero risultati iscritti alla Massoneria.
Vera o falsa che fosse quella lista, è molto probabile che il papa ne venne a conoscenza e ciò, secondo Yallop, avrebbe confermato il suo proposito di “fare pulizia” in Vaticano.
Due, in particolare, sarebbero stati gli ambiti in cui intervenire: la vicinanza di alcuni ecclesiastici alla Massoneria e la gestione non cristallina dello IOR (Istituto per le Opere di Religione), da parte del suo presidente, l’arcivescovo americano Paul Marcinkus, già indagato e prosciolto nel 1972 per lo scandalo dei titoli azionari falsificati che il Vaticano avrebbe acquistato dalla mafia.
Yallop ritiene che ad allarmare il Papa furono i presunti contatti e rapporti dello IOR con il mondo più oscuro della finanza e con personaggi come Michele Sindona e Roberto Calvi del Banco Ambrosiano, il “banchiere di Dio” vicino alla Loggia P2 e trovato misteriosamente morto a Londra il 18 giugno 1982.
Si parlò di transazioni per centinaia di milioni di dollari dalle società fantasma di Calvi allo IOR, che, grazie al suo status di banca offshore, avrebbe fatto da intermediaria per le operazioni di Marcinkus.
L’intenzione di papa Luciani di rimuoverlo dal vertice dello IOR «perché un vescovo non deve dirigere una banca» avrebbe, secondo Yallop, portato alla luce l’ingente giro di denaro in cui una parte del Vaticano era coinvolta in compagnia di massoni e nanzieri spregiudicati.
Un rischio troppo alto che avrebbe spinto a organizzare un omicidio per avvelenamento seguito da depistaggi in modo che la morte apparisse come naturale.
Le ipotesi di David Yallop, comunque, hanno suscitato molti dubbi e sono state smentite da successivi autorevoli studi, come, ad esempio, il recente Papa Luciani.
Cronaca di una morte (Edizioni Piemme, 2017) di Stefania Falasca nel quale la storica, dopo aver consultato tutti i documenti disponibili, conferma la morte per infarto.
5. Presto sarà santo, un museo tutto suo e caro amico ti scrivo
- Ora è venerabile, presto sarà santo
Nel novembre 2017, con voto unanime, Giovanni Paolo I è stato dichiarato venerabile dalla Congregazione delle cause dei santi che ha così riconosciuto le sue virtù eroiche.
Ora la Congregazione sarà chiamata a valutare e approvare un miracolo attribuito alla sua intercessione e avvenuto dopo la sua morte per procedere alla beatificazione.
- Un museo tutto suo
Il Museo Albino Luciani (MUSAL) è stato inaugurato il 26 agosto 2016 dal cardinale Pietro Parolin.
Nelle sale è possibile ripercorrere non solo la vita di Albino Luciani, ma anche il contesto storico e sociale nel quale nacque e crebbe.
Al primo piano è esposta la valigia con cui il 17 ottobre 1923 lasciò Canale d’Agordo. Info: https://www.musal.it
- Caro amico ti scrivo
Illustrissimi è una raccolta di lettere che Albino Luciani scrisse sul Messaggero di Sant’Antonio, mensile dell’omonima casa editrice dei frati minori conventuali della basilica di Sant’Antonio di Padova nel 1971-75.
Sono missive a personaggi storici e mitologici, a scrittori e a santi in cui sono affrontati temi di attualità e spiritualità.
Tra i destinatari, il poeta Giuseppe Gioacchino Belli, san Francesco di Sales, Figaro, protagonista dell’opera Il barbiere di Siviglia di Gioacchino Rossini, Goethe, Manzoni, Pinocchio, Penelope e Gesù Cristo.