Da dove viene il Puli?
Il suo strano pelo così folto non lascia indovinare assolutamente le sue forme e si può così affermare che il più diffuso tra i cani da pastore ungheresi non è molto disposto a svelare le sue esatte origini.
L’interesse che è stato manifestato nei suo confronti in questi ultimi trent’anni non ha niente del fuoco di paglia o di una moda effimera: il Puli è originale da qualsiasi parte lo si prenda.
Il suo aspetto sorprende, certamente, a prima vista ma è lungo tutta la sua vita che la sua intelligenza, la sua capacità di iniziativa e la sua facilità di adattamento continueranno a stupirvi, e, data la sua buona longevità, si può predire che futuri acquirenti del Puli non rimpiangeranno la loro scelta.
Secondo un’ipotesi, esposta in una pubblicazione belga, il Puli potrebbe essere nato nel terzo millennio prima di Cristo. La grande pianura ungherese è stata luogo di passaggio o di permanenza di numerosi popoli nomadi originari dell’Asia.
La parola Puli (al plurale Pulik) ha del resto un’origine magiara e significa semplicemente «cane da pastore». Il Puli è un cane vivace e affettuoso, di grande intelligenza. E’ un ottimo guardiano, ma nient’affatto aggressivo. Ottimo anche per la famiglia, tollera meglio i bambini se abituato alla loro presenza sin da cucciolo.
Ma scopriamo meglio questa meravigliosa e antichissima razza canina: il Puli.
1. Origine
Da dove viene il Puli?
Il suo strano pelo così folto non lascia indovinare assolutamente le sue forme e si può così affermare che il più diffuso tra i cani da pastore ungheresi non è molto disposto a svelare le sue esatte origini.
Secondo un’ipotesi, esposta in una pubblicazione belga, il Puli potrebbe essere nato nel terzo millennio prima di Cristo. In effetti, delle iscrizioni cuneiformi sumere avrebbero fornito tre nomi di cani che assomigliavano stranamente ai nomi di tre razze ungheresi attuali: ku-mun-dur (oggi, Komondor), ku-assa (Kuvasz) e pu-ly (Puli).
Ma forse non si tratta che di una semplice coincidenza linguistica in quanto, oltre al fatto che non sappiamo a che cosa potessero assomigliare questi cani sumerici, nessun elemento storico permette di spiegare il loro arrivo in Ungheria.
La grande pianura ungherese è stata luogo di passaggio o di permanenza di numerosi popoli nomadi originari dell’Asia. Dato che il Puli è conosciuto da diverse centinaia di anni, si è cercato di situare il suo arrivo al momento delle diverse invasioni di cui la regione del Danubio è stata teatro.
Vi sono passati in particolare i temibili Unni, nel IV secolo, ma essi non si sono fermati e non si vede come questi adepti della «politica della terra bruciata» abbiano potuto lasciare dietro di sé un gran numero di cani da pastore.
Più tardi, verso il 1240 per esattezza, un popolo di origine turca, i Cumani, si sono spinti fino in Ungheria e vi hanno effettivamente lasciato dei ricordi, ma per quanto concerne i cani, si tratterebbe piuttosto del Kuvasz, cosa avallata dal fatto che esistono ancora adesso dei cani turchi (chiamati Akbash nei paesi anglosassoni) che presentano grandi analogie con questa razza ungherese.
Bisogna dunque rivolgersi in fin dei conti ai Magiari del principe Arpàd, arrivati nella puszta (la pianura ungherese) nell’896, per poter incontrare verosimilmente i primi padroni del Puli. La parola Puli (al plurale Pulik) ha del resto un’origine magiara e significa semplicemente «cane da pastore».
Si suppone che il Puli di qualche migliaio di anni fa dovesse possedere una taglia superiore a quella degli esemplari attuali: All’inizio, esso effettuò un lavoro da bovaro per il quale era necessario un cane di grande taglia (da 50 a 60 cm), al fine di potersi misurare con gli imponenti buoi grigi dalle lunghe corna, o con i bufali neri.
Anche i montoni racka dalle corna a spirale potevano rappresentare un pericolo per i cani che non fossero stati abbastanza vivaci, agili e robusti.
Esso era certamente più grande, ma non rischiava in effetti di essere confuso con il suo imponente parente, il Komondor: quest’ultimo era, ed è tutt’ora, essenzialmente, un cane da guardia e da protezione, che unisce in sé la forza e la taglia, mentre il Puli si vedeva incaricato della guida delle greggi, attività che richiedeva molta maggiore vivacità.
Il Puli e il Komondor che con il loro lungo pelo, così folto, più o meno feltrato o cordato, hanno un aspetto caratteristico, sono certamente i due rappresentanti più antichi del tipo dei cani da pastore a pelo lungo.
Simili razze sono numerose in Europa (in Francia, il Briard e il piccolo Pastore dei Pirenei, in Italia il Pasto re Bergamasco), e in particolare nell’Europa dell’Est (dove esistono il Nizinny polacco e il Pastore della Russia meridionale).
Diversi autori pensano che questo tipo di cane provenga dall’Asia e che sarebbe stato introdotto contemporaneamente ai grandi cani da montagna.
Dato che il presunto antenato di questi ultimi è il Tibetan Mastiff, si è pensato che i cani da pastore a pelo lungo originari non sarebbero altro che il Terrier del Tibet (molto mal definito, dato che la sua funzione era di guidare le greggi).
Ciò nonostante, l’ipotesi del Tibetan Mastiff come antenato dei molossi europei è essa stessa molto fragile e allo stesso modo non vale la pena di attardarsi su quella che propone come punto di partenza il Terrier del Tibet.
2. Storia
Comunque sia, non vi è dubbio che il vello altamente protettivo del Puli era fortemente adatto al clima decisamente continentale della puszta ungherese, dove la temperatura scende facilmente a meno 30°C d’inverno e può, al contrario, superare i 35°C d’estate (è per questa ragione che si aveva l’abitudine di tosare il cane contemporaneamente alle pecore, in maniera che l’attività del cane non ne venisse ridotta).
L’occupazione pastorale tipica della puszta (allevamento all’aria aperta durante tutto l'anno di immensi greggi di ovini e bovini) è continuata fino al XIX secolo, ed è probabilmente per questo che il Puli non ha subito un’evoluzione notevole, dopo il suo arrivo.
Nel corso del XVIII secolo, peraltro, un avvenimento ebbe senza dubbio una forte ripercussione sul Puli. In quell’epoca, si incominciarono ad importare dall’Europa occidentale delle pecore mérinos, dalla lana di qualità incomparabile.
I cani da pastore che portarono queste greggi fino in Ungheria, e che potevano essere spagnoli, francesi e tedeschi, non mancarono di fissarsi nella puszta e di mescolarsi ai Puli locali.
Da questi incroci risultò una nuova razza, il Pumi, evidentemente imparentato con il Puli per diverse caratteristiche, ma che ha anche una ascendenza Spitz ben visibile (per esempio, le sue orecchie sono erette); del resto, questo cane ha avuto, prima di Pumi, altra appellazione come quella di Puli dalle orecchie diritte o quella di Somogy Puli (Somogy era il nome di una regione dell’Ungheria).
Nel Puli quest’apporto di razze straniere si tradusse in un nuovo carattere: l’apparizione di mantelli scuri, neri o neri-rossastri. Si può pensare ugualmente che, diventando specialista nel condurre le percore mérinos, egli vide la sua taglia diminuire in una certa misura.
Un altro fatto deve essere notato: durante un lasso di tempo piuttosto lungo (tra il XVI e il XVII secolo), il Puli venne impiegato per un compito radicalmente differente dalla guida dei greggi e cioè nella caccia in palude, in particolare come specialista dell’anitra.
Questo può forse stupire: il suo mantello, che lo proteggeva sicuramente nelle sue evoluzioni nelle acque gelate, non gli impediva però forse di nuotare? Sembra di no; al contrario, l’avrebbe aiutato a galleggiare, facendo le funzioni di salvagente e si può notare come oggi numerosi Puli abbiano una propensione per l'elemento acquatico.
Peraltro, questa funzione testimonia la formidabile adattabilità della razza. Ed è così che il Puli venne chiamato ugualmente il «cane d’acqua ungherese». Nel 1715, un autore tedesco di nome Heppe utilizzò questa appellazione aggiungendogli una descrizione che corrisponde perfettamente a quella del Puli.
Se la letteratura che concerne il Puli nella sua attività tradizionale di conduttore di gregge è praticamente inesistente (ben pochi letterati si interessavano alle cose della campagna), l’antichità della razza è ampiamente confermata, per esempio, grazie all’abbondanza di proverbi ungheresi che concernono il Puli.
Il signor Szlamka ce ne racconta qualcuno, molto rivelatore della originalità della razza: «c’è il Puli e ci sono gli altri cani», oppure: «Il Puli è un Puli e non un cane» e: «Osserva il tuo Puli, saprai chi si trova di fronte a te!»
Peraltro, nel corso del secolo XIX, le greggi transumanti dovettero lasciare il posto sempre di più alle coltivazioni e il Puli finì per disertare la campagna ungherese, eccetto che in qualche regione. Lo si utilizzò ancora come cane da guardia nei villaggi e nelle fattorie, poi, con l’esodo rurale, si ritrovò nelle città, sempre come cane da guardia.
Questo compito da cerbero gli andava così bene che, negli anni 1920-1930, la polizia lo utilizzò con successo, scegliendo natural mente gli esemplari dalle dimensioni più grandi (50 cm al garrese e più). Lo standard attuale menziona ancora, tra le altre, questa antica specialità.
Questo riferimento allo standard permette di arrivare al periodo cinofilo della razza. Il primo standard del Puli venne redatto nel 1924 e reso ufficiale durante l’anno seguente (è stato rivisto nel 1955, poi nel 1966).
Nello stesso periodo venne fondato un club della razza, mentre precedentemente esisteva solamente una associazione di cani da pastore ungherese. Rapidamente il Puli divenne una delle razze preferite nel suo paese: delle statistiche del 1935 ci segnalano allora che era il secondo quanto a numero.
Il Libro delle origini ungherese contava allora 992 iscrizioni di Puli per 1.700 iscrizioni di Kuvasz (la razza di pastore ungherese più famosa all’epoca), 972 Komondors e 293 Pumi. Da allora, la razza venne rapidamente conosciuta in occidente e in primo luogo negli Stati Uniti, per il fatto che numerosi ungheresi erano espatriati oltre Atlantico.
Il suo mantello cordato aveva fatto sensazione nel 1930, e suscitò molto interesse al punto d’essere ufficialmente riconosciuto dall’American Kennel Club fin dal 1936. Risale anche al 1936 l’iscrizione del primo esemplare della razza al Libro delle origini francese.
In Francia il Puli è comunque rimasto molto poco numeroso fino ad un’epoca piuttosto recente. Nel 1960, non esisteva ancora praticamente nessuna possibilità di importazione.
E solamente nel 1980, con la creazione di una sezione di cani da pastori ungheresi in seno al Club dello Shetland, che la razza ha potuto crescere di numero e cominciare ad uscire dall’anonimato.
Riconoscimento ben necessario, in quanto la maggior parte delle opere sui cani, quando non ammettevano di segnalare resistenza del Puli, ne davano delle descrizioni immaginarie, sia per quanto riguarda il peso, indicato per esempio due volte troppo elevato, sia riguardo al suo pelo che, alcuni esemplari, avrebbero avuto «persino lungo e cordato».
3. Comportamento
Se, per il fisico, il Pulì non è un cane ordinario, il suo carattere non è meno originale, cosa che lasciano supporre i proverbi ungheresi citati precedentemente.
1) Ci soffermeremo per prima cosa sul suo aspetto. Quando il Puli è accucciato ad una certa distanza, non si può che vedere un ammasso indistinto e confuso di peli; avvicinandosi, forse si vedrà una lingua che pende, e si dedurrà dunque che si tratta di animale.
Ma anche quando si alza, non ci darà molte più informazioni su di sé: certamente, si sa ormai «da che parte prenderlo», dato che una massa rotonda emerge e si tratta evidentemente di una testa, con il suo tartufo e la sua lingua che pende; quanto a distinguere orecchi e occhi niente da fare. Collo, non sembra averne e coda neppure.
E, se si tratta di un bell’esemplare di tre o quattro anni (il cui mantello ha raggiunto il suo completo sviluppo), si possono forse appena distinguere degli arti che sostengono questa massa pelosa, più spesso nera o bruno-nera, se non completamente rossa (in quest’ultimo caso, si tratta di un nero che è diventato rosso e non di un vero marrone o bronzo, in quanto il tartufo resta nero e non bruno).
Ma ecco che questa massa informe si anima, salta, come se fosse montata su delle molle. Il dubbio allora non è più permesso, si tratta certamente di un cane, estremamente vivace, impetuoso, che testimonierà ben presto la sua amicizia per i suoi familiari o scaccerà vigorosamente gli intrusi.
Si potrà pensare che una razza da un aspetto così curioso debba aver bisogno di cure molto assidue o che la sua linea debba meno alla natura che ad una toelettatura particolare. Ma è un errore!
Questa propensione che ha il pelo del Pulì a formare delle corde, delle trecce o dei nastri a seconda dei casi è assolutamente naturale e bisogna solamente che il proprietario dia, al momento opportuno, un piccolo «ritocco».
All’occorrenza, per i mantelli che hanno la tendenza a formare uno strato come il feltro, il padrone eviterà che le trecce, che cominciano a formarsi a partire dall’età di un anno (o poco prima), non si uniscano in quest’ultimo strato, o si mescolino. Nessun artificio in questo intervento. ma soprattutto un esame regolare del mantello.
I bagni frequenti sono da evitare, in quanto modificherebbero la tessitura del pelo. Per la parte inferiore della pelliccia, che si sporca più facilmente, qualche lavaggio parziale durante l’anno può rendersi necessario. Altrimenti, uno o due bagni completi all’anno devono essere sufficienti.
In fin dei conti, si può dire che la cura del Puli richiede nella maggior parte dei casi meno tempo di quanto non richiedano la maggioranza delle altre razze a pelo lungo.
Alla nascita, il Puli possiede un pelo corto, brillante, arricciato e che forma boccoli. Due mesi più tardi, il mantello è diventato più lungo (da 4 a 8 cm) e folto, è sempre morbido al tatto ma si arriccia leggermente.
Alla pubertà, nuova «metamorfosi»: il «pelo da giovane» è rimpiazzato da quello da adulto, dove il sotto pelo, chiamato «pelo fioccoso» nello standard, comincia a far feltrare il mantello. Fin da questo momento, bisognerà evitare gli interventi frequenti della spazzola (del genere di una spazzola a dente di cane) utilizzata fino da allora.
Se il mantello tende a formare delle corde, non necessita più praticamente nessun intervento. Se, al contrario, ha la tendenza a feltrare in larghe placche, bisognerà mettervi regolarmente le dita, per togliere i peli morti e soprattutto per facilitare la formazione di «nastri».
Tra questi due estremi esistono altri tipi di mantelli, con delle trecce o dei nastri più o meno larghi. Queste differenze sono legate all’abbondanza di sottopelo rispetto a quella del pelo da jarre. Essi sono anche di ordine genetico. Si noterà infine che lo sviluppo completo del mantello non viene raggiunto se non a partire dall’età di due o tre anni.
Ma l’originalità del suo sistema pilifero non deve nascondere il carattere molto tipico del Pulì. È prima di tutto un cane molto vivace, che non è per nulla disturbato nei suoi movimenti dal suo pelo folto, che ama sfogarsi all’aperto o in giardino dimostrando doti da eccellente saltatore.
2) Il secondo tratto caratteristico del suo temperamento che salta immediatamente agli occhi è la sua attitudine molto sviluppata alla guardia. La sua diffidenza è innata e, in caso di necessità, può dare prova di iniziativa e di coraggio. Niente gli sfugge e non esita a segnalarlo.
Se lo si lascia abbandonato a se stesso per l’intera giornata è possibile che diventi un chiaccherone impenitente, ma si potrà correggere questo difetto per mezzo di una educazione appropriata, proponendogli diverse attività: i cani che abbaiano, a qualunque razza appartengono, sono sovente dei cani che cercano di ingannare la loro noia.
In totale, si può considerare il Puli un eccellente cane da guardia. Egli compensa la sua taglia molto moderata con un aspetto che impressiona. Queste disposizioni per la guardia sono completate da una buona ricettività alladdestramento: a questo proposito, le sue capacità di osservazione e la sua grande memoria sono state spesso e giustamente sottolineate.
Inoltre bisogna tener conto del suo temperamento fiero, indipendente, esclusivo: dunque, bisogna evitare le punizioni ingiuste e sproporzionate e gli esercizi lunghi e ripetitivi. Si lavorerà in allegria e con la sua complicità. Questi consigli sono evidentemente validi per tutte le razze, ma bisogna notare che il Puli è impermeabile ad una educazione «meccanica» e coercitiva.
Al contrario, facendo leva sulla sua tendenza ad attaccarsi al suo padrone e soprattutto al suo gusto per il gioco (in questo campo, egli dà il meglio delle sue capacità inventive e della sua vivacità con i bambini della famiglia), si può certamente ottenere eccellenti risultati: il Puli è stato cane da polizia nel suo paese, non bisogna dimenticarlo, e negli Stati Uniti, numerosi Puli sono addestrati con successo alle prove d’obbedienza ed anche di difesa.
Il Puli condivide il suo mantello molto curioso con l’immenso Komodor. La sua diffusione è facilitata dalle sue dimensioni contenute: una quarantina di centimetri al garrese per un peso compreso tra i 10 e i 15 chili. In nessun caso, per altro, lo si può considerare come un «cane piccolo», grazie al suo comportamento fiero. Per poco che il suo padrone faccia lo sforzo di capirlo, egli può adattarsi alle condizioni più diverse.
L’interesse che è stato manifestato nei suo confronti in questi ultimi dieci anni non ha niente del fuoco di paglia o di una moda effimera: il Puli è originale da qualsiasi parte lo si prenda. Il suo aspetto sorprende, certamente, a prima vista ma è lungo tutta la sua vita che la sua intelligenza, la sua capacità di iniziativa e la sua facilità di adattamento continueranno a stupirvi, e, data la sua buona longevità, si può predire che futuri acquirenti del Puli non rimpiangeranno la loro scelta.
4. Le razze affini
- Un solo cane da pastore ungherese possiede un mantello comparabile a quello del Puli: il Komondor.
Data la sua taglia (circa 80 cm nel maschio, con un peso da 50 a 70 kg), questo cane combina la stranezza ad una formidabile potenza, il Komondor è molto simile al Pulì per quanto riguarda le sue origini e la sua storia.
Per quanto riguarda le differenze, oltre alla taglia, bisogna notare che il Komondor è unicamente di colore bianco. Di aspetto molto rustico, può apparire come un po' rude nel comportamento.
In verità, è un guardiano temibile adatto alla vita all'aria aperta, che sa riconoscere da sé i pericoli che possono presentarsi (nella guardia della casa, nella difesa del padrone o protezione delle greggi, compito in cui eccelle oggi negli Stati Uniti) e farvi fronte, in maniera determinata e con coraggio. - Da qualche anno si vede apparire un cane da pastore il cui pelo lungo e folto forma dei larghi ciuffi, cosa che lo fa assomigliare un po' al Puli o al Komondor: il Pastore Bergamasco.
Per riassumere molto brevemente il suo aspetto, si dirà che egli ricorda contemporaneamente il Pastore della Brie e il Komondor.
La sua taglia è media, ma la sua costituzione è molto robusta: 60 centimetri circa per il maschio con 35 chili di peso. I suoi colori sono vari (dal grigio chiaro al nero, passando per diverse sfumature di fulvo; le piccole macchie bianche sono tollerate e il mantello completamente bianco è da evitare).
Questa razza è ancora più rara del Pulì o del Komondor. - Apparentato più decisamente al Pulì anche se di aspetto piuttosto differente, ecco il Pumi, li suo pelo è corto e diritto, le sue orecchie sono diritte e munite di «pennacchi» che gli danno una fisionomia assolutamente speciale, cosa che questo cane è realmente, e anche di più: molto vivace, chiaccherone, indipendente, egli è a volte poco facile per gli estranei.
Nella sua genealogia si nota una discendenza Pulì, degli apporti di cane da pastore europei, più un tocco di Terrier. Egli ha delle attitudini (guardia, caccia, compagnia) tanto varie quanto i toni del suo mantello (dal bianco al nero passando per il grigio e il fulvo). È rarissimo in Europa occidentale, - Il Mudi, altro cane da pastore ungherese, discende ugualmente dal Puli. Nell'aspetto ricorda molto di più uno Spitz. Egli si mostra altrettanto vivace e chiassoso del Pumi, ma è ancora meno diffuso. I suoi colori sono il nero o il bianco o il bianco e nero (si dice allora, che il suo mantello è «piastrellato»).
In generale, si possono chiamare «cugini» del Pulì tutti i cani da pastore di piccola taglia e a pelo lungo, con i tre ungheresi costituisce un piccolo gruppo che comprende: il cane da Pastore dei Pirenei, il Cane da pastore catalano, il suo omologo portoghese il cão da Serra de Aires, il Cane da pastore di Vallèe (chiamato anche Nizinny polacco o Pastore di Piaine) ed infine il Cane da pastore olandese.
Si noterà che certi esemplari, a causa del pelo allo stato naturale, possono presentare agglomerazioni a placche, strisce o nastri.
5. Lo Standard della razza
FCI Standard N° 55/ 13.09.2000 PULI
ORIGINE : Ungheria
DATA DI PUBBLICAZIONE DELLO STANDARD ORIGINALE VIGENTE: 06.04.2000
UTILIZZAZIONE : Cane da gregge
CLASSIFICAZIONE F.C.I. : Gruppo 1 Cani da pastore e bovari (esclusi i Bovari svizzeri)
Sezione 1 Cani da pastore
Senza prova di lavoro
ASPETTO GENERALE
Cane di media taglia di costituzione forte, struttura quadrata e ossatura fine ma non troppo leggera. Il corpo piuttosto asciutto, è ben muscoloso in ogni sua parte.
Difficile giudicare le varie parti del corpo, che è tutto ricoperto da un foltissimo pelo, che tende a formare ricci e corde. E’ quindi utile toccare il cane quando lo si giudica. Il pelo della testa è così abbondante che la testa sembra rotonda e gli occhi sono coperti.
La coda riccamente fornita di pelo, ricurva in avanti sopra il dorso, dà l’impressione che la linea superiore si alzi leggermente verso il posteriore.
PROPORZIONI IMPORTANTI:
• La lunghezza del corpo è uguale all’altezza al garrese
• La profondità del petto è leggermente inferiore della metà dell’altezza al garrese
• La lunghezza del muso è un terzo della lunghezza totale della testa
COMPORTAMENTO – CARATTERE
Di temperamento vivace, estremamente pronto ad apprendere. Ama i bambini ed è un eccellente guardiano. La sua taglia lo rende anche un compagno ideale.
TESTA: vista dal davanti, rotonda; vista di lato sembra ellittica
REGIONE DEL CRANIO
Cranio: piccolo e fine. Arcate sopraccigliari fortemente sviluppate
Stop: poco accentuato
REGIONE DEL MUSO
Tartufo: piuttosto piccolo, nero
Muso: non appuntito; canna nasale diritta
Labbra: tese, con pigmento scuro
Mascelle/Denti: completa chiusura a forbice, secondo la formula dentaria; 42 denti
Occhi: di media misura, marrone scuro, inseriti piuttosto obliqui e mediamente distanziati. L’espressione è vivace e intelligente. Rime palpebrali strettamente aderenti ai globi oculari e ben pigmentate.
Orecchi: inseriti a media altezza con base larga. Pendono a forma di V con le punte arrotondate
COLLO: di media lunghezza, teso, molto muscoloso. Forma un angolo di 45° circa sull’orizzontale ed è coperto da fitto pelo
CORPO
Linea superiore: diritta. Dà l’impressione di alzarsi leggermente verso il posteriore per il portamento della coda
Garrese: solo leggermente sporgente dalla linea superiore
Dorso: di media lunghezza, diritto, asciutto e muscoloso
Rene: corto, fortemente muscoloso
Groppa: corta, leggermente discendente
Torace: profondo, lungo, con costole ben cerchiate
Linea inferiore: si rialza gradualmente verso il posteriore
CODA: inserita a media altezza e portata in un ricciolo piatto sulla groppa. Ben ricoperta da denso pelo. Se tirata, raggiunge il garretto.
ARTI
ANTERIORI:
Spalle: scapola obliqua, strettamente aderente al torace. Una linea verticale dal garrese tocca la parte anteriore del torace nel suo punto più profondo. L’angolo fra la scapola e il braccio è da 100 a 110°
Braccio: di media lunghezza, ben muscoloso
Gomito: aderente allo sterno. Angolo fra il braccio e avambraccio: da 120° a 130°
Avambraccio: lungo, diritto, con muscoli asciutti
Piedi ant.: corti, rotondi, compatti con dita ben chiuse. Unghie nere o grigio ardesia. Cuscinetti di colore scuro ed elastici. Piedi paralleli, che puntano in avanti e mediamente distanziati.
POSTERIORI: le gambe sono mediamente distanziate e parallele. L’angolo tra il bacino e la coscia è da 100° a 110° circa. Angolo del ginocchio da 100° a 110°
Coscia e gamba: lunghe e molto muscolose
Garretto: asciutto, nettamente delineato
Metatarso: corto
Piede post.: un po’ più piatto del piede anteriore, ma per il resto gli è simile
ANDATURA: molto vivace e briosa. Passi corti. Il passo è spesso tipicamente interrotto e saltellante. Il cane ha tendenza a girare su se stesso.
PELLE: senza rughe, aderente, con forte pigmento. La pelle nuda è nera o grigio ardesia con qualsiasi colore del mantello
MANTELLO
PELO: il pelo del cucciolo è denso, ondulato o arricciato. Più tardi, ciuffi di pelo si trasformano in fiocchi e corde. Il pelo consiste in un mantello di copertura più ruvido e un sottopelo più fine. La proporzione tra questi due tipi di pelo determina la caratteristica del mantello.
Se il mantello di copertura predomina sul sottopelo, la struttura del mantello non è più tipica e il mantello si apre leggermente.
Se il sottopelo è molto predominante – che è indesiderabile – il risultato è una massa di pelo di tessitura troppo soffice, difficile da gestire. La corretta proporzione fra i due tipi di pelo, che è fissata geneticamente, produce i fiocchi o corde, belli a vedersi che sono facili da tenere.
Le corde sulle reni e la groppa e sul dietro delle cosce sono le più lunghe (20 – 30 cm).
Le più corte sono sul capo e sugli arti (10–12 cm). Il pelo sulla testa è ideale quando forma una forte struttura di corde che coprono la regione del muso. Sia un pelo pettinato che un pelo trascurato e arruffato, sono indesiderabili.
COLORE:
1. - nero
- nero con poche sfumature color ruggine o grigie
- fulvo con netta maschera nera. E’ permessa una macchia bianca sul petto, che non superi i 3 cm. Il bianco fra le dita non è considerato difetto
2. Bianco perla senza alcun giallo rossiccio
Qualsiasi colore o macchia che non sia quello descritto sopra, è indesiderabile
TAGLIA E PESO:
ALTEZZA:
Maschi: 39 - 45 cm. altezza ideale 41 - 43 cm.
Femmine: 36 - 42 cm “ “ 38 - 40 cm
PESO:
Maschi: 13 – 15 Kg
Femmine: 10 – 13 Kg
DIFETTI: Qualsiasi deviazione da quanto sopra deve essere considerato difetto e la severità con cui va penalizzato deve essere proporzionata alla sua gravità
DIFETTI ELIMINATORI
• Uno o più denti mancanti (incisivi,canini, premolari 2-4, molari 1-2) mancanza di più di due PM1. Gli M3 non vengono presi in considerazione
• Enognatismo, prognatismo, mascelle deviate (denti non allineati)
• Coda portata a sciabola o orizzontalmente
• Pelo corto, liscio, che cresce separatamente
• Difetti nei colori. Segni o macchie indesiderate
• Taglia che devia dai limiti stabiliti dallo standard
N.B. I maschi devono avere due testicoli apparentemente normali completamente discesi nello scroto