Alzi la mano il tifoso di calcio che, alla sconfitta dell’odiata squadra avversaria, non ha esultato.
O chi, mollato dalla propria ragazza, non ha provato soddisfazione per le sventure amorose della traditrice.
O, ancora, chi, a scuola, vessato dal bullo di turno, non ha gioito per la punizione inflitta al prepotente per le sue malefatte.
In alcune lingue esiste un termine specifico per descrivere questa forma particolare di gioia: in tedesco si dice schadenfreude, in greco epichairekakia, in ungherese karöröm, in finlandese vahingonilo, in francese joie maligne.
In italiano non esiste una parola ad hoc, ma il significato, ampiamente presente, è riassumibile nell’espressione “trarre piacere dalle disgrazie altrui”: un’emozione diffusa praticamente in tutte le culture note, che ha attirato l’attenzione – e il biasimo – di molti pensatori e poeti.
Per il filosofo greco Aristotele (III sec. a.C.) è espressione di aggressività sotto mentite spoglie; per il filosofo tedesco del XIX secolo Arthur Schopenhauer, è “segno infallibile di un cuore malvagio e di profonda indegnità morale”.
Per Søren Kierkegaard, filosofo danese sempre del XIX secolo, è una emozione “ancor più esecrabile dell’invidia”, mentre per il poeta francese Charles Baudelaire è un sentimento “maligno e immorale”.
Per quanto non piaccia ammetterlo, è un sentimento universale che in fondo ha anche qualche giustificazione: chiama in causa giustizia e merito e mira a salvare l’autostima.
Ma perché godiamo delle disgrazie altrui? Scopriamolo insieme!
E PER APPROFONDIRE: Van Dijk W.W., Ouwerkerk J.W., Schadenfreude: il piacere per le disgrazie altrui, Edra Milano, 2016.
1. Questione di merito
Che cosa possono guadagnare le persone dalle sventure altrui per poterne godere?
Secondo gli psicologi, la risposta a queste domande ha a che vedere con due fattori che stanno a cuore a tutti: il merito e il miglioramento di sé.
«La maggior parte delle persone», affermano gli psicologi olandesi Wilco van Dijk e Jaap Ouwerkerk, autori di un approfondito saggio sull’argomento, «ritiene importante che le cose accadano secondo criteri giusti e di merito; perciò essere testimoni di una situazione che rappresenta un esito giusto di fatti precedenti evoca un’emozione positiva, anche se comporta una sfortuna per altri.
Una valutazione di merito, per esempio, può spiegare perché certe persone possano godere di disgrazie capitate a quanti esse non sopportano o considerano ipocriti.
La sofferenza di questi ultimi viene considerata giusta e meritata e perciò non in contrasto con il loro senso di giustizia».
Un esempio letterario di schadenfreude basata sul merito è rinvenibile nell’Amleto di Shakespeare, quando i due cortigiani Rosencrantz e Guildenstern ricevono dallo zio di Amleto, Claudio, l’incarico di tradire e assassinare il nipote.
Ma questi, che riesce ad avere la meglio su di loro, racconta con gusto all’amico Orazio le circostanze della loro morte: «Diletta il vedere un minatore incenerito dalla esplosione ch’egli stesso aveva preparata».
Un esempio più recente, tratto dalla cronaca, è dato dalla gioia manifestata dagli americani con tanto di festeggiamenti pubblici e scene di giubilo alla notizia della morte del capo di Al-Qaeda Osama bin Laden, il 2 maggio 2011.
Di fronte ai tanti cittadini riuniti davanti alla Casa Bianca a cantare e a sventolare bandiere, lo stesso Barack Obama, allora presidente degli Stati Uniti, commentò:
«Chiunque dubiti che l’autore di un omicidio di massa sul suolo americano non meriti ciò che ha avuto dovrebbe farsi esaminare il cervello».
Nella foto i festeggiamenti pubblici alla notizia della morte del capo di Al-Qaeda Osama bin Laden, avvenuta il 2 maggio 2011.
2. Verdi d’invidia e a favore dell’autostima
- Verdi d’invidia
Un altro importante fattore che spiega la schadenfreude è l’invidia.
Continuano van Dijk e Ouwerkerk:
«Le persone provano invidia quando non godono di ciò che altri hanno e desiderano o possedere quelle stesse cose o che l’altro ne sia privato. L’invidia, che di solito è un’emozione spiacevole, può incorporare sentimenti di ostilità, di inferiorità e di ingiustizia. La sventura di una persona invidiata elimina la base stessa dell’invidia in quanto rende l’altro meno invidiabile e trasforma un confronto sociale doloroso in un confronto più favorevole».
Questa forma di schadenfreude è particolarmente evidente quando una star della televisione, della politica o dello sport subisce una sventura. In questi casi, la “caduta” della star permette all’invidioso di provare gioia e di sentirsi, almeno temporaneamente, al pari della celebrità sfortunata. - A favore dell’autostima
Un terzo elemento importante è il senso del miglioramento di sé o della propria autostima.
«Le persone vogliono poter dare di se stesse una autovalutazione positiva», sostengono Van Dijk e Ouwerkerk, «e quando l’autostima è minacciata o danneggiata, sono fortemente motivate a proteggerla o ripristinarla.
Ma la strada per giungere a una visione più positiva di sé comporta il confronto fra la propria sorte e quella di altre persone, possibilmente meno fortunate.
Ciò spiega perché persone che sentono temporaneamente minacciata la propria autostima o che ne hanno poca tendono a provare maggiormente schadenfreude rispetto ad altre che confidano maggiormente in se stesse».
Ad esempio, quando nello sport la squadra avversaria perde o subisce un danno, il tifoso sente accrescere la propria autostima in virtù della forte identificazione con la squadra del cuore. Il tifoso ha dunque interesse a “vedere” la squadra avversaria perdente o fallosa».
3. Il vantaggio della solidarietà
Per quanto possa sembrare paradossale, la schadenfreude può generare anche effetti positivi in termini di aumento di solidarietà e di rafforzamento dell’identità di gruppo.
In un esperimento condotto da due psicologi americani, Wang e Roberts, è stata valutata la schadenfreude cinese sul tema degli attacchi alle Torre Gemelle dell’11 settembre 2001.
Analizzando i messaggi degli studenti sulla bacheca dell’Università di Pechino, i due psicologi hanno trovato che alcuni di essi esprimevano sincera gioia e ammirazione per gli esecutori dell’attentato e parlavano degli americani come di bulli arroganti che avevano avuto ciò che si erano meritato.
Tale gioia contribuiva a creare un clima di solidarietà, orgoglio e spirito di squadra che intensificava i processi di identificazione tra i membri del gruppo.
Questa stessa forma di solidarietà, spesso ritenuta di cattivo gusto, è evidente anche nei tifosi che festeggiano la sconfitta dell’odiata squadra rivale e si lega spesso a emozioni di invidia e a senso di inferiorità.
Nel contesto di una guerra, molti rituali nazionalistici e celebrazioni collettive per la vittoria in una battaglia seguono la stessa logica: se il nemico perde, si è felici.
4. Juventus-Real Madrid
Secondo la psicologia dei gruppi, la sventura o il fallimento che colpiscono il gruppo con cui il proprio gruppo è in competizione, possono suscitare schadenfreude quando quell’evento è valutato come vantaggioso per l’aspirazione a un’identità sociale positiva, nonostante il fatto che lo stesso evento non soddisfi alcun obiettivo del gruppo di appartenenza.
Si spiega così come negli sport accade spesso che vi siano esultanza e denigrazione nei confronti della squadra perdente, oltre a espressioni di schadenfreude, anche se la squadra per cui si fa il tifo non trae alcun vantaggio da quella sconfitta.
Come è successo in Italia lo scorso giugno, all’indomani della sconfitta della Juventus nella finale di Champions’ League contro il Real Madrid.
In teoria, questo atteggiamento va considerato incompatibile con l’etica della sportività, ma nei fatti il giubilo della vittoria non può essere realmente separato dalla gioia di veder perdere i rivali.
Come osservano, però, gli specialisti olandesi, anche se godere della sconfitta della squadra tradizionalmente rivale, mentre si guarda un incontro di calcio in televisione, può essere considerato un divertimento innocuo, in realtà è meno innocente di quanto sembri a prima vista.
Per esempio, nel contesto della rivalità sportiva fra le squadre di baseball dei Red Sox e degli Yankees, gli psicologi Cikara, Botvinick e Fiske hanno dimostrato che le risposte dei neuroni del cervello di tifosi sfegatati di fronte alla sconfitta della squadra rivale contro una squadra terza, possono arrivare a favorire impulsi aggressivi contro i tifosi della squadra rivale.
5. Rivalità politiche, figuracce e umiliazioni in tv, anche i ricchi piangono e così dice San Tommaso
- Rivalità politiche
La schadenfreude è evidente anche in politica.
Analogamente a quanto avviene tra squadre sportive rivali, le sfortune che colpiscono i candidati del partito avversario – dagli scandali sessuali alle gaffe verbali – vengono accolte con gioia dai contendenti, visto che spesso aumentano la probabilità che il candidato o il partito preferito vincano le elezioni.
Nel contesto delle campagne politiche, in particolare nei periodi elettorali, chi si identifica con il proprio partito tende a giudicare ogni evento in funzione delle sue possibili conseguenze per la vittoria o per la sconfitta.
Un esempio di schadenfreude diventato famoso in tutto il mondo ha visto protagonista il Ministro delle Finanze giapponese, Shoichi Nakagawa (nella foto), che, nel corso di una riunione del G7 nel 2009, è apparso visibilmente ubriaco ed è stato costretto a dimettersi dalla carica con grande gioia dei suoi oppositori politici.
Ma anche a casa nostra, la sconfitta di Matteo Renzi al referendum costituzionale del dicembre scorso, diede il via a vere e proprie feste da stadio nelle case dei rivali del Pd. - Figuracce e umiliazioni vanno forte in tv
In fondo tutti provano gioia per le disgrazie altrui.
Lo dimostra il successo duraturo di trasmissioni televisive come La Corrida, andata in onda dal 1986 al 2011, in cui i concorrenti dovevano accettare il rischio di vedere accolte da fischi e pernacchie le proprie esibizioni canore; Paperissima, che propone gaffe, errori e figuracce di personaggi famosi e no; Scherzi a parte, che organizza scherzi, talvolta crudeli, ai danni di personaggi celebri.
A proposito di trasmissioni del genere, i massmediologi Brad Waite e Sara Booker hanno coniato il termine humilitainment, fondendo le parole “intrattenimento” e “umiliazione” per indicare un genere di successo che i produttori televisivi sfruttano da tempo. - Così dice San Tommaso
Secondo San Tommaso d’Aquino, uno dei piaceri dei santi in Paradiso sarà guardare i tormenti dei dannati all’Inferno.
Secondo il santo, infatti, «ogni cosa si conosce meglio nel confronto con il suo contrario. Perciò perché la felicità dei santi sia per loro più gradevole e perché possano rendere maggiormente grazie a Dio per essa, è loro permesso vedere perfettamente la sofferenza dei dannati» (Summa Theologica). - Anche i ricchi piangono. E gli altri ridono!
“Cadute eccellenti” tra i Vip che li hanno avvicinati ai comuni mortali?
Per esempio quella dell’attore Nicolas Cage, finito in bancarotta; o di Jennifer Aniston, abbandonata a suo tempo da Brad Pitt per Angelina Jolie.
In Italia Raoul Bova ha pagato a caro prezzo l’amore per la giovane Rocío Muñoz Morales: la ex suocera, l’avvocato divorzista Annamaria Bernardini De Pace, gli ha strappato una cifra record per gli alimenti.
Mentre Fabrizio Corona è definitivamente tornato in carcere nel 2016 per intestazione fittizia di beni.