In natura, quando il branco rientra dalla caccia i lupacchiotti, che hanno atteso per ore sotto la sorveglianza di un adulto, si gettano incontro alla loro famiglia e saltano come matti per allungare “baci” alle labbra dei cacciatori.
Sono felici di rivederli? Certamente, perché i lupi sono animali altamente sociali e la riunione del branco è sempre motivo di gioia per tutti.
Ma non c’è solo questo: i cuccioli, infatti, sono affamati e leccando le labbra degli adulti sperano di ottenere da loro il pasto, cioè cibo premasticato che viene rigurgitato, finché sono piccoli, e poi pezzi di carne e ossa, intatti, quando sono più grandicelli.
Gioia sociale e gioia… alimentare, dunque. E il nostro cane che ci accoglie festosamente al rientro dal lavoro come fanno i lupacchiotti?
Bellissimo tornare a casa ed essere accolti da qualcuno che è realmente felice di vederci: il cane, infatti, non mente sui suoi sentimenti e le cosiddette “feste” ne sono la riprova.
Ma di cosa si tratta, dal suo punto di vista? Scopriamolo insieme.
1. Momento magico.. che bello rivederti
Anche se sono abituati a vederci uscire di casa ogni mattina, magari da anni, i cani rinnovano comunque la loro cerimonia di saluto a ogni nostro rientro serale.
E questo nonostante non abbiano mai ricevuto da noi alcun tipo di nutrimento rigurgitato né parti di una preda... dunque sono ottusi e insistono comunque?
Certo che no. Il fatto è che ogni volta che usciamo e lasciamo il cane a casa, “lui” non ha alcuna certezza sul fatto che torneremo! Ecco perché, da un lato, la sua gioia di rivederci è palese e genuina.
Sull’altro fronte, invece, torniamo a quanto scritto nel capitolo introduttivo: il cane è una sottospecie domestica del lupo e del suo progenitore conserva moltissimi comportamenti, in particolare quelli infantili: ecco spiegato perché, al nostro rientro, si comporta come un lupacchiotto che accolga i genitori al ritorno dalla caccia.
Si tratta di un comportamento istintivo e insopprimibile. E onestamente molto bello da “subire”, se amiamo il nostro cane. Ma, a onor del vero, ci sono pro e contro...
2. Le "feste"
Ammettiamolo: se nella nostra casa vive un cane di piccola taglia, le sue “feste” sono un problema soltanto relativo, pur considerando che le sue unghiette sono sempre in grado di rompere calze femminili e graffiare abiti ed epidermide.
Ma se il nostro amico è anche solo di taglia media, per esempio una sessantina di centimetri al garrese per una ventina di chili, i suoi balzi che mirano alle nostre labbra andranno facilmente a bersaglio, non sempre con esito gradevole.
Se poi si tratta di un bel cagnone... la possibilità di ritrovarsi lunghi e distesi sul pavimento con la sua lingua che ci lava la faccia sono decisamente elevate.
E se poi siamo tra quelli che, per scelta o per esigenze di lavoro, vestono elegante, anche gli abiti ne risentiranno facilmente.
D’altro canto, abbiamo spiegato che si tratta di un comportamento innato e, per di più, attivato da sentimenti nobili come la gioia per averci di nuovo accanto dopo ore di assenza durante le quali, per quanto ne sa il cane, potremmo aver rischiato la vita andando a caccia.
Dunque, reprimerlo sarebbe ingiusto e anche inefficace. Cosa possiamo fare allora? Semplice: imitiamo i lupi...
3. Reindirizzare l'energia
Come per qualsiasi comportamento che vogliamo modificare o reindirizzare, è essenziale offrire al cane un’alternativa.
Infatti un’azione è, sostanzialmente, energia psicofisica mirante a un obiettivo.
Nello specifico, i balzi del cane sono energia che tende a esprimere gioia da un lato e a richiedere cibo, pur senza attenderselo realmente, dall’altro.
Questa energia, una volta attivata, non può essere “spenta” ma va incanalata diversamente. Se fossimo lupi, rigurgiteremmo del cibo ai nostri cuccioli oppure, se sono già grandicelli, avremmo portato a casa un bell’osso da spolpare.
Ma siamo umani e quindi... usiamo il cervello: la mattina prima di uscire avremo messo in tasca, in un sacchettino, un po’ di crocchette della sua pappa e ora, al rientro, possiamo lanciarle a terra non appena il cane si avvicina per “fare le feste”.
La sua attenzione, e così la sua energia, si sposterà da noi al cibo sparso intorno e il suo comportamento cambierà, permettendoci un rientro meno complicato.
Terminata la “caccia” alle crocchette, il nostro amico sarà più tranquillo e anche la sua cerimonia di saluto rientrerà in canoni meno agitati, con buona pace dei nostri abiti. Impegnativo? No, per niente: un sacchettino in tasca non pesa.
4. Alternativa strategica
Sempre in omaggio al principio che l’energia dell’azione che il cane ha attivato va necessariamente reindirizzata, invece di lanciare crocchette a terra potremmo, per esempio, chiedergli di compiere un’azione a comando, come mettersi seduto.
Naturalmente, dovremo prima insegnare al cane a sedersi in situazioni di quiete, ma una volta che questo comportamento sia stato perfettamente appreso, potremo chiedergli di metterlo in atto anche nel momento in cui rientriamo in casa.
Senza però dimenticarci di salutarlo e di occuparci di lui una volta che abbia assunto la posizione richiesta.
Se invece non gli abbiamo ancora insegnato a sedersi a comando, per evitare “scontri” al momento del rientro possiamo adottare un’altra strategia.
Visto che il cane salta per raggiungere la nostra bocca, potremmo abbassarci per consentirgli di “baciarci”, se ci va, risolvendo così buona parte dei problemi legati agli abiti.
Ma rinunciare del tutto all’accoglienza gioiosa del nostro amico, questo no: nessuno è più sinceramente e candidamente felice di rivederci quanto lui, lo sappiamo.
5. Le cose da evitare
Ancora oggi, per risolvere il problema delle “feste”, c’è chi consiglia di punire il cane quando esagera nelle cerimonie di saluto.
Rispondere a un’evidente manifestazione di affetto con un evento traumatico (perché una punizione è per sua natura traumatica) è del tutto paradossale e certamente ingiusto.
Inoltre, considerato che la cerimonia del saluto appartiene ai comportamenti innati del cane, dovrebbe apparire evidente che la nostra disapprovazione, incomprensibile dal suo punto di vista, potrebbe spingerlo a cercare di esprimere in modo ancora più chiaro la sua gioia di rivederci, aumentando quindi l’intensità del suo comportamento e, di conseguenza, l’entità del problema.
Nel tentativo di ridurre l’irruenza del cane o di evitare il contatto al nostro rientro, è facile commettere errori che peggiorano la situazione. Eccone alcuni “classici”.
• Se il cane ci salta addosso per accoglierci al rientro arrabbiarsi è inutile, anche se non vogliamo che lo faccia, perché per lui è un comportamento naturale e, inoltre, alzando la voce potrebbe fraintendere e pensare che anche noi siamo eccitati dalla cosa, aumentando l’intensità del comportamento.
• Chiedere a chi è già in casa di tenere il cane mentre entriamo servirà ad agevolarci mentre ci cambiamo ma, nel frattempo, l’eccitazione del nostro amico crescerà e quando finalmente potrà salutarci sarà ancora più irruente.
• Lo stesso avviene se il cane viene chiuso in un’altra stanza mentre noi rientriamo: sentendoci muovere per casa si “caricherà” ancora di più e quando lo faremo uscire...