Ha quasi 140 anni, ma la sua storia continua ad affascinare tutto il mondo.
Parla 240 lingue, quante sono le traduzioni della favola di cui è protagonista, e gli sono stati dedicati oltre 50 film.
Stiamo parlando di Pinocchio, il burattino-bambino più famoso di sempre, quello a cui cresceva il naso quando raccontava bugie, ma dall’animo profondamente buono.
Uscito dalla penna dello scrittore toscano Carlo Collodi nel 1881, è entrato di diritto nella storia della letteratura mondiale e ha ispirato moltissimi film, l’ultimo dei quali, uscito nelle sale lo scorso Natale (2019), è stato diretto da Matteo Garrone e ha per protagonisti Federico Ielapi nel ruolo di Pinocchio e Roberto Benigni come Mastro Geppetto (foto sotto).
Un successo senza tempo per questo libro nato, secondo le parole del suo creatore, come “una bambinata”. Ecco la storia di Pinocchio: il “pezzo di legno” più famoso del mondo!
1. Il primo finale? Macabro
Pinocchio è nato, secondo le parole del suo creatore, come “una bambinata”.
Carlo Collodi, pseudonimo di Carlo Lorenzini, era infatti un giornalista e uno scrittore affermato quando, nel 1881, consegnò a Ferdinando Martini, direttore del Giornale per i bambini, una fiaba in otto puntate intitolata La storia di un burattino: «Fanne quello che ti pare, ma, se la stampi, pagamela bene, per farmi venire voglia di seguitarla», disse Collodi.
Così, il 7 luglio 1881, Pinocchio fece la sua prima comparsa sul giornale di Martini, raccogliendo subito un grande successo.
Le successive puntate furono seguite da un numero sempre maggiore di appassionati che attendevano con ansia di conoscere le sue nuove peripezie.
Giunti all’ultimo episodio, però, i lettori restarono con l’amaro in bocca: nella sua prima stesura, infatti, il finale era ben diverso da quello che tutti conosciamo. Invece di trasformarsi in un bambino in carne e ossa, Pinocchio finiva impiccato a una quercia.
L’epilogo rattristò i lettori che scrissero alla redazione del Giornale per i bambini chiedendo che l’autore lo modificasse. Inizialmente Collodi fu piuttosto restio, ma alla fine decise di riscrivere tutta la storia.
A quel punto, il direttore Martini pubblicò un editoriale che suonava così: «Il signor Collodi mi scrive che il suo amico Pinocchio è sempre vivo e che sul conto suo potrà raccontarvene ancora delle belle. È naturale: un burattino, un coso di legno come Pinocchio ha le ossa dure, e non è tanto facile mandarlo all’altro mondo. Dunque i nostri lettori sono avvisati: presto presto cominceremo la seconda parte della Storia di un burattino intitolata Le avventure di Pinocchio».
Così avvenne. Nel 1883, arricchendolo con le illustrazioni di Enrico Mazzanti, la Libreria Editrice Felice Paggi mandò in stampa il volume Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino che iniziava così: «C’era una volta... – Un re! – diranno subito i miei piccoli lettori. No, ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un pezzo di legno».
2. Burattino o marionetta? E cosa vuol dire Pinocchio?
Quel pezzo di legno, si sa, non era come tutti gli altri: la sua rocambolesca storia inizia quando il falegname Mastro Ciliegia decide di trasformarlo in una gamba di un tavolino, ma rimane di stucco accorgendosi che il legno parla e gli chiede di non fargli male.
Il falegname, spaventato, preferisce disfarsene e lo regala a Mastro Geppetto, il quale progetta di tirarne fuori «un burattino maraviglioso, che sappia ballare, tirare di scherma e fare i salti mortali. Con questo burattino voglio girare il mondo, per buscarmi un tozzo di pane e un bicchier di vino».
Molti sottolineano che tecnicamente Pinocchio è una marionetta e non un burattino: le marionette, infatti, sono dei pupazzi, solitamente di legno e cartapesta, manovrate dall’alto tramite appositi fili.
I burattini, invece, non hanno gambe e vengono solitamente mossi dal basso verso l’alto: il burattinaio, cioè, infila la mano dentro il fantoccio e, grazie all’uso delle dita, ne dirige i movimenti delle braccia e della testa.
Secondo alcuni studiosi, Carlo Collodi probabilmente si ispirò ad alcuni tipi di burattini diffusi in Toscana, i cosiddetti “burattini ventrali”: provvisti di gambe, tali pupazzi venivano mossi tenendoli dietro la schiena e non sotto.
Lo sapevate che Pinocchio vuol dire “pinolo”? Sulla scelta del nome Pinocchio esistono diverse teorie: secondo il vocabolario Treccani “pinocchio” non sarebbe altro che un «altro nome del pinolo, frequente in passato, oggi di uso raro». Questa è l’interpretazione accreditata dalla maggior parte degli esperti.
Lo conferma anche uno storico della lingua italiana, Gianfranco Folena (1920-92) secondo il quale Collodi aveva consultato il primo vocabolario dell’Unità d’Italia, il Tommaseo-Bellino, ed era rimasto affascinato dalla definizione che dava del “seme di pino”’, detto appunto pinocchio.
Secondo altri, invece, Collodi scelse quel nome per ragioni geografiche, richiamando la fontana detta Fonte del Pinocchio che doveva essere situata nei pressi della scuola dove lui aveva studiato da piccolo. Oppure si rifaceva all’antico nome del paese di San Miniato Basso (Pisa), Pinocchio appunto, nome del fiumiciattolo che lo attraversa.
3. Tempi e luoghi e la morale della favola
Anche se Pinocchio vive le sue avventure in un tempo indefinito, molto probabilmente esse si collocano negli anni del Granducato di Toscana, cioè prima del 1859, quando cessò di esistere, o subito dopo l’Unità d’Italia (1861).
Per quanto riguarda i luoghi in cui è ambientata la storia, gli studiosi tendono a collocarla in Toscana, alle porte di Firenze, in particolare tra Sesto Fiorentino e l’Osmannoro, dove è situata Villa Bel Riposo.
Qui Collodi soggiornò ed ebbe occasione di assistere alla locale fiera, che nel libro divenne il celebre e fantomatico “Paese dei Balocchi”. Vi frequentò anche l’osteria che nella fiaba assunse il nome di “Gambero Rosso”.
Quanto al mare dove si tuffa Pinocchio, si tratterebbe della palude che ricopriva la Piana dell’Osmannoro e che si estendeva tra Sesto Fiorentino, Campi e Brozzi.
Anche la quercia alla quale viene impiccato il burattino si trova in Toscana, nei pressi di Gragnano, in provincia di Lucca: ha approssimativamente 600 anni, è chiamata nelle leggende locali “Quercia delle Streghe” ed è situata a circa 12 chilometri dal paese di Collodi, dove lo scrittore visse da bambino.
Le avventure di Pinocchio sono divertenti e avvincenti, ma non fini a se stesse. Trasmettono infatti profondi insegnamenti: Pinocchio rappresenta ogni bambino, che per crescere bene deve ascoltare i consigli del padre (Geppetto) e della madre (La Fata Turchina), evitare di trascurare la scuola per darsi al divertimento (il Paese dei Balocchi) e tenersi alla lontana da quanti possono portarlo sulla cattiva strada: per esempio, tipacci come il Gatto e la Volpe, impostori che promettono quanto non saranno mai in grado di mantenere.
Una morale che certamente non smette di essere valida per un libro che fa ancora sognare grandi e piccini.
Nella foto sotto, villa Garoni (in primo piano) a Collodi. Qui Carlo Lorenzini, futuro autore di Pinocchio, visse con la madre Angela e il padre Domenico, entrambi al servizio dei proprietari della casa, i marchesi Ginori.
4. Carlo Collodi era un libraio e Pinocchio è protagonista di 50 film
- Carlo Collodi era un libraio che divenne prima giornalista e poi scrittore
Nato a Firenze il 24 novembre 1826, Carlo Collodi in realtà si chiamava Carlo Lorenzini ed era il primo dei dieci figli di Domenico, cuoco, e Angelina, sarta e cameriera, entrambi al servizio dei marchesi Ginori.
Dopo aver trascorso buona parte dell’infanzia dal nonno materno nel paese di Collodi (che gli ispirerà il futuro pseudonimo) e ottenuta un’ottima istruzione, interruppe gli studi nel 1844 per lavorare alla libreria Piatti di Firenze e avviare, tre anni dopo, la collaborazione con il giornale L’Italia Musicale.
Volontario nella Prima guerra d’indipendenza, il futuro autore di Pinocchio contribuì con i suoi articoli a diverse testate dell’epoca occupandosi con disinvoltura di musica, teatro, letteratura, ma anche di giornalismo umoristico.
Nel 1856, su La Lente, comparve il suo primo scritto firmato Carlo Collodi. Autore di numerose opere, come Gli amici di casa e Un romanzo in vapore, Da Firenze a Livorno. Guida storico umoristica, divenne direttore del Giornale per i bambini dal 1883 al 1886. Morì il 26 ottobre 1890 per un aneurisma.
- Protagonista di 50 film
Nel 1911, a 28 anni dall’uscita del volume Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino appare la sua prima trasposizione cinematografica: la firma il regista Giulio Antamoro e la interpreta l’attore franco-italiano Ferdinand Guillaume, noto con i nomi d’arte Tontolini e Polidor.
Nel 1940, invece, arriva nelle sale uno dei più grandi successi della Disney, il cartone animato Pinocchio, a cui lavorarono ben sette registi e che è passato alla storia come il “secondo classico Disney” dopo Biancaneve e i sette nani del 1937.
È datato invece 1947 Le avventure di Pinocchio, film italiano diretto da Gianetto Guardone: il ruolo di Pinocchio, per la prima volta, viene interpretato da un bambino (in precedenza era sempre stato affidato a un adulto).
In totale, fino a oggi, sono quasi 50 i film o gli sceneggiati televisivi dedicati al burattino, ai quali va ad aggiungersi l’ultima opera di Matteo Garrone (uscita nel dicembre 2019) con Roberto Benigni che, dopo esser stato Pinocchio nel suo omonimo film del 2002 (qui sotto), interpreta ora Mastro Geppetto.
5. I personaggi principali della storia
- MASTRO GEPPETTO
è il “papà” di Pinocchio, un falegname. In quel “pezzo di legno” parlante che tiene nelle sue mani intravede subito il futuro burattino-bambino.
- IL GRILLO PARLANTE
rappresenta la saggezza delle persone di buon senso ed è la voce della coscienza di Pinocchio. Inizialmente non vuole ascoltarlo, ma in seguito lo farà, imparando molto da lui.
- LA FATA DAI CAPELLI TURCHINI
salva Pinocchio dalla morte e gli rivela qualcosa che lo renderà famoso in tutta la letteratura: «Le bugie, ragazzo mio, si riconoscono subito! Perché ve ne sono di due specie: vi sono le bugie che hanno le gambe corte, e le bugie che hanno il naso lungo: la tua per l’appunto di quelle che hanno il naso lungo».
- PINOCCHIO
è ingenuo e bugiardo, ma in fondo ha un cuore buono. Grazie all’aiuto degli amici e della famiglia, alla fine capisce i suoi errori e diventa un bravo bambino.
- IL GATTO E LA VOLPE
sono due tipacci che approfittano dell’ingenuità di Pinocchio e puntano a derubarlo. “Cattivi” fino in fondo, per raggiungere lo scopo non si fermano davanti a nulla.
- LUCIGNOLO
è il compagno di scuola di Pinocchio più svogliato. Non vuole crescere e comportarsi bene e convince Pinocchio ad andare nel Paese dei Balocchi, attratto dal divertimento che però si rivelerà pieno di pericoli.
- IL PESCECANE
è il terribile animale che ingoia Pinocchio e Geppetto e che sembra porre fine a ogni loro speranza. Fortunatamente i due riusciranno a fuggire dal suo ventre grazie al fatto che lui dorme con la bocca aperta.