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Proteggere le articolazioni: le 10 regole psicosomatiche da seguire

“Questo non fa per me”, “Io sono fatto così”, “Meglio la strada vecchia della nuova”: convinzioni, frasi ripetute spesso, quasi dogmi per coloro che sono in qualche modo predisposti a soffrire di patologie come quelle artrosiche o reumatiche.

Ma cambiare mentalità, acquisirne una più fluida, mobile, flessibile è possibile. Basta osservare la Natura e ricordare che noi ne siamo parte.

Le spighe di grano che si piegano al soffio del vento e poi rialzano la testa, l’acqua (che supera ogni ostacolo, la radice che cresce trovano strade alternative anche nell’asfalto cittadino.

Perché mai soltanto noi dovremmo vivere con principi rigidi e incrollabili? Il mito della performance, l’essere reperibili 24 ore su 24, costantemente connessi, continuamente pronti a scattare.

Ciò che la vita moderna ci chiede è contrario alla nostra natura e alla nostra fisiologia. La nostra mente, il nostro corpo e quindi anche le nostre articolazioni hanno la capacità di resistere agli sforzi, di far fronte alle emergenze, di sopportare la fatica, ma è necessario il recupero.

Il nostro corpo ci manda segnali, magari all’inizio nella forma di semplici fastidi. Ma questi “sussurri” devono essere ascoltati. È dannoso fare finta di nulla… se ossa e articolazioni richiamano la nostra attenzione, dobbiamo concedergliela.

Alleggeriamoci quindi dai pesi eccessivi e soprattutto da quelli inutili, che spesso non ci accorgiamo di portare.

Il nostro modo di comportarci e più in generale il nostro atteggiamento mentale nei confronti della vita e delle cose da fare può essere un aiuto o un ostacolo al benessere delle nostre articolazioni.

Ciò che pensiamo non è qualcosa di astratto, il nostro cervello condiziona la chimica del nostro organismo e la sua funzionalità. Ecco perché anche le parole che utilizziamo possono favorire la comparsa di disturbi a spalle, gomiti, anche, schiena.

Ecco, allora, i nostri consigli da mettere subito in pratica non solo per prevenire queste affezioni ma per intervenire contro i sintomi: spesso il dolore ha le sue radici in abitudini che “logorano”.

 

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1. FAI SPAZIO AL TUO PIACERE E AFFIDATI ALL’ISTINTO

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1) FAI SPAZIO AL TUO PIACERE

Di solito si è molto rigidi con se stessi, mentre si tende a essere tolleranti nei confronti degli altri.
Questa severità diventa ancora maggiore quando si tratta di dare spazio a ciò che ci piace.
La serata al cinema salta di fronte all’ennesima richiesta di straordinari, il libro che si sta leggendo resta chiuso perché ci sono le pulizie di casa da concludere. Ma così si finisce per sentirsi carichi solo di doveri.
Ed è proprio in questo modo che le articolazioni cominciano a scricchiolare. Ognuno di noi ha i propri limiti fisiologici e non bisogna sentirsi in colpa se si desidera rispettarli.
La nostra disponibilità deve essere proporzionata alle nostre forze. Allora metti in agenda anche ciò che ti piace fare. Un’ora per fare shopping? Una serata a teatro? Un’uscita con gli amici? Bisogna essere pronti a dire qualche no, questa volta agli altri.
Se coloro che abbiamo intorno percepiscono che le nostre energie non sono inesauribili, daranno più valore a ciò che facciamo e si adegueranno, senza approfittarsene: dare un limite agli altri e anche a se stessi è un farmaco eccezionale per le articolazioni, soprattutto in fase preventiva.
Stabilisci fin dove puoi arrivare senza forzare la mano adottando questi criteri: non devi arrivare a fine giornata esausto o di malumore, devi preoccuparti prima di come ti senti tu e poi di come ti giudicheranno gli altri, le energie che risparmi devono fruttarti relax, tempo per divertirti, serenità.

 

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2) AFFIDATI ALL’ISTINTO

Chi soffre di malattie articolari è spesso molto controllato e altrettanto razionale. Soppesa i pro e i contro, limita il proprio raggio d’azione per paura di sbagliare.
Ma non c’è solo la ragione a guidarci. Abbiamo a nostra disposizione uno strumento altrettanto potente, se non di più: l’istinto.
È lui che ci fa fare scelte che sono in maggior sintonia con ciò che la nostra natura più autentica vuole davvero.
Inizia dalle decisioni più banali, per fare allenamento: al ristorante non pensare alle calorie o alla digestione ma chiudi un istante gli occhi e “senti” di cosa hai voglia.
Devi comprarti una camicia ma non sai quale preferire? Ancora una volta chiudi gli occhi e percepisci quale delle opzioni che hai di fronte ti attira verso di sé.
Con il tempo ti renderai conto che questo è un modo altrettanto affidabile di fare le tue scelte, ma più in armonia con ciò che vuoi davvero.

2. SOGNA, SCRIVI, IMMAGINA, CREA E SCEGLI LA STRADA PIÙ CORTA

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3) SOGNA, SCRIVI, IMMAGINA, CREA

Ognuno di noi ha un lato artistico. C’è chi disegna, chi sa cantare, ma anche chi fa maglioni ai ferri oppure ricama.
Queste sono attività che stimolano la fantasia, la creatività. Dare ossigeno alle inclinazioni artistiche aiuta a mettere da parte modelli e schemi fissi, pregiudizi e inibizioni.
Non importa il risultato, la tecnica, il gradimento degli altri. All’inizio devi solo esprimerti a modo tuo, nel tuo stile. Non giudicare in alcun modo il tuo operato, concentrati solo su come ti senti.
Qualunque sia la tua dote, mettila a frutto, non perché te ne possa derivare un guadagno ma perché il tuo talento ha bisogno di manifestarsi, creare, evolvere...
Ritagliati del tempo ad hoc, non aspettare di essere in ferie, in vacanza o in pensione... consideralo una terapia riabilitativa.
Ogni giorno dedica qualche minuto al tuo passatempo preferito, ti accorgerai che riuscire a esprimere il tuo talento rende ogni cosa più fluida. Anche il movimento.

 

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4) SCEGLI LA STRADA PIÙ CORTA

Molti dei disturbi osteoarticolari emergono perché ci si complica inutilmente la vita. È
un atteggiamento mentale che porta a scegliere sempre il percorso più tortuoso, a non chiedere aiuto anche se potresti ottenerlo, il tutto per dimostrare quanto vali.
Spesso si tratta però di sforzi inutili. Cerca allora di facilitarti la vita. Come? Cerca sempre, qualunque cosa fai, il modo più lineare e diretto di agire. Ad esempio, hai tanto lavoro e pensi di non farcela?
Chiedi aiuto prima che sia troppo tardi. Fai domande dirette, richieste esplicite. Vai dritto al punto. Desideri avere un aumento? Manifesta questo desiderio. Ti piacerebbe impegnarti in un lavoro? Fai sapere che sei interessato.
Chiediti sempre: come posso abbreviare il percorso? Risparmiare fatica (anche mentale) allevia le tue articolazioni.
E anche a casa presta attenzione a come fai le cose: c’è un modo più semplice e più comodo di evitare qualche incombenza?

3. IMPARA A DELEGARE E NON CEDERE ALLA LOGICA DEL SACRIFICIO

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5) IMPARA A DELEGARE

Un impegno, poi un altro, poi un altro. Chi fa da sé fa per tre.
Lo sanno anche le tue articolazioni, che infatti soffrono come se stessero facendo il triplo di quello per cui sono state progettate. Cosa fare allora?
Imparare a distribuire i pesi, ovvero a delegare. Per chi è abituato a fare tutto da sé, perché così si sente più tranquillo in questo modo, delegare è fonte d’ansia.
Spesso è una vera e propria “tortura”. Eppure è assolutamente da fare: immagina che ciascun impegno che ti assumi a tutto tondo sia un peso che decidi di caricarti sulle spalle... Adesso immagina che poco a poco i diversi pesi si accumulino, fino a determinare un carico insostenibile. Pian piano impara a delegare ai colleghi, ai figli, al compagno, agli amici quel che puoi.
Prova a dire “sì grazie” anziché il contrario e pian piano a chiedere aiuto prima che sia troppo tardi.

 

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6) CEDERE ALLA LOGICA DEL SACRIFICIO

Dalla favola della cicala e della formica in poi, i valori positivi sono sempre associati al sacrificio. Senza sudore non si ottiene nulla, questo ci viene detto in continuazione.
Ma questa è una logica penalizzante, sia sul piano mentale che su quello fisico. In realtà noi abbiamo bisogno anche di divertimento, svago, piacere. È una necessità essenziale.
Per questo dovremmo abbandonare l’idea che ci si debba annullare per il lavoro oppure per la famiglia.
Tutte le volte che devi affrontare qualcosa che ti pesa fare e che vivi come un sacrificio, fermati e chiediti: ma è davvero necessario? Se la risposta è sì, pensa anche a una compensazione.
Se devi fermarti per concludere un lavoro urgente, concediti di rallentare il giorno dopo, oppure chiedi se è possibile recuperare le ore fatte in più o ancora dedica del tempo a te stesso in serata: insomma trova il modo di far spazio al piacere, dopo aver concesso tanto al dovere.

4. NON AVERE IL MITO DELLA PERFEZIONE E TIRARE AVANTI, NONOSTANTE TUTTO

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7) AVERE IL MITO DELLA PERFEZIONE

Brava in casa, sul lavoro, con i figli. La perfezione richiede di fare tutto nel migliore dei modi.
Ma c’è un rischio: niente sarà mai così ben fatto da rispettare standard impossibili. Perché la perfezione non esiste.
Così se sei all’inseguimento di questo mito, non ti darai mai un limite. Non c’è tregua per chi vuole migliorare se stesso. Il primo passo è capire che ti stai facendo prendere la mano da qualcosa che agisce dentro di te e ti dice che non è mai abbastanza.
L’ansia, ad esempio, non viene perché devi fare ancora di più e meglio, ma perché stai chiedendo troppo a te stesso. E così fanno anche la tensione muscolare, i dolori e i disturbi articolari.
Piuttosto che fare tutto al meglio, cerca di fare bene una cosa soltanto, quella che ritieni più importante. Stabilisci delle priorità. Impara a distinguere l’essenziale, cosa ha la precedenza sul resto.
Ma metti anche la tua salute nella lista. Se hai dolore a un ginocchio, l’essenziale sarà mettere del ghiaccio e riposare, non fare l’ennesima commissione.
Chiediti: “Perché oltre a fare quello che mi viene chiesto o l’indispensabile, faccio sempre di più?”. Forse perché hai bisogno di sentirti indispensabile?

 

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8) TIRARE AVANTI, NONOSTANTE TUTTO

Farsi andare bene le cose sgradevoli, stringere i denti e andare avanti.
Sopportare con pazienza le persone moleste, soddisfare richieste esagerate, prendere su di sé le approssimazioni degli altri.
Una goccia dopo l’altra... ecco che il vaso trabocca. Spesso un’articolazione che si blocca è l’equivalente di uno “Stop!” che non riusciamo a dire. Tutti i no o le legittime fughe che non ci concediamo diventano dolori, spasmi, blocco dei movimenti.
“Non ne ho alcuna voglia ma mi tocca”... spesso affrontiamo con questo spirito anche un’uscita con gli amici, la partita a carte rituale del giovedì, la palestra, le feste con i parenti, le email con i colleghi... Cosa ci costa un piccolo sforzo?
Eppure, sommati questi piccoli obblighi diventano un cumulo insostenibile di noia, di tensione, di insofferenza trattenuta...
Dobbiamo limitare quanto più possibile tutti i sì a denti stretti. Immagina che ogni volta ti carichi sulle spalle un piccolo peso che ti appesantisce e ti rallenta.



5. NON CONSERVARE TUTTI I RAMI SECCHI E NON SOFFOCARE LE EMOZIONI

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9) CONSERVARE TUTTI I RAMI SECCHI

Ci sono cose che hanno fatto il loro tempo. E rapporti che non danno più nulla.
Eppure si continua a mantenerli non si può dire in vita, perché sono appassiti da tempo, ma continuiamo ad averli addosso.
Così ci logoriamo e si logora anche il nostro corpo. Tenere i rami secchi vuol dire impedire a noi stessi di rifiorire, rinunciare a quella parte di noi più vera che scalpita ogni giorno.
Se questa modalità prende il sopravvento rischiamo di intaccare il nostro nucleo più profondo.
Ecco perché è bene ammettere con se stessi di non ricevere più alcun piacere da certe frequentazioni e quindi, con gentilezza, è meglio evitare di spendere tempo ed energie in certi rapporti.

 

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10) SOFFOCARE LE EMOZIONI

Non sempre siamo in reale contatto con ciò che proviamo. Che sia gioia o rabbia, difficilmente parliamo e agiamo in armonia con quello che sentiamo.
Cerchiamo di dissimulare, di non far capire, di non lasciar trapelare all’esterno quello che avvertiamo. Questa “doppia vita” ci rende tesi, rigidi.
È ancora una volta uno sforzo. Proviamo, allora, a diventare più intolleranti o meglio, visto che lo siamo già e lo neghiamo, a manifestare le nostre reazioni più immediate.
Non si tratta di diventare sgradevoli nei modi, ma più autentici. È ora di smetterla di borbottare alle spalle dopo aver fatto un sorriso davanti, di sbuffare ma tacere.
Se qualcosa ci urta, ci irrita, ci offende proviamo a rendere manifesta questa conseguenza.
Facciamolo con gentilezza, ma facciamolo. Se al lavoro qualcuno si prende il merito di un lavoro fatto da noi, proviamo a dire una frase come “Non mi è sembrato corretto aver negato il mio ruolo nella buona riuscita di questo progetto. Ci ho lavorato tanto e vorrei venisse riconosciuto”.
Soffocare quello che sentiamo può procurarci solo danno. Ogni emozione che scorre è una tensione muscolare allentata.






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