Chiunque abbia un cucciolo si farà, prima o poi, alcune inquietanti domande: “Perché il mio amato cagnolino è diventato qualcosa d’altro?” “Quali possono essere le ragioni di un siffatto cambiamento?”, e così via.
Ebbene, l’origine di questi dubbi non nasce da mutamenti dell’aspetto fisico, del peso o dell’altezza del nostro giovane amico ma, piuttosto, dai comportamenti esibiti dinanzi a quegli stimoli che, fino al giorno precedente, avevano prodotto differenti risposte.
Saremo, quindi, destinatari di nuove reazioni, molto spesso considerate “strane” e “contraddittorie”, in taluni casi preoccupanti e, come detto, poco prevedibili.
Addirittura, se non fossimo certi di trovarci davanti al nostro cane, potremmo pensare a uno scambio avvenuto per un “maleficio”… anche perché, come se non bastasse, persino i nostri “comandi” fino a qual momento sempre efficaci o quasi potranno essere bellamente ignorati, come se quanto appreso dal cucciolo fino a quel momento si fosse d’un tratto vanificato, cancellato dalla memoria del cane.
Ma per quanto non semplice da comprendere, una spiegazione a tutto questo c’è e per identificarla bisogna conoscere alcuni meccanismi di sviluppo del cane quando abbandona l’infanzia ed entra nella pubertà.
1. Si chiama "ontogenesi"
Come noi, nessun cane è mai uguale a sé stesso nel tempo. Pur rimanendo il medesimo individuo, ogni cane modificherà il suo approccio con il mondo esterno nel corso della vita, come se più personalità si alternassero con il passare prima dei mesi e poi degli anni.
Si parla, in gergo tecnico, di "ontogenesi", termine proveniente dal greco antico per indicare "nascita e sviluppo".
Il concetto è stato coniato dal biologo tedesco Ernst Haeckel, attorno alla fine del 1800, ed è stato ben presto scelto per indicare le diverse fasi di sviluppo di tutti gli esseri viventi.
Riguardo al cane, a conclusione del "periodo infantile", comprensivo dello specifico "periodo sensibile" (detto anche primo "periodo critico") ove il nostro amico, per effetto dello sviluppo dei sensi, incomincia a conoscere il mondo suddividendolo in categorie e concetti, si innesca un secondo "periodo critico" definito della "pubertà".
Tale finestra temporale ha più o meno inizio con l'avvento della maturità sessuale, identificabile nella femmina con il giungere del primo calore e nel maschio con il rilascio delle marcature urinarie a zampa alzata.
Tali cambiamenti, ben visibili ai nostri occhi, sono una conseguenza di alterazioni che si verificano all'interno di ogni organismo, identificabili in cambiamenti biochimici, chimico-cerebrali, neuronali e ormonali.
Infatti, avremo una riduzione della produzione di alcuni neurotrasmettitori del "benessere", come la serotonina, e un incremento, invece, di quelli dell'allerta, come l'adrenalina, mentre a livello ormonale si verificherà un innalzamento degli estrogeni nella femmina e del testosterone nel maschio.
In aggiunta, l'ormone dello stress per eccellenza, il cortisolo, raggiungerà un picco elevato, concorrendo a sua volta ai cambiamenti comportamentali così inaspettati e di primo acchito incomprensibili, per noi.
Il nostro amico, a causa di questa "tempesta perfetta" di ghiandole e ormoni, non reagirà come in precedenza nelle medesime situazioni, perché una "forza superiore" lo induce ad agire diversamente.
Per esempio, potrà iniziare a mettere in discussione l'autorità delle figure famigliari (noi), non ritenendo così scontato dover obbedire, e riterrà anche opportuno iniziare a controllare e difendere lo spazio in cui si trova a vivere per cui, a differenza del passato, non tutte le persone e i cani saranno considerati automaticamente "amici".
Infine, si sentirà più sicuro di sé e determinato quando andremo in giro, aumentando l'autonomia decisionale rispetto ai noi. Distratto, indolente, a volte refrattario anche alle richieste più semplici.
Sono queste le principali caratteristiche del cane in "pubertà" (e la somiglianza con un adolescente umano è spesso palese...) e per questo la messa in discussione del proprietario diventerà elemento costante.
A differenza della fase infantile quando l'insegnare, il chiedere e l'eseguire erano sembrati tutt'uno, il nostro amico sembra dire: "Ma dove sta scritto che io ti debba obbedire?".
E lo fa capire rifiutando le risposte ai segnali, tenendosi a distanza, mal sopportando comportamenti statici o impegnativi, vigilando sui propri giochi e sul cibo nonché, in taluni casi, abbaiando e ringhiando nei nostri confronti.
La cosa ha un nome: è il "processo di gerarchizzazione", all'interno del quale, semplificando al massimo, si assiste a una sorta di "scalata per il potere". Questo fenomeno di "ribellione" si verifica in tutti i giovani predatori sociali, inclusi quelli appartenenti alla nostra specie, e include voler comprendere fino a dove si potrà arrivare.
In natura i mezzi saranno meno sofisticati e gli adulti del branco diverranno alquanto abili a ribadire la propria superiorità, senza ricorrere alla violenza ma al più all'intimidazione, sempre sufficiente; in un rapporto interspecifico come quello tra l'uomo e il cane, invece, la faccenda può divenire più complessa, dovendo noi coniugare calma, pazienza, coerenza e fermezza ma non disponendo dei mezzi espressivi della specie canina, che sarebbero ovviamente assai più efficaci.
2. Manteniamo la calma
Perdere la pazienza con un cane che si comporta da adolescente è comprensibile.
Non siamo abituati a interfacciarci con un "ribelle"... ma dobbiamo resistere perché ciò che serve e funziona, infatti, consiste nel comportarsi sempre allo stesso modo, ignorando le azioni di rifiuto e richiedendo l'esecuzione di quanto appreso, senza cadere nell'errore di lasciar perdere per il quieto vivere, perché altrimenti perderemmo qualunque credibilità.
Inoltre, a causa dell'elevato grado di distrazione verso il mondo che affligge il nostro amico in questa fase, le nostre richieste dovranno risultare assai chiare, eventualmente supportate da segnali gestuali che accompagnino il "comando" verbale.
Come se si trattasse di azioni da insegnare ex novo, potremo ripetere le fasi del precedente apprendimento, tenendo così alta la parte mnemonica. I relativi rinforzi dovranno essere significativi per tipologia e qualità, a sottolineare l'importanza dell'averci ascoltati.
Punizioni, sgridate e urla serviranno invece a ben poco, poiché vanno a stimolare la parte emozionale del cervello e non favoriscono perciò concentrazione e apprendimento; se invece ci limiteremo a una voce ferma, le reazioni potranno essere consone, tenendo sempre a mente, però, che in questo periodo "biografico" complesso i tempi di concentrazione saranno alquanto bassi.
Un'altra caratteristica del periodo pubertario riguarda la nuova consapevolezza dello "spazio vitale". Se prima si trattava di una tipica "zona di comfort" ove sentirsi tranquilli e protetti ma senza esprimerne il possesso, d'un tratto quelle medesime zone, nello specifico la casa, l'eventuale giardino e spesso anche l'auto, diventeranno qualcosa da difendere strenuamente. In altre parole, si verifica una piena cognizione delle "risorse", gli elementi dai quali dipende la sopravvivenza.
Innanzitutto l'ambiente, che facilmente ospita zone ancor più delicate, come la fatidica "cuccia"; poi il cibo, tanto in riferimento alla ciotola quanto al luogo dove viene conservato. Infine, i "partner sociali", cioè i famigliari componenti del "branco".
Ecco perché l'arrivo di nuovi visitatori, ma anche di persone conosciute saltuariamente in precedenza, non comporterà il benvenuto festoso tipico del cucciolo ma spesso l'esibizione di diffidenza e di azioni di allerta.
Al suono del campanello si eleveranno i primi abbai di segnalazione e alla comparsa degli ospiti vi potrà essere una ripetuta valutazione olfattiva oppure la prosecuzione dell'abbaiare, fino al saltare addosso ma non in modo festoso bensì con una certacarica intimidatoria.
Chiaramente, tocca a noi spiegare al nostro amico che non c'è nulla di cui preoccuparsi se arrivano ospiti, per esempio tenendolo vicino, anche al guinzaglio se ce ne fosse bisogno.
Solamente quando tutti si saranno accomodati, e sarà tornata la calma, consentiremo la conoscenza "neutra", con immediato richiamo all'ordine qualora le reazioni tornassero a essere eccessive.
Ugualmente, l'accompagnamento degli ospiti all'uscita avverrà sotto controllo, perché il cane aumenta spesso il proprio disagio proprio nella fasi di inizio e di conclusione delle visite, quando si "spezza" un equilibrio situazionale.
Un atteggiamento analogo potrà verificarsi anche all'interno di un "sub-territorio", come la macchina, innescato da tutti coloro che vi passeranno accanto quando il nostro amico è all'interno del veicolo parcheggiato. L'obiettivo sarà sempre la difesa di quello spazio e in questo caso conviene adottare una strategia di rassicurazione e controcondizionamento.
La rassicurazione viene dal collocare il nostro amico all'interno del suo kennel, il "trasportino", nell'auto (una ragione in più per abituarlo a questa sistemazione fin da cucciolo), che funge da tana e isola parzialmente dal mondo esterno. Il controcondizionamente può essere portato avanti con l'aiuto di volontari che diano gustosi bocconi al cane ogni volta che passano vicino all'auto.
3. I “buchi neri"
In questa nuova fase della vita del cane, la tipica spensieratezza del cucciolo incomincerà a diminuire anche nei confronti del mondo esterno all'abitazione, tanto in riferimento all'uomo quanto agli altri cani.
Si formeranno i cosiddetti "buchi neri", intesi come quelle categorie di soggetti non più ritenuti amichevoli.
Assisteremo quindi a una sorta di "discriminazione degli stimoli animati", differenziando il nostro amico ciò che sarà accettabile da quello che dovrà essere tenuto a debita distanza.
Potrà trattarsi di alcune tipologie di persone, spesso con caratteristiche particolari, come una camminata inusuale, un cappello in testa, che si mettono a correre oppure spingono un passeggino o, ancora, hanno uno zaino in spalla o borse della spesa nelle mani.
Per quanto il cane possa aver già incontrato persone di questo genere senza dimostrare alcuna reazione al riguardo, all'improvviso queste non saranno più accettabili e, di conseguenza, il nostro amico cercherà di allontanarle con posture assertive e abbai "per la distanza".
Il numero di categorie rifiutate può dipendere da diversi fattori, quali la quantità di esperienze vissute nei primi mesi di vita, eventuali episodi traumatici, la personalità del nostro amico e anche la razza di appartenenza.
Infatti, ceppi votati al controllo come i pastori "guardiani", i lupoidi "conduttori degli armenti" e i molossoidi "difensori della proprietà", potranno dimostrarsi più inclini a queste reazioni rispetto, per esempio, a molte razze di cani da ferma, da cerca e da riporto.
Questa selezione tra "chi va bene e chi no" sarà riferibile anche al rapporto con i conspecifici. Il nostro amico, sempre nel volgere di un breve tempo, sceglierà con cura i compagni di gioco con i quali dedicarsi a corse sfrenate, dimostrandosi spesso refrattario alle nuove conoscenze.
A maggior ragione con soggetti dello stesso sesso, e questo vale ancor di più per i maschietti. In alcuni casi, questo rifiuto dell'interazione potrà avvenire anche nei confronti di cani con i quali vi erano stati ottimi rapporti fino al giorno precedente, rendendo difficile la comprensione di un tale cambio di rotta.
Ancora una volta sono gli ormoni a rendere tutto "ombroso", perché il raggiungimento dell'identità sessuale è naturale motivo di contrapposizione in funzione di un ipotetico "dominio" in ambito riproduttivo.
Sarà quindi opportuno valutare preventivamente i possibili compagni di gioco, al fine di prevenire pericolosi malintesi. Naturalmente, questa componente comportamentale sarà poco o per nulla presente nei soggetti sterilizzati prima dell'avvio della maturazione sessuale.
4. Indipendente e autonomo. Sempre più spavaldo e intraprendente
Un cucciolo di due mesi, a maggior ragione se inserito in nuovi ambienti, tenderà a starci pressoché accanto, alternando fasi di esplorazione limitata a repentini ritorni nei pressi delle nostre gambe.
Infatti, la sua spontanea curiosità sarà limitata da un normale grado di insicurezza, essendo per lui il mondo degli esseri umani un qualcosa di sostanzialmente poco noto, da conoscere progressivamente, anche se con il passare del tempo, appunto fino al periodo pubertario, la volontà di scoprire aumenterà giorno dopo giorno, accompagnata dalle esperienze precedenti e da un buon tasso di autostima.
Come conseguenza, il nostro amico tenderà ad aumentare le distanze rispetto a noi, a volte anche sparendo dalla vista per tempi variabili... con ovvia angoscia da parte di molti di noi.
In contesti naturali come campagne o boschi, poi, questa espressione di autonomia si farà ancor più evidente, complici gli stimoli olfattivi presenti nell'ambiente e irresistibili per il discendente diretto del lupo, predatore eccezionale che usa l'olfatto in modo assai efficace.
Un comportamento di autonomia analogo si potrà osservare anche nell'interazione con i compagni di gioco; a differenza di prima, quando un semplice richiamo poteva produrre facilmente un immediato ritorno, in adolescenza il piacere e l'esigenza di confrontarsi con i propri simili diventano preponderanti e a poco o nulla serviranno le richieste di dedicarci attenzione.
Di nuovo riscontriamo molte analogie con l'adolescenza umana, ove il bisogno di conoscere e sperimentare prevarrà spesso sulle richieste dei genitori di studiare o tornare a casa a un determinato orario: tutti noi sappiamo bene di cosa si tratta e quanto potente sia quella spinta a "scoprire".
In termini tecnici, rifacendoci al nostro amico, gli studiosi hanno parlato di "periodo del vagabondo", in contrasto con la "fase dell'apprendistato" tipica dell'infanzia canina.
5. Obiettivo equilibrio e le nuove paure
Sebbene il cambiamento che abbiamo descritto sia dovuto a ragioni intrinseche, e in quanto tali inevitabili, il nostro obiettivo sarà trovare un giusto equilibrio tra il "permettere" e il "pretendere".
Ciò potrà avvenire richiedendo i comportamenti insegnati nell'infanzia, premiando con estrema generosità le relative risposte e consentendo come effetto finale momenti variabili di libertà.
Il tutto con una buona dose di attenzione e tempismo, facendo il possibile per capire quando dovremo ridurre l'autonomia e quando quest'ultima potrà essere concessa.
Ricordiamo però che, in genere, i maschi tenderanno a incrementare ulteriormente la volontà di indipendenza, perché in natura dovrebbero dedicarsi alla caccia per nutrire la cucciolata.
Altro fattore da tenere presente, la possibile presenza di femmine in periodo di "estro" che, percepite dai maschi a distanze per noi inimmaginabili (anche oltre i 2 chilometri), potrebbero incrementare in modo esponenziale i comportamenti di fuga dei maschietti.
Le stesse femmine potranno, in tali momenti, dedicarsi alla ricerca del maschio, sorde a ogni nostra richiesta di controllo.
Nel mezzo di questi cambiamenti caratteriali volti a esplorare e a mettere in discussione il mondo circostante, il periodo della pubertà potrà essere accompagnato da improvvisi stati di "paura", spesso dei rumori forti.
Si parla di "fobie ontogenetiche", ossia presenti nei geni dell'individuo fin dalla nascita, ma emergenti successivamente. Gli studiosi si riferiscono a specifici geni, chiamati "geni orologio", programmati ad attivarsi solamente a fronte di cambiamenti proteici ed enzimatici, rendendo così il cane particolarmente sensibile agli stimoli uditivi.
Un esempio è la "fobia da temporale", o gli scoppi di petardi e fuochi d'artificio. Al contrario dell'indifferenza manifestata nei primi mesi di vita, tutto a un tratto alcuni soggetti potranno diventare irrequieti, nervosi, spaventati e refrattari al movimento.
Cercheranno luoghi dove sentirsi sicuri, come la cuccia, gli angoli di una stanza o il trasportino.
Numerosi studi hanno dimostrato che un'esposizione progressiva ed artificiale a questi suoni nelle prime settimane di vita può ridurre le relative risposte di allerta nei mesi a venire, dunque è bene che sia l'allevatore sia il proprietario provvedano a questa esposizione con buon anticipo rispetto alla fase pubertaria.