Parlare una seconda lingua3-800x400

Parlare una seconda lingua ti apre la mente

Per sentirsi a casa ovunque e capire gli altri, per attivare il cervello e fare carriera: studiare una seconda lingua è un passaporto per il futuro.

A Parigi fanno finta di non capire se proviamo a ordinare la cena in francese, rispolverando il poco che sappiamo della lingua dei cugini d’oltralpe.

A Tokyo ci sentiamo irrimediabilmente persi di fronte a indicazioni stradali scritte in giapponese, incomprensibili anche col massimo dell’impegno.

E perfino chi è convinto di aver imparato un ottimo inglese a scuola può vacillare di fronte al commesso del negozio di New York, che parla uno slang americano da rapper. Nessuno come chi ama viaggiare sa quanto sia utile parlare (bene) tante lingue.

Ma in un mondo sempre più globalizzato, conoscerle è essenziale non solo per sentirsi ovunque a proprio agio, ma anche perché apre le porte sul lavoro, allarga gli orizzonti delle scelte di vita, aiuta a capire culture diverse, con cui veniamo sempre più spesso in contatto.

Certo, comunicare in una lingua diversa da quella che abbiamo imparato fin dalla culla nasconde anche qualche trappola: malintesi ed equivoci sono infatti più comuni.

Ma gli intoppi sono un piccolo pegno da pagare, se messi a confronto con i vantaggi, che sono innegabili. Scopriamo quali…

Parlare una seconda lingua1-800x400

1. Ginnastica mentale

Ginnastica mentale-300x180

Primo fra tutti: studiare l’inglese, il francese o qualsiasi altro idioma fa sicuramente bene al cervello, non solo dei bambini.

Cimentarsi con la grammatica e con un nuovo lessico è sempre una buona ginnastica mentale, anche se si inizia a praticarla a sessant'anni.

Inoltre, contrariamente a quello che si crede, non esiste una finestra cosi rigida per l’apprendimento, né è detto che iniziare dopo i sette, otto anni porti irrimediabilmente a non comunicare bene.

Gli studi scientifici (e l’esperienza) ci dicono che più si va avanti negli anni più è difficile conquistare un accento perfetto ed è possibile “zoppicare” su qualche aspetto grammaticale complesso.

Tuttavia, se veniamo immersi in un’altra cultura e un’altra lingua quando siamo già grandi, possiamo ugualmente riuscire a padroneggiarla in modo da comunicare senza intoppi.

Chi si trasferisce all’estero e usa per lavoro un secondo idioma può arrivare a prestazioni linguistiche ottime.

Inoltre, non dobbiamo dare un peso eccessivo alla comunicazione attraverso le parole: possiamo farci capire anche con i gesti, le espressioni e gli sguardi.

 

Parlare una seconda lingua5-800x400

2. Strumenti di civiltà ed effetti inaspettati

Strumenti di civilta-300x180

  • Strumenti di civiltà
    Nel mondo attuale però, sempre più ricco di incontri con chi arriva da altri Paesi, è forse un altro il beneficio più immediato del multilinguismo.
    Le lingue straniere sono infatti un “ponte” verso la cultura di chi le parla, perché linguaggio e cultura sono così intimamente legati che non è possibile separarli.
    Imparare il cinese, dunque, significa davvero comprendere molto meglio come vivono e come pensano i cinesi, che cosa considerano inopportuno o apprezzano, quali sono i loro valori.
    Senza pregiudizi: uno studio presentato alla 3rd World Conference on Learning, Teaching and Educational Leadership di Bruxelles (Belgio) ha dimostrato che conoscere una lingua straniera porta gli studenti universitari a essere più aperti alle novità e più concilianti nei confronti di chi è diverso da loro.
    Gli autori hanno sottolineato che imparare più di una lingua a scuola fin da piccoli potrebbe perciò essere uno dei metodi migliori per creare una società più tollerante.

 

  • Effetti inaspettati
    Le parole influenzano la percezione della realtà, fin nei minimi dettagli.
    Un classico esempio è la visione del colore: i greci hanno parole diverse per indicare il blu e l’azzurro, gli inglesi usano la parola “blu” associata a un aggettivo per distinguere le sfumature.
    Ebbene, la risposta del cervello alla differenza tra i due è più ampia nei greci rispetto agli inglesi, come se avere una “etichetta linguistica” corrispondente a un colore mutasse il modo con cui questo è percepito.
    Perfino come vediamo noi stessi cambia a seconda della lingua con cui ci esprimiamo: uno studio pubblicato sul Journal ofResearch in Personality ha dimostrato che i bilingui anglo-spagnoli si descrivono diversamente nelle due lingue.
    Infatti, quando parlano in inglese raccontano ciò che hanno raggiunto e che cosa fanno nella vita, mentre in spagnolo si riferiscono di più alle relazioni e agli affetti: segno delle diverse culture sottese a inglese e spagnolo, più individualistica nel primo caso, e più improntata alla socialità nel secondo.

 

Parlare una seconda lingua2-800x400

3. Parole ed emozioni

Parole ed emozioni-300x180

Ma fra chi non è bilingue, e impara una lingua da grande, il secondo idioma crea anche altri fenomeni inaspettati, e non sempre del tutto positivi.

Per esempio, gli atteggiamenti prudenti di fronte a scelte rischiose diminuiscono quando ci si esprime in una lingua appresa.

E cambiano persino le nostre scelte morali. Lo ha dimostrato, fra gli altri, uno studio dell'Università di Trento, pubblicato sulla rivista Plos One. A un centinaio di studenti è stato chiesto se sarebbero stati disposti ad assassinare uno sconosciuto, qualora questo avesse permesso di salvare la vita di altri cinque.

I volontari che, nel rispondere, dovevano usare una lingua straniera erano più propensi a dire che avrebbero commesso l'omicidio, compiendo quindi una scelta più “utilitaristica”, mentre fra chi si esprimeva in italiano prevaleva il divieto morale di uccidere.

Per spiegare tutto questo sono state avanzate diverse ipotesi; certamente ha un ruolo il fatto che il coinvolgimento emotivo è più limitato quando ci si esprime in un secondo idioma: la risposta alla paura, per esempio, è inferiore.

Probabilmente, questo è dovuto al fatto che mentre si parla si deve esercitare un controllo cognitivo maggiore, volto ad attivare la seconda lingua e a “spegnere” la principale. Ma la teoria del coinvolgimento emotivo non è l'unica.

Altri esperti, infatti sottolineano che doversi spiegare in una lingua che non si padroneggia perfettamente potrebbe creare una maggior “confusione” in testa, fenomeno che determinerebbe un accesso meno diretto alle norme morali.

Questo, fra l’altro, potrebbe spiegare perché quando ci si trova in un altro Paese si tende ad avere un comportamento diverso da quello tenuto in patria, come accade con i tedeschi, che sono irreprensibili a Francoforte ma si ubriacano se vengono in vacanza in Italia.

Certo, di queste implicazioni sul comportamento dovrebbero tener conto anche i politici, che in Europa devono prendere decisioni comunitarie esprimendosi in inglese.

 

Parlare una seconda lingua7-800x400

4. Una lingua universale?

Una lingua universale-300x180

Già, l’inglese: è questa la “lingua franca” oggi, per motivi storico-culturali ma anche perché è relativamente semplice rispetto ad altre (il cinese mandarino, per dire, è la più parlata al mondo e ha una grammatica minimale, ma lessico e scrittura ardui).

Vietato però credere che sia davvero una lingua universale. L’uomo non vuole perdere la sua eterogeneità.

Anche l’inglese viene plasmato nelle diverse realtà in cui è parlato: non solo nei Paesi dove è molto usato (fra l’inglese indiano, australiano o canadese c’è una bella differenza), ma anche laddove è studiato come seconda lingua.

Pensiamo alla parola wellness: è stata coniata dagli europei per indicare le pratiche per migliorare il benessere personale, ma non esiste nell’inglese britannico o statunitense.

La lingua unica, in realtà, è un mito irrealizzabile: anche se con la nascita degli Stati-nazione si è cercato di formularne una, in tutta la storia dell’uomo ha sempre prevalso il plurilinguismo.

Che adesso riemerge, con la globalizzazione, ma che non ci ha mai impedito di capirci anche con chi parla un idioma del tutto diverso dal nostro.

 

Parlare una seconda lingua8-800x400



5. Neuroni protetti

Neuroni protetti-300x180

Parlare più di una lingua fa bene al cervello, che diventa più efficiente e invecchia meno.

I bilingui, per esempio, hanno una maggiore capacità di concentrazione, perché quando parlano un idioma devono “zittire” l’altro, e questo si traduce in una migliore efficienza nell’ignorare gli stimoli non pertinenti al compito che si sta svolgendo.

Inoltre, i bambini bilingui acquisiscono prima l’abilità di mettersi nei panni dell’altro, che in quelli che parlano una sola lingua compare attorno ai 3-4 anni.

«Parlare bene e quotidianamente due lingue, anche se la seconda è stata imparata quando non eravamo più bambini, rallenta di quattro, cinque anni la comparsa dei sintomi di demenza», sottolineano molti linguisti.

Per di più, un’eventuale malattia neurodegenerativa ha un decorso più lento nei bilingui, che compensano meglio la perdita di neuroni.

Per acquisire i vantaggi non conta il numero di lingue conosciute, ma la padronanza che raggiungiamo.

Meglio quindi imparare bene una sola lingua straniera - anche con conversazioni, film in originale e aumentando le occasioni per parlarla - che puntare a un’infarinatura sommaria di tanti idiomi.

 

Parlare una seconda lingua4-800x400






Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo con i tuoi amici su Facebook
Hai qualche idea per un articolo su BEST5? Vai alla pagina dei suggerimenti e libera la tua fantasia!