Vivere con gli animali è uno stile di vita: piacevole, divertente, aiuta a star bene, facilita i rapporti sociali e contribuisce a far crescere meglio i figli.
Tutto ciò è frutto dell’empatia che soprattutto cani e gatti suscitano in noi e dell’indissolubile legame affettivo che riusciamo a instaurare con loro.
Lo sa bene chi di noi ha provato almeno una volta la festosa accoglienza di un cane al rientro in casa o le rassicuranti fusa di un gatto acciambellato sulle ginocchia.
In una recente indagine dell’Eurisko, il 90 per cento dell’opinione pubblica italiana attribuisce alla convivenza con un animale da compagnia addirittura il merito di una salute migliore.
Lo testimonia la massiccia mole di dati raccolti in oltre un lustro di studi scientifici che ha fatto sì che le autorità sanitarie abbiano iniziato a certificare la validità delle terapie assistite da animali, pet therapy in primis.
Non c’è da stupirsi quindi se oggi cani e gatti fanno a pieno titolo parte della famiglia ed entrano persino nelle dispute legali di separazione tra coniugi, che li considerano alla stessa stregua dei figli e ne chiedono l’affidamento congiunto.
Secondo gli ultimi rilevamenti, in Italia vi sono circa 60 milioni di animali domestici, la maggior parte dei quali sono pesci d’acquario e uccelli, mentre i gatti (7.300.000) sono di poco superiori ai cani (7.002.000).
Risulta dai dati Assalco-Zoomark 2019 che circa il 39 per cento delle famiglie del nostro Paese ha un cane o un gatto e che la metà dei proprietari ha più di 65 anni.
Il mercato dei pet e dell’indotto non conosce crisi: nel 2018 si sono spesi oltre 2 miliardi di euro in alimenti specifici (con un +1,5 per cento rispetto all’anno precedente), 72,3 milioni di euro per le lettiere (+6,2) e 71,3 milioni di euro per i cosiddetti accessori: collari, cucce, prodotti per l’igiene, antiparassitari e giochini vari (+5,9).
Gli animali placano la nostra ansia, colmano il bisogno di tenerezza, mitigano la solitudine, educano i bambini e confortano gli anziani. Sono solo alcuni dei meriti dei nostri animali da compagnia che più di tutto ci offrono il dono di un affetto incondizionato e di una fedeltà eterna.
1. Insegnano il rispetto, allargano le competenze e colmano la voglia di tenerezza
- Insegnano il rispetto
Negli ultimi vent’anni siamo diventati più consapevoli e attenti nei confronti degli animali da compagnia.
Lo dice anche una recente indagine della Doxa dalla quale è emerso da parte degli italiani un maggiore senso di responsabilità e dedizione.
Non si prendono quasi più cani o gatti in casa spinti da un semplice impulso, ma nella maggior parte dei casi solo dopo un’attenta valutazione che nasce dalla consapevolezza dell’impegno e delle attenzioni che la presenza di un animale in famiglia richiede.
Prima ancora di aprirgli la porta, vengono considerati spazi e costi, mentre una volta che il cane o il gatto sono a casa si procede alla formalizzazione della loro presenza: quasi il 90 per cento dei proprietari di cani effettua la registrazione all’anagrafe canina (obbligatoria) e circa il 55 per cento dei proprietari dei gatti fa lo stesso all’anagrafe felina (per quanto non sia obbligatoria).
Il 64 per cento si fa carico della salute dell’animale con vaccinazioni e controlli veterinari e di un’alimentazione adeguata e circa il 63 per cento gioca con loro quotidianamente.
È nel corso del Novecento che è cambiato il nostro modo di rapportarci agli animali domestici; è cresciuta l’empatia e la sensibilità nei loro confronti e l’opinione pubblica non tollera più atteggiamenti scorretti e meno che mai crudeli.
Grazie agli interventi educativi nelle scuole e alla diffusione di documentari naturalistici e di giornali specializzati, i ragazzi e gli adulti hanno imparato a conoscere e a rispettare la natura e gli animali.
- Allargano le competenze
Oggi chi vive con un cane o un gatto si informa e si aggiorna per conoscere meglio la razza, le attitudini, come curarlo e nutrirlo.
Stanno diventando un’abitudine anche i corsi di educazione cinofila per sviluppare l’affiatamento tra cane e padrone e per gestire in modo corretto l’animale dentro e fuori casa.
Non solo: in caso di problemi di comportamento (aggressività con gli altri cani, danni in casa, bisognini fuori luogo) non è affatto infrequente che ci si rivolga a un veterinario specialista, equivalente del nostro psichiatra.
- Colmano la voglia di tenerezza
Rispetto a una cinquantina di anni fa, oggi siamo molto più soli.
Anche nei luoghi pubblici come bar, ristoranti e locali, un tempo punti di incontro, tutti stanno con il telefonino in mano, ignorando chi c’è intorno.
La gente comunica più attraverso i social che non di persona con gesti affettivi e fisici. Di fronte a questo vuoto, un cane o un gatto, che sono estremamente affettuosi, diventano un bisogno che si realizza. Un bisogno di affettività, di contatto, di rapporto fisico.
Paradossalmente esso pare crescere in modo inversamente proporzionale alla taglia del cane: le razze nane o toy (così chiamate perché hanno assunto le dimensioni di un giocattolo), come per esempio Chihuahua e Pincher, sono molto richieste: non solo perché sono di moda e pratiche per chi vive in città, ma perché restano sempre piccole.
Questi “eterni cuccioli” che si possono tenere sempre tra le braccia soddisfano infatti necessità molto profonde. Quali?
Un bisogno di tenerezza e di coccole da dare e da ricevere, radicato nella nostra memoria antica. I cuccioli la fanno riaffiorare riportandoci a quando eravamo al sicuro nel grembo materno.
2. Offrono eterna fedeltà, educano i piccoli, giovano agli anziani e proteggono il cuore
- Offrono eterna fedeltà
A differenza delle persone, gli animali non hanno pretese e ci sono fedeli sempre. Non ci tradiranno mai.
Ne ha raccontato il cinema (chi non ricorda Hachiko - Il tuo migliore amico, film del 2009 con Richard Gere in cui il legame tra cane e padrone non viene spezzato nemmeno dalla morte di quest’ultimo) e la letteratura di tutte le epoche (Il Mago di Oz, Torna a casa Lassie, Zanna Gialla, Il richiamo della foresta e persino l’Odissea, dove il buon vecchio Argo, il cane di Ulisse, ne attende il ritorno a casa per decenni e quando avviene è il solo a riconoscerlo).
Gli animali ricambiano il nostro affetto in modalità e misure impensabili in qualunque rapporto umano.
Se si considera come il rapporto tra due partner cambi già dopo la prima fase di innamoramento, si capisce come mai la semplicità del legame con un cane possa divenire nel tempo rassicurante e irrinunciabile.
- Educano i piccoli
La relazione con l’animale offre diverse opportunità di crescita personale anche in famiglia.
Nell’accudire un cane o un gatto, ma anche un criceto o un pesciolino, si impara infatti a rispettare tempi e necessità diverse dalle proprie e a prendersi cura degli altri e di se stessi: si apprende il valore di una alimentazione adeguata, a curare la propria igiene, a comportarsi in modo educato.
Anche lo sforzo di comunicare a gesti è un esercizio di relazione che sviluppa sensibilità e comprensione.
Fuori casa inoltre la presenza di un animale domestico favorisce la socializzazione, facilitando incontri e amicizie. Ciò è valido sia tra bambini sia tra adulti.
- Giovano agli anziani
Non va dimenticato il beneficio della compagnia di un animale per le persone anziane.
Oltre a una diminuzione del senso di solitudine e a un miglioramento della forma fisica, gli studi dimostrano che con gli animali domestici calano i sintomi dell’Alzheimer e delle demenze senili.
- Proteggono il cuore
L’American Heart Association rivela che vivere con un pet conduce a uno stile di vita più sano.
Chi possiede un cane, ad esempio, dovendolo portare a spasso più volte al giorno, ha il 54 per cento in più di probabilità di raggiungere il livello di attività fisica raccomandato.
Di conseguenza si hanno benefici evidenti sull’obesità, l’ipertensione e il colesterolo.
Curiosità: Le fusa del gatto regolarizzano il battito cardiaco
Il “ronron” del gatto quando fa le fusa ha un forte potere rilassante e appagante al tempo stesso. Già negli anni Cinquanta, alcuni ricercatori americani avevano osservato come l’ascoltare le fusa potesse calmare l’eccitazione e ridurre lo stress.
Studi più recenti hanno appurato che questo suono ha una frequenza compresa tra i 25 e i 50 Hz ed è in grado di stimolare direttamente l’attività del lobo frontale, la parte del cervello che sovraintende alle emozioni e alla memoria e da cui dipende la produzione di serotonina: questo è l’ormone del buonumore e contrasta lo stress, regolarizza il battito cardiaco e dà un senso di generale appagamento.
3. Con la pet therapy gli animali ci curano
Se in famiglia riducono lo stress, uniscono i parenti, educano i figli alla responsabilità e all’autostima, gli animali negli ospedali sono un valido supporto nella cura di malattie croniche e degenerative (come Alzheimer e tumori) o nei disturbi di natura psicomotoria.
Gli interventi di terapia assistita da cani, cavalli, asini, gatti e conigli sono infatti ormai considerati un importante ausilio nella riabilitazione clinica e psicoterapeutica, ufficialmente riconosciuto.
In questo l’Italia rappresenta un modello a livello mondiale. Con l’Accordo Stato Regioni del 25 marzo del 2015 il nostro Paese è tra i pochi a essersi dotato di una certificazione ministeriale a garanzia della professionalità e della validità degli interventi attuati con gli animali.
Più di 4.000 operatori certificati, oltre una trentina di strutture accreditate, la classificazione in tre differenti tipologie di intervento e una selezione di 5 specie animali giudicate idonee alla pratica terapeutica (le sole con i requisiti richiesti) sono i numeri di un sistema in pieno sviluppo.
Qualsiasi animale domestico opportunamente preparato e accompagnato da uno specialista è un potenziale “co-terapeuta”, come lo fu per primo Jingles, il cane di Boris Levinson, neuropsichiatra infantile americano che nel 1962 coniò il termine “pet therapy” dopo aver osservato i miglioramenti e l’apertura alla comunicazione dei suoi giovani pazienti in presenza dell’animale.
Levinson intuì per primo che un cane addestrato poteva essere “un agente catalizzante”, qualcuno cioè in grado di aiutare i bambini a evadere dai loro problemi. Oggi gli esperti sanno che l’interazione con gli animali è di supporto a qualunque fascia di età e in diverse situazioni.
Nell’ambito psicologico, tra gli obiettivi che spesso si raggiungono con la pet teraphy c’è l’accettazione dell’altro e il rafforzo dell’autostima. I cavalli, ad esempio, grazie all’ippoterapia praticata fin dal secolo scorso, danno un concreto giovamento alle persone affette da diverse forme di autismo, patologia che rende problematica la comunicazione con gli altri.
Non solo. Secondo gli esperti, il cavallo, con la sua andatura ritmica, facilita la riabilitazione neuromuscolare perché cavalcarlo obbliga a una corretta postura che rafforza i muscoli del torace.
Mentre il cane, l’animale in assoluto più coinvolto nella pet therapy per la sua spiccata socievolezza e adattabilità, è un valido aiuto per contrastare i sintomi della depressione e dell’isolamento; inoltre, stabilendo con il paziente un rapporto privo di pregiudizi, ne aumenta sicurezza in se stesso e l’autostima.
4. Ci sono 3 tipi di terapie
Esistono diverse tipologie di intervento con cui la pet therapy può essere praticata.
Il Centro di referenza nazionale facente capo all’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie (IZSVe - info.iaa@izsvenezie. it) è l’ente incaricato dal 2009 dal Ministero della salute della gestione e della classificazione dei diversi Interventi Assistiti con gli Animali (IAA).
Ci sono tre tipi di terapie. Le Terapie Assistite con gli Animali (TAA) sono interventi terapeutici prescritti da un medico che prevedono il coinvolgimento di diverse figure professionali e di un’équipe multidisciplinare.
Si svolgono soltanto in strutture in possesso di apposito nulla osta rilasciato dalle autorità sanitarie territoriali e iscritte nell’elenco nazionale Digital Pet, curato dal Ministero della Salute e dal Centro di referenza nazionale.
Tra esse, l’ippoterapia è una delle più praticate: il contatto diretto con il cavallo, il prendersi cura dei suoi bisogni, il nutrirlo, pulirlo, spazzolarlo, sellarlo e portarlo a spasso è un esercizio terapeutico che si è rivelato utile nella riabilitazione dei disturbi alimentari, come anoressia o bulimia che colpiscono soprattutto le giovani donne.
La seconda tipologia di terapia si chiama invece Educazione Assistita con gli Animali (EAA) e prevede interventi di carattere pedagogico, finalizzati ad attivare o a sostenere le potenzialità di crescita individuali, oltre che di relazione e di inserimento sociale di persone in difficoltà.
Sono esempi di EAA gli interventi educativi svolti in gruppi chiusi, come classi di studenti, team di lavoro o nelle carceri. Nel Carcere di Bollate, ad esempio, è attuale un progetto che coinvolge i cavalli finalizzato all’educazione e al reinserimento sociale dei detenuti.
Infine c’è l’Attività Assistita con gli Animali (AAA): privilegia l’aspetto ludico-ricreativo per permettere alle persone di socializzare con gli animali e beneficiare di questa interazione. Un esempio di AAA è dato dalle brevi passeggiate a dorso d’asino proposte a bambini e adulti in occasione di visite a fattorie didattiche.
5. I magnifici cinque
L’Accordo Stato Regioni del 25 marzo 2015 stabilisce che in Italia possono partecipare alle terapie assistite soltanto cinque specie di animale, le uniche che per il momento rispondono ai requisiti di idoneità richiesti.
Ciascun esemplare deve essere debitamente formato da operatori accreditati che risultano iscritti nell’elenco nazionale Digital Pet curato dal Ministero della Salute e dal Centro di referenza nazionale.
La prima specie è il cane, in assoluto l’animale più coinvolto nella pet therapy a livello mondiale, perché adatto a pazienti di qualunque età e con le più svariate patologie per via della sua naturale tendenza a socializzare, per la familiarità come animale da compagnia, per la sua indole gioiosa e la sua grande capacità di interazione.
Il secondo è il cavallo: intelligente e docile, è indicato nella riabilitazione neuromuscolare poiché la sua andatura aiuta una corretta postura del busto. Oltre che nel trattamento delle forme di autismo e dei disturbi alimentari, l’ippoterapia si è anche rivelata adatta nel trattamento del ritardo cognitivo e nei casi in è necessario rafforzare autostima e la relazione con l’altro.
Il terzo animale usato nelle terapie assistite è l’asino: dolce e sensibile, dimostra una speciale attenzione nei confronti delle persone che presentano disturbi del comportamento. Accarezzarlo, spazzolarlo, annusarlo sviluppano capacità sensoriali e allenano la manualità. Inoltre i suoi tratti neotenici (occhi, orecchie grandi e dimensioni contenute) sviluppano una maggiore empatia.
Ancora: il gatto è considerato più adatto alle terapie rivolte a persone anziane, che amano il contatto con animali delicati e tranquilli. È quindi indicato nei casi di malattie croniche o degenerative, come la demenza senile e l’Alzheimer o nella terapia degli stati ansiosi. Le fusa del gatto hanno poi un alto potere rilassante e di regolazione dell’attività cardiaca.
Infine c’è il coniglio, coinvolto solo di recente nella pet therapy. Sta riscuotendo un crescente successo soprattutto negli interventi educativi (EEA) o ludico-ricreativi (AAA). Per le sue dimensioni ridotte e per la facilità di trasporto si adatta anche ad ambienti chiusi e ristretti, come possono essere scuole o centri di ricovero.