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Ponte Vecchio, uno dei ponti più famosi del mondo e simbolo del capoluogo toscano

Il Ponte Vecchio è uno dei simboli della città di Firenze ed uno dei ponti più famosi del mondo.

E’ il ponte più antico della città di Firenze e attraversa il Fiume Arno nel suo punto più stretto.

Proprio per questo, è anche il più antico attraversamento dell’Arno: un ponte infatti sorgeva in quella posizione – la più stretta del corso cittadino del fiume – sin dall’epoca romana, ma le varie realizzazioni antiche furono più volte danneggiate e abbattute dalle alluvioni.

Dopo la costruzione dei Lungarni, il ponte venne costruito nuovamente nel 1345, stavolta a tre valichi, ed è considerato opera di Taddeo Gaddi o di Neri di Fioravante.

Tre ampi valichi ad arco ribassato, la torre dei Manelli da un lato e dei Rossi–Cerchi dall’altro, due terrazze panoramiche centrali tra cui s’incastra il monumento con busto di Benvenuto Cellini, le botteghe di orafi e gioiellerie che la animano, hanno garantito e consentono tutt’ora al Ponte di essere classificato come tra i primi a livello mondiale per bellezza, unicità ed emozioni trasmesse.

Nell’estate del 1944, il Führer ordinò che i ponti di Firenze fossero fatti saltare per impedire il passaggio degli Alleati: secondo alcuni storici, tutti tranne Ponte Vecchio, che aveva visitato anni prima.

Simbolo del capoluogo toscano, domina l’Arno da quasi settecento anni ed è amatissimo dai fiorentini che un tempo, però, vi appendevano i condannati a morte.

Oggi scopriremo molte curiosità sul Ponte Vecchio, uno dei simboli della città di Firenze ed uno dei ponti più famosi del mondo.

 

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1. Il primo attraversamento

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Il Ponte Vecchio è una delle architetture più iconiche e caratteristiche di Firenze e d’Italia.

Molto più di un luogo di passaggio da una riva all’altra dell’Arno, è uno scenario di bellezza e un belvedere unico, una sorta di paese nella città, su cui si transita, ma anche dove si vive e si lavora, amatissimo dai fiorentini e dai viaggiatori di tutto il mondo.

Sorge nel cuore della città, in uno dei punti in cui il fiume è più stretto e quindi più facile da attraversare.

La sua architettura è molto caratteristica: con le sue tre poderose arcate, i retrobottega a sbalzo sul fiume sostenuti dai beccatelli (piattaforme di legno o pietra che danno appoggio a edifici sporgenti), le grandi terrazze panoramiche con i tre archi centrali e la fila delle piccole finestre del Corridoio Vasariano allineate sul lato est, Ponte Vecchio è inconfondibile.

Il primo attraversamento dell’Arno doveva trovarsi circa 150 metri più a monte, dove esisteva un guado utilizzato fin dalla fondazione della città nel I secolo a.C.

Una serie di sondaggi effettuati negli anni Cinquanta nell’alveo del fiume hanno individuato due larghe fondazioni, probabili sostegni del primo ponte romano, che per meglio reggere alle piene impetuose del fiume fu ampliato e consolidato intorno al 123 d.C. dall’imperatore Adriano.

Il nuovo ponte andò distrutto nel VI-VII secolo, probabilmente per l’effetto combinato di alluvioni e devastazioni barbariche.

Risulta che nel 1177 ne fu ricostruito un altro proprio dove ora c’è Ponte Vecchio e lo stesso accadde di nuovo nel 1222, nel 1322 e soprattutto nel 1333, quando il ponte fu spazzato via da una delle più violente piene della storia.

 

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2. Chi lo costruì?

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La data di nascita di Ponte Vecchio, così come lo conosciamo ora, cade nel 1345: un nuovo ponte fu infatti edificato quando furono costruiti i “lungarni”.

Il nome del progettista è incerto: secondo lo storico Giorgio Vasari fu opera di Taddeo Gaddi, mentre, secondo altri, di Neri di Fioravante.

Il nuovo ponte aveva però una particolarità rivoluzionaria, che ne ha garantito la sopravvivenza fino a oggi: fu infatti il primo dell’Occidente ad avere i valichi ad arco ribassato, con un rapporto tra altezza e larghezza di 1:6.

Veniva così superato il modello romano che, utilizzando solo varchi con l’arco a tutto sesto, di forma semicircolare, presentava un grave inconveniente in caso di strutture molto lunghe.

I valichi a tutto sesto sono stretti e ravvicinati e un lungo attraversamento richiede la costruzione di molte arcate, il che moltiplica il pericolo di ostruzione quando il fiume è in piena.

In Ponte Vecchio, invece, i valichi sono appena tre, nonostante i 95 metri di lunghezza complessiva della struttura, ed è stata la loro solidità e lo spazio sottostante, relativamente ampio, a permetterle di reggere agli assalti del fiume perfino in occasione della terribile alluvione del 1966.

L’efficacia della nuova tecnica fece scuola e fu adottata nel secolo seguente anche per altri ponti.

 

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3. Prima i macellai, poi gli orafi

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Per allontanare dal centro cittadino le attività portatrici di sporcizia e cattivi odori, nel 1442 le autorità imposero ai beccai (i macellai) di lavorare a Ponte Vecchio.

Ponte Vecchio diventò così il mercato della carne e i beccai proprietari delle botteghe, alle quali, per disporre di più spazio, aggiunsero stanzette e retrobottega a sbalzo sul fiume.

Ma nel settembre del 1593 il duca Ferdinando I emanò un decreto in cui si ordinava l’allontanamento dal ponte di tutte le “arti vili” per lasciar spazio alle più decorose attività di orafi, argentieri e gioiellieri.

La decisione era dovuta al fatto che nel 1565 Giorgio Vasari aveva costruito per Cosimo I Medici, signore della città, il celebre Corridoio Vasariano (foto in alto a sinistra).

Un passaggio che metteva in comunicazione Palazzo Vecchio, sede del potere politico e amministrativo di Firenze, con Palazzo Pitti, dimora dei Medici.

Il corridoio passava sul lato sinistro di Ponte Vecchio e il duca non gradiva la presenza di un commercio poco nobile e di odori sgradevoli.

Ai quattro angoli del ponte, inoltre, si trovavano altrettante torri che ne controllavano l’accesso: di queste resta intatta solo la torre dei Mannelli, mentre quella dei Rossi-Cerchi fu ricostruita dopo le devastazioni che Firenze subì nel 1944, durante la Seconda guerra mondiale.

Col Corridoio Vasariano furono edificate infine le due terrazze panoramiche sotto tre archi, che interrompono la fila di botteghe. Da quel momento Ponte Vecchio non ha più cambiato aspetto.

Unica eccezione, l’aggiunta del monumento a Benvenuto Cellini, scultore ed orafo fiorentino, inaugurato il 26 maggio 1901.

 

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4. Il momento più critico

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Nel corso della sua storia Ponte Vecchio è sopravvissuto ad almeno 53 piene dell’Arno, ma il pericolo maggiore risale all’estate 1944, durante la ritirata dell’esercito tedesco nell’ultima fase della Seconda guerra mondiale, quando tutti i ponti di Firenze furono fatti saltare per ostacolare il transito degli Alleati.

Solo Ponte Vecchio fu risparmiato, probabilmente per la bellezza e per la presenza del Corridoio Vasariano: in effetti il Ponte e il Corridoio erano stati visitati nel maggio 1938 da Mussolini, Hitler e altri gerarchi.

Il Führer aveva apprezzato il suggestivo affaccio dai finestroni centrali del Corridoio sull’Arno e ciò fece pensare a un suo intervento personale per conservare il monumento.

Secondo altri, invece, tutto dipese da un ordine di Gerhard Wolf, console tedesco a Firenze. Esiste però un’altra versione della storia, emersa solo nel 2016 e più verosimile.

Il salvatore del ponte sarebbe stato un umile personaggio, aiutante degli orafi e custode delle botteghe, chiamato Burgasso, a cui era consentito girare liberamente perché ritenuto troppo stupido per rappresentare un pericolo.

Nella notte tra il 3 e il 4 agosto 1944 Burgasso vide i nazisti collocare le cariche sotto il ponte. Comprendendo la gravità del pericolo, lasciò che i militari si allontanassero per poi tagliare gli allacciamenti delle mine, disinnescandole.

Ponte Vecchio subì comunque danni gravi, in particolare ai punti di accesso, mentre il Corridoio Vasariano rimase l’unico passaggio aperto tra il sud e il nord della città.

 

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5. Quanti spettacoli dalle terrazze

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Nel corso della sua storia Ponte Vecchio ha ospitato eventi di ogni genere. Inoltre le sue due terrazze centrali sono sempre state un punto di osservazione privilegiato per ammirare spettacoli e parate sul fiume.

Già nel 1491 e per oltre due secoli da lì si assisteva alle partite di calcio storico che si giocavano sulle acqua ghiacciate dell’Arno.

La popolazione vi si riuniva anche per ammirare i fuochi d’artificio da prima della metà dell’Ottocento. Purtroppo queste terrazze furono anche teatro di eventi meno edificanti, come l’impiccagione dei condannati a morte, appesi al ponte.

In tempi più recenti sono rimasti memorabili il passaggio della 62a edizione del Giro d’Italia, il 17 maggio 1979, con il prologo a cronometro vinto da Francesco Moser, e la curiosa gara di golf, tenutasi nel dicembre 2000, nella quale i giocatori dovevano centrare, con un lancio dalla terrazza centrale, tre green galleggianti collocati a varie distanze nel fiume.

Il Ponte ha ospitato anche una sfilata dello stilista Roberto Cavalli nel 2006, mentre il 28 e 29 agosto 2016 è stato illuminato di viola per celebrare i 90 anni della Fiorentina.

Ponte Vecchio è stato set di diverse pellicole cinematografiche, tra cui il quarto episodio di Paisà di Roberto Rossellini (1946), Amici miei di Mario Monicelli (1975), Obsession di Brian de Palma (1976), Così come sei di Alberto Lattuada (1978) con Marcello Mastroianni, I Laureati di Pieraccioni (1995), Camera con vista di James Ivory (1986), Hannibal (2001) e Inferno di Ron Howard (2016) con Tom Hanks.

Il Ponte è stato celebrato anche da Giacomo Puccini nella sua opera Gianni Schicchi, nella celebre romanza O mio babbino caro (1918).

 

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