Se siete mancini non vi farà piacere scoprire che da circa vent’anni circola una voce secondo la quale dovreste vivere, in media, nove anni meno degli altri.
A dire che molti mancini muoiano giovani è stato, nel 1993, uno psicologo canadese, Stanley Coren.
Si trattava, in realtà, di un’affermazione senza fondamento (venne poi dimostrato che Coren aveva sbagliato ad analizzare i dati).
La sua diffusione, però, conferma il fatto che da sempre il mancinismo è oggetto delle più disparate dicerie, che lo hanno messo in relazione, di volta in volta, al ritardo mentale, all’alcolismo, all’insonnia, agli istinti suicidi, alla tendenza a delinquere.
Il linguaggio stesso, del resto, riflette questa connotazione negativa: un tiro mancino è un inganno, un comportamento sleale; uno sguardo sinistro è torvo, cupo; ma il sinistro è anche un incidente stradale e, se è un presagio, lo è di una sciagura.
Da che cosa derivano tutti questi pregiudizi? Scopriamolo insieme.
1. La mano del diavolo
Secondo lo storico francese Pierre-Michel Bertrand, nel mondo occidentale la cattiva fama della sinistra avrebbe un’origine religiosa, perché fin dai tempi della Bibbia la mano sinistra è la mano del diavolo.
Un esempio molto chiaro appare in quel passo del Vangelo (Matteo 25, 31-34) in cui viene descritto il Giudizio universale.
Cristo, seduto alla destra del padre, dividerà gli uomini di fede dai malvagi e, come il pastore separa le pecore dalle capre, collocherà alla sua destra i buoni, che erediteranno il Regno, e a sinistra “i capri”, che non rispettano i precetti religiosi e sono condannati al fuoco eterno.
Anche secondo Rik Smits, autore del libro L’enigma della mano sinistra, il nome di Satana, l’avversario di Dio, è una distorsione del termine talmudico Samael che deriva dalla parola sèmol, sinistra.
Ma per Smits i pregiudizi verso i mancini avrebbero in realtà avuto origine nel IV secolo a.C. dalla cultura misogina greca, quando il filosofo Aristotele, nella sua Metafisica, adottò da Pitagora una tavola degli opposti nella quale l’uomo era associato alla luce, al calore, al bene, al dritto, alla destra; la donna invece al freddo, al buio allo storto e, ovviamente, alla sinistra.
Insomma da sempre, in tutto il mondo, vale la stessa divisione: la sinistra è la mano del male, la destra quella del bene. Ma perché?
Dopo aver analizzato e scartato varie ipotesi fantasiose, Smits conclude che il collegamento tra la destra e la bontà starebbe semplicemente nel fatto che in tutti i popoli della Terra i mancini sono in netta minoranza: solo il 10 per cento, rispetto al 90 per cento delle persone che usa più facilmente la destra.
E siccome la maggior parte delle culture è patriarcale, la destra, oltre che al bene, è spesso associata anche agli uomini.
2. Fin dalla preistoria
Ancora oggi non si sa con certezza da che cosa derivi il mancinismo, né sappiamo, peraltro, perché la preferenza della mano destra sia, insieme al linguaggio, una caratteristica specifica della nostra specie.
Gli scienziati sono però concordi nel ritenere che nel mancinismo vi sia una componente genetica, anche perché la proporzione del 10 per cento circa sembra stabile in tutte le società e in tutte le epoche, indipendentemente dagli influssi culturali.
Inoltre alcune ricerche dimostrano che il mancinismo sarebbe presente fin dalle origini dell’uomo e nelle stesse proporzioni. Alcuni paleontologi ne hanno trovato traccia negli strumenti primitivi, che in alcuni casi sembravano costruiti per essere usati da mancini.
Altri ricercatori nelle impronte lasciate dagli uomini del Paleolitico, accanto ai graffiti rupestri: Charlotte Faurie e Michel Raymond, dell’Università di Montpellier, hanno studiato quelle trovate in 26 caverne in Francia e in Spagna, dimostrando che fra gli uomini vissuti durante l’era glaciale, tra 30.000 e 10.000 anni fa, vi erano dei mancini.
Quando producevano i loro dipinti murali, infatti, questi uomini, secondo alcune ricostruzioni, premevano una mano sulla parete e ne disegnavano il contorno con l’altra: in alcuni casi l’impronta era quella della mano destra, quindi per disegnare usavano la sinistra.
Ma perché l’evoluzione avrebbe preservato per migliaia di anni questa caratteristica? La risposta sta in quella che in biologia si chiama “selezione dipendente dalla frequenza”: probabilmente essere mancini può portare vantaggi finché questa peculiarità riguarda solo una piccola parte della popolazione.
Nei combattimenti dell’uomo preistorico, così come oggi negli incontri di lotta o pugilato, il mancino poteva giocare un effetto sorpresa sull’avversario.
3. Risparmiati dall'inquisizione
I pregiudizi contro la mano sinistra, come si è detto, si svilupparono con la tradizione ebraico-cristiana.
Per esempio, nelle raffigurazioni della crocifissione che ci hanno lasciato gli artisti del Medioevo destra e sinistra sono parte del messaggio evangelico.
A destra di Cristo trovano posto i buoni, alla sua sinistra i meno buoni e i cattivi. Con queste premesse viene spontaneo domandarsi che cosa sarà mai capitato ai mancini all’epoca dei processi alle streghe, a partire dal XV secolo, quando bastava molto poco per finire sul rogo.
E invece i mancini non subirono mai una vera e propria repressione. «Persino nelle migliaia di processi alle streghe, il mancinismo dell’imputata non costituiva mai un criterio probante, e nemmeno corroborante, rispetto alla questione del legame con il maligno», scrive Smits.
«Al contrario, altre caratteristiche rinvenute nel lato sinistro del corpo, come i nei, le verruche e le cicatrici, potevano avere un significato “demoniaco”».
Secondo l’autore a salvare i mancini dalla persecuzione, in ogni epoca, sono stati due elementi. Il primo è il fatto che non si sono mai presentati come un gruppo, perché non si sono mai sentiti tali.
Nessun senso di solidarietà o di fratellanza li ha mai uniti e per questo, a differenza degli ebrei o degli zingari, i mancini non hanno mai suscitato invidia o diffidenza. In pratica, non potevano fungere da capro espiatorio nelle situazioni di crisi.
Il secondo motivo è che i mancini sono troppi e troppo equamente distribuiti tra la popolazione: tutti, anche i persecutori, avevano amici o parenti mancini.
4. Degeneri
In definitiva il periodo più difficile per i mancini fu tra gli ultimi decenni dell’Ottocento e la prima metà del secolo scorso, con il diffondersi dell’istruzione, e quindi della scrittura.
Nelle civiltà contadine spesso il mancinismo passava inosservato: a chi importava, in fondo, se un contadino tagliava la legna con la sinistra?
Invece in una classe, nella quale tutti i bambini scrivevano ordinatamente con la destra, il bambino mancino era un elemento che turbava l’ordine costituito.
Così, verso la fine dell’Ottocento e nei primi decenni del Novecento, in Europa, il mancinismo diventò una sorta di infermità e la teoria secondo cui sarebbe stato una degenerazione si insegnava nelle scuole di medicina e veniva riportata nelle pagine delle riviste scientifiche.
Si diceva che fosse causato da una malattia avuta da piccoli o fosse la conseguenza di traumi psicologici. Uno studio sostenne che negli Anni ’20 il numero dei mancini nelle scuole era aumentato per via delle ansie e delle privazioni subite dai bambini durante la guerra.
Anche i primi psicoanalisti presero granchi considerevoli sull’argomento: Wilhelm Fliess (nella foto in alto a sinistra, Freud e Fliess negli anni 1890), un otorinolaringoiatra grande amico di Sigmund Freud, che fu anche il primo sostenitore della teoria che ogni essere umano fosse bisessuale alla nascita (ripresa da Freud), sosteneva che il mancinismo fosse collegato a una maggiore propensione per l’omosessualità in età adulta.
5. Finta scienza
Ma a consolidare i pregiudizi sul mancinismo a cavallo fra Ottocento e Novecento fu soprattutto il medico e criminologo Cesare Lombroso (foto accanto).
Lombroso riteneva che la delinquenza fosse innata, e che fosse possibile dedurla da alcune caratteristiche fisiche, come la forma della testa o la postura.
I tratti fisici e psicologici del criminale comprendevano il “sinistrismo”, che per Lombroso era presente nel 44 per cento delle persone con problemi di personalità.
Poiché, secondo il controverso criminologo, genio e follia andavano a braccetto; il mancinismo poteva però anche essere accompagnato da una particolare genialità.
Del resto la convinzione che i mancini possano essere particolarmente perspicaci o creativi ha avuto nel tempo molti sostenitori. In fondo la Storia sembra abbondare di mancini di grande successo: erano mancini personaggi come Alessandro Magno, Giulio Cesare, Napoleone Bonaparte e Gandhi, scienziati come Madame Curie, artisti come Michelangelo, Leonardo, Raffaello Sanzio, Paul Klee.
Tantissimi anche i musicisti, forse perché sono più abili dei destrimani nell’usare entrambe le mani: erano mancini il compositore francese Maurice Ravel e il pianista russo Sergej Rachmaninov.
E in tempi recenti Jimi Hendrix e Robert Plant, oltre a Phil Collins, Kurt Cobain, Paul McCartney. Curiosamente, sono stati mancini ben sei su 12 degli ultimi presidenti degli Stati Uniti d’America: da Harry Truman a Gerald Ford, da Ronald Reagan a George Bush padre, per finire con Bill Clinton e il precedente presidente Barack Obama.
Nel 1975 la rivista inglese The listener pubblicava un articolo dal titolo “Tuo figlio è mancino? Allora forse stai crescendo un genio”.
Oggi le opinioni fra gli esperti sono discordi. In realtà non vi sono dati certi che consentano di affermare che i mancini godano davvero di caratteristiche speciali, anche se sappiamo che possono essere avvantaggiati in certi sport.
L’unica cosa sicura è che, fin da piccoli, i mancini da sempre hanno dovuto adattarsi a strumenti pensati per un mondo nel quale la maggior parte delle persone usa la destra.
Questo sforzo, in fondo, è un buon allenamento e forse rende i mancini, se non più geniali, più elastici, più capaci di adattarsi, più indipendenti.