Jean Sénécat, specialista del Pastore di Piccardia, ha definito molto bene il carattere e la morfologia di questo cane rude e interessante:
«Chi lo conosce, sa che è un falso magro, di taglia media, dai muscoli di acciaio, fatto per il lavoro.
Ma cosa passa dietro il suo sguardo diretto e fiero? A chi o a cosa pensa? L’animale che sogna spesso di battersi con un suo simile o con un intruso è lo stesso cane che, in casa, è tutto dolcezza e pazienza con i bambini e accoglie con cortesia gli amici della famiglia.
Non è un importuno; ama far piacere al padrone: questo si legge nell’espressione dolce del suo sguardo, pieno di tenerezza e di affetto. Ha un’anima fiera sotto una scorza un po’ rude. Intelligente e sensibile, cerca e prende tempo per capire e soffrirà molto per tutto ciò che considera ingiusto.
Molto equilibrato, calmo e ardente nello stesso tempo, privo di aggressività, può nondimeno divenire un eccellente cane da difesa, talvolta un poco testardo, furbo, un tantino sbraitone, senza partiti presi e senza eccessivi ottimismi. Questa è la personalità, davvero interessante, del Pastore di Piccardia».
Oggi scopriremo questa meravigliosa razza canina, tanto perseverante e coraggiosa, quanto vivace e affabile, che sa soddisfare anche i padroni più esigenti.
1. Origine e storia
Gli studi intrapresi alla fine del diciannovesimo secolo sulle origini del Pastore di Piccardia hanno dimostrato che questo cane discende dalle razze da pastore conosciute da moltissimo tempo in Francia e non da recenti incroci come ogni tanto si afferma.
Alcuni cinologi sostengono persino la tesi secondo la quale i Pastori di Piccardia avrebbero per antenati i cani che accompagnarono i Celti durante le loro invasioni, a partire dal IX secolo a. C.
Ed è vero che, su tutta la linea di migrazione di questo popolo indoeuropeo, si trovano esemplari del medesimo tipo, come l’antico Pastore Tedesco dal pelo duro, il Pastore Belga e il Pastore di Piccardia (si incontrano, d’altronde, in Spagna e nel Rif, in Marocco, cani che presentano caratteri analoghi, anche se incroci con varietà locali ne hanno cambiato considerevolmente l’aspetto).
Comunque sia, il Cane da Pastore di Piccardia fu per molto tempo ignorato dai cinologi francesi: nel 1893 persino Pierre Mégnin, in una conferenza pubblicata poi sulla Rivista delle scienze applicate, affermò che in Francia esistevano solo quattro razze di cani da Pastore, il cane della Beauce, il cane della Brie, il cane della Linguadoca e il cane delle Alpi e dei Pirenei.
Il Club francese del cane da pastore, fondato nel 1896, dal canto suo, riconosceva soltanto il Pastore della Beauce e il Pastore della Brie. Cornevin, nel Trattato sulla zootecnia speciale del cane, edito nel 1897, non cita mai il Pastore di Piccardia. Fu Pierre Mégnin, l’anno seguente, a dover registrare l’esistenza della razza piccarda.
Basandosi sulle descrizioni dettagliate di un certo Sauret (conduttore di bestiame di La Villette costretto a percorrere i dipartimenti del nord della Francia e quindi a incontrare i cani locali), il famoso cinologo descriveva così il Pastore di Piccardia dell’epoca:
«Questo cane vigoroso e ben strutturato è stato fino a oggi confuso con il cane della Beauce. Se ne distingue per la lunghezza del pelo, corto o tutt'al più semilungo, che non forma un grosso pennacchio con la coda, né frange ai lombi. Se ne distingue anche per il colore che, a dire di Sauret, sarebbe sempre nero e fuoco, con l’estremità della coda, il collare e la lista del muso bianchi».
Nell’opera Il cane e le sue razze, Pierre Mégnin riprodusse inoltre due illustrazioni del Pastore di Piccardia. La prima era il ritratto di un cane appartenente a Émile Boudut, chiamato Tambour, che, secondo Sauret, assicurava assai bene la conduzione del bestiame da un mercato all’altro. Le misure di Tambour erano le seguenti: taglia, 55 centimetri; giro di petto, 75 centimetri; lunghezza della testa, 20 centimetri.
La seconda illustrazione, più antica perché si trattava di una tavola conservata alla ‘Bergerie nationale’ di Rambouillet, rappresentava il primo capo pastore, un tale chiamato Delorme, in servizio dal 1786 al 1830, accompagnato da un cane che ricorda incontestabilmente il Pastore di Piccardia come lo conosciamo oggi.
Malgrado i lavori di Pierre Mégnin e fino alla prima guerra mondiale, il Pastore di Piccardia rimase per i responsabili della cinofilia un cane marginale, poiché troppo prossimo al Pastore della Beauce per essere considerato come una razza del tutto a parte.
Prova ne è il fatto che la commissione di specialisti riunita a La Villette nel 1896, per determinare la qualità che conveniva fissare per i Pastori francesi di pianura e normalizzare definitivamente le caratteristiche di Pastore della Beauce e Pastore della Brie, non fece alcuna menzione del Pastore di Piccardia.
Nel 1899, quando dodici Pastori di Piccardia furono presentati a una esposizione canina ad Amiens, il giudice e presidente del Club francese del cane da pastore, Emmanuel Boulet, rifiutò di riconoscerli.
Altri esemplari parteciparono ancora a numerose manifestazioni canine: a Gand il medesimo anno, ad Amiens nel 1903 e nel 1908, a Rouen nel 1905 e, infine, a Lille nel 1908, dove fu presentato Raton, un bell’esemplare di color beige, ma senza alcun risultato.
Gli amatori dei Pastori di Piccardia, soprattutto nel nord della Francia, non si diedero comunque per vinti e si sforzarono di sviluppare la razza, aiutati da cinologi di fama, come il belga Huyghebaert (che aveva notato le qualità di questo cane impiegato dagli agricoltori, dai doganieri e dai contrabbandieri della frontiera franco-belga), come Robert Fontaine, vice presidente del Club di Saint-Hubert, o come C. Tournemine, un allevatore di Idem, nel nord.
Robert Fontaine descriveva il Pastore di Piccardia in questi termini: «E un cane di taglia media, 60 centimetri al massimo; il suo colore deve essere sia nero mescolato a pelo bianco, sia rosso scuro». Notiamo però che all’epoca il Pastore di Piccardia si differenziava poco anche dal Bovaro delle Fiandre, che i Fiamminghi chiamavano del resto Pikhaard.
Alla fine della prima guerra mondiale, il numero dei Pastori di Piccardia era considerevolmente diminuito: le popolazioni del nord, toccate più delle altre dal conflitto, erano state in effetti costrette a dure restrizioni alimentari e non avevano potuto più assicurare la sopravvivenza dei loro cani.
La signora Bouctot-Vagniez, consapevole del pericolo, prese allora Piniziativa di far pubblicare dalla Società canina di Piccardia un opuscolo per «far meglio conoscere, difendere e restituire l’onore a questa razza».
Fece anche proporre un primo standard, sebbene la razza non fosse catalogata né dalla SCC né dal Club francese del cane da pastore. In definitiva, solo nel 1925 l’ostinato Tournemine giunse a far riconoscere ufficialmente il Pastore di Piccardia, votato all’unanimità da un’assemblea straordinaria del Club francese del cane da pastore, presieduta da Palyart.
Dopo un progresso considerevole durante gli anni Venti e Trenta, il Pastore di Piccardia dovette ancora una volta sopportare le conseguenze della guerra. Fu necessaria tutta la perseveranza di un allevatore convinto, come Cotté, il quale, rifugiatosi a una cinquantina di chilometri da Amiens, esaminò le fattorie locali al fine di selezionare i riproduttori dotati di maggior tipo, perché la razza non si estinguesse completamente.
Grazie a sforzi analoghi da parte di altri allevatori, il Pastore di Piccardia fece nuovamente la sua apparizione in esposizione nel 1949. In seguito, la razza ha fatto progressi in maniera assai irregolare. Meno diffuso del Pastore della Beauce o del Pastore della Brie, il Pastore di Piccardia è però destinato a conoscere, negli anni a venire, un successo proporzionato alle sue qualità.
2. Comportamento
Jean Sénécat, specialista del Pastore di Piccardia, ha definito molto bene il carattere e la morfologia di questo cane rude e interessante:
«Chi lo conosce, sa che è un falso magro, di taglia media, dai muscoli di acciaio, fatto per il lavoro.
Ma cosa passa dietro il suo sguardo diretto e fiero? A chi o a cosa pensa? L’animale che sogna spesso di battersi con un suo simile o con un intruso è lo stesso cane che, in casa, è tutto dolcezza e pazienza con i bambini e accoglie con cortesia gli amici della famiglia.
Non è un importuno; ama far piacere al padrone: questo si legge nell’espressione dolce del suo sguardo, pieno di tenerezza e di affetto. Ha un’anima fiera sotto una scorza un po’ rude.
Intelligente e sensibile, cerca e prende tempo per capire e soffrirà molto per tutto ciò che considera ingiusto.
Molto equilibrato, calmo e ardente nello stesso tempo, privo di aggressività, può nondimeno divenire un eccellente cane da difesa, talvolta un poco testardo, furbo, un tantino sbraitone, senza partiti presi e senza eccessivi ottimismi. Questa è la personalità, davvero interessante, del Pastore di Piccardia».
Il Pastore di Piccardia ha un’indipendenza di carattere tale da farlo considerare un animale testardo; è fondamentale quindi educarlo con pazienza, ma con fermezza, fin dalla più tenera età.
È un animale rustico, cui non giova un eccesso di piccole attenzioni; la sua abitudine a vivere in condizioni ambientali anche difficili lo rende senza dubbio poco adatto alla vita in appartamento.
Infatti, quando gli si impone uno stile di vita troppo distante da quello che gli fu proprio per secoli, il Pastore di Piccardia tende a mostrarsi invadente. Inoltre, questo cane irrequieto, se non addirittura brusco, ha bisogno di un padrone capace di dominarlo e, quindi, non è indicato come cane da compagnia per persone anziane.
In famiglia, pur conservando tutto il suo straordinario dinamismo, sa mostrarsi affettuoso. Essendo particolarmente esuberante, diverrà molto infelice se non potrà prendere parte attiva alla vita della famiglia che lo accoglie.
Sportivo e vivace, ama accompagnare bambini o adulti in lunghe passeggiate e si rivela uno dei compagni più gradevoli in assoluto per i cacciatori e per tutti coloro che amano il contatto con la natura.
Alcuni soggetti sono tuttora utilizzati come conduttori di greggi. Il fatto è abbastanza raro e merita di essere segnalato; del resto, i proprietari se ne mostrano molto soddisfatti, come attesta questa testimonianza di un pastore di Saint-Jean-du-Gard che lavorava in precedenza con Pastori Tedeschi e Pastori Belgi:
«Senza averle insegnato nulla, a tre mesi la mia cagna seguiva il gregge.
Ho ritrovato in altri Pastori di Piccardia la stessa capacità e il mio ruolo si limitava, nella fase iniziale della loro educazione, a guidare questo istinto, ossia a frenare o ad accelerare la marcia del gregge.
Il Pastore di Piccardia è un cane che prende con naturalezza delle iniziative ed è opportuno dargli fiducia.
Ha costantemente un occhio sul gregge e l'altro sul pastore. Se il cane mi perde di vista, si può essere sicuri che ricondurrà il gregge a casa».
Il Pastore di Piccardia possiede anche un fine olfatto. E, se non dà mai prove di sottomissione, adora però compiacere il suo padrone e accetta quindi di buon grado di assecondarlo, svolgendo compiti spesso affidati ad altre razze: la sua riconversione alla difesa e al pedinamento nasce da questa logica.
Perseverante, coraggioso, vivace, molto affabile, sa soddisfare i padroni più esigenti: bisogna, quindi, che essi si dimostrino degni di un tale compagno. «Per essere un buon Piccardo bisogna essere come questo cane: sano e naturale», dicono talora gli amatori del Pastore di Piccardia. Nessuno saprebbe essere in collera con lui.
Essendo un cane molto rustico, il Pastore di Piccardia non ha bisogno di grandi cure. Si consiglia di evitare i bagni, che potrebbero indebolire il suo pelo ruvido; per mantenerlo pulito, basterà adoperare un comune shampoo secco.
3. Lo Standard della razza
FCI Standard N° 176 / 23.1.2009
CANE DA PASTORE DI PICCARDIA
ORIGINE: Francia
DATA DI PUBBLICAZIONE DELLO STANDARD ORIGINALE VIGENTE: 04.11.2008
UTILIZZAZIONE: Cane da pastore
CLASSIFICAZIONE F.C.I. Gruppo 1 Cani da pastore e Bovari (escluso i Bovari Svizzeri)
Sezione 1 Cani da pastore
Con prova di lavoro
ASPETTO GENERALE:
Il pastore di Piccardia è un cane di taglia media. È solido, rustico, molto muscoloso e ben costruito, senza mai essere pesante. Resta molto elegante, sia in stazione che in movimento. La sua espressione vivace e sveglia è resa caratteristica dal suo aspetto di griffone.
PROPORZIONI IMPORTANTI:
Il Pastore di Piccardia è un cane mediolineo.
- La lunghezza del corpo dalla punta della spalla alla punta della natica deve essere leggermente superiore all’altezza al garrese ( rapporto da 5 a 8%). Le femmine sono generalmente un po’ più lunghe dei maschi.
- Il cranio e il muso hanno la stessa lunghezza.
- La distanza dal gomito al suolo è uguale alla metà dell’altezza al garrese.
COMPORTAMENTO – CARATTERE
Il pastore di Piccardia è un cane equilibrato. Non è aggressivo, né pauroso, né nervoso. Deve essere obbediente e ardito. Questo gli permette di compiere facilmente il suo lavoro che consiste nel condurre e custodire le greggi. È anche un buon guardiano per la famiglia presso la quale ama vivere, a stretto contatto con i bambini.
TESTA: senza essere massiccia, deve essere proporzionata alla taglia. Finemente cesellata, non deve dare l’impressione di essere appuntita. Viste di profilo, le linee del cranio e del muso sono parallele. Il tipo è evidenziato dall’aspetto da griffone; quindi sopracciglia ben marcate (pelo di circa 4 cm,. che non deve velare gli occhi) come pure barba e baffi.
REGIONE DEL CRANIO
Cranio: Vista dal davanti, la fronte non deve essere piatta ma leggermente convessa, con una depressione minima nel mezzo.
Stop: è poco apparente; è situato ad uguale distanza dall’occipite e dall’estremità del muso.
REGIONE DEL MUSO:
Tartufo: ben sviluppato. Sempre nero; narici ben aperte
Muso: forte e non troppo lungo. Non deve terminare a punta. La canna nasale è diritta. Presenza di leggeri baffi e barba.
Guance: devono presentare una certa rotondità.
Labbra: asciutte e ben combacianti.
Denti: mascelle possenti. La chiusura è a forbice. La dentatura deve essere completa.
Occhi: orizzontali, di grandezza media, ovali, non sporgenti, di colore scuro (il colore può essere più o meno scuro a seconda del colore del mantello, ma mai più chiaro del nocciola).
Orecchi: di media grandezza, larghi alla base, attaccati alti, sempre portati naturalmente eretti, con le punte leggermente arrotondate. È tollerato, ma non ricercato, che siano portati divergenti.
COLLO: forte e muscoloso, di buona lunghezza, esce bene dalle spalle, permettendo un portamento fiero della testa.
CORPO: l’ossatura è solida senza esagerazione e la muscolatura asciutta.
Torace: arriva al gomito, ma non lo sorpassa. Un perimetro toracico corretto preso subito dietro i gomiti è superiore all’altezza al garrese di circa 1/5 . Le costole sono ben cerchiate al loro livello superiore; poi si appiattiscono progressivamente fino allo sterno.
Dorso: diritto
Rene: solido
Groppa: leggermente inclinata, si fonde progressivamente con le natiche.
Ventre: leggermente retratto.
CODA: integra
A riposo, deve raggiungere la punta del garretto e presentare una leggera curvatura all’estremità. In movimento, la coda può essere portata più alta senza mai superare la linea del dorso. Il pelo della coda ha la stessa lunghezza di quello del corpo.
ANTERIORI: bene in appiombo, visti sia dal davanti che di lato.
Spalle: lunghe e oblique
Gomiti: ben aderenti al corpo
Avambraccio: diritto e molto muscoloso
Metacarpi: leggermente inclinati dal dietro in avanti.
Piedi: arrotondati, corti e compatti
POSTERIORI: ben paralleli, se visti da dietro, e bene in appiombo se visti di lato.
Coscia: lunga e molto muscolosa
Ginocchio: articolazione forte
Garretto: mediamente angolato, non troppo aperto né troppo chiuso.
Metatarsi: perpendicolari al suolo.
Piedi: arrotondati, corti e compatti. Niente speroni, né dita supplementari. Cuscinetti fermi.
Unghie: di colore scuro.
ANDATURA: elastica e sciolta. Dà l’impressione sia d’eleganza che di facilità. Moderato allungo degli anteriori; gli arti che restato ben paralleli.
MANTELLO
PELO: duro, semi-lungo. Deve scricchiolare fra le dita. La sua lunghezza è da 5 a 6 cm. su tutto il corpo, compresa la coda. Sottopelo fine e fitto..
COLORE: fulvo, fulvo carbonato, fulvo tigrato, grigio che generalmente resta scuro. Senza grandi macchie bianche (una leggera macchia bianca è tollerata al petto e alla punta dei piedi).
TAGLIA
Al garrese: Maschi da 60 a 65 cm, Femmine da 55 a 60 cm
Con tolleranza di ± 1 cm.
DIFETTI: Qualsiasi deviazione da quanto sopra deve essere considerato difetto e la severità con cui va penalizzato deve essere proporzionata alla sua gravità e agli effetti sulla salute e il benessere del cane.
DIFETTI GRAVI:
- Assenza di 2 denti che non siano i PM 4 nella mascella inferiore (i PM 1 non sono presi in considerazione)
- Chiusura rovesciata senza perdita di contatto degli incisivi.
- Occhi molto chiari
- Coda arrotolata sul dorso o esageratamente corta.
- Pelo che tende ad arricciarsi. Pelo troppo piatto; di meno di 4 cm o più di 7 cm. Pelo molle o lanoso.
- Importanti irregolarità agli appiombi; in particolare: posteriori difettosi, eccessivo mancinismo, garretti vaccini.
DIFETTI ELIMINATORI:
- Cane aggressivo o pauroso
- Mancanza di tipicità
- Enognatismo o prognatismo con perdita di contatto degli incisivi.
- Assenza di due PM 4 o più di due che non siano PM 4 ( i PM 1 non sono presi in considerazione)
- Occhi gazzuoli o troppo chiari che tendono al giallo.
- Orecchi non portati naturalmente eretti.
- Coda: rudimentale o assente.
- Colore: mantello nero, bianco, arlecchino, pezzato; bianco troppo esteso al petto, piedi completamente bianchi, bianco nel mantello in altre parti che non siano quelle indicate dallo standard.
- Taglia che esce dai limiti dello standard ( compresa la tolleranza). Le taglie di 67 per i maschi e 62 per le femmine possono essere tollerate solo per i soggetti di grande qualità.
Qualsiasi cane che presenti, in modo evidente, anomalie d’ordine fisico o comportamentale, sarà squalificato.
N.B. I maschi devono avere due testicoli apparentemente normali completamente discesi nello scroto.
4. Il pastore "Bleu de Picardie"
Poco dopo la seconda guerra mondiale, si incontravano in alcune esposizioni nella regione piccarda, specialmente ad Amiens e ad Abbeville, alcuni cani da pastore detti "Bleu de Picardie".
La Signora Mocquet, allora presidente della Società canina regionale e segretaria di un Club del Pastore di Piccardia, aveva desiderato fare una selezione di tale varietà che non era raro, secondo lei, vedere in questa regione da almeno dieci anni.
Questo tentativo, però, non fu coronato da successo, e i Bleu non furono mai riconosciuti come varietà della razza piccarda (i cani da pastore Bleu de Picardie non sono da confondere con gli Épagneul Bleu de Picardie, una razza del tutto differente che è, invece, riconosciuta).
Questi cani - di taglia dai 60 ai 65 centimetri - erano senza dubbio derivati da incroci tra Pastori della Beauce'e cani da gregge della regione piccarda. Erano conformati sul modello Beauceron e il loro colore blu netto ricordava particolarmente il Beauceron danese.
Esistevano anche esemplari neri con estremità fuoco e altri quasi bianchi con chiazze di un blu sbiadito. Il pelo era meno duro di quello del Pastore di Piccardia classico, le orecchie erano naturalmente diritte, gli occhi erano spesso neri screziati di grigio, il doppio sperone era raro.
L'esistenza, anche se effimera, di questi cani da pastore Bleu de Picardie mostra in maniera evidente la ricchezza del patrimonio canino francese.
In effetti, anche se sono quattro le razze di cani da pastore francesi oggi riconosciute dalla SCC, dalla Federazione cinologica internazionale e dal Ministero dell'Agricoltura - Pastore della Brie, Pastore della Beauce, Pastore di Piccardia e Pastore dei Pirenei - esistono, tuttavia, e da molto tempo, alcune varietà di cani da pastore non ufficiali (cane da pastori delle Alpi, Labrit, cane da pastore della Linguadoca, ecc.), che, evolvendosi in una regione limitata, non si sono sviluppate sufficientemente per attirare l'attenzione dei cinofili. Alcune di queste varietà sono oggi estinte o in via di estinzione.
5. Razze affini
Il Pastore di Piccardia è un'antica e autentica razza francese, sostengono a ragione i numerosi amatori di questi cani da pastore; gli stessi, il più delle volte, rifiutano di riconoscere che a esso siano ricollegabili altre razze.
Il Pastore di Piccardia sarebbe, pertanto, unico e non si avvicinerebbe a nessuna altra razza.
Questa opinione è senza dubbio restrittiva, dal momento che le sue origini lo imparentano con altri pastori francesi. A motivo della tessitura del pelo, il Pastore di Piccardia fa innanzi tutto pensare al Bovaro delle Fiandre.
Effettivamente, agli inizi del secolo, i due cani si assomigliavano parecchio; il Bovaro delle Fiandre non aveva allora l'aspetto brevilineo che conosciamo oggi. Originario delle Fiandre - belga e francese - questo Bovaro era impiegato come guida e custode di greggi.
Durante la prima guerra mondiale venne utilizzato come cane da pattuglia, da sorveglianza, cane sanitario... Dopo la seconda guerra mondiale le divergenze che opposero Belgi e Francesi sulle caratteristiche del Bovaro delle Fiandre rischiarono di minacciare l'esistenza stessa della razza.
Fu solo nel 1965 che venne raggiunto un accordo tra i due paesi: fu concordato uno standard che permise a questo cane di evolversi poco a poco verso il suo tipo attuale.
Benché si tratti di cani da caccia, i Griffoni richiamano sotto certi aspetti il Pastore di Piccardia, in particolare per l'aspetto del loro pelo. Del resto, il Piccardo condivide con qualche razza francese da utilità una struttura solida e un'eleganza rustica.
Contrariamente, però, a quelle del Bovaro delle Fiandre, del Pastore della Beauce e del Pastore della Brie, le orecchie del Pastore di Piccardia sono portate naturalmente diritte.
Si noti, infine, che se la larghezza delle spalle del Pastore di Piccardia ha qualche rassomiglianza con quella del Pastore della Beauce, al punto che li si poteva confondere all'inizio del secolo, la confusione oggi non è possibile.
Le loro caratteristiche, sono state infatti precisate in modo rigoroso dai rispettivi standard.