Definire “onesta” una persona significa attribuirle un complesso di virtù definite già dagli antichi romani, che con il termine latino honestum esprimevano il concetto morale del bene per eccellenza.
Ai nostri giorni, il dizionario Treccani definisce onesta “la persona che agisce con onestà, lealtà, rettitudine e sincerità in base a principi morali ritenuti universalmente validi, astenendosi da azioni riprovevoli nei confronti del prossimo”.
Il concetto è esteso all’ambito del lavoro, dei guadagni e alla condotta nella sfera sessuale.
«L’odierno concetto di onestà si rapporta alla sincerità intesa come dire, pensare e perseguire il vero e il giusto», ribadisce Francesca Rigotti, filosofa, saggista, docente di dottrine politiche all’Università della Svizzera Italiana e autrice del libro Onestà.
«Contestualizzato ai giorni nostri, il concetto di sincerità coniuga infatti due aspetti: da una parte il non mentire (esteso a non ingannare, non nascondere e non omettere informazioni), dall’altra il non rubare, non frodare, non corrompere, non danneggiare economicamente i lavoratori eccetera», spiega la studiosa.
«È singolare che nella lingua italiana il termine “onestà” abbia perduto la valenza di “sincerità” che ha conservato in altre lingue (ne è un esempio l’aggettivo inglese honest, che significa anche sincero)».
Essere onesti da bene al corpo e alla mente, riduce lo stress e crea un senso di benessere. Non solo: ci rende più credibili sul lavoro e meglio valutati nei colloqui d’assunzione. Noi italiani, però, dobbiamo migliorare: nella classifica dei Paesi più onesti del mondo siamo solo al sessantesimo posto.
Ma perché “conviene” essere onesti? Scopriamolo insieme.
1. L'onestà fa bene alla salute e alla reputazione
- Ne guadagna la salute
Ma nel mondo d’oggi sembrano farla da padroni raccomandati, sfruttatori e corrotti, che prosperano ai danni degli onesti e, per chi non ha valori morali saldi, la tentazione di imboccare la scorciatoia della disonestà, apparentemente “vincente”, è sempre più forte, tanto più che a prima vista l’onestà non sembra portare vantaggi.
Nulla di più sbagliato. L’onestà ci fa star bene perché produce un senso di pace interiore che ci fa sentire meglio con noi stessi e con gli altri.
La conferma arriva da uno studio della University of Notre Dame dell’Indiana (Usa), presentato al congresso annuale dell’American Psychological Association a Orlando, Florida, che fornisce un supporto scientifico alla correlazione fra onestà e sincerità: chi è onesto e dice la verità sta meglio di salute.
Un esperimento di 10 settimane fra due gruppi di persone, uno autorizzato a mentire e l’altro costretto a dire sempre e solo la verità, ha evidenziato che le bugie provocano tensioni e dolori fisici.
Precisamente, riducendo di 3 volte il numero di bugie settimanali si abbassavano di 3 volte i disturbi psicologici (nervosismo, disturbi dell’umore) e di ben 4 quelli fisici (soprattutto i dolori al collo, alla testa e alla gola). - L’importanza della reputazione
Nel suo libro The (Honest) Truth about Dishonesty, Dan Ariely, economista comportamentale di fama mondiale, esorta all’onestà a tutto vantaggio di se stessi.
Ariely ammonisce infatti di non sottovalutare gli effetti deleteri del mentire, poiché se smascherata, anche la più piccola bugia può fruttarci la reputazione di bugiardi.
Senza contare che, spesso, le bugie portano alla necessità di dire altre bugie e di supportarle con azioni disoneste, con conseguenze sempre più negative che comportano la perdita della stima e del supporto altrui, tanto utili, ad esempio, nei rapporti interpersonali o quando si necessita di referenze nel lavoro.
Per non parlare dei sensi di colpa e di angoscia anche gravi.
Secondo uno studio della University of California, quando riceviamo una proposta onesta nel cervello si genera la stessa reazione di quando mangiamo un cibo che ci piace, vinciamo denaro o vediamo un bel viso.
Nel caso opposto si attiva invece una parte del cervello associata al disgusto, anche se molti, dopo una prima reazione avversa, si adeguano pur di ricavarne una convenienza.
2. Dalle cose piccole alle grandi e Sant’Ambrogio
- Dalle cose piccole alle grandi
Questa teoria è confermata da uno studio dello University College di Londra.
Secondo Tali Sharot, la neuroscienziata che lo guida, anche le più piccole azioni disoneste sono in grado di innescare una spirale di disonestà senza fine, in quanto desensibilizzano il cervello rispetto all’onestà, facendo sì che nel tempo mentire e comportarsi in modo scorretto diventi la regola.
«Che si tratti di evadere una tassa, di tradire il coniuge, di doparsi nello sport, piuttosto che di falsare dei dati al fine di una frode finanziaria, risalendo a ritroso nella storia personale di chi ha commesso gravi crimini si trova sempre che tutto era cominciato con azioni disoneste insignificanti».
Secondo Sharot e colleghi, il fenomeno sarebbe dovuto all’innescarsi di un’alterata risposta del cervello nei confronti della menzogna e della disonestà.
L’onestà, invece, paga anche nei test per l’assunzione del personale, come conferma uno studio della San Francisco University.
Messi in guardia che il sistema era in grado di individuare bugie e sotterfugi, i candidati hanno dato risposte oneste e sincere, mettendo così in mostra le proprie qualità genuine, sulle quali le aziende avrebbero potuto effettivamente far affidamento.
In fine, da uno studio statunitense pubblicato sul Journal of Corporate Finance, risulta che dopo errori o operazioni finanziarie sbagliate le aziende riconquistano più facilmente la fiducia degli investitori assumendosene onestamente la colpa senza cercare di scaricarla su altri.
«Se un’azienda imputa un evento negativo di sua responsabilità a una causa esterna, i suoi dirigenti vengono considerati incompetenti o disonesti dagli azionisti», hanno affermato gli esperti. - Ne parlava Sant’Ambrogio
Il De Officiis ministrorum di Sant’Ambrogio, è una guida che il vescovo di Milano (III secolo dopo Cristo) scrisse ispirandosi addirittura a Cicerone per valutare se un’azione sia honesta (onesta) o turpis (ignobile).
Qui si afferma che «l’onestà è per l’anima ciò che la salute è per il corpo. Il lustro della bellezza morale, cioè, conferisce tranquillità alla vita e sicurezza all’innocenza; l’onesto splende come la luce del sole che sovrasta quella della luna e di tutte le altre stelle».
3. I furbi sono davvero vincenti?
- I furbi sono davvero vincenti?
Eppure, molti si compiacciono di fare i furbi: evasori fiscali, assenteisti, politici e chi più ne ha più ne metta.
«Per quanto l’individuo si senta furbo e superiore agli altri, in realtà si autodanneggia perché non cresce come persona», dicono diversi psicoterapeuti.
Dal punto di vista religioso «il male, che nel cristianesimo si identifica con il peccato, non sta solo nell’infrangere le regole, ma anche nel non migliorarsi come persone.
Siamo fatti per crescere e alla fine della nostra vita raccoglieremo secondo quanto abbiamo seminato. Il concetto ritorna spesso nel Vangelo, dove Gesù esorta a “portare frutto” e ad accumulare “tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano” (Matteo 6,20)».
«Danneggiando noi stessi, poi, nuociamo anche agli altri e alla società, secondo il principio che il singolo genera una società con le sue stesse caratteristiche». - C’è anche chi si autoconvince
In psicologia si parla di consonanza/dissonanza cognitiva, due stati emotivi opposti che ci fanno sentire a nostro agio o a disagio a seconda che ci comportiamo in modo coerente/ incoerente con la nostra integrità morale.
Eppure, secondo l’economista Dan Ariely è possibile comportarsi in modo disonesto senza andare in dissonanza cognitiva, ossia continuando a sentirsi onesti. Come? Essendo convinti di non far danno a nessuno. L’economia comportamentale parla di razionalizzazione a proprio vantaggio dell’agire: in pratica, ci si convince di non fare male.
È il caso di chi scarica illegalmente musica da Internet persuaso di non danneggiare nessuno, di chi evade le tasse visto che lo fanno tutti, dell’atleta che si dopa perché tutti gli altri sono dopati.
Mentendo a se stessi, ci si autoconvince e ci si automotiva a discernere fra onestà e disonestà a seconda del proprio tornaconto.
In questi casi, è necessario intraprendere un cammino di verità e di sincerità verso se stessi sotto la guida di uno psicologo; mentire a se stessi porta inevitabilmente a fare scelte sbagliate e a rovinarsi.
4. La disonestà è contagiosa
- Una malattia contagiosa
Non solo. La disonestà è contagiosa. Dilaga a dismisura provocando altra disonestà e recando danni alla società.
Se tutti pagassero le tasse, queste sarebbero più basse, se le gare sportive fossero pulite si potrebbe competere senza rischiare la salute con il doping.
«Il che si traduce in vantaggi per la collettività e per gli stessi singoli: se non si froda il bene pubblico si hanno scuole e servizi migliori, una sanità più efficiente e, aspetto importantissimo, un rapporto di fiducia vicendevole fra il cittadino e le istituzioni». - La Danimarca è il Paese più onesto del mondo
Secondo i dati aggiornati al 2016, la Danimarca viene considerata il Paese più “onesto” del mondo, mentre l’Italia si colloca al 60° posto in una classifica di 176 nazioni.
L’ha stilata Transparency International, un’associazione internazionale contro la corruzione, che sulla base di sofisticati strumenti statistici, ha classificato gli stati in base a una scala che va da 100 (per nulla corrotto) a 0 (altamente corrotto) con il Corruption Perception Index (CPI, indice di percezione della corruzione), un indicatore statistico. - Dite le parolacce? Dovete essere tipi “genuini”
Le persone che si esprimono in modo volgare sono meno inclini a mentire e a imbrogliare.
È il risultato di una ricerca a opera di un team di ricercatori congiunti di Paesi Bassi, Regno Unito, USA e Hong Kong, pubblicata su Social Psychological and Personality Science.
Infatti, il linguaggio triviale è spesso usato per esprimere senza mezzi termini i sentimenti sinceri.
Gli studiosi si sono rifatti all’esempio del presidente statunitense Donald Trump, che in alcuni discorsi della sua campagna elettorale aveva detto parolacce, venendo considerato, da taluni, più genuino dei suoi avversari politici.
5. Dei 10 comandamenti, quattro riguardano l’onestà. Ma che cosa significano oggi?
Dei Dieci Comandamenti ricevuti da Mosè sul Monte Sinai (Esodo, 19,10), quattro riguardano l’onestà. Ecco che cosa ci suggeriscono oggi.
- 5° COMANDAMENTO: NON UCCIDERE
Oltre all’omicidio, racchiude anche altre implicazioni come la calunnia, secondo il detto: “Ne uccide più la lingua che la spada”. - 7° COMANDAMENTO: NON RUBARE
Ai giorni nostri si estende a imbrogli, concussione, danneggiamento del bene comune, dilazione dei pagamenti, ma soprattutto corruzione.
Le violazioni più gravi del settimo comandamento sono legate alla corruzione, che devasta interi continenti e vede i politici arricchirsi sulla pelle di lavoratori.
Nella prefazione al libro Corrosione del cardinale ghanese Peter Kodwo Appiah Turkson, papa Francesco ha definito la corruzione “una bestemmia” e “un cancro che logora le nostre vite”, associandola a un cuore “rovinato come un corpo che in natura entra in un processo di decomposizione e manda cattivo odore”. - 8° COMANDAMENTO: NON DIRE FALSA TESTIMONIANZA
La sincerità ha una forte componente civica. Basti pensare ai danni delle false deposizioni ai processi, dello scandalismo contro presunti colpevoli di reati gravi in assenza di verità appurate dai giudici oppure delle fake news su Internet. - 9° COMANDAMENTO: NON DESIDERARE LA DONNA D’ALTRI
Un tempo, per tradimento si intendeva il rapporto sessuale extraconiugale - e pazienza se una moglie si innamorava del vicino di casa, l’importante era che facesse sesso solo con il marito.
Oggi il concetto si è ribaltato e a essere considerato grave è il tradimento affettivo.
C’è chi ammette lo scambio delle coppie e il sesso di gruppo, ma percepisce fortissimo il tradimento del partner che scrive ad altri frasi dolci su Internet.